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Autore: Yavanna Norrey    15/06/2013    4 recensioni
Il rapporto fra Break e la sua Ojou-sama visto attraverso le stagioni.
Ogni stagione un sentimento che cambia, e che si evolve...
Dedicato alla mia chan, che sopporta i miei scleri e le mie manie senza fiatare.
Dedicato a chi perderà un po’ del suo tempo a leggere o a recensire.
Dedicato anche a quell’adorabile Cappellaio di carta e inchiostro a cui è bastato rosicchiare una lecca lecca per ottenere il mio eterno affetto.^^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sharon Ransworth, Un po' tutti, Xerxes Break
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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* Summer

“Niente ma, Xerx!”
Sharon era immobile, in posizione da sgridata, davanti alla porta ormai chiusa. Le belle sopracciglia aggrottate in un’espressione severa .Break sospirò maledicendo i suoi tredici anni, le crisi adolescenziali e tutto il resto.
“Adesso imparerai a ballare, sono stufa!”
Non che ce ne fosse un reale bisogno :a Sharon, data la giovane età, certe feste e cerimonie erano precluse, quindi non era poi così vitale per lei imparare alla perfezione l’arte del ballo. Ciò nonostante insisteva per esercitarsi due volte al giorno, per diventare una perfetta “gentildonna di corte”. E naturalmente il ruolo del partner era toccato a lui: Reim era dannatamente abile a non farsi trovare in quelle occasioni.
“Ojou-sama… non crede che…”
“Ti vergogni a ballare con me?” chiese l’adolescente acida.
Era più esatto dire che si vergognava ad ammettere di necessitare di lezioni: lui che dentro era rimasto un cavaliere. Sbuffò: una minima parola storta avrebbe scatenato le lamentele da adolescente che si sente rifiutata.
"Sua madre dovrebbe portarla a qualche festa con dei bei giovanotti: così la smetterebbe di considerarsi non all’altezza del genere maschile!" pensò. Salvo poi rendersi conto che l’immagine di Sharon a braccetto con un altro uomo, che non fosse lui, lo rendeva inspiegabilmente nervoso.
“Allora?!” “Miss, non è confacente che un servo prenda lezioni di alcun genere dal suo padrone!”
Sharon sembrò soddisfatta della risposta: fece partire il grammofono e gli tese la mano.
“Operetta a due tempi. Valzer viennese”decretò mentre Xerxes si metteva in posizione.
Per i primi cinque minuti filò tutto liscio e Break pensò di aver scampato il pericolo. Poi a un tratto Sharon gli spinse indietro la gamba col suo ginocchio “Break, vai a tempo!”
Da lì in poi fu un continuo “Sbagliato!” “Sei fuori tempo!” “L’uomo va sempre avanti e guida lui la dama!”
Quando la musica finì li lasciò quasi sfuggire un canto di gioia. Si sbatté su una poltrona sospirando.
Sharon lo fissava imbronciata, in piedi, a due passi dalla poltrona. Le mani intrecciate sul ventre.
 “Se ballassi con te, farei una pessima figura!” “Ma se siete molto più brava di me, miss!”
“Non importa! Io volevo ballare col mio principe, che si è rivelato una frana!!”
Sbuffò e fece dietro front verso la porta.
“Non mi ci vedo in calzamaglia azzurra… decisamente no…”

