03. Epilogo
Caran viveva, sin dal giorno
della
sua nascita, in un piccolo paesino arroccato in mezzo alle montagne
scoscese. Sin da quando, a tre anni, sua nonna le aveva regalato un
mantellino rosso da cui si era sempre rifiutata di separarsi, era stata
soprannominata Rossa .
Ispirato a Cappuccetto
Rosso di Perrault
Seconda classificata al contest Cappuccetto Rosso
di Gely_9_5
Rating: arancione
Genere: angst, dark, sentimentale
Personaggi: //
Note: long-fic (3 capitoli)
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Riassunto del capitolo precedente: Dopo essere stata rapita da Njl,
Caran è costretta a passare dei mesi a letto a causa della
gamba
rotta. Non potendo uscire a causa della neve, sono costretti ad una
convivenza forzata che li fa abituare l’uno
all’altro
creando un clima di strana intimità. Quando Caran
è
finalmente guarita, grazie alle amorevoli cure di Njl, e
l’inverno è passato, lui l’accompagna a
casa
propria, dove la madre e la nonna l’attendevano da mesi senza
avere sue notizie.
- CARAN E IL
LUPO -
Capitolo
3 – Epilogo
La prima notte in cui Caran dormì da sola nel proprio letto
faticò ad addormentarsi, e capì che le mancava la
presenza rassicurante di Njl accanto a sé – aveva
cercato
di ignorare la fitta al cuore che aveva percepito quel pomeriggio al
momento di salutarlo, ma non ci era riuscita e da quando se
n’era
andato non aveva pace, e la tormentava impietosa. Capì
mentre si
rigirava insonne nel letto di sentire moltissimo la mancanza di Njl,
come mai prima d’allora le era capitato, quasi che di
quell’assenza potesse morire. Ma non era così, la
sua era
solo acuta nostalgia del periodo passato con l’amico e
desiderio
di stare ancora con lui, anche per tutto il tempo che le rimaneva.
Capì di essere innamorata di lui, di esserlo sempre stata:
quei
momenti passati assieme gliel’avevano fatto intuire, ma non
l’aveva davvero capito finché non si erano
separati.
Alla fine si addormentò esausta, incapace di assopirsi
serenamente senza la presenza di Njl accanto a sé.
Il mattino successivo indossò il suo mantello rosso,
coprendo il
capo con il cappuccio, uscì di casa e si diresse a casa
dell’amico. Quando arrivò era nel panico, ma prese
coraggio e bussò alla porta.
“Arrivo.”
Njl aprì la porta, trovandosi davanti un tripudio di
lentiggini
stirate in un sorriso a metà tra l’agitato e la
gioia.
“Ciao.” fece lei.
“Ciao.” rispose lui, imbambolato per la sorpresa:
non credeva di rivederla tanto presto.
Vi fu qualche minuto di silenzio, interrotto infine da Caran:
“Mi fai entrare?” gli chiese.
“Certo! Scusami…” si scostò
dall’uscio,
per permetterle il passaggio. Lei entrò, rimanendo comunque
nei
pressi della porta. “Ti serve qualcosa?”
“In realtà sì.”
Njl la guardava interrogativo, invitandola a proseguire con lo sguardo.
“Questa notte ho avuto difficoltà a
dormire.” disse
solo quello, come se potesse essere sufficiente a spiegare ogni cosa.
Vedendo che non proseguiva, l’amico prese la parola.
“Vuoi
della camomilla per le prossime notti?”
“No.” rispose Caran, avvicinandosi di quei pochi
passi
necessari a trovarglisi esattamente davanti, a pochi centimetri da lui.
Il cuore le batteva a mille, e si sforzava di continuare a guardarlo
negli occhi, di non abbassare lo sguardo sulle sue labbra.
“Voglio te.”
Sentendo quelle parole, Njl le prese il volto tra le mani e la
baciò: era un bacio a fior di labbra, irruento e dolce allo
stesso tempo.
Quando si separarono, entrambi sorridevano radiosi. Caran gli
gettò le braccia al collo, mentre lui le strinse la vita.
Rimasero così per una quantità
pressoché
incalcolabile di tempo, abbracciati in silenzio, i volti incastrati
nell’incavo del collo dell’altro. Alla fine la
Rossa ruppe
il silenzio.
“Ehi, Njl…”
“Dimmi.”
“Spero che quella tua proposta di matrimonio sia ancora
valida, perché intendo accettarla.”
Njl si scostò all’improvviso, quasi avesse preso
una
scottatura; ma si calmò subito: “Lo
è.”
asserì con un sorriso.
