Strano ma vero, alle 07.00
Micaela era già in piedi che cercava di scegliere un abbigliamento adatto a
quella giornata.
Non le era mai importato della
moda, né del trucco né di tutte quelle cose che piacciono alle ragazze, né
tanto meno passava mezz’ora davanti allo specchio per prepararsi; però quella
mattina si era svegliata con la sensazione di avere delle farfalle nello
stomaco.
Siccome non era riuscita più a
prendere sonno, aveva deciso di iniziare a scegliere cosa mettersi per il
semi-appuntamento con il bel portiere, ma la cosa stava andando troppo per le
lunghe. Era in piedi davanti al letto da almeno un’ora buona che fissava i
vestiti posizionati alla rinfusa sopra le lenzuola; dopo qualche altro minuto
decise di vestirsi come al solito: una canotta azzurra e bianca, un paio di
jeans, un paio di scarpe da ginnastica dello stesso colore della maglia e un
maglioncino da legare alla vita nel caso ci fosse una traccia del primo vento
autunnale.
Si lavò velocemente e si vestì;
cercò di fare colazione, ma il nervosismo non l’aiutava, così rinunciò e si
avviò nell’ufficio ad accendere il computer.
Mentre aspettava che il pc
caricasse il sistema operativo diede un’occhiata all’orologio: le 9.30, aveva
ancora un’ora prima di dover uscire per prendere la metro.
Guardò la posta elettronica, ma a
parte qualche mail di pubblicità non c’era nulla di interessante, poi aprì il
sito dell’ansa, non sapeva nemmeno lei il motivo, di solito non guardava mai
telegiornali o robe simili, però quella mattina lo fece. Guardò velocemente i
titoli di alcuni paragrafi e si soffermò su uno in particolare: “Volo 757: un
buco nel vuoto” lesse le prime righe di quell’articolo “Non si hanno ancora
notizie su alcuni passeggeri del volo
757 della Japan Airlines partito il 2 settembre con destinazione Milano
Malpensa. I passeggeri erano tutti presenti all’imbarco ma…” per continuare
la lettura dell’articolo bisognava cliccare sul link riportato alla fine di
quelle poche righe.
Miki si spostò con il mouse e ci
cliccò sopra; aspettò pazientemente, ma dopo qualche minuto venne fuori la
solita schermata “impossibile visualizzare la pagina”. Tornò indietro ma anche
così non risolse nulla.
Allora capì che molto
probabilmente la connessione ad internet era saltata, ed infatti era proprio
così; ultimamente aveva sempre problemi con internet quindi non ci fece caso e
rimandò la lettura ad un altro momento.
Decise di giocare per gli ultimi
45 minuti che aveva così cliccò sull’icona di Zuma e si rilassò con quel
giochino. (Zuma è un gioco dove si devono far scoppiare delle palline NdA)
Quando fu ora spense tutto
quanto, indossò il marsupio e uscì di casa.
Si avviò alla metropolitana e
quando salì sulla prima carrozza accese il lettore mp3.
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Stranamente puntuale la ragazza
alle 11.00 si trovava nella piazzetta di Porta Venezia. Avevano cambiato il
luogo d’incontro per semplice comodità, così il portiere non doveva farsi un
viaggio inutile.
Dopo pochi minuti Miki si sentì
picchiettare sulla spalla e si girò, trovandosi di fronte il ragazzo giapponese
sorridente.
La ragazza ebbe un tuffo al cuore
e ci mise qualche secondo per riprendersi, poi sorridendo a sua volta disse
–Sei in ritardo-
-Solo di tre minuti- replicò lui
continuando a sorridere
-E’ comunque un ritardo!- Miki lo
guardò e fece finta di prendersela, poi si girò verso la strada e rise di
gusto.
-Prego signore, mi dica cosa
vuole visitare e cosa vuole vedere di questa stupenda città; oggi sarò la sua
guida personale- nel dire questo fece lentamente un giro completo su se stessa
puntando il dito verso l’intera città.
