Heiji
iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di scale e,
individuatane una
nella penombra, iniziò a salirla reggendosi forte al
corrimano per non cadere.
Il diretto interessato
dei suoi pensieri nel frattempo, a pochi metri da lui, era ancora inginocchiato
a terra e legato, con di fronte il suo rapitore che si
prendeva continuamente gioco di lui.
SH – mi
è sempre piaciuto fare il fotografo.. ma non
avevo mai trovato un modello come te, sai Heizo?? Sei venuto davvero bene!! – commentò il sequestratore guardando alcune
foto appena scattate al suo ostaggio.
SH –
potrebbero anche pensare che ti ho trattato bene durante il tuo soggiorno.. –disse con un ghigno divertito – come
potrebbero mai immaginare che il loro adorato capo sia già
all’altro mondo..? –
In tutta risposta,
il signor Hattori gli lanciò uno sguardo
carico d’odio.
HE – Non
sperare che vada tutto come credi Shino..
anche se uccidi me non riuscirai mai ad attuare il tuo piano!! Alle centrale non sono stupidi come credi..
SH – HAHAHA!! Ma a chi vuoi darla a bere Heizo??
Tu stai giocando le tue ultime carte?? –
HE – Non
cadranno mai nella tua trappola maledetto!! –
Il malvivente,
esaurita la pazienza, si avvicinò minacciosamente al capo questore,
facendogli passare negli occhi un lampo di paura
SH – Attento
a come parli!! Non sono uno sprovveduto; so benissimo
che in tutta la centrale c’è un solo poliziotto in grado di
mettermi i bastoni fra le ruote, ed è il tuo caro amico Toyama.. – mentre parlava, aveva preso il poliziotto
per il mento stringendolo con forza, e si era portato a parlare ad un paio di
centimetri dalla sua faccia.
Poi, come se
avesse capito una cosa importante, lasciò improvvisamente andare il
volto dell’agente e si alzò dritto in piedi.
SH – tuo
figlio.. – mormorò lasciando la frase in
sospeso
HE – Heiji
starà lontano da questa storia.. non credo che
verrà a cercarmi – disse con una nota di tristezza e di
rassegnazione nella voce
SH – Eppure
dicono che sia molto in gamba.. potrebbe rappresentare
un serio pericolo per me.. era con te alla centrale quando ti ho preso? –
chiese con un filo d’ansia nella voce.
Heizo sapeva che
l’uomo davanti a lui si stava mettendo in allarme, e sapeva altrettanto
bene che questo non era un buon segnale per la sua incolumità.
HE – no.. non era con me.. non lavora mai con me.. –
Il sequestratore
restò alcuni secondi a fissarlo negli occhi per poi parlare con estrema
lentezza.
SH –
perché dovrei crederti?? No..
non posso fidarmi di te.. correrei un rischio troppo grande –
valutò – quindi, ringrazia il tuo caro figliolo, perché per
colpa sua, tu morirai subito.. – disse con tono malefico.
HE – posso
darti la mia parola che lui non era con me.. –
SH – Adesso
la tua parola non conta.. faresti di tutto per
salvarti la vita; e ti capisco amico!! Ma.. –
disse guardando il signor Hattori negli occhi, con
sguardo folle e divertito – ora tu morirai.. – terminò
estraendo un coltello dal fodero sul fianco destro.
Non aveva
però fatto un passo, che un potente frastuono metallico costrinse entrambi a voltarsi verso la porta.
? – Io non
credo – disse con voce profonda una sagoma dall’oscurità
dietro lo stipite scandendo accuratamente le parole.
Senza farsi
pregare, un giovane ragazzo vestito sportivo e con l’immancabile cappello
calcato sulla testa, entrò nella stanza guardando serio e determinato
l’uomo in piedi armato. Entrambi gli uomini all’interno della
stanza erano rimasti a bocca aperta, incapaci di parlare per la sorpresa.
? – Tu non
farai proprio niente – continuò il nuovo arrivato con rabbia e
coraggio.
Il primo a
riprendersi dallo shock fu proprio il prigioniero in ginocchio.
HE – Che
diavolo ci fai qui?? Vattene subito via
Heiji!! – tuonò.
