* Summer
“Niente ma, Xerx!”
Sharon era immobile, in posizione da sgridata, davanti alla porta ormai
chiusa. Le belle sopracciglia aggrottate in un’espressione severa
.Break sospirò maledicendo i suoi tredici anni, le crisi adolescenziali
e tutto il resto.
“Adesso imparerai a ballare, sono stufa!”
Non che ce ne fosse un reale bisogno :a Sharon, data la giovane età,
certe feste e cerimonie erano precluse, quindi non era poi così vitale
per lei imparare alla perfezione l’arte del ballo. Ciò nonostante
insisteva per esercitarsi due volte al giorno, per diventare una
perfetta “gentildonna di corte”. E naturalmente il ruolo del partner
era toccato a lui: Reim era dannatamente abile a non farsi trovare in
quelle occasioni.
“Ojou-sama… non crede che…”
“Ti vergogni a ballare con me?” chiese l’adolescente acida.
Era più esatto dire che si vergognava ad ammettere di necessitare di
lezioni: lui che dentro era rimasto un cavaliere. Sbuffò: una minima
parola storta avrebbe scatenato le lamentele da adolescente che si
sente rifiutata.
"Sua madre dovrebbe portarla a
qualche festa con dei bei giovanotti: così la smetterebbe di
considerarsi non all’altezza del genere maschile!" pensò. Salvo
poi rendersi conto che l’immagine di Sharon a braccetto con un altro
uomo, che non fosse lui, lo rendeva inspiegabilmente nervoso.
“Allora?!” “Miss, non è confacente che un servo prenda lezioni di alcun
genere dal suo padrone!”
Sharon sembrò soddisfatta della risposta: fece partire il grammofono e
gli tese la mano.
“Operetta a due tempi. Valzer viennese”decretò mentre Xerxes si metteva
in posizione.
Per i primi cinque minuti filò tutto liscio e Break pensò di aver
scampato il pericolo. Poi a un tratto Sharon gli spinse indietro la
gamba col suo ginocchio “Break, vai a tempo!”
Da lì in poi fu un continuo “Sbagliato!” “Sei fuori tempo!” “L’uomo va
sempre avanti e guida lui la dama!”
Quando la musica finì li lasciò quasi sfuggire un canto di gioia. Si
sbatté su una poltrona sospirando.
Sharon lo fissava imbronciata, in piedi, a due passi dalla poltrona. Le
mani intrecciate sul ventre.
“Se ballassi con te, farei una pessima figura!” “Ma se siete
molto più brava di me, miss!”
“Non importa! Io volevo ballare col mio principe, che si è rivelato una
frana!!”
Sbuffò e fece dietro front verso la porta.
“Non mi ci vedo in calzamaglia azzurra… decisamente no…”
§§§
“Tu mi trovi carina?”
Erano sdraiati sotto un ciliegio. Sharon, appoggiata alla sua spalla,
lo guardava dal basso verso alto. Break, a causa della calura estiva,
stava per addormentarsi. Si riscosse quando lei gli diede un piccolo
scossone ripetendo la domanda.
“Xerx, mi trovi carina?”
“Perché me lo chiedete ,miss?” borbottò stropicciandosi l’occhio,
ancora mezzo assonnato.
La ragazzina sbuffò “Non so, forse questo noioso giorno d’estate
che mi fa pensare cose strane… Ma mi chiedevo se tu,ecco… se tu non mi
conoscessi, ti innamoreresti di me?”
Break fissò la punta delle sue scarpe. La duchessina si accoccolò
meglio sul suo petto.
Sospirando.
“Sì, ma una volta scoperto il vostro pessimo carattere vi lascerei
subito!”sussurrò.
Sharon si fece rossa in viso, e non di certo per il caldo, e gli tirò
una ciocca di capelli “Sii serio!” l’uomo rise piano, affondando il
viso nei capelli di lei. Stringendola un po’ di più a sé.
Le posizioni si invertirono: ora era la spalla di Sharon a sostenere il
capo di Break.
“Assolutamente sì, e farei cose pazze per voi. Tipo cavarmi da solo
l’unico occhio che mi resta o smettere di respirare…” la ragazzina
restò muta, stringendo un lembo della camicia di lui. Senza guardarlo
in viso. Percepiva il respiro pesante dell’albino sulla pelle del
collo, lasciata scoperta dal leggero tessuto del vestito.