Wakabayashi ci pensò un po’ su e rispose –Nulla in
particolare, direi che una bella passeggiata può andare, scegli tu dove vuoi
andare-
-Pefetto, preparati a una lunga
camminata, poi però non ti lamentare se camminiamo troppo!-
-Stai sicura che la resistenza
non mi manca!- Genzo vide l’espressione dubbiosa della ragazza e aggiunse –vuoi
scommetterci?-
Micaela si mise a ridere –No
grazie, ho visto che non sono molto portata per le scommesse!- guardò verso il
ragazzo e indicando la strada disse –Andiamo-
Superarono la porta di Porta
Venezia e si avviarono verso i giardini pubblici stuzzicandosi di tanto in
tanto.
Quando furono davanti all’entrata
del parco il ragazzo indicò a Micaela la casa dove stavano alloggiando lui e
gli altri ragazzi giapponesi.
-Ah, quindi siete proprio in una
bella zona!-
-Dici sul serio?- il portiere
sembrò sorpreso.
-Certo! Ci metterei la firma per
abitare in uno di quei palazzi…-
Passarono davanti al planetario e
subito dopo davanti ad un edificio dove Miki rimase qualche secondo immobile a
fissarlo.
-Cos’è quest’edificio?- senza
aspettare risposta, Wakabayashi si avvicinò e lesse l’etichetta ad alta voce
–Museo civico di storia naturale- si voltò verso la ragazza e fissandola disse
–Vuoi entrare?-
Miki sorrise tristemente –No non
ti preoccupare, solo che quando ero piccola mio padre mi portava spesso a
visitare questo museo. Era il mio preferito-
-Allora andiamo!- prima che la
ragazza riuscì a controbattere Wakabayashi l’aveva presa per mano e l’aveva
trascinata all’interno dell’edificio.
Quando entrambi si resero conto
di ciò che era successo, arrossirono e si staccarono subito.
Si avviarono verso la prima sala
e dedicarono un’ora a girare quel museo.
Quando uscirono erano ormai le
12.30 e entrambi avevano una certa fame.
-Se riesci a resistere ancora una
mezz’ora, arriviamo in Duomo e mangiamo qualcosa li-
-Ti ricordo che la resistenza…-
-…non ti manca. Certo, certo-
Miki concluse la frase alzando gli occhi al cielo.
Attraversarono i giardini e
presero la via laterale che portava alla Scala.
Mentre camminavano Micaela
illustrava al ragazzo i vari posti e i negozi tipici; passarono vicino via
Montenapoleone e via della Spiga, superarono la Scala e presero la galleria
Vittorio Emanuele per spuntare nella piazza del Duomo.
Ogni volta che superavano
qualcosa di caratteristico, Wakabayashi ne rimaneva affascinato.
Quando arrivarono in Piazza
Duomo, si avviarono al primo fast food e pranzarono ridendo e scherzando.
Alla fine del pasto svuotarono i
vassoi negli appositi cestini e uscirono per affrontare nuovamente un’altra
camminata.
Presero via Dante e camminarono
fino al Castello Sforzesco, visitarono il cortile e uscirono dall’altra parte
per poi ritrovarsi al parco Sempione.
-Uhm…direi che è arrivata l’ora
del mio gelato…- Wakabayashi guardò la ragazza e sorrise.
-Va bene, va bene ho
capito…dovrebbe esserci un piccolo bar dentro al parco…- la ragazza sospirò e
si avviò verso un piccolo baracchino situato poco più avanti.
Presero i loro gelati e cercarono
una panchina situata sotto un albero dato che il sole di quel pomeriggio
sembrava più caldo del solito.
Rimasero in silenzio qualche
minuto gustandosi il proprio gelato, di sottofondo c’era solo il suono della
natura e di tanto in tanto si sentiva il rumore delle ruote delle biciclette
che passavano sulla ghiaia.
-Posso farti una domanda?-
Micaela guardò l’albero maestoso sopra di lei e attese una risposta.
-Certo-
La ragazza senza smettere di fissare
il gioco di luce che il sole faceva tra le foglie dell’albero parlò –Cosa ti ha
spinto a venire in Italia? E comunque, ti piace? Non ti preoccupare di
offendermi-
-Inizialmente volevamo vedere
come fosse il calcio italiano, ma a parte agli europei non abbiamo mai avuto
l’occasione di vederlo realmente. Poi è saltato fuori un anno di studio in un
paese europeo a scelta e abbiamo optato per l’Italia.
