Leah:
presa di posizione
Primo giorno nella casa nuova. Ho portato con me tutto quello che mi
sembrava giusto non lasciare alle due stronze che si approprieranno di
casa mia, non cose solo mie ma anche qualcosa che apparteneva a mio
padre e a cui sono affezionata in modo particolare. Anche se sistemare
la sua vecchia poltrona in questa casa non è stato semplice:
stona con tutto!
Per questo l’ho fatta mettere qui, in camera da letto. Ci
passo davanti e storco in naso. Quella pelle rossa segnata dal tempo
non centra nulla con il bel copriletto grigio con effetto sfumato o con
la miriade di cuscini dalle varie tonalità dal bianco al
nero che decorano il letto.
Il letto sembra quello di un’esposizione e la poltrona sembra
uscita dalla discarica. Ma è la poltrona di mio
padre… forse però… potrei comprare un
telo in tinta e ricoprirla…
Dalla porta Embry si schiarisce la voce per richiamare la mia
attenzione.
“Ho sistemato la bici di tuo padre in
garage…”
“Ahm… grazie.”
“Hai bisogno di qualcos’altro?”
“No, grazie… ho tutto.” Anche troppo a
dirla tutta. Mai avuta una camera così grande, o una cabina
armadio o un bagno in cui potrei anche nuotare nella vasca…
Lui si guarda attorno, sospira e affonda le mani nelle tasche. Sembra
abbia qualcosa da dire ma che non trovi il modo per farlo.
“Dimmi.” Lo esorto, anche se è strano
che Embry si tenga qualcosa per sé.
“Non fraintendermi… sono contento per te, insomma
tu senza casa, questa era vuota… è stata la
soluzione migliore, ma da qualche parte, giù in fondo, mi
dà un po’ fastidio. Una casa così
grande, così bella e per di più completa in
tutto… insomma se Rachel non la voleva poteva dirlo che me
la sarei presa io. Magari era la volta buona che approfondivo il
rapporto con Billy.”
Lo guardo allibita non sapendo cosa dire. Poi farfuglio qualcosa sulla
sua, quella che si è preso sulla spiaggia.
“Certo che mi piace! È isolata e posso fare quello
che voglio… ma la sto pagando e la pagherò ancora
per qualche anno. E anche io come te non ho un lavoro, non uno vero e
proprio, eppure lo sto facendo.”
“Embry… non so cosa dire… a me
è stata offerta. Se sapevo che la volevi per te non avrei
accettato…”
Sbuffa e dondola sul posto.
“Hai ragione… mi sto lamentando con te quando non
è a te che dovrei dire queste cose… ma parlare
con lui a volte è proprio impossibile.” Alza lo
sguardo su di me e mi fissa silenzioso.
“Cosa c’è?”
“Si dice in giro che lo hai accettato…”
Il suo commento mi fa prudere le mani e la lingua e la voglia di
mandarlo a quel paese mi solletica non poco, ma mi mordo la lingua e
lascio cadere il silenzio.
“E’ vero? E’ per questo che sei venuta ad
abitare qui?”
Lo guardo per qualche minuto senza dire nulla e mi viene il
dubbio che l’astio di prima non fosse rivolto tanto al fatto
che mi sono trasferita qui ma piuttosto alla possibilità che
tra me e Billy ci sia qualcosa.
“Se così fosse ti darebbe fastidio?”
Non risponde subito, ci pensa qualche attimo, poi scuote la testa.
“E allora cos’è che vuoi
sapere?”
“E’ vero che Sam ti ha fatto una scenata?”
Lo fisso senza rispondere e dopo qualche attimo lui sogghigna.
“Che stronzo… con che coraggio? Prima ti lascia e
poi… è contrario se qualcun altro ti gira
attorno?”
“Gli dà fastidio che sia Billy: per la differenza
d’età e… forse anche per tutto quello
che c’è stato tra di noi. Voglio dire, non
è uno sconosciuto, era amico di mio padre, mi ha vista
nascere, crescere…”
“Ma a te queste cose danno fastidio?”
Non so cosa rispondere. In effetti un po’ si…
pensarmi con l’amico di mio padre, quello stesso uomo con cui
la mia famiglia si trovava il sabato sera quando ero
piccola… è strano. Ma non del tutto.