“Dici… dici sul serio, Xerx-nii?” mormorò esitante.
Ma non ottenne risposta.
“Xerx?”
Quando abbassò lo sguardo su di lui, lo trovò che dormiva.
L’espressione rilassata, totalmente abbandonato contro di lei. Un
leggero sorriso a incurvargli le labbra.
Non riuscì ad arrabbiarsi. Era troppo dolce.
Così indifeso…
§§§
“Questo è un sol, Xerx, non un mi!”
Il caldo sole di giugno vestiva di riflessi dorati il pavimento
prezioso della saletta.
Sharon era seduta alla destra dell’albino e a intervalli regolari lo
ammoniva.
Una scena non molto diversa dall’ultima lezione di ballo.
Se non fosse che ora erano molto più vicini. Sharon arrossì appena,
sfiorando la mano candida di lui per spostarla sul tasto giusto.
Erano sempre state così bianche le sue mani?
“Hiiii… è una perdita di tempo miss: scarpe da ballo e pianoforte non
fanno per me!!!”
“Non ti impegni Xerx-nii! Quello è un mi, questo è un sol!!”
L’albino sbuffò, picchiettando l’indice su un tasto a caso.
Un sol, finalmente?
“Non possiamo trovarle un passatempo più costruttivo?”
Sharon assunse il cipiglio severo delle sfuriate “No”
Un monosillabo che profetizzava l’arrivo di ventagliate sul capo.
Sbuffò più forte.
“Come vuole lei, miss…”
Sharon tornò con lo sguardo sulla tastiera. Mise le sue mani su quelle
di Xerxes.
“Ora fai quello faccio io: ti guido, seguimi solo.”
E finalmente una dolce melodia si diffuse nell’aria.
Break restò a fissare perplesso le sue mani -le mani di lei- che
correvano sui tasti neri e bianchi.
Sharon era a un soffio dal suo viso ora, una ciocca di capelli color
miele a solleticargli il naso. Era tutta tesa verso di lui nel
tentativo di inculcargli un po’ di sapere musicale.
Profumava di caramello, la sua ojou-sama… Di cannella e zucchero a
velo. Un aroma dolce che lo rilassava.
Chiuse gli occhi, mentre la melodia ancora scorreva.
“Xerx!!! Cosa fai!!!”
L’urletto indignato della miss, una stonatura.
Sharon lo fissava tra il sorpreso e l’indignato.
E allora si rese conto di essere totalmente addossato a lei, col viso
affondato nell’incavo del suo collo.
Arrossì, colpevole.
“Stavo solo beandomi del suo profumo, miss”
Lo disse con una tale innocenza che Sharon non seppe come arrabbiarsi.
Dopo tutto era il suo eccentrico e bizzarro fratellone.
“Davvero?” e, avvicinandosi ancora di più a lui, si accoccolò fra le
sue braccia.
“Cannella, zucchero a velo e caramello...”
Sharon ridacchiò “Tu hai un aroma standard: zucchero!” Break sollevò lo
sguardo al soffitto a cassettoni.
“Per oggi va bene così?” Sharon si crogiolò in quel tepore zuccheroso
che la stretta di lui.
“Per oggi sì, ma non ho ancora voglia di alzarmi…”
Rimasero abbracciati, sul sedile del pianoforte.
Con il sole che disegnava arabeschi sul pavimento lucido.
§§§
Si chiamava William. Era rosso con due iridi azzurre dolci e sincere.
Figlio di un conte di Reveil. Era dolce, rideva spesso e quando
arrossiva era dannatamente tenero. Si erano incontrati un paio di
pomeriggi nelle prime settimane di agosto. Sua madre conosceva quella
di lui da quando era piccola.
Non avevano nessuna pretesa. Erano solo due amici che conversavano
all’ombra dei faggi nei caldi pomeriggi.
Break non gradiva, li osservava da sotto la veranda con lo sguardo
severo. Come se quel pel di carota incarnasse l’origine di ogni male.
Nemmeno fosse lui il fautore della tragedia di Sabrier.