Comunque diciamo che voi italiani
siete un po’ strani…-
Micaela iniziò a ridere e per
poco il gelato non le cadde per terra –Siamo strani, eh? Forse hai ragione…Ma
come mai proprio Milano? Cioè…ci sono anche altre città interessanti in
Italia…-
-Se devo essere sincero
inizialmente la meta era Roma, solo che poi la nostra manager voleva a tutti
costi venire a Milano e così il 3 settembre siamo arrivati qui. Se devo essere
sincero non me ne pento per nulla…-
Wakabayashi fissò intensamente
Miki, la quale si perse nei profondi occhi neri del portiere.
Quando si accorse che si era
messa a fissarlo, distolse lo sguardo e arrossì.
Finirono di mangiare il gelato e
si alzarono dalla panchina.
Micaela guardò l’orologio e disse
–Sono le 16.40, arriviamo all’ago di Cadorna e torniamo indietro-
-C’è un lago a Milano?-
Wakabayashi sembrava sconcertato –Non mi sarei mai aspettato che in una città
come questa ci fosse un lago-
Miki iniziò a ridere e ci mise un
po’ prima di calmarsi –Non un lago, ma un ago! È un ago enorme che si trova
davanti alla stazione delle ferrovie nord, non ne ho mai capito l’utilizzo, ma
è divertente vederlo! Dai andiamo!-
E così dicendo raggiunsero la
stazione dei treni, per poi tornare indietro verso Porta Venezia.
Quando arrivarono davanti casa
del ragazzo erano le 18.00 passate.
-Vuoi salire? Anche se dovrai
prepararti alle battutine degli altri…nessuno sapeva che sarei uscito con te
oggi…- il portiere alzò gli occhi al cielo e poi scosse la testa.
-No no, ti ringrazio, ma devo
tornare a casa…devo almeno cercare di studiare qualcosina di tedesco, anche se
so già a priori che è inutile….- Miki prima rise e poi sbuffò al solo pensiero
di affrontare un libro di tedesco.
-Senti, domani pomeriggio perché
non vieni qui? Ti do una mano con i compiti di tedesco-
Micaela rimase sorpresa per
qualche secondo e poi sorridendo gentilmente disse –Non ti preoccupare, non
voglio disturbare…-
-Non ti preoccupare, sopporterò
la tua presenza anche dopo l’orario scolastico, e poi vedila così, è il
ringraziamento per la giornata di oggi e per la prossima gita che mi farai
fare- sorrise togliendosi il berretto dalla testa.
-Che bel modo per ripagare la
gente…va beh…sopporterò anche io la tua presenza allora…spero che oggi si sia
divertito signore!- detto questo la ragazza sorrise e salutando il portiere
giapponese si avviò verso la metropolitana.
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Arrivata a casa accese nuovamente
il pc e riuscì a collegarsi a internet.
Ricercò la pagina di quella
mattina e finalmente lesse l’articolo interamente.
“Non si hanno ancora notizie
su alcuni passeggeri del volo 757 della Japan Airlines partito il 2 settembre
con destinazione Milano Malpensa. I passeggeri erano tutti presenti all’imbarco
ma cinque di questi sembrano non essere mai arrivati a destinazione. I parenti
dichiarano di averli sentiti solamente prima del decollo e poi più nulla.
Gli altri passeggeri presenti non ricordano nulla delle
cinque persone scomparse. Alcuni di loro dichiarano che ad un certo punto ci
sono state alcune turbolenze. A sentire il capitano queste scosse sono state
causate da alcune interferenze elettromagnetiche.”
Micaela fissò lo schermo con un
misto tra stupore e terrore; ricordò la data di arrivo dei ragazzi giapponesi e
corse in sala, digitò velocemente il numero di telefono di Silvia e attese con
impazienza che qualcuno rispondesse.
-Pronto?-
-Silvia?-
-Si?-
-Sono
Miki. So come hanno fatto ad arrivare qui-
Rieccomi tra di voi!!!
Capitolo fresco fresco!
Scusate le cose che superano l’inverosimile, tra cui la biiiip delle
interferenze elettromagnetiche, ma è una storia fantastica, lasciate correre XD
In ogni caso spero che vi sia
piaciuto nonostante i deliri delle 2.30 di notte!
Ringrazio tutti quelli che mi
seguono! Un beso
-miki-