Il rapinatore
spostò lo sguardo incuriosito dall’uomo che aveva parlato al
ragazzino appena arrivato.
SH – Dunque
sei tu.. – disse mettendosi a scrutare
attentamente il più giovane
H – Lascialo
andare – rispose quest’ultimo deciso
SH – haha.. hai un bel caratterino
anche tu.. come hai fatto a trovarci? – chiese incenerendo con lo sguardo
il poliziotto pensando che Heizo gli avesse mentito
H – Puzzi
così tanto che ti si segue a distanza – rispose insolente con aria
di sfida.
SH – Che
caratterino.. e io che credevo che tuo padre fosse interessante..
ma stai attento a come parli.. non sarai solo tu a pagarne le conseguenze..
– detto questo, si girò verso il signor Hattori
e gli assestò un man rovescio che gli fece girare violentemente il capo,
scatenando nel ragazzo un’ira furibonda che lo fece scattare come una
molla.
H –
VIGLIACCO!! PRENDITELA CON ME ADESSO!!
BASTARDO!! – disse stringendo i pugni e avanzando di un passo mentre il
suo viso diventava rosso per la rabbia.
HE- smettila Heiji, vattene!! – gli
ordinò Heizo guadagnandosi un’occhiataccia da parte del figlio.
SH – Zitto
tu!! Sembra che il tuo figlioletto abbia molto fegato.. mi interessa molto.. anche perché non sembra
ridotto molto bene.. sono stati i miei uomini? –
H – ti sei
circondato di una manica di idioti..!! in due non sono riusciti a battermi con l’effetto
sorpresa.. – disse spavaldo
SH –
Vorrà dire che ci penserò io allora, piccolo presuntuoso.. ti assicuro che ti farò pentire di essere nato..
arriverai a pregarmi di ucciderti.. se prima non lo farà tuo padre..
– disse malefico puntando il coltello verso il liceale.
Heizo
guardò la scena ad occhi spalancati. Era molto confuso. Non credeva che
suo figlio sarebbe venuto a cercarlo. Non erano mai andati molto
d’accordo. Nonostante gli volesse molto vene,
lui considerava Heiji un ragazzo infantile e ribelle che faceva sempre di testa
sua, e che giocava a fare il detective. Adesso però che c’era da
tirare fuori il coraggio e da rischiare il tutto per tutto, lui era lì;
ferito ma pronto a combattere per far si che lui si
salvasse. Tossicchiò leggermente sentendosi un nodo in gola che gli
impediva di parlare e sentì le lacrime pungere contro i suoi occhi quando si rese conto che, a parti invertite, lui
avrebbe fatto lo stesso per suo figlio. Se prima era molto spaventato per la sua
sorte, infatti, adesso era totalmente terrorizzato vedendo suo figlio, da solo,
affrontare un pericoloso criminale armato. Iniziò a tremare leggermente
e a pregare mentalmente Heiji di andarsene, in quanto le parole non volevano
proprio uscire.
La situazione di
tensione si spezzò quando il malvivente
lanciò il coltello in direzione del giovane. Quest’ultimo
riuscì ad evitarlo anche se per poco; un
po’ per puro istinto di sopravvivenza, un po’ grazie ai suoi
riflessi allenati dal kendo. Guardò il suo
aggressore con gli occhi spalancati per la sorpresa, con gocce di sudore che
gli scorrevano sul viso come se fosse bagnato dalla pioggia; il respiro reso
affannoso per la tensione. Riacquistò il suo autocontrollo tornando a
guardare negli occhi con rabbia il suo aggressore.
SH – Sei
svelto moccioso.. ma sei spacciato – disse Shino estraendo un coltello a serramanico dalla tasca dei
pantaloni- Il giovane iniziò a pensare che l’uomo avesse ragione,
ma cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse
aiutarlo, un appiglio per sopravvivere.
Sussultò quando, con la coda
dell’occhio, vide una sbarra di ferro nell’angolo vicino al lui.
Velocemente, la prese senza togliere gli occhi di dosso a Shino
e quando brandì la sua arma di fortuna davanti a sé, un sorrisetto sfacciato gli si dipinse in faccia.
H – sei tu
ad essere spacciato, adesso – gli disse sicuro di sé.