Poi un giorno William aveva smesso di venire alla villa. Senza
preavviso.
“Sei stato tu vero?” Sharon si era ripromessa di non piangere mentre lo
affrontava, un pomeriggio.
Break sorrise appena “Non posso pagare la colpa della poca costanza del
vostro spasimante”
“L’avrai maltrattato! Sei indecente!!!” serrava i pugni per trattenersi
dal colpirlo in viso. Lui la osservava inespressivo.
“Ojou-sama, mi lasci spiegare…..”
“No!” la ragazza gli si avvicinò feroce “E non devi essere geloso, non
puoi!!”
Si fissarono: era quello il motivo?
Sharon arrossì. Lui era il suo servo, il suo amico, il suo fratellone.
Poteva essere altro?
“Xerxes… io….”
“Puntava alla vostra dote miss, mi sono informato. Negli ultimi tre
anni,a causa di infausti investimenti, suo padre ha accumulato un paio
di debiti. Nulla di preoccupante, ma sistemare il figlio con una come
lei, miss, sarebbe risultato vantaggioso. In ogni caso”
Sotto lo sguardo di Break, che la guardava con tenerezza, si sentì come
quando aveva quattro anni: ingenua e fragile.
“Xerx… io…”
E di nuovo quella frase a metà… che non riusciva a finire per il groppo
che le si era creato in gola.
Xerxes sorrise appena, allungandole una mano “Mi perdona miss?”
Sharon lo abbracciò, rifugiandosi in quel tepore dolce. Le venne da
piangere.
“Scusa Xerx, onii-san… scusa…”
“E di cosa miss? Non lo sapevate…”
Si sentiva piccola, nonostante stesse crescendo. Forse perché lui era
così deciso, sicuro nel proteggerla. Ma a lei stava stretto quel ruolo
di damigella in pericolo costante.
Avrebbe voluto,per una volta,essere lei a proteggere lui.
“Ah!Miss… un po’ geloso lo ero davvero: e lo sarò sempre della mia
miss….”
Sharon ridacchiò, il viso affondato nella camicia viola di lui.
§§§
“Non male la sua letio sull’amore…”
Sharon lisciò il ventaglio, nel tentativo di calmarsi. La sfuriata
contro Oz era stata immotivata: e questo le bruciava.
“Non potevo sapere che facesse parte del contratto, spero che Oz non se
ne venga a male…”fece avvilita.
Break ridacchiò “Dubito che Alice-chan abbia colto il nesso del
suo discorso,ojou-sama.”
Sharon sbuffò “E’ una cara ragazza, ma manca un po’ di esperienza nei
temi amorosi…”
“Che lei ha in abbondanza, vero miss?” la ragazza gli scoccò
un’occhiata gelida “Che intendi dire?” “Avete avuto molto spasimanti,
verrà da questo la vostra saggezza sull'argomento… non parliamo dei
romanzi rosa poi: pura fonte di ispirazione!”
Sharon si sentì tremendamente presa in giro: fece schioccare il
ventaglio sulla gonna.
Avvertimento silente.
Break le arricciò una ciocca di capelli “E’ colpa tua. Se va avanti
così non avrò mai un marito” “Avete fretta, miss?” “No. E’ solo che…
almeno un fidanzato…”
Si alzò di scatto, lasciando Xerxes basito.
“Parlerà l’esperto! In tutti questi anni non ti ho mai visto accanto a
una donna!!!”
“Il fatto che voi non mi vediate, non vuol dire che io me ne resti
passivo….”
Sharon sussultò: perché quella frase le faceva così male?
“Break…” si voltò a cercare lo sguardo di lui: ma trovò solo la
poltrona vuota. Restò delusa.
Poi un soffio caldo le accarezzò l’orecchio. Il solito profumo dolce a
riempirle le narici.
“E comunque chiederei il permesso alla mia miss, prima di potermi unire
con qualcuno in matrimonio…”
Sharon fissò lo sguardo sul pavimento: doveva forse gioirne?
Il fatto che dovesse chiederle il permesso di sposarsi non escludeva il
fatto che Xerxes uscisse con una donna. Sospirò: perché l’idea di lui
con un’altra gli faceva così male?