Lui mi conosce, io conosco lui. Conosciamo il nostro passato e questo
può essere un punto a nostro favore. Un po’ come
mia madre e Charlie: lei stessa ha detto che a volte si perde a
ricordare mio padre e Charlie la rispetta, rispetta i suoi bisogni e i
suoi spazi. Per noi potrebbe essere lo stesso. Certo, sempre che tra
noi prima o poi qualcosa si sblocchi.
“Non tanto vero?” chiede Embry e sono in
quel momento mi ricordo di non essere sola.
“No, non tanto.”
“Quindi… tra qualche tempo potrò
considerarti la mia matrigna?” chiede fingendosi esaltato
dalla cosa.
“Non provarci!” ribatto di petto ma poi tutta
quell’enfasi si sgretola.
“A dire il vero non so nemmeno se succederà
mai…”
Mi guarda stranito e fa un’espressione buffa e stranamente mi
sento a mio agio. Anche se non è poi così strano.
È vero, io ed Embry non siamo mai stati amiconi, lui per i
miei gusti è sempre stato troppo libertino e troppo giullare mentre io
sono riservata o come dice lui musona,
quindi creare un legame è sempre stato difficile. Ma, a
parte il modo frivolo con cui conduce la sua vita, so che lui
è uno presente, uno che quando chiami corre, uno che ti fa
scudo con il suo corpo se serve, quindi non è
così difficile sentirsi al sicuro con lui.
“Sai… vuole sposarmi.” Dico scatenando
in lui la reazione che mi aspettavo. Sgrana gli occhi e resta a bocca
aperta.
“Si… prima o poi. Ma vuole fare le cose con calma,
vuole dare alla gente il tempo di abituarsi della mia figura accanto
alla sua. Per il mio bene e anche per il suo.”
“Ma tu sei…. Voglio dire…
cioè non è che ci si sposa
così… tanto per…”
“No… cioè… non
so… no!” sbuffo e mi siedo sulla poltrona. La
seduta si affossa un po’ troppo… dovrei portarla a
far mettere a posto se voglio davvero tenerla.
“Sono… interessata… cioè era
l’ultima cosa che mi aspettavo, non avrei mai pensato
che… però… voglio dire… non
sono innamorata… cioè…
non…nel senso che… voglio
dire…” mi sto ripetendo e sentirmi tanto
impacciata mi dà fastidio. Io sono quella dalla risposta
pronta no?
"Non me lo aspettavo, non più ormai. C’è
stato un tempo in cui anelavo l’imprinting solo per passare
oltre… ma ora mi sembra decisamente fuori tempo massimo.
Però… non mi lascia indifferente. Capisci quello
che voglio dire?”
Piega la testa di lato e si appoggia allo stipite, arricciando le
labbra. Ho fatto un discorso troppo enigmatico perché
risulti chiaro.
“Quando ho capito cos’era successo mi ha mandata in
panico, prima, e poi… non so, è come se fosse
finalmente giunto qualcosa che…” sospiro ancora e
mi chiedo dove siano finite le parole giuste per spiegare cosa provo
“non sono rimasta indifferente, ecco! Potevo far finta di
nulla e tornare a New York, riprendere la mia vita, il lavoro e tornare
qui quando sentivo il bisogno di vedere mia madre… e invece
sono rimasta per lui. Ho seguito… l’istinto. Forse
posso essere felice anche io qui, senza andare chissà
dove… e lo so che è strano, so che lui è Billy…
voglio dire… potrebbe essere mio padre, ma…
qualcosa in quello che ha detto e fatto per tenermi qui… ha
fatto effetto.”
“Ma…?”
“Ma cosa?”
“Tu che balbetti, che fai un giro lunghissimo per dare una
risposta… beh è strano! O New York ti ha cambiata
o c’è qualcosa che non mi hai detto.”
Rido, anche se tristemente. Sembra una persona così
superficiale e invece riesce a scorgere anche quello che cerco di
nascondere. Avremmo potuto essere amici… certo, se solo io
non fossi stata così pedante al tempo…
“Ha fatto qualcosa per tenermi qui ma poi… basta.
Non mi aspetto grandi cose… ma almeno che sia presente. Ad
esempio… perché ci sei tu qui? Perché
hai dovuto darmi una mano tu per il trasloco? Non poteva venire lui?