Era sempre stato
eccellente in tutti gli sport, in particolar modo nel kendo:
quella che aveva in mano non doveva essere molto diversa da usare da qualsiasi katana o shinai avesse mai usato
a scuola; solo un po’ più pesante. Allargò le gambe
ampliando la base d’appoggio e regolò bene le mani alla base della
spranga. Fu sufficiente un solo colpo per disarmare il suo avversario: veloce,
potente e ben assestato. La sbarra comandata dal giovane impattò
violentemente con l’osso sporgente del polso destro del sequestratore,
che si ruppe con uno schiocco sonoro.
SH –
AAAAAAAAAAAAH!!!! – L’uomo si
ripiegò su se stesso urlando di dolore. Heiji si avvicinò e con
un calcio lanciò lontano il coltello dell’uomo.
Inaspettatamente,
il malvivente reagì, prendendo il liceale per la caviglia e facendolo
cadere all’indietro. L’impatto con il suolo, viste le tante parti
già doloranti, non fu facile da assorbire, e per lo shock momentaneo, il
giovane lasciò cadere per terra il suo unico strumento di difesa. Il suo
istinto di sopravvivenza lo fece riprendere dal trauma quando
Shino gli si avventò addosso come una furia,
cercando di fargli il più possibile male. Il detective però aveva
il vantaggio di poter ancora usare entrambe le mani. Si tolse di dosso la mano
sinistra del suo antagonista facendo perdere a quest’ultimo la base
d’appoggio: il sequestratore cadde al suo fianco. Guidato sempre dall’ istinto, Heiji rotolò velocemente sopra
di lui e, mentre con una mano gli teneva fermo il braccio che ancora riusciva a
muovere, con l’altra gli prese il collo ed iniziò a stringere. Lo
sforzo e il dolore alle costole lo costrinsero all’apnea per quasi tutta
l’operazione, facendo spuntare sul suo collo diverse vene pulsanti.
Quando
l’uomo sotto di lui smise di dimenarsi perché ormai privo di
conoscenza, il giovane mollò la presa e ricominciò a respirare
affannosamente e rumorosamente. Senza perdere un attimo di tempo, intanto che
sentiva ancora l’adrenalina scorrergli nel sangue, recuperò il
primo coltello che Shino gli aveva lanciato contro, e
tagliò le corde che tenevano legato il padre, liberandolo. Fatto
ciò, si sedette a cavalcioni sulla figura
inerme davanti a lui e gli legò mani e piedi,
per evitare una possibile reazione al suo risveglio. Quando ebbe fatto questo,
gran parte della tensione che aveva addosso svanì: avvertì un
improvviso bruciore alla mano sinistra ferita mentre
si slegava, che aveva sempre continuato a sanguinare; respirare divenne
più difficile e sentì un’esplosione di dolore partire dalla
fronte che rese sfocati i contorni della stanza.
Si lasciò
cadere all’indietro reggendosi sui gomiti: tutti i suoi muscoli avevano
ripreso a tremare per la stanchezza, e lo stomaco era assalito dai crampi per
la fame. Spaventato, suo padre gli fu subito di fianco. Lo guardò
attentamente: il colorito non era pallido solo grazie alla sua carnagione
scura, lo sguardo fisso in un punto indefinito e il volto madido di sudore
freddo.
HE – Heiji
come ti senti?? – chiese scuotendolo
delicatamente.
In tutta risposta
il giovane indicò il telefono sulla scrivania dall’altra parte
della piccola stanza.
H – Chiama
la polizia.. potrebbe arrivare qualcun’altro di
loro.. –
HE – Si.. – il padre si alzò velocemente per eseguire
gli ordini del figlio senza staccargli gli occhi di dosso.
HE – Toyama?
Si.. sono io.. sto benissimo.. STAMMI A SENTIRE ORA!!
Io e Heiji siamo nel palazzo abbandonato sulla via principale, porta qualcuno e
venite il più presto possibile – Riagganciò la cornetta e
restò in piedi appoggiandosi alla scrivania.
La centrale
distava solo una ventina di minuti a piedi, ma quelli che passarono tra la
telefonata e l’arrivo dei rinforzi, furono per Heiji e suo padre i
più lunghi della storia.