“Naturalmente. Ma non contare troppo sul mio assenso”
Si allontanò, prima che la situazione potesse prendere una piega
spiacevole.
“Ora è lei ad essere gelosa, ojou-sama…”
§§§
“Eeeeeetciiiiùùùùùù!!!”
"Mannaggia alle correnti d’aria"
Sharon gli rimboccò le coperte, amorevole.
"Ma in fondo, non mi è andata poi
così male…"
“Possibile che tu sia capace di ammalarti anche d’estate?! Sei un
fratellone incorreggibile!” la miss sorrideva dietro il finto tono di
rimprovero. Sulla soglia, Reim scosse il capo con disapprovazione.
“Gliel’avevo detto di andare subito a cambiarsi: i temporali estivi
portano sempre brutte sorprese”
“Nah, piantala di…..etciù! Sindacare… Reim….”tirò su con il naso
lanciandogli un’occhiata malevola. Lunettes lo squadrava quasi
soddisfatto “Non darmi mai ascolto, Xerxes. Fai pure!”
Sharon prese un termometro dal comò sulla destra e glielo mise in bocca
con poca grazia “Ora stai zitto per un po’: o non riesco a
misurartela!” l’albino grugnì, obbligato al silenzio.
“Vado ad avvisare sua madre, miss”fece Reim voltandosi.
“Grazie”
“Crepa…” mugulò l’albino all’indirizzo del castano.
“Xerx! Trentotto… caspita… così non va bene….”
"Ora che ci penso la testa mi fa un
po’ male…"
Sbuffò, mentre Sharon armeggiava con pezzuole di lino e un catino
d’acqua.
“Le darà una grande soddisfazione fare l’infermiera… nei suoi romanzi
l’infermiera si innamora sempre del paziente…” e sorrise furbo.
“Sì, ma nei miei romanzi il paziente è più paziente!!” soffiò lei di
rimando, posandogli la pezzuola sulla fronte. Restò per un attimo a
crogiolarsi nella sensazione di fresco. Con le dita sottili di lei ad
accarezzargli i capelli. Chiuse gli occhi: andava bene così, anche col
mal di testa e il naso in black-out. Perché c’era lei.
Ma in fondo cos’era lei? Solo la sua padroncina?
Sussultò quando Sharon prese ad armeggiare con il colletto della sua
camicia. Arrossì, assumendo una graziosa sfumatura ramata. Che c’era
poi da arrossire!?
“Vado a farmi preparare qualcosa di caldo, tu non muoverti, eh!!” gli
rimboccò le coperte e con un sorrisetto volteggiò fino alla porta.
Sbuffò, stiracchiandosi. Con l’età era pur normale avere quesiti
esistenziali…
Non per uno come lui, però…
La testa continuava a pulsargli. Probabilmente erano solo i deliri
causati dalla febbre.
Chiuse gli occhi.
Poi tutto divenne nero.
§§§
C’era freddo, un freddo tremendo. Che
gli entrava nelle ossa.
E poi era rosso,tutto rosso. E c’era
l’odore del sangue che gli dava alla testa. E c’era Sharon in quel mare
rosso.
E lui non poteva fare niente.
Di nuovo.
Ma questa volta era diverso.
Stava affogando in quel rosso.
E lei, vestita di bianco, avvolta dal
suo puro biancore, rideva.
“Xerx!”
Freddo, rosso, bianco.
“Xerx, mi stai facendo preoccupare! Reim, cos’ha?”
“Credo sia la febbre…”
Quando aprì gli occhi Sharon e Reim erano chini su di lui, e lo
fissavano preoccupati. La ragazza gli accarezzava piano la fronte e il
castano reggeva scuro in volto una pezzuola.
Ansimò un paio di volte prima di rendersi conto che era sveglio e che
era lui a star male, non ojou-sama.
Sharon continuò a fissarlo tesa, e per un attimo le venne da sorridere.
Il suo fratellone con le guance arrossate, la frangia incollata alla
fronte, lo sguardo sperso, aveva un che di dolce e fragile. Un po’ gli
ricordava Kevin: tanta paura negli occhi e quell’aria da animale ferito
e bisognoso di cure. Reim gli pose la pezzuola sulla fronte.