Sarebbe stata un’occasione per stare
assieme…”
Sospira e annuisce.
“Lui… non è di tante parole. Ho
scoperto tempo fa di essere suo figlio. Ma io e lui questo argomento
non lo abbiamo mai affrontato.”
Restiamo in silenzio ed entrambi lasciamo spaziare i nostri sguardi per
la camera, come per sciogliere una sorta d’imbarazzo.
“Però trovo stupido questo aspettare che la gente
si abitui. Voglio dire… a me non me ne frega un cazzo degli
altri… io faccio quello che voglio e delle malelingue non mi
curo… quindi…. Perché farti venire qui
a vivere? Non potrebbe sposarti subito?”
“Scusa?”
“Si. Insomma… la gente ha sempre da dire, ogni
cosa che fai alla fine a qualcuno non va bene e la cosa si propaga a
macchia d’olio. Guarda Nessie e Jake. Nessie ha voluto
sposarsi qui, alla riserva, in mezzo alla gente di Jake, con un rito
antico, che richiamasse la sacralità del matrimonio e
l’importanza che ha per lei il fatto che lui sia un Quileute.
Lo ha fatto perché lo sentiva, per essere accettata e tutti
hanno partecipato al matrimonio, tutti hanno bevuto, brindato e
mangiato con loro. Poi… tutti ad additarla come la bianca
che s’intromette in cose più grandi di lei. E del
loro matrimonio parlano ancora tutti, in bene e in male. Soprattutto in
male. Secondo me se vi sposate subito farete scalpore in una volta
sola, tutti parleranno ma poi la cosa scemerà. Invece ora tu
vivi qui e tutti dietro alle spalle a dare la propria versione. Quando
non vedranno il pancione crescere avranno ancora da dire, se poi il
vostro rapporto progredirà… giù altri
pettegolezzi e se alla fine vi sposerete ne diranno ancora e ancora.
date alla gente qualcosa da dire ora e vivete la vostra storia coi
vostri tempi. Mi sembra di capire che tu hai voglia di provarci, lui
pure… solo che teme il giudizio degli altri.”
“Ma se non so nemmeno se… ci sarà un
futuro per noi… è così…
lento! Sembra… insicuro!”
“Fai tu il primo passo.”
Ancora?
Ricordo quel giorno al cimitero: io mi sono mossa per prima, se
aspettavo lui sarei ancora inginocchiata sulla lapide di mio padre!
“Credo che sia nel dna dei Black essere un po’
torti in amore: anni fa se Nessie non fosse venuta qui a cercare Jake a
quest’ora… cazzo potrei essere io, ora, il
capobranco! Non ci avevo mai pensato…”
“Quindi non devo stupirmi se fa un passo avanti e due
indietro?”
“Già… credo tocchi a te tenerlo fermo
sul traguardo raggiunto. E spingerlo avanti, verso il
prossimo.”
“Uhm… mi prospetti un futuro roseo e
felice… grazie.” Dico sarcastica anche se so che
ha ragione.
“Bah… ho detto anche troppo… mi ritiro
nei miei appartamenti.” Si volta e fa per andarsene ma poi
torna sui suoi passi.
“Ah, comunque… se un domani vuoi lasciare questa
casa, fammi un fischio.” Dice facendo l’occhiolino.
Lo mando a quel paese ma intanto rido.
Una volta sola mi sento davvero sola. In una casa grande piena di
mobili e comfort, mi sento sola. E, dopo questo discorso, sento Billy
ancora più lontano. C’è una porta che
ci divide ma è come se fosse un muro.
Sono solo tre giorni che mi sono trasferita e già me ne sono
pentita. Chissà che mi credevo… magari di passare
delle ore con lui una volta qui, chiacchierare mentre cucino o durante
i pasti… solo che mi sono dimenticata di un piccolo
particolare: lui non mangia. Non tocca cibo. Anche se si trasforma in
lupo è un vampiro a tutti gli effetti. Beve solo il sangue
dalle sue prede, quindi è inutile sperare che possa sedersi
al tavolo con me e degustare i miei manicaretti. E io devo imparare a
cucinare solo per me… cosa che mi è sempre
risultata difficile. Non sono mai stata davvero da sola, anche a New
York ero io la cuoca di casa e Jeanne apprezzava un sacco. Ma non
è neanche questo il punto: non mangia ma almeno potrebbe
degnarsi di tornare a casa e sedersi al tavolo con me. Invece sono sola
per la maggior parte del tempo.