Restarono chiusi
nella stanza senza parlare, con nell’aria solo i
rumori dei loro respiri. Il liceale aveva ripreso vicino a sé la spranga
di ferro usata per sconfiggere Shino, e se ne stava
completamente immobile fissando concentrato la porta e cercando motivazioni che
lo spingessero a restare sveglio e cosciente
nonostante i dolori e la stanchezza. La grande paura per la sorte del padre era
passata completamente, lasciando spazio ad un grande senso di felicità e
di sollievo per vederlo in piedi davanti a lui. Heizo, da parte sua, non i sentiva più il groppo alla gola di quando aveva visto
suo figlio combattere col suo sequestratore, ma era lo stesso molto preoccupato
per Heiji che non esibiva una condizione di salute generale piuttosto brillante.
La porta metallica
due piani più sotto si aprì improvvisamente facendo trasalire
entrambi. Trattennero il fiato quando sentirono
qualcuno salire furtivamente le scale. Il poliziotto si ritirò nella penombra dietro la porta pronto ad un agguato; il
ragazzo seduto a terra, strinse più forte l’asta metallica al suo
fianco, mentre sentiva l’adrenalina che tornava a scorrere nelle sue
vene. La serratura scattò silenziosamente e l’infisso in legno iniziò lentamente a girare sui cardini. Il
cuore di Heiji batteva così veloce che il giovane temeva potesse
scoppiargli nel petto. Con passo felpato, dalla porta fece capolino
l’ispettore Toyama con la pistola puntata davanti a sé. Si
bloccò improvvisamente quando vide Heiji a
terra. Heizo nel frattempo, riconosciuto il collega, uscì allo scoperto.
HE – Toyama!! Sono qui –
T – Heizo
finalmente.. fortunatamente stai bene!! –
Nel vedere
arrivare l’aiuto tanto sperato, la tensione abbandonò
completamente il corpo del liceale a pochi metri dagli agenti: sentì i
muscoli rilassarsi, il dolore aumentare terribilmente in tutto il corpo e si
accorse che la stanza si stava annebbiando sempre di più. Sbatté
più volte gli occhi cercando di rimettere a fuoco quello che gli stava
intorno, ma inutilmente. L’ultima cosa che sentì prima di crollare
a terra svenuto, furono i nervi delle braccia,
dolorosamente tesi, cedere non riuscendo più a sostenerlo. Il rumore che
il suo corpo provocò sbattendo sul pavimento di legno, fece voltare
tutti i presenti.
HE – Heiji!!!! – In un attimo fu di fianco al figlio e gli
sollevò la testa posandosela sulle ginocchia.
L’espressione
angosciata sparì un po’ dal suo volto quando
si accorse che il figlio respirava normalmente.
HE –
è solo svenuto.. dobbiamo portarlo giù..
–
T – Faccio
io.. tu per oggi ne hai già avuto abbastanza..
-
Il capo questore
lasciò che il collega prendesse in braccio suo figlio e insieme scesero
le scale dirigendosi verso la macchina.
T – dei
sequestratori si occuperanno i nostri uomini.. ho
già dato l’ordine di portarli in carcere.. –
HE –
Perfetto.. –
Dopo aver caricato
Heiji sui sedili posteriori della macchina, i due partirono per raggiungere la
centrale. Il viaggio durò dieci minuti durante i quali i due, grandi
amici, non dissero una parola, ognuno rispettando il silenzio dell’altro.
Quando arrivarono, portarono immediatamente il figlio di Heizo nella piccola
infermeria dell’edificio dove un giovane poliziotto specializzato nelle
cure più elementari, iniziò ad occuparsi delle ferite del
giovane. Il silenzio, durato fino a quel momento, venne
rotto da Toyama.
T – è
stato molto coraggioso. Sapeva che in troppi avremmo attirato
l’attenzione ed è venuto da solo..
–
HE –
già.. anche perché ne ha messi KO tre..
T – è
stato lui?? – chiese incredulo
l’ispettore. L’amico annuì.