§§§

“Tu mi trovi carina?”
Erano sdraiati sotto un ciliegio. Sharon, appoggiata alla sua spalla, lo guardava dal basso verso alto. Break, a causa della calura estiva, stava per addormentarsi. Si riscosse quando lei gli diede un piccolo scossone ripetendo la domanda.
“Xerx, mi trovi carina?”
“Perché me lo chiedete ,miss?” borbottò stropicciandosi l’occhio, ancora mezzo assonnato.
La ragazzina sbuffò “Non so, forse  questo noioso giorno d’estate che mi fa pensare cose strane… Ma mi chiedevo se tu,ecco… se tu non mi conoscessi, ti innamoreresti di me?”
Break fissò la punta delle sue scarpe. La duchessina si accoccolò meglio sul suo petto.
Sospirando.
“Sì, ma una volta scoperto il vostro pessimo carattere vi lascerei subito!”sussurrò.
Sharon si fece rossa in viso, e non di certo per il caldo, e gli tirò una ciocca di capelli “Sii serio!” l’uomo rise piano, affondando il viso nei capelli di lei. Stringendola un po’ di più a sé.
Le posizioni si invertirono: ora era la spalla di Sharon a sostenere il capo di Break.
“Assolutamente sì, e farei cose pazze per voi. Tipo cavarmi da solo l’unico occhio che mi resta o smettere di respirare…” la ragazzina restò muta, stringendo un lembo della camicia di lui. Senza guardarlo in viso. Percepiva il respiro pesante dell’albino sulla pelle del collo, lasciata scoperta dal leggero tessuto del vestito.
 “Dici… dici sul serio, Xerx-nii?” mormorò esitante.
Ma non ottenne risposta.
“Xerx?”
Quando abbassò lo sguardo su di lui, lo trovò che dormiva. L’espressione rilassata, totalmente abbandonato contro di lei. Un leggero sorriso a incurvargli le labbra.
Non riuscì ad arrabbiarsi. Era troppo dolce.
Così indifeso…

§§§

“Questo è un sol, Xerx, non un mi!”
Il caldo sole di giugno vestiva di riflessi dorati il pavimento prezioso della saletta.
Sharon era seduta alla destra dell’albino e a intervalli regolari lo ammoniva.
Una scena non molto diversa dall’ultima lezione di ballo.
Se non fosse che ora erano molto più vicini. Sharon arrossì appena, sfiorando la mano candida di lui per spostarla sul tasto giusto.
Erano sempre state così bianche le sue mani?
“Hiiii… è una perdita di tempo miss: scarpe da ballo e pianoforte non fanno per me!!!”
“Non ti impegni Xerx-nii! Quello è un mi, questo è un sol!!”
L’albino sbuffò, picchiettando l’indice su un tasto a caso.
Un sol, finalmente?
“Non possiamo trovarle un passatempo più costruttivo?”
Sharon assunse il cipiglio severo delle sfuriate “No”
Un monosillabo che profetizzava l’arrivo di ventagliate sul capo.
Sbuffò più forte.
“Come vuole lei, miss…”
Sharon tornò con lo sguardo sulla tastiera. Mise le sue mani su quelle di Xerxes.
“Ora fai quello faccio io: ti guido, seguimi solo.”
E finalmente una dolce melodia si diffuse nell’aria.
Break restò a fissare perplesso le sue mani -le mani di lei- che correvano sui tasti neri e bianchi.
Sharon era a un soffio dal suo viso ora, una ciocca di capelli color miele a solleticargli il naso. Era tutta tesa verso di lui nel tentativo di inculcargli un po’ di sapere musicale.
Profumava di caramello, la sua ojou-sama… Di cannella e zucchero a velo. Un aroma dolce che lo rilassava.
Chiuse gli occhi, mentre la melodia ancora scorreva.
“Xerx!!! Cosa fai!!!”
L’urletto indignato della miss, una stonatura.
Sharon lo fissava tra il sorpreso e l’indignato.
E allora si rese conto di essere totalmente addossato a lei, col viso affondato nell’incavo del suo collo.
Arrossì, colpevole.
“Stavo solo beandomi del suo profumo, miss”
Lo disse con una tale innocenza che Sharon non seppe come arrabbiarsi. Dopo tutto era il suo eccentrico e bizzarro fratellone.
“Davvero?” e, avvicinandosi ancora di più a lui, si accoccolò fra le sue braccia.
“Cannella, zucchero a velo e caramello...”
Sharon ridacchiò “Tu hai un aroma standard: zucchero!” Break sollevò lo sguardo al soffitto a cassettoni.
“Per oggi va bene così?” Sharon si crogiolò in quel tepore zuccheroso che la stretta di lui.
“Per oggi sì, ma non ho ancora voglia di alzarmi…”
Rimasero abbracciati, sul sedile del pianoforte.
Con il sole che disegnava arabeschi sul pavimento lucido.