Quando mi alzo al mattino lui non c’è
già più, torna nel pomeriggio ma sta quasi tutto
il tempo nella rimessa, poi esce ancora e chissà quando
torna. Prima di uscire mi chiede sempre se ho bisogno di qualcosa, ma
devo davvero essere io a dirgli di restare? Che ho bisogno di
parlargli? Prima veniva a trovarmi, restava una mezzora e parlavamo di
cose futili, ora nemmeno più quello. È una
situazione opprimente.
E il discorso fatto con Embry l’altro giorno mi sembra sempre
più un’utopia.
Ogni tanto torna Rachel, lei e Paul non sono ancora sposati ma vivono
già assieme, credo torni per sistemare la camera di
Billy… potrei farlo io ma non voglio impormi su di lei e
vorrei che fosse lui a propormelo. In fondo nei suoi piani un giorno
noi saremo una coppia… sconsolata passo il panno umido sul
lavandino.
Suona il campanello e mi ritrovo a fissare la porta con una voglia pari
a zero di vedere qualcuno. Ma apro comunque. E me ne pento subito.
“Cosa ci fai qui?”
Mi guarda per un attimo poi entra quasi spintonandomi indietro.
“Ohi! Cos’è non conosci più
le buone maniere?”
“Se questa è una ripicca è davvero
esagerata!” sbotta Sam rivolto verso il muro.
“Scusa?”
“Tu. Qui. Con Billy. Ti rendi conto? È Billy!
Era l’amico di tuo padre, andavano insieme a pesca e
passavano le ore a giocare a carte! E ora tu… stai con lui?
È un vecchio! E ora è anche un vampiro! Vuoi
tentare la fortuna? O forse il tuo è un macabro gioco? Se
vuoi morire ci sono modi meno cruenti!”
“Non credo di capire quello che stai dicendo. Ma sai una
cosa? Non m’importa! Hai perso il tuo potere su di me tanto
tempo fa! E non sto parlando di te come capobranco!”
Chiude gli occhi e serra i pugni. Sta cercando di controllarsi. Mi
allontano di qualche passo, non voglio finire con il viso sfregiato
come mia cugina!
“Io non ho potuto scegliere. Ho dovuto… fare
quello che ho fatto. Ma una parte di me non ha mai smesso di amarti, lo
sai! E quando sei entrata nel branco ho sofferto per te…
sapevo che i miei pensieri su Emily ti facevano male ma anche in quel
caso non potevo farci nulla. Ma ora…”
“Oh ti prego! Risparmiami questa solfa! Hai avuto
l’imprinting con Emily ma avresti potuto cercare di resistere
se davvero mi amavi ancora! Invece no… e non hai avuto
nemmeno il coraggio di dirmelo subito: hai lasciato che mi crogiolassi
nel dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. Hai una vaga idea di
quello che ho passato?”
“Tu non sai quello che dici…
l’imprinting è…”
“Basta! Finiscila! E vattene!”
“No Lee-lee… io… voglio
provare a rimediare...” dice e mi mette le mani sulle braccia
e mi accarezza dolcemente guardandomi negli occhi. In un primo momento
cerco di vedere altro in questo suo atteggiamento perché la
prima impressione sarebbe troppo rivoltante se fosse vera…
mi si avvicina ancora e schiude le labbra… oh merda!
Gli poggio le mani sul petto e lo spingo via. Lo muovo di soli pochi
centimetri ma tanto basta per fargli capire che deve lasciarmi andare.
“Lee-lee potremmo… farcela. Sono passati anni e io
sto cercando di non mutare più… se torno ad
essere…”
Mi viene la pelle d’oca a sentirlo parlare in questo modo:
non è il Sam che conosco, che amavo!
“Con che coraggio vieni qui a propormi una cosa simile? Ora
che Emily è incinta? Ora che… anch’io
sono oggetto di un amore devoto come quello che tu hai donato ad
un’altra? E non osare chiamarmi mai più in quel
modo!!”