T- proprio figlio
tuo e di Shizuka.. –
HE – Mi ha
fatto morire di spavento.. -
T – Credo
che sia stato tu ad aver spaventato più lui.. quando
Otaki gli ha detto quello che era successo, hanno
detto i poliziotti presenti che sembrava di cera.. -
HE – Non
credevo che sarebbe venuto.. ha rischiato molto..
–
T – non
dovresti stupirti.. ti vuole troppo bene per lasciare
che ti succeda qualcosa –
HE – Dici
davvero? – chiese voltandosi per la prima volta a guardare
l’ispettore, cambiando lo sguardo da serio e impassibile a interessato
T – penso
che tu sia l’unico a nutrire dei dubbi su questa cosa sai?? Siete proprio incredibili voi due!!
– esclamò sorridendo – lui se possibile è ancora
più testardo di te!! Ha preso anche la faccia
tosta dalla madre.. –
HE – Che
vuoi dire?? –
T – che vi
volete incredibilmente bene, ma siete così orgogliosi che quasi
morireste pur di ammetterlo!! – esclamò
scoppiando a ridere. L’ altro, dal canto suo, voltò lo sguardo
altrove imbarazzato.
HE – Forse
è colpa mia.. sono sempre stato troppo severo
con Heiji.. non gli ho mai dato la possibilità di costruire niente
insieme a me.. sono proprio un poliziotto.. – concluse sorridendo
amaramente.
T – non
è mai troppo tardi.. sono sicuro che lui ti
darà un’altra possibilità.. –
Brontolando
qualcosa in risposta, il capo questore si alzò
e uscì dalla piccola stana dicendo che aveva bisogno di un caffè.
Proprio in quel
momento, il ragazzo sul lettino, iniziò a prendere coscienza di quello
che gli stava succedendo intorno. Strinse lievemente le mani e corrugò
la fronte, deglutendo rumorosamente per la fitta di dolore che questo movimento
gli procurò. Si sentì come se gli fosse passato sopra un camion:
l’attacco del primo scimmione era stato veramente devastante. Aprì
pigramente gli occhi e iniziò a guardarsi intorno cercando di capire
dove si trovava.
H – dove
diavolo.. – mormorò con la voce impastata
T – Sei in
centrale.. nell’infermeria.. –
La voce lo fece
sussultare e si voltò verso la persona che aveva parlato con lo sguardo allertato, ma si calmò quasi subito vedendo di chi
si trattava
H –
ispettore.. – si appoggiò sui gomiti per
mettersi seduto, impresa che gli costò non poca fatica, tra sussulti e
gemiti vari.
T – domani
sarai a pezzi.. – disse il poliziotto sorridendo
H –
già perché adesso è una favola..
– protestò il ragazzo.
Poi, come se si
ricordasse improvvisamente di qualcosa di importante, alzò il capo di
scatto e si guardò intorno allarmato
H –
Dov’è papà?? –
Toyama lo
guardò dolcemente
T – Sta bene.. è di la a prendersi un caffè.. ne aveva
bisogno.. –
Il liceale
sospirò rilassandosi proprio mentre la piccola
porta bianca si apriva. Quando Heizo entrò, il bicchiere rischiò
di scivolargli di mano nel vedere suo figlio seduto sul letto. Si riscosse
cercando di recuperare il suo autocontrollo ed entrò nella stanza
avvicinandosi con sguardo severo al letto.
H –
papà.. – mormorò timidamente il
giovane vedendo il cipiglio del padre.
Al suo fianco,
Toyama tossicchiò leggermente per ricordare all’amico il discorso
che avevano fatto in precedenza.
HE – Sei un
incosciente – disse deciso.
Il detective
dell’ovest voltò il capo dall’altra parte, arrabbiato e
deluso: non aveva certo sperato in un ringraziamento, ma visto lo spavento che
si era perso e quello che aveva rischiato, non si era aspettato certo un
rimprovero. E invece a quanto pareva si era solo illuso. Eppure era sicuro di
aver visto un’ombra d’ansia sul volto del padre
mentre era in pericolo. Si morse il labbro inferiore per imporsi di
stare zitto: se avesse risposto avrebbero finito col litigare, e lui non era
certo in condizione di sostenere una discussione.