§§§

Si chiamava William. Era rosso con due iridi azzurre dolci e sincere. Figlio di un conte di Reveil. Era dolce, rideva spesso e quando arrossiva era dannatamente tenero. Si erano incontrati un paio di pomeriggi nelle prime settimane di agosto. Sua madre conosceva quella di lui da quando era piccola.
Non avevano nessuna pretesa. Erano solo due amici che conversavano all’ombra dei faggi nei caldi pomeriggi.
Break non gradiva, li osservava da sotto la veranda con lo sguardo severo. Come se quel pel di carota incarnasse l’origine di ogni male.
Nemmeno fosse lui il fautore della tragedia di Sabrier.
Poi un giorno William aveva smesso di venire alla villa. Senza preavviso.
“Sei stato tu vero?” Sharon si era ripromessa di non piangere mentre lo affrontava, un pomeriggio.
Break sorrise appena “Non posso pagare la colpa della poca costanza del vostro spasimante”
“L’avrai maltrattato! Sei indecente!!!” serrava i pugni per trattenersi dal colpirlo in viso. Lui la osservava inespressivo.
“Ojou-sama, mi lasci spiegare…..”
“No!” la ragazza gli si avvicinò feroce “E non devi essere geloso, non puoi!!”
Si fissarono: era quello il motivo?
Sharon arrossì. Lui era il suo servo, il suo amico, il suo fratellone.
Poteva essere altro?
“Xerxes… io….”
“Puntava alla vostra dote miss, mi sono informato. Negli ultimi tre anni,a causa di infausti investimenti, suo padre ha accumulato un paio di debiti. Nulla di preoccupante, ma sistemare il figlio con una come lei, miss, sarebbe risultato vantaggioso. In ogni caso”
Sotto lo sguardo di Break, che la guardava con tenerezza, si sentì come quando aveva quattro anni: ingenua  e fragile.
“Xerx… io…”
E di nuovo quella frase a metà… che non riusciva a finire per il groppo che le si era creato in gola.
Xerxes sorrise appena, allungandole una mano “Mi perdona miss?”
Sharon lo abbracciò, rifugiandosi in quel tepore dolce. Le venne da piangere.
“Scusa Xerx, onii-san… scusa…”
“E di cosa miss? Non lo sapevate…”
Si sentiva piccola, nonostante stesse crescendo. Forse perché lui era così deciso, sicuro nel proteggerla. Ma a lei stava stretto quel ruolo di damigella in pericolo costante.
Avrebbe voluto,per una volta,essere lei a proteggere lui.
“Ah!Miss… un po’ geloso lo ero davvero: e lo sarò sempre della mia miss….”
Sharon ridacchiò, il viso affondato nella camicia viola di lui.

§§§

“Non male la sua letio sull’amore…”
Sharon lisciò il ventaglio, nel tentativo di calmarsi. La sfuriata contro Oz era stata immotivata: e questo le bruciava.
“Non potevo sapere che facesse parte del contratto, spero che Oz non se ne venga a male…”fece avvilita.
Break ridacchiò “Dubito che Alice-chan  abbia colto il nesso del suo discorso,ojou-sama.”
Sharon sbuffò “E’ una cara ragazza, ma manca un po’ di esperienza nei temi amorosi…”
“Che lei ha in abbondanza, vero miss?” la ragazza gli scoccò un’occhiata gelida “Che intendi dire?” “Avete avuto molto spasimanti, verrà da questo la vostra saggezza sull'argomento… non parliamo dei romanzi rosa poi: pura fonte di ispirazione!”
Sharon si sentì tremendamente presa in giro: fece schioccare il ventaglio sulla gonna.
Avvertimento silente.
Break le arricciò una ciocca di capelli “E’ colpa tua. Se va avanti così non avrò mai un marito” “Avete fretta, miss?” “No. E’ solo che… almeno un fidanzato…”
Si alzò di scatto, lasciando Xerxes basito.
“Parlerà l’esperto! In tutti questi anni non ti ho mai visto accanto a una donna!!!”
“Il fatto che voi non mi vediate, non vuol dire che io me ne resti passivo….”
Sharon sussultò: perché quella frase le faceva così male?
“Break…” si voltò a cercare lo sguardo di lui: ma trovò solo la poltrona vuota. Restò delusa.
Poi un soffio caldo le accarezzò l’orecchio. Il solito profumo dolce a riempirle le narici.
“E comunque chiederei il permesso alla mia miss, prima di potermi unire con qualcuno in matrimonio…”
Sharon fissò lo sguardo sul pavimento: doveva forse gioirne?
Il fatto che dovesse chiederle il permesso di sposarsi non escludeva il fatto che Xerxes uscisse con una donna. Sospirò: perché l’idea di lui con un’altra gli faceva così male?
“Naturalmente. Ma non contare troppo sul mio assenso”
Si allontanò, prima che la situazione potesse prendere una piega spiacevole.
“Ora è lei ad essere gelosa, ojou-sama…”

§§§    

“Eeeeeetciiiiùùùùùù!!!”