“Il dottore ha detto che devi stare a riposo per una settimana buona,
capito zuccone?”
Xerxes per un attimo non ci capì più niente: quando era arrivato il
dottore?!
“Ti ha visitato un quarto d’ora fa… quando sono andata a verso le
cucine l’ho incrociato lungo il corridoio. Mary l’aveva fatto entrare.
Dopo che se n’è andato mi sono assentata per un paio di minuti e quando
sono tornata qui ti agitavi…” “Allora la miss ha chiamato me”concluse
Reim.
Xerxes deglutì a vuoto: aveva avuto un attacco di delirio bello e
buono. Fantastico, ci mancava solo quello!
Sharon iniziò a parlottare con Reim.
Allora era solo un sogno. Un orribile incubo, a dire il vero.
Assunse un’espressione corrucciata: essere malato lo rendeva più
vulnerabile. E questo gli dava i nervi.
Reim gli sorrise uscendo dalla stanza “A dopo, Break” lo fissava con
aria di rimprovero, ma si scoprì troppo stanco per mandarlo a quel
paese. Sharon fece anche lei per allontanarsi ma si sentì trattenere da
unba mano che le afferrò la gonna.
“No…”biascicò l’albino, con la stessa espressione di un bambino piccolo
che non vuole restare senza la mamma. Lei sorrise e si sedette sul
bordo del letto, tenendogli la mano.
“Ora dormi, Xerx, prometto che non me ne vado!!”
Sorrideva… e Dio se era bella!
Era bella tutta. Dai capelli setosi alle labbra rosse. Piccole e
sicuramente dello stesso sapore delle fragole. E poi la sua pelle
vellutata, bianca, dello stesso profumo della panna fresca.
Alt!
Un conto era essere malato, un altro avere pensieri compromettenti
sulla sua ojou-sama!
Si diede del cretino e si portò la mano di lei accanto al viso.
Vi ci strofinò contro la guancia.
Sospirò appena.
La sua Sharon. La sua preziosissima Sharon.
Ma sua fino a che punto? Un giorno si sarebbe sposata, qualcuno
l’avrebbe toccata, accarezzata…
Magari avrebbero avuto dei figli…
E lui sarebbe rimasto solo un ricordo lontano, un oggetto da ornamento.
Sharon gli accarezzò i capelli, come per ricordargli che era lì. E
l’albino sussultò.
"Oh, Dio! Ma io la…"
Alt,alt,alt!!!
Adesso era veramente troppo!
Doveva avere la febbre parecchio alta se il suo cervello iniziava
a propinargli certe questioni.
Chiuse gli occhi, mentre un torpore lieve lo avvolgeva.
§§§
Sharon sorrise. Finalmente si era addormentato. Fino a quel momento
aveva avuto l’impressione che stesse rimuginando su qualcosa. Ma ora la
fronte era distesa e si era praticamente ancorato alla sua mano. Era
così carino, così indifeso e dolce… Il suo Xerxes che cercava sempre di
proteggerla, di apparire imperturbabile dietro la sua maschera di
ilarità. Per una volta era lei a doverlo proteggere: e poco importava
se sarebbe stato solo per una settimana o poco più. Sorrise,
accarezzandogli i capelli. Chissà cosa stava sognando.
Arrossì. Negli ultimi anni si era chiesta se fra loro ci potesse essere
lo spazio per qualcosa di più, qualcosa che esulasse dall’essere servo
e padrona. Xerxes l’avrebbe mai vista come una donna? Magari sensuale,
provocante, desiderabile a livello fisico… Avrebbe smesso di pensare a
lei come ad una sorella? Sospirò, fissando la finestra aperta sul
giardino.
Un giorno sarebbe riuscito ad amarla come voleva lei?
§§§
La situazione aveva decisamente i suoi lati positivi.
Niente rapporti da firmare.
Niente lamentele di Reim.
Tutto il giorno assolutamente libero.
“Fratellone! Ti ho portato qualcosa da leggere!”
E Sharon in veste di crocerossina.
Non poteva desiderare altro.
Certo, avrebbe fatto a meno degli sciroppini dolci come il tossico, dei
termometri e delle raccomandazioni che lo facevano sentire un
vecchietto con una sfilza di acciacchi.
