8.
Il giorno prima
“Allora ciao, Clio, penso che non tornerò a casa
stasera”
“Certo, va bene: allora mi posso chiudere in casa?”
Rispose Clio ad una agghindata Emma, in procinto di uscire di casa per
una festa.
“Sì, sì, tanto dormo da
un’amica”
“Va bene, allora a domani”
“A domani”
Fu ascoltando il rumore della serratura che la giovane si
incamminò in camera, non prima di aver raccattato in cucina
una confezione di gelato alla crema ed un cucchiaio.
Entrando nella stanza prese tra le mani il telecomando e accese la tv sul
telegiornale: quella sera avrebbero riproposto
“L’Esorcista” e, sebbene fosse uscito
quasi quarant’anni prima, aveva ancora il potere di metterle
una potente ansia addosso ogni volta che lo guardava da sola.
A noi due, mio amato,
pensò la mora prendendo una cucchiaiata di gelato mentre la
conduttrice televisiva annunciava una notizia dell’ultimo
minuto.
“Sono stati registrati questa mattina strani fenomeni in
varie parti del mondo, compr-”
Accadde tutto in un secondo. La luce c’era, la luce non
c’era più.
“No, no, no” mormorò Clio allarmata,
pensando che si trattasse di un sovraccarico energetico: lei non aveva
acceso nulla, ma l’appartamento di certo non era
all’ultima moda per quanto riguardasse cavi elettrici o
idraulici.
Si alzò dal letto per controllare che fuori la situazione
fosse la stanza e l’oscurità più piena
accolse i suoi occhi.
Un blackout.
Niente panico,
riflettè la ragazza, cercando subito la torcia, e andando
subito a sbattere contro lo stipite del letto.
“MMh, Diamine!!” sbraitò tenendosi il
piede con la mano, e riadagiandosi sul letto. Il buio durò
ancora per poco, infatti l’elettricità
ritornò quasi subito: tutto a posto.
Credeva lei.
Non riusciva a spiegare ciò che era successo. Era successo e
basta. Il Cruciatus che doveva colpire Harry chissà come era
rimbalzato sul suo corpo e si era successivamente infranto su uno dei
vetri dell’autobus, causando un’esplosione di
frammenti sui presenti scioccati. Non che lei fosse tranquilla.
Fece appena in tempo a prendere la mano di Harry e a pensare ad una
destinazione che si ritrovarono improvvisamente sulla riva di un fiume,
il frastuono sostituito da un’atmosfera di quiete.
“Che è successo?” le chiese il maghetto
alzandosi e ripulendosi i jeans con le mani.
“Io … forse ho capito che sta
succedendo” sussurrò lei, accettando
l’invito del ragazzo a rimettersi in piedi.
“Ah, sì? Allora ti farò in anticipo i
complimenti, perché IO invece non ci sto capendo
nulla” rispose lui ravviandosi la chioma ribelle.
Il suo sguardo era chiaro.
Voleva una risposta.
Una risposta alla morte delle persone a lui più care.
Una risposta al rapimento della persona amata.
Una risposta alla terribile situazione in cui si trovavano.
Lei non era sicura di averle tutte.
Ma forse, qualcuna sì.
“Allora, prima sbrighiamo la faccenda del
voi-siete-reali-e-qui-nel-mio-mondo” cominciò la
mora scegliendo con cura le parole, e appoggiando le mani sui fianchi,
“il giorno prima che ti trovassi in casa mia ci sono stati
degli strani avvenimenti, una specie di tempesta magnetica che ha
coinvolto il nostro pianeta” riprese camminando avanti ed
indietro, seguita dal volto sorpreso del ragazzo, “ e anche
un blackout mondiale; io credo che quella tempesta abbia creato una
realtà alternativa in cui voi siete reali e la magia
esiste” si fermò davanti al moro, guardandolo
negli occhi con espressione seria e decisa, “ecco
perché non riesco a trovare i miei libri”
“Ehm … perché?” le
domandò il giovane, confuso.
“Perché di fatto non esistono” gli
rispose lei con espressione trionfante (anche se, sinceramente, non
c’era nulla di cui rallegrarsi), “in questa
realtà la saga non esiste, e anche la vostra storia
è diversa da quella dei libri” finì
tutto d’un fiato.
“Ammettiamo che sia vero” affermò lui
precedendo eventuali proteste da parte di Clio, “e come la
mettiamo con quello che è successo in metropolitana?
Cos’è successo?”
“Non credo di poter rispondere a questo”
mormorò lei amareggiata, “ma non importa
adesso” disse risollevando lo sguardo, “una cosa
importante l’abbiamo scoperta”
“Cioè?” bisbigliò il giovane
ancora più confuso di prima.
“Che ora abbiamo una possibilità di uscire vivi
dal salvataggio della tua fidanzata”
I suoi pensieri vennero interrotti da una forte fitta alla testa.
Immagini veloci, nitide.
Ma troppo veloci.
Un viso.
Ginny.
“Crucio!!!!”
Dolore, terribile dolore.
Voldemort si stava divertendo con lei.
L’ultima cosa che vide fu il suo viso ridente, e poi si
accasciò a terra.
Note dell’autore:
Ehm, allora, non ammazzatemi, ok? Ci ho messo un pochino a postare, e
non è un capitolo lunghissimo, ma mi farò
perdonare, lo giuro! XD ringrazio tutti coloro che leggono la storia,
che la mettono tra le preferite, ricordate o seguite, ci sentiamo alla
prossima
Uadjet
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