"Mannaggia alle correnti d’aria"

Sharon gli rimboccò le coperte, amorevole.

"Ma in fondo, non mi è andata poi così male…"

“Possibile che tu sia capace di ammalarti anche d’estate?! Sei un fratellone incorreggibile!” la miss sorrideva dietro il finto tono di rimprovero. Sulla soglia, Reim scosse il capo con disapprovazione.
“Gliel’avevo detto di andare subito a cambiarsi: i temporali estivi portano sempre brutte sorprese”
“Nah, piantala di…..etciù! Sindacare… Reim….”tirò su con il naso lanciandogli un’occhiata malevola. Lunettes lo squadrava quasi soddisfatto “Non darmi mai ascolto, Xerxes. Fai pure!”
Sharon prese un termometro dal comò sulla destra e glielo mise in bocca con poca grazia “Ora stai zitto per un po’: o non riesco a misurartela!” l’albino grugnì, obbligato al silenzio.
“Vado ad avvisare sua madre, miss”fece Reim voltandosi.
“Grazie”
“Crepa…” mugulò l’albino all’indirizzo del castano.
“Xerx! Trentotto… caspita… così non va bene….”

"Ora che ci penso la testa mi fa un po’ male…"

Sbuffò, mentre Sharon armeggiava con pezzuole di lino e un catino d’acqua.
“Le darà una grande soddisfazione fare l’infermiera… nei suoi romanzi l’infermiera si innamora sempre del paziente…” e sorrise furbo.
“Sì, ma nei miei romanzi il paziente è più paziente!!” soffiò lei di rimando, posandogli la pezzuola sulla fronte. Restò per un attimo a crogiolarsi nella sensazione di fresco. Con le dita sottili di lei ad accarezzargli i capelli. Chiuse gli occhi: andava bene così, anche col mal di testa e il naso in black-out. Perché c’era lei.
Ma in fondo cos’era lei? Solo la sua padroncina?
Sussultò quando Sharon prese ad armeggiare con il colletto della sua camicia. Arrossì, assumendo una graziosa sfumatura ramata. Che c’era poi da arrossire!?
“Vado a farmi preparare qualcosa di caldo, tu non muoverti, eh!!” gli rimboccò le coperte e con un sorrisetto volteggiò fino alla porta.
Sbuffò, stiracchiandosi. Con l’età era pur normale avere quesiti esistenziali…
Non per uno come lui, però…
La testa continuava a pulsargli. Probabilmente erano solo i deliri causati dalla febbre.
Chiuse gli occhi.
Poi tutto divenne nero.

