Introduzione&Prologo
Introduzione
Come in tutti i miei racconti
l’introduzione è ridotta ai minimi termini,
quindi, se avete deciso di leggere la seguente storia, siete pregati di
darci una scorsa.
“Istituto
Torquato Tasso” è, per me, una sorta di fabbrica
del Duomo: per quanto sia la mia opera più apprezzata
è quella che mi soddisfa costantemente di meno; le revisioni
non si contano, così come i bruschi cambi di rotta sia in
corso di pubblicazione che dopo, le appendici aggiunte,
l’epilogo che, originariamente, non era previsto. Per quanto
mi sforzi di trovare per essa una versione definitiva, non riesco.
Quindi ho deciso di rimuoverla per qualche tempo, e di ripubblicarla
poco a poco, man mano che i capitoli verranno corretti. Questa manovra
comporterà la perdita di tutte le vostre recensioni, e mi
spiace molto, ma le ho accuratamente copia-incollate
affinché non dimentichi le vostre costruttive critiche e i
vostri graziosi complimenti. Vi ringrazio moltissimo, consideratelo un
tardivo regalo di Natale.
Questa
storia è una raccolta di profili femminili in una scuola
privata, anno 1994.
Sono
capitoli laboriosi, descrittivi, introspettivi.
A
volte hanno risvolti drammatici anche pesanti, spesso presentano
aspetti sentimentali.
C’è
un accenno yuri (= yuri ai, amori omosessuali femminili), pur essendo
l’io narrante un ragazzo; uomo avvisato mezzo salvato: se la
cosa vi offende, non leggete e andate via. Il racconto potrebbe non
avere un plot continuo, visto che la discontinuità
è la sua essenza: e molte delle figure ivi descritte non
sono in relazione tra loro.
È
una cosa puramente sperimentale, quindi insolita.
Concludendo,
vorrei ringraziare alcune persone che mi hanno ispirato – sia
pure involontariamente – con i loro scritti.
1)
Susy, per le sue bellissime storie (in particolare “Profondo
cremisi”, che sta subendo un processo di
revisione simile a quello di “Istituto
Torquato Tasso”);
2)
Lisachan, perché è la miglior scrittrice sul
fandom Molko/Bellamy di mia conoscenza;
3)
MusicAddicted, alias Happy, perché la sua “Try something
new” mi ha iniziato al fandom Molko/Bellamy;
4)
Milako, sia per “Songmaker’s
cry” che per la mitica, fantastica,
spassosissima “De
Ignoto Silmarillion”;
5)
Riccardo, che seguo dai tempi de “Il
mangaprocesso del Lunedì – prima serie”
e che persiste, con le sue creazioni (“Crazy
School” per citarne una) a farmi ridere come una
pazza.
6)
Egle ed Elivi, bravissime ficwriter comiche che sono, purtroppo,
piuttosto linfatiche. Ogni volta che, a tre anni di distanza, leggo “Il signore delle Palle”
mi diverto ancora un casino.
7)
Promethea, per la sempre mitica “Saint
Luna”, connubio perfetto tra comicità
e azione, “Sliding
sancuary”, unione assolutamente riuscita tra
drama e avventura e, infine, “Favola”,
parodia sconosciuta ai più ma che fa svenire dalle risate.
8)
Enedhil, per la tetralogia di Legolas e Aragorn che mi ha avvicinato al
fandom del Signore degli Anelli e che ha creato in me la persistente
supposizione che a Lorien quei due abbiano fatto ben altro che
scofanarsi di lembas e ascoltare i lamenti per Gandalf;
9)
Tutti coloro che ho dimenticato in quest’elenco compulsivo e
scritto di getto, perché hanno contribuito a creare il mio
io narrante personale. Le parole sono sempre la miglior colonna sonora.
Bene,
ora che avete letto (e magari vi siete riscoperti tra i nomi
dell’elenco)… buona lettura!
Prologo
Io sono un “ragazzo
normale”.
Al
liceo, tutti quelli che parlavano di me, invariabilmente finivano per
dire: « Francesco? Hum… sì, un ragazzo
a posto… normale. »
Non
ero né il più bello, né il
più intelligente, né quello più dotato
nello sport. Non avevo particolari attitudini per nulla, se si eccettua
una certa padronanza della matematica. Il mio aspetto fisico era, ed
è, indiscutibilmente nella media: capelli castani corti,
naso piuttosto irregolare, bocca mediamente carnosa, occhi scuri e
piccoli. Mediamente alto, abbastanza magro.
Non
mi distinguevo assolutamente in niente, rispetto ai miei compagni di
classe: vestiti come quelli di tutti, opinioni più o meno
nella massa… ho avuto la prima ragazza a sedici anni, come
tutti i miei amici, e non era né una bellona né
un cesso. Anche lei normale.
Ovviamente,
anche adesso, a quindici anni di distanza, conduco una vita
assolutamente nella norma. Lavoro come impiegato presso la banca
cittadina, e ho sposato Chiara, che ho conosciuto un anno dopo la
maturità all’università
(facoltà di Economia e Commercio).
Anche
lei, perfettamente nello standard.
Non
so perché, all’età di trentadue anni,
mi sia venuto in mente di parlare di loro.
Forse
perché ho rivisto Sachiko, ieri. Forse perché
oggi è l’anniversario della morte di Cassandra.
Non lo so.
***
Essendo sempre stato un ragazzo
normale, non mi sono mai messo molto in luce in alcun modo
né a scuola né ora in ambito lavorativo. Ero
quasi invisibile: se non fosse stato per la borsa di studio annuale in
matematica, in effetti, l’intera classe si sarebbe
dimenticata della mia esistenza.
Non
che mi dispiacesse: stare defilati ha anche i suoi vantaggi.
Tuttavia,
nella storia che voglio raccontare ora, la capacità di
osservare gioca un ruolo determinante.
E
io, in quanto invisibile spettatore, ho imparato a osservare gli altri.
Il
liceo scientifico privato Torquato Tasso si trova in via dei Pini.
È un edificio piuttosto grande, con un ampio
giardino ben curato e una biblioteca di medie dimensioni che ospita
libri di pubblica consultazione.
Quando
lo frequentavo io aveva smesso da meno di due anni di essere solo
femminile e c’erano pochissimi ragazzi.
Io
ero uno di questi.
Le
storie che voglio raccontare riguardano quelle ragazze che io, proprio
perché “normale”, potevo solo osservare.
Carezzare un po’ con gli occhi. Guardare con la fiducia
incondizionata di chi affida a qualcosa la propria attenzione.
Perché erano troppo belle, troppo intelligenti, troppo
colte, troppo folli. Troppo.
La
normalità non si può accompagnare
all’estremo. Mai.
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