Ma tutto sommato poteva sopportarlo.
“L’ho trovato in biblioteca! E’ da un secolo che non lo apre più
nessuno!!”
Sollevò un sopracciglio critico, forse qualcosa c’era…
“Non sarà un romanzo rosa, ojou-sama… non è decisamente il mio campo…”
La duchessina sbuffò appena, rimboccandogli la coperta sulle ginocchia
“Fa abbastanza fresco, qui?”chiese sviando il discorso. Xerxes sospirò
“Sì, miss, sto una favola…”ma il successivo starnuto lo smentì.
“Vado in cucina a prenderti qualcosa” e gli allungò il volumetto.
L’albino sorrise appena, soffermandosi a fissare la copertina color
mogano.
Alice in Wonderland
Almeno non era una romanzo rosa.
Poi qualcosa gli sovvenne alla memoria…
Ecco cos’era! L’aveva già letto!
“Xex-nii, perché Alice dovrebbe
seguire un coniglio?”
“Per curiosità, se no per che altro?
Ojou-sama, lei non l’avrebbe seguito?”
La piccola ci rifletté su ,poi
sorrise allegra “Io avrei seguito il Cappellaio! E’ più simpatico del
coniglio!!”
Non riuscì a non sorridere. La sua miss così dolce.
Sfogliò il volume mentre una leggera brezza gli arruffava i capelli.
Sharon aveva i connotati delle eroine della letteratura.
Allegra, dolce, eccessivamente romantica…
Ma era anche determinata e recentemente era comparso un velo di
maturità nei suoi gesti. La sua piccola stava crescendo. Anche se non
lo avrebbe mai ammesso, la miss un giorno sarebbe diventata
indipendente.
Avrebbe fatto a meno di lui.
Un groppo in gola gli impedì di respirare.
E poi?
Poi sarebbe diventato inutile. E magari un giorno Sharon avrebbe deciso
che non era più così importante averlo tra i piedi. Magari gli avrebbe
dato il bel servito, con uno dei suoi sorrisi dolci come il miele.
“Xerx! Sei ancora alla prima riga!?”
L’albino si riscosse “Che!? Oh… non si ricorda miss? L’ho già letto”
Sharon sorrise furba “Pensavo che ti facesse piacere” “Assolutamente”
La ragazza si sedette accanto a lui, allungandogli un dolce.
Una piccola tortina alla panna.
“Non dovrei evitarli? Sono malato, come va cantando Reim in giro per
tutto il palazzo!” la duchessina sorrise “Uno solo non ti farà morire.
E poi ti devo risarcire per tutti quegli sciroppi che dovrai ingoiare
da qui alla fine delle settimana!!”
Xerxes si sporse appena mentre lei glielo metteva in bocca.
C’era il sapore dolce della panna, quello fresco della fragola, e per
una frazione di secondo una nota che non seppe individuare. Che rimase
lì, sulla punta della lingua, ben distinta dagli altri sapori.
E Sharon ritrasse la mano arrossendo, con la punta delle dita sporca di
panna.
L’albino sorrise. La ragazzina sbuffò qualcosa e si alzò in piedi lesta.
“Vado… a vedere cosa fa Reim… torno subito…”
Poi sparì oltre la siepe di rose rosse.
Il giovane si appoggiò allo schienale della panchina soffiando.
Era sempre la prima volta con Sharon.
Avvenimenti banali per uno come lui risultavano pieni di imbarazzo.
Lo facevano sentire un adolescente alle prime armi.
Quello che era Sharon, dopo tutto.
Si umettò le labbra distratto.
La sua miss sarebbe cresciuta certo, ma avrebbe mantenuto quegli
adorabili lati del suo carattere che lo facevano impazzire. Lei e il
suo rossore, sempre pronto a tradirla, sulle guance.
Note della pseudo-autrice:
Eccomi di nuovo qua. Con la seconda stagione.
L'estate è calda, porta i profumi dei fiori e
dei frutti, il sole rovente... e un sentimento che va a sfociare in
qualcosa di ben diverso dall'amicizia o dall'affetto fraterno.
Romanticismo e qualche sega mentale per
condire il tutto.
Sperando che possa piacere,vi saluto!
La Rouge
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