§§§

C’era freddo, un freddo tremendo. Che gli entrava nelle ossa.
E poi era rosso,tutto rosso. E c’era l’odore del sangue che gli dava alla testa. E c’era Sharon in quel mare rosso.
E lui non poteva fare niente.
Di nuovo.
Ma questa volta era diverso.
Stava affogando in quel rosso.
E lei, vestita di bianco, avvolta dal suo puro biancore, rideva.
“Xerx!”
Freddo, rosso, bianco.
“Xerx, mi stai facendo preoccupare! Reim, cos’ha?”
“Credo sia la febbre…”
Quando aprì gli occhi Sharon e Reim erano chini su di lui, e lo fissavano preoccupati. La ragazza gli accarezzava piano la fronte e il castano reggeva scuro in volto una pezzuola.
Ansimò un paio di volte prima di rendersi conto che era sveglio e che era lui a star male, non ojou-sama.
Sharon continuò a fissarlo tesa, e per un attimo le venne da sorridere. Il suo fratellone con le guance arrossate, la frangia incollata alla fronte, lo sguardo sperso, aveva un che di dolce e fragile. Un po’ gli ricordava Kevin: tanta paura negli occhi e quell’aria da animale ferito e bisognoso di cure. Reim gli pose la pezzuola sulla fronte.
“Il dottore ha detto che devi stare a riposo per una settimana buona, capito zuccone?”
Xerxes per un attimo non ci capì più niente: quando era arrivato il dottore?!
“Ti ha visitato un quarto d’ora fa… quando sono andata a verso le cucine l’ho incrociato lungo il corridoio. Mary l’aveva fatto entrare. Dopo che se n’è andato mi sono assentata per un paio di minuti e quando sono tornata qui ti agitavi…” “Allora la miss ha chiamato me”concluse Reim.
Xerxes deglutì a vuoto: aveva avuto un attacco di delirio bello e buono. Fantastico, ci mancava solo quello!
Sharon iniziò a parlottare con Reim.
Allora era solo un sogno. Un orribile incubo, a dire il vero.
Assunse un’espressione corrucciata: essere malato lo rendeva più vulnerabile. E questo gli dava i nervi.
Reim gli sorrise uscendo dalla stanza “A dopo, Break” lo fissava con aria di rimprovero, ma si scoprì troppo stanco per mandarlo a quel paese. Sharon fece anche lei per allontanarsi ma si sentì trattenere da unba mano che le afferrò la gonna.
“No…”biascicò l’albino, con la stessa espressione di un bambino piccolo che non vuole restare senza la mamma. Lei sorrise e si sedette sul bordo del letto, tenendogli la mano.
“Ora dormi, Xerx, prometto che non me ne vado!!”
Sorrideva… e Dio se era bella!
Era bella tutta. Dai capelli setosi alle labbra rosse. Piccole e sicuramente dello stesso sapore delle fragole. E poi la sua pelle vellutata, bianca, dello stesso profumo della panna fresca.
Alt!
Un conto era essere malato, un altro avere pensieri compromettenti sulla sua ojou-sama!
Si diede del cretino  e si portò la mano di lei accanto al viso. Vi ci strofinò contro la guancia.
Sospirò appena.
La sua Sharon. La sua preziosissima Sharon.
Ma sua fino a che punto? Un giorno si sarebbe sposata, qualcuno l’avrebbe toccata, accarezzata…
Magari avrebbero avuto dei figli…
E lui sarebbe rimasto solo un ricordo lontano, un oggetto da ornamento.
Sharon gli accarezzò i capelli, come per ricordargli che era lì. E l’albino sussultò.

"Oh, Dio! Ma io la…"

Alt,alt,alt!!!
Adesso era veramente troppo!
Doveva avere la febbre parecchio alta se il suo cervello iniziava a  propinargli certe questioni.
Chiuse gli occhi, mentre un torpore lieve lo avvolgeva.

§§§

Sharon sorrise. Finalmente si era addormentato. Fino a quel momento aveva avuto l’impressione che stesse rimuginando su qualcosa. Ma ora la fronte era distesa e si era praticamente ancorato alla sua mano. Era così carino, così indifeso e dolce… Il suo Xerxes che cercava sempre di proteggerla, di apparire imperturbabile dietro la sua maschera di ilarità. Per una volta era lei a doverlo proteggere: e poco importava se sarebbe stato solo per una settimana o poco più. Sorrise, accarezzandogli i capelli. Chissà cosa stava sognando.
Arrossì. Negli ultimi anni si era chiesta se fra loro ci potesse essere lo spazio per qualcosa di più, qualcosa che esulasse dall’essere servo e padrona. Xerxes l’avrebbe mai vista come una donna? Magari sensuale, provocante, desiderabile a livello fisico… Avrebbe smesso di pensare a lei come ad una sorella? Sospirò, fissando la finestra aperta sul giardino.
Un giorno sarebbe riuscito ad amarla come voleva lei?