Si volta dandomi la schiena e ancora serra i pugni.
“Non puoi dire sul serio… Billy
è…”
“E’ qui!” tuona una voce dietro di noi.
Sam si volta di scatto con gli occhi sgranati e ha un leggero tremito.
Billy è davanti alla porta, in mano stringe i gambi di un
mazzo di fiori le cui teste sono ormai inguardabili.
“Se vai via ora farò finta di non averti trovato
in casa mia a proporre alla mia donna un tradimento in piena
regola.” dice guardandolo con gli occhi a fessura. Il rosso
sembra ancora più inteso del solito in questo momento.
Sam abbassa la testa e lentamente gli passa davanti, guardingo, e poi
se ne va.
“Allora sono la tua donna?” chiedo mentre chiude la
porta.
Si volta ma non mi guarda, solleva i fiori e sbuffa… poi li
accortoccia e li butta nell’immondizia.
“Mi spiace… li ho rovinati.”
“Sono la tua donna?” ripeto piazzandomi davanti a
lui, obbligandolo così ad affrontarmi.
Mi guarda negli occhi e mi chiede se è deve proprio
ripetersi mandandomi su tutte le furie.
“Secondo te mi sento la tua donna? Non so nemmeno cosa ti
passa per la testa! Mi hai prospettato un futuro insieme, come una
coppia sposata, ma ora? Cosa vedi nel tuo presente? Nel nostro
presente? Credi che avermi alla porta accanto faccia di noi una coppia?
Non ci sei mai! Passavamo insieme più tempo prima, quando
stavo ancora a casa mia!”
Chiude gli occhi e sospira e io… no, un attimo, non sta
sospirando… sta annusando l’aria.
“E’ il mio odore vero? Il tuo lato vampiro vorrebbe
azzannarmi, è per questo che stai sempre fuori
casa!” sbarra gli occhi e in un attimo sono prigioniera tra
le sue braccia.
“Non ho problemi di autocontrollo!” sibila tra i
denti mostrandomi volutamente le lunghe zanne. “Non per quel
tipo di fame, almeno…” continua poi a voce
più bassa.
Come?
Così velocemente come mi ha stretta mi libera e in un
battito di ciglia è già sulla porta.
“Vado… devo….” Non termina la
frase e se ne va.
Resto imbambolata a guardare la porta chiusa. Non ho capito
bene… non teme di saltarmi addosso in quanto vampiro
ma… come uomo? E’
questa la fame di cui stava parlando? Non teme la sete del vampiro ma
gli appetiti sessuali della sua parte umana? Non appena
questo pensiero mi attraversa la mente mi sento in fregola,
irrequieta… come non mi succedeva da un pezzo.
Apro la porta ed esco pur sapendo che lui a quest’ora
sarà ben lontano, ma il bisogno di trovarlo, di vederlo, di
non so nemmeno io cosa, è più forte.
Corro per la strada e per la prima volta in vita mia sento la mancanza
di quelle capacità che avevo quando mi
trasformavo. Potrei comunicare con lui con la mente, fargli sapere il
mio bisogno o potrei seguire il suo odore e
trovarlo… quando mi rendo conto di cosa sto
desiderando mi fermo e cerco di capire cosa voglio davvero.
Smettere di mutare non è stato facile eppure ora lo
rimpiango.
Ho sempre odiato i vampiri eppure ora…
Per un periodo ho desiderato l’imprinting ma poi
l’ho odiato, mi aveva portato via tutto e lo ritenevo
ingiusto. L’imprinting t’impone una scelta mentre
io sono sempre stata per il libero arbitrio. Ma ora…
Poi vedo qualcosa sfrecciare tra i cespugli al limite della strada. Una
macchia grigia e subito dietro un’altra, un po’
più chiara. Paul ed Embry. Ma come mai sono così
vicini alle strade?
“Embry!” urlo, sperando che si fermi.
Dopo qualche secondo spunta da dietro un albero con il viso sudato e il
fiato grosso, indice che la corsa è stata parecchio lunga.
“Vieni con me.” Dice prendendomi per mano e
tirandomi dietro di sé, ancora nel bosco.
“Ma cosa…?” chiedo sconcertata. Fa per
prendermi in braccio ma mi divincolo.
