Era appena rientrato, dopo una dura giornata fuori di casa.
Il lavoro, lo studio, aveva pranzato con Hermione, che lo aveva informato che
nel pomeriggio Draco sarebbe uscito dall’ospedale. Due settimane esatte erano
passate dal rifiuto definitivo di Draco. Le vacanze natalizie si stavano
avvicinando inesorabilmente sempre più. Molte cose erano cambiate nella vita di
Harry, nel suo cuore. A partire dal semplice arredamento del suo appartamento.
Era stato riempito di foto di tutte le persone che nella sua vita lo avevano
accompagnato, amato. Una grande foto trionfava su tutte: Draco e Harry
abbracciati sorridenti al parco, le loro mani congiunte. Come ogni sera Harry
si fermava a rimirarla lasciando la sua mente ripercorrere l’ultimo mese e
mezzo della sua complicata vita.
Si diresse in bagno per lasciare i propri muscoli
distendersi sotto la pioggia cadente della doccia. L’acqua calda come ogni sera
si mescolava alla caduta delle sue lacrime. Nessuna perdita o rifiuto nella sua
vita lo aveva cambiato così tanto. Una
volta uscito dalla doccia si avvolse un bianco asciugamano, cingendoselo
attorno alla vita.
I capelli ancora bagnati, piccole gocce d’acqua scivolavano
lungo la sua schiena riuscendolo a far sentire ancora vivo, si diresse come
tutte le sere in cucina.
Aprì il frigo estrasse la bottiglia del suo vino rosso
preferito, si versò un bicchiere, in un cristallino calice. Riaprì il frigo,
riposizionò la bottiglia al suo posto, richiuse il portello e alzò gli occhi:
“Draco”.
“Harry”. Il biondo ragazzo in piedi all’ingresso della
cucina. “Cosa ci fai qui? Come stai? Quanto sono felice di vederti!” disse
Harry mentre si avvicinava al Serpeverde e lo afferrava fra le sue braccia, lo
stringeva a se, ma Draco gli posò una
mano sul petto e si scostò. “Ho visto Percy oggi” prese a dire il biondo. “Lo
immaginavo” rispose Harry. “Nessuno però ha saputo dirmi perché non sei venuto
oggi” riprese il biondo ragazzo. Furono quelle poche e innocenti a parole a
risvegliare la rabbia e la frustrazione che da giorni Harry aveva in tutti i
modi tentato di nascondere e mascherare dietro una apparenza di calma e
accettazione. “Perché oggi non sono venuto alla tua festa? Draco hai davvero
battuto la testa molto forte spero. Ho sbagliato molte cose con te, lo so. Ma
non credo di meritarmi questo, non credo che tu dovresti essere qui”. “Harry, non hai capito. So che hai ripreso ad
andare all’università, so che hai deciso di aprire un orfanotrofio per maghi,
so che stai ricominciando e andando avanti, ma speravo che avresti lottato per
me ancora un po’. Mi ero immaginato di poterti rivedere, di correrti incontro,
di lasciarti stringermi a te, di baciarti, ma tu non sei venuto. E ora ho davvero
bisogno di sapere se non sei venuto solo perché avevi paura, o se non ti sei
presentato perché oramai sono solo il ricordo di un mese” Draco stava
piangendo. Harry era come impietrito, incredulo, esterrefatto. Si avvicinò lentamente a Draco, insicuro,
spaventato. Posò una mano sulla perlacea guancia del biondo ragazzo sfiorandola
leggermente con i polpastrelli, avvicinò le loro bocche fino a unirle. Si
staccarono, le loro fronti in contatto, mentre Harry diceva: “Ti amo. Ti amo.
Ti amo”. Draco si lanciò nuovamente contro la sua bocca. Una dolce danza di
bocche, mani, vestiti li condusse fino a un morbido letto. Nudi i loro corpi
complementari, le loro mani che s’incontravano e scontravano. Passione,
dolcezza, condivisione, le tre componenti che li condussero al piacere. Sudati
uno abbracciato all’altro. In attesa del sonno, quando Draco ruppe il silenzio:
“Ti prego promettimi che da questa notte, tutte le mattine che avremo mi
risveglierò al tuo fianco, fra le tue braccia”. Harry lo baciò prima di
sussurrargli sulla bocca: “Sempre, Per sempre”.
Ecco giunti alla fine. Grazie mille davvero a tutti!