§§§

La situazione aveva decisamente i suoi lati positivi.
Niente rapporti da firmare.
Niente lamentele di Reim.
Tutto il giorno assolutamente libero.
“Fratellone! Ti ho portato qualcosa da leggere!”
E Sharon in veste di crocerossina.
Non poteva desiderare altro.
Certo, avrebbe fatto a meno degli sciroppini dolci come il tossico, dei termometri e delle raccomandazioni che lo facevano sentire un  vecchietto con una sfilza di acciacchi.
Ma tutto sommato poteva sopportarlo.
“L’ho trovato in biblioteca! E’ da un secolo che non lo apre più nessuno!!”
Sollevò un sopracciglio critico, forse qualcosa c’era…
“Non sarà un romanzo rosa, ojou-sama… non è decisamente il mio campo…”
La duchessina sbuffò appena, rimboccandogli la coperta sulle ginocchia “Fa abbastanza fresco, qui?”chiese sviando il discorso. Xerxes sospirò “Sì, miss, sto una favola…”ma il successivo starnuto lo smentì.
“Vado in cucina a prenderti qualcosa” e gli allungò il volumetto. L’albino sorrise appena, soffermandosi a fissare la copertina color mogano.
Alice in Wonderland
Almeno non era una romanzo rosa.
Poi qualcosa gli sovvenne alla memoria…
Ecco cos’era! L’aveva già letto!

“Xex-nii, perché Alice dovrebbe seguire un coniglio?”
“Per curiosità, se no per che altro? Ojou-sama, lei non l’avrebbe seguito?”
La piccola ci rifletté su ,poi sorrise allegra “Io avrei seguito il Cappellaio! E’ più simpatico del coniglio!!”

Non riuscì a non sorridere. La sua miss così dolce.
Sfogliò il volume mentre una leggera brezza gli arruffava i capelli.
Sharon aveva i connotati delle eroine della letteratura.
Allegra, dolce, eccessivamente romantica…
Ma era anche determinata e recentemente era comparso un velo di maturità nei suoi gesti. La sua piccola stava crescendo. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, la miss un giorno sarebbe diventata indipendente.
Avrebbe fatto a meno di lui.
Un groppo in gola gli impedì di respirare.
E poi?
Poi sarebbe diventato inutile. E magari un giorno Sharon avrebbe deciso che non era più così importante averlo tra i piedi. Magari gli avrebbe dato il bel servito, con uno dei suoi sorrisi dolci come il miele.
“Xerx! Sei ancora alla prima riga!?”
L’albino si riscosse “Che!? Oh… non si ricorda miss? L’ho già letto”
Sharon sorrise furba “Pensavo che ti facesse piacere” “Assolutamente”
La ragazza si sedette accanto a lui, allungandogli un dolce.
Una piccola tortina alla panna.
“Non dovrei evitarli? Sono malato, come va cantando Reim in giro per tutto il palazzo!” la duchessina sorrise “Uno solo non ti farà morire. E poi ti devo risarcire per tutti quegli sciroppi che dovrai ingoiare da qui alla fine delle settimana!!”
Xerxes si sporse appena mentre lei glielo metteva in bocca.
C’era il sapore dolce della panna, quello fresco della fragola, e per una frazione di secondo una nota che non seppe individuare. Che rimase lì, sulla punta della lingua, ben distinta dagli altri sapori.
E Sharon ritrasse la mano arrossendo, con la punta delle dita sporca di panna.
L’albino sorrise. La ragazzina sbuffò qualcosa e si alzò in piedi lesta.
“Vado… a vedere cosa fa Reim… torno subito…”
Poi sparì oltre la siepe di rose rosse.
Il giovane si appoggiò allo schienale della panchina soffiando.
Era sempre la prima volta con Sharon.
Avvenimenti banali per uno come lui risultavano pieni di imbarazzo.
Lo facevano sentire un adolescente alle prime armi.
Quello che era Sharon, dopo tutto.
Si umettò le labbra distratto.
La sua miss sarebbe cresciuta certo, ma avrebbe mantenuto quegli adorabili lati del suo carattere che lo facevano impazzire. Lei e il suo rossore, sempre pronto a tradirla, sulle guance.


Note della pseudo-autrice:
Eccomi di nuovo qua. Con la seconda stagione.
L'estate è calda, porta i profumi dei fiori e dei frutti, il sole rovente... e un sentimento che va a sfociare in qualcosa di ben diverso dall'amicizia o dall'affetto fraterno.
Romanticismo e qualche sega mentale per condire il tutto.
Sperando che possa piacere,vi saluto!
La Rouge

  
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