HE –
però sei stato molto coraggioso.. e mi hai
salvato la vita.. sei un ragazzo in gamba.. –
Il giovane si
voltò di scatto verso di lui con la bocca leggermente aperta e
un’espressione stupida sul volto. Era convinto che il padre avrebbe
continuato a rimproverarlo, e anche se non era quello
che voleva, tutto si sarebbe aspettato tranne che un complimento. Richiuse le
labbra di scatto quando si accorse che erano ancora aperte e sorrise facendo
capire che era felice, sia per quanto gli era stato detto, sia per il fatto che
entrambi fossero lì sani e salvi-
H – grazie
papà.. –
HE – forza,
andiamo a casa adesso!! – disse riprendendo il
solito sguardo severo che fece ridere Heiji: quell’uomo non era proprio
tagliato per i complimenti.
Tornò serio
stringendosi il torace per limitare il dolore alle costole.
HE – Ce la
fai da solo? -
H – Si!! Certo!! Ci vuole ben altro per mettermi KO!! –
Toyama sorrise e
si ritirò di alcuni passi indietro: l’atmosfera tra i due stava
finalmente diventando familiare, e lui non aveva alcuna intenzione di rovinare
tutto.
Heiji si
alzò lentamente dal letto e, insieme al padre, uscì dalla stanza.
Si era ormai scordato che nell’infermeria erano in tre: ora che suo padre
sembrava essersi avvicinato a lui, aveva tutta l’intenzione di sfruttare
la cosa per passare un po’ di tempo insieme. Uscirono dalla centrale e il
giovane inspirò a fondo l’aria fresca del tardo pomeriggio. Il
tempo era volato senza che se ne rendesse conto: erano già le sette di
sera.
H – Cavoli.. la mamma mi ucciderà.. –
HE – Non
preoccuparti.. ho chiesto a Otaki
di avvisarla.. –
H – Bene!! Così eviterò un’altra aggressione,
stavolta dalla mamma preoccupata che mi spaventa di gran lunga di più!! – scherzò il liceale facendo sorridere il
padre.
HE – forza.. Sali in macchina.. –
Senza farselo
ripetere due volte, il ragazzo aprì la portiera e si abbandonò
sul sedile dell’auto. Casa Hattori non era
molto distante dalla centrale, ma visto l’orario di punta, non fu
possibile raggiungerla in meno di 40 minuti, cosicché Heiji ebbe tutto
il tempo di spiegare, sotto richiesta del padre, come si era procurato le varie
ammaccature.
Arrivarono
parcheggiando silenziosamente l’auto scura nel vialetto.
HE – Forza.. ora hai bisogno di mangiare qualcosa.. –
Non ricevendo
alcuna risposta, si voltò verso suo figlio. La scena che si trovò
davanti, lo fece sorridere ed intenerire: Heiji stava con il busto eretto e le
spalle rilassate, il capo piegato appoggiato contro la fiancata
dell’auto. Sul volto aveva un’aria finalmente tranquilla e
rilassata, e un’aria infinitamente innocente, in contrasto con la sua
vivacità di quando era sveglio. Sulle ginocchia aveva appoggiato
l’immancabile cappello, che gli era stato tolto quando
aveva perso conoscenza. Il padre restò a guardarlo a lungo. Quella era
stata una giornata carica di tensione, ma incredibilmente utile per Heizo. Le
ultime vicende, infatti, gli avevano dato modo di capire il profondo affetto e
l’amore familiare che lo legavano ad Heiji e
finalmente, dopo anni di incomprensioni, aveva iniziato ad abbattere il muro
che lo divideva dal figlio, consapevole che avevano tutto il tempo per gettare
le basi di un rapporto solido che li avrebbe portati ad un ulteriore
avvicinamento.
Salve a tutti!! Sono tornata con l’ultimo
capitolo della mia storia!! Spero tanto che la fine vi
sia piaciuta!! Visto il periodo in cui siamo ne
approfitto per augurare a tutti un buonissimo Natale e
un 2008 fantastico!!
Ringrazio ancora una volta tutti quelli che hanno letto fino ad
ora i miei capitoli, grazie mille per avermi dedicato un po’ del vostro
tempo!! Un saluto ed un bacione
a tutti..
CIAO!!!!