“Se ti porto io facciamo più in fretta.”
dice tentando ancora di prendermi.
“Portarmi dove?”
Mi guarda esterrefatto poi scuote la testa.
“Non sai nulla? Pensavo fossi in strada per
quello…”
“Sapere cosa? Ma di che stai parlando?”
“Sam… Sam ha attaccato Billy. Si è
trasformato e lo ha attaccato. Io e Paul eravamo nel territorio dei
Cullen per una ronda di controllo e abbiamo sentito tutto.”
“Sam cosa??” mi si accappona la pelle e mi volto
nella direzione in cui è andato Paul.
“Se ti porto io…” non lo lascio nemmeno
finire, gli allaccio le braccia intorno al collo e lui subito mi prende
in braccio. Il bosco ci sfreccia accanto e mi sembra di essere tornata
indietro nel tempo. Eh si… questa è proprio
nostalgia.
Sento i rumori della zuffa ancora prima di vederla e il cuore mi
rimbalza nel petto. Come
ha osato Sam? Con che diritto?
Quando Embry si ferma sono talmente scioccata da ciò che
vedo che resto stretta a lui. Parecchi tronchi spezzati e buchi grandi
come crateri nel terreno, Sam pare ancora più grosso di come
lo ricordavo e se è ferito il pelo nero non lascia vedere
nulla mentre Billy ha grosse chiazze di sangue su tutto il corpo. Paul
e Quil, tra loro due, cercano di tenerli separati, facendo da scudo.
Poi Sam gioca d’astuzia, fa una finta a destra ma subito
torna indietro liberandosi così del placcaggio di Paul e si
avventa contro Quil e Billy. Billy spintona Quil di lato restando da
solo sulla traiettoria di Sam che si avventa con le mascelle spalancate
sulla sua spalla già ferita.
Lo sento guaire e il suo dolore diventa il mio. Me lo sento dentro,
è qualcosa talmente forte che non so nemmeno descrivere.
“Basta!!!!” urlo, mi rimetto in piedi e
m’incammino verso i quattro lupi. Embry tenta di fermarmi ma
prima guardo la sua mano stretta intorno al mio polso poi lui negli
occhi e deve aver capito che, anche se sono solo un’umana, in
questo momento non è consigliabile crearmi degli impicci,
anche se sono per il mio bene.
Sam molla la presa e Billy cerca di tenersi su, ma ha uno squarcio da
cui sgorga sangue in modo preoccupante.
Mi metto tra loro e, mentre gli altri tre arretrano di qualche metro,
Billy si avvicina e, abbassando il muso, mi tocca una mano.
Vai
via… è pericoloso.
Mi volto a guardarlo nei suoi occhi trovo tutte le mie risposte. E le
parole di Nessie, di quel giorno sulla spiaggia, ora hanno un
significato più vero. Lei ama Jake e ama il lupo come
fossero due entità distinte. Jake le dà tutto
quello che può darle un compagno, il lupo le dà
tutta la sicurezza e la tranquillità di cui ogni donna ha
bisogno. E ora il mio
lupo ha bisogno di me. Sta affrontando una battaglia che verte sulla
mia persona, non posso stare a guardare.
“Non posso. Sei ferito.”
Sento Sam grugnire e Billy ringhiare nella sua direzione.
“E sei il mio compagno. Non puoi chiedermi di starne
fuori.”
Alle mie parole Billy si zittisce ed è Sam a ringhiare.
Mi volto verso Sam e lo guardo con astio.
“Con chi decido di passare la mia vita, sono affari miei. Hai
fatto la tua scelta anni fa ora non puoi tornare indietro solo
perché pensi che io… lo stia facendo per ripicca
o perché mi senta costretta.”
Alle mie parole Sam torna nella sua pelle restando nudo davanti a me.
“Lui è tutto quello che hai sempre odiato, come
puoi credere che io non pensi che ti stai accontentando? O vuoi forse
dirmi che lo ami? Che sei pazza di lui? Io ti conosco Leah…
mi ricordo com’eri quando eri innamorata.”
Dietro di me anche Billy muta ma ha almeno la decenza di coprire le
parti intime con le mani, anche se ha una spalla con l’osso
completamente esposto. Mi trovo a guardare le loro ferite e mentre Sam
ha solo qualche graffio, Billy ha molteplici morsi su tutto il corpo.