“Bene.” rispose Caran. “Perché
mi ricordo
tutto, e ritengo che sarebbe assai scortese da parte tua ritirare
proprio ora l’offerta.”
Njl impallidì lievemente. “Tutto tutto? Ogni singola
cosa?”
“Sì.”
Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto. In particolare lui,
era spiazzato.
“E allora perché sei tornata?”
“Perché ti amo. E quello che hai fatto era solo
quanto
necessario per farmi aprire gli occhi e rendermene conto.”
Nel parlargli non aveva smesso un secondo di sorridere rassicurante:
voleva fargli capire che lo amava davvero, che non stava mentendogli
né illudendolo, che era assolutamente ed incondizionatamente
sincera.
Ma un po’ aveva paura. Non sapeva come fare – non
c’era mai stato nessuno che le avesse insegnato come si
dimostra
l’amore – così lo baciò di
nuovo,
perché era l’unica cosa che sapeva fare. Sentiva
il cuore
martellare nel petto e nelle orecchie, le labbra di Njl morbide che
accarezzavano le sue, le sue braccia forti che la stringevano come a
non volerla mai lasciar andare. Poi, gradualmente, lui
approfondì il bacio, facendo attenzione a non metterle
fretta
per non spaventarla, con calma perché nemmeno lui, in
effetti,
sapeva davvero cosa dovesse fare. Quando le slacciò in
mantello,
Caran trasalì; Njl la rassicurò, accarezzandola
gentile.
Appese il mantello all’appendino, quindi la prese in braccio
senza alcun preavviso: lei si mise a ridere, più tranquilla.
La
condusse al letto, adagiandovela delicatamente e sedendosi accanto a
lei. La baciò delicatamente, accarezzandole la giacca, e poi
la
baciò ancora e ancora.
Piano piano l’insicurezza svanì, i baci divennero
sempre
meno casti e sempre più focosi e passionali. Senza nemmeno
sapere bene come, Caran si trovò distesa sul letto, con Njl
sopra di sé: alternava carezze dolci a strette possessive
sulle
braccia e sui fianchi, mentre lei gli passava le dita tra i capelli.
Poi i vestiti calarono ad uno ad uno, mentre continuavano a baciarsi
fino a non avere più respiro.
Caran rincasò solo la sera. Sapeva che sarebbe passato molto
tempo prima che Njl potesse chiedere a sua madre il permesso di
sposarla, ma intanto potevano sempre continuare a vedersi.
Quella notte Caran dormì più serena,
addormentandosi
– quasi come una rassicurazione – con una mano
sulla spalla
su cui Njl quel pomeriggio le aveva lasciato un morso.
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Eccoci infine al terzo capitolo… chi è contento
che sia finita alzi la mano! Umh, quanta gente…
Iniziamo con l’angolo delle ultime precisazioni.
Come già detto nell’introduzione, ancora due
capitoli fa,
la storia prende ispirazione dalla versione di Cappuccetto Rosso di
Perrault; questo perché questa versione mi sembrava
più
adatta come riferimento rispetto a quella dei Grimm – per chi
non
la conosce, in Perrault il lupo si mangia la nonna e Cappuccetto Rosso,
e nessuno le salva: insomma, vince il lupo.
Anche qui, in un certo senso, vince il lupo: Njl non uccide Caran come
il lupo, ma riesce nel proprio intento di plagiarla e farla innamorare
di sé – lo scopo del rapimento, e del romperle una
gamba,
era esattamente quello di prendersi cura di lei fino a dimostrarle che
lui le era necessario
e a
convincerla che è innamorata di lui. E Njl ci e riuscito
talmente bene che Caran non si è accorta di essersi
innamorata
mentre era “ospite” da lui, ma crede di esserlo
sempre
stata e di essersene accorta quando poi se n’è
andato.
Qui si inserisce la spiegazione del nome Njl: è ispirato al
nome
di Nils Bejerot, il criminologo e psicologo che per primo
coniò
il termine Sindrome di
Stoccolma
in merito a casi di rapimento in cui la vittima finiva col provare un
profondo affetto e attaccamento verso il proprio carnefice fino
addirittura all’amore. Per maggiori informazioni vedere
http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stoccolma.
Fine del backstage/approfondimento psicologico.
Ora che la storia è conclusa – spero tanto che vi
sia
piaciuta!! – vi chiedo ancora una volta di commentare,
così da poter avere un’idea su cosa ne pensate.
Grazie per
essere arrivati fino alla fine.
Ci si vede alla prossima storia.
Bacissimi,
areon
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