Non capisco… perché Billy non lo
abbia… ma la risposta mi arriva nel mentre mi sorge la
domanda. Billy è anche un vampiro e forse il suo morso
sarebbe letale per Sam. Hanno combattuto ad armi impari. E lo sapevano
entrambi.
E ancora le parole di Nessie tornano nella mia testa “quando Billy
è mutato ha parlato di un libro della vita, qualcosa dove
tutte le nostre vite sono già state scritte da qualcuno.. e
che niente accade per puro caso... forse il tuo destino era di finire
con lui, sei solo nata troppo tardi e... la natura ha posto
rimedio...”
“Forse non lo amo oggi ma ogni giorno che passa sento che il
nostro legame sta crescendo. Io imparerò ad amarlo anche se
lui è un lupo che non potrà mai smettere di
mutare e io invecchierò, anche se non potrà mai
dividere la sua cena con me, anche se tante altre cose ci sono
contro… ma tu, Sam… sai cosa vuol dire amare? O
ti sei accontentato
di Emily solo perché il tuo essere lupo ha deciso
così? Perché se tu l’amassi davvero non
saresti qui, ora, a fare questo discorso.”
S’irrigidisce, trema e scopre le zanne.
Billy e gli altri ringhiano in modo sommesso, Quil e Paul si abbassano
sulle zampe davanti, pronti per attaccare. E io non riesco a restare
seria. Sorrido e mi sento stupida. Mi sono sentita sbagliata per tanto
di quel tempo… e invece avrei solo dovuto aprire meglio gli
occhi. Sam non è mai stato un buon capobranco, non mi ha mai
saputo proteggere, nemmeno dai suoi pensieri… e spesso e
volentieri ha fatto scelte azzardate. Perfino Jake ha avuto
l’acume di capirlo, anni fa. Ero così concentrata
su me stessa che non ho mai voluto vedere quello che c’era
oltre.
“Scusa se rido…”
“Non sei affatto divertente!” dice lui a denti
stretti.
“No, non rido di te, ma di me. Non ho capito niente per tanti
anni e ora è bastato un attimo per aprirmi gli
occhi.”
“Di che stai parlando?”
“Mi sono sempre ritenuta inadatta e inferiore: pensavo che
l’imprinting che avevi avuto con Emily fosse un
chiaro segno di quanto poco io valessi. Ma forse… non ero io
ad non andare bene per te ma eri tu che non andavi bene per me. Tempo
fa Nessie mi ha detto che probabilmente il mio destino è
intrecciato a quello di Billy, che forse io sono destinata ad un vero
capo. Uno che sa farlo.”
“Cosa stai…?” dice
avvicinandosi di un passo. Ma il ringhio dei due lupi alle
sue spalle lo ferma sul posto.
“Tra le tante leggi del branco c’è una
che tutela gli imprinting e tu ora mi stai minacciando. In
più sono una donna, destinata ad un altro e tu sei qui
davanti a me, nudo come un verme, e non fai nulla per coprirti. Se non
per cortesia almeno per rispetto, non credi? E poi… hai
attaccato un membro del branco per un tuo tornaconto e lo hai fatto
sapendo che lui aveva meno armi a disposizione. E ne ha meno solo
perché con un suo morso tuo figlio saprebbe di te solo dai
racconti degli altri. Sapevi che non ti avrebbe mai morso ma non ti sei
fermato né hai limitato gli attacchi. Io credo che tutte
queste cose potrebbero bastare per allontanarti, non solo dal branco,
ma anche dalla riserva.”
Mi guarda con occhi sgranati e sembra non capire.
“Non lo sai? Sono figlia di mio padre, un membro del
consiglio degli anziani e mio padre tutte le leggi sia dei Quileute che
del branco me le ha impartite per bene.”
“Io non so cosa mi ha…”
“Zitto! E copriti! Prendi esempio da chi ha fin troppo
rispetto per gli altri.” Così dicendo mi volto
verso Billy che mi guarda con ammirazione. “Lui è
il mio compagno eppure si sta coprendo, anche se è ferito e
non dev’essere né semplice né indolore.
Ecco a che tipo di maschio sono destinata!”
|