CAPITOLO
13
Narcissa
aveva una brutta sensazione, come se da un momento all'altro potesse
succedere qualcosa di terrificante e doloroso, soprattutto doloroso,
e per questo si tenne sempre appiccicata alla sorella maggiore. Si
chiese più volte – ma in realtà lo faceva già
da molti giorni – come potesse una semplice babbana avere
quell'effetto su tutti loro, su maghi con tutte le carte in regola
per farla diventare una grossa anatra da cuocere al forno con le
patate; e non riusciva nemmeno a capire perché non lo avessero
già fatto! Aveva ragione Chiara a chiederselo, perché
era davvero una cosa assurda. Riflettendoci, nemmeno Narcissa sapeva
spiegarselo. In realtà non c'era niente che impediva loro di
usare la magia, a parte la remota possibilità che restassero
in quel mondo: in quel caso, se fossero stati scoperti a trasformare
la Pupuomo in anatra, la gente li avrebbe considerati dei fenomeni da
baraccone e non avrebbero avuto un attimo di pace per il resto della
loro vita. Questo allora poteva capirlo, ma non riusciva proprio a
trovare altre spiegazioni. Quindi se lo chiese.
Narcissa,
perché diavolo non hai ancora usato la magia? Tu, quella scema
di tua sorella e quei rompiscatole che sono lì con te.
Accidenti! È che quella donna è troppo... inquietante,
troppo antipatica e cattiva; dà la sensazione di poterti fare
qualsiasi cosa, anche di farti sparire dalla circolazione... ecco! Ho
capito!
Finalmente
se ne rese conto: loro potevano usare la magia, ma non volevano,
perché avevano paura che la Pupuomo potesse fare loro del male
o fargliela pagare cara; erano talmente soggetti a questo strano
potere da essersi auto convinti di non poter fare niente, che
lanciarle incantesimi avrebbe solo peggiorato la situazione.
Quindi
la ragione di tutto, quella che anche Chiara si era domandata e che
Narcissa le avrebbe in seguito spiegato, si trovava solo nella loro
testa. Dopo questa interessante scoperta si sentiva molto più
forte ed affrontò quella pericolosa missione di ricognizione
con meno paura.
Mai
fece errore più grave.
Nel
salotto, intanto, i cinque rimasti aspettavano con impazienza il
ritorno della professoressa, lanciando occhiate nervose alle porte
della stanza e cercando di indovinare da quale di quelle sarebbe
spuntata fuori. Chiara pensava a diverse cose, e ogni volta che
rifletteva su una gliene veniva in mente un'altra, cosicché,
dopo cinque minuti, si ritrovò con un mal di testa
incredibilmente forte. In particolare, gli ultimi pensieri furono:
perché
Severus mi ha fatto sedere lì? Forse per farmi un favore...
macché! Cosa vai a pensare, oh scema!? Figurati se il motivo è
questo. Di sicuro non voleva stare vicino a quel coglione di James e
ha preferito la Pupuomo a lui...
...
certo però che quei tre devono proprio odiarsi; non credo che
siano solo le prese in giro a far incavolare così Severus,
deve esserci sicuramente dell'altro che non so. Mmm... io sono sempre
convinta che centri qualcosa Lily, ma non so perché... beh, in
realtà lo immagino! Ho letto tante di quelle fanfiction da
essermi fatta più di un'idea: James e Severus sono sicuramente
innamorati di Lily e se la contendono, ma deve essere successo
qualcosa poi. Così si spiegherebbe anche perché si
odiano così tanto...
...
Ehm, aspetta un secondo... perché mi sta guardando così?
Non starà mica... oh cavolo!
Chiara
abbassò subito lo sguardo, rossa come un peperone. Aveva
notato, mentre rifletteva, che Severus la stava fissando in modo
strano e che, all'improvviso e per pochi istanti, aveva cambiato
espressione da curiosa a sbalordita: stava sicuramente usando la
Legilimanzia su di lei e su tutti i suoi pensieri.
Che
vergogna! Avrebbe voluto sprofondare nel divano e probabilmente
avrebbe trovato una scusa al volo e sarebbe scappata in bagno, se non
fosse entrata in quel momento la Pupuomo con un grande sorriso
stampato sulla faccia.
“Bene
bene, ragazzi miei: cosa volete fare ora?” chiese, ma non
sembrava poi tanto una domanda perché aggiunse: “Stavo
pensando di farvi conoscere il mio adorato cagnolino. Si chiama
Cotonfioc ed è un amore di batuffolo! Dovete assolutamente
vederlo, è così dolce e tenero... su! Avanti, chi vuole
seguirmi di là?”
“Perché
di là? Cos'è, sta male?” chiese innocentemente
Sirius, ma la Pupuomo gli scoccò un'occhiata glaciale e
furibonda, rispondendo però con un tono pressoché
normale.
“Niente
del genere... è solo che a Cotonfioc non piace stare in
salotto e preferisce che andiate voi da lui.”
Nemmeno
a noi piace stare qui, ma siamo venuti lo stesso, brutta gallina
infame! Pensò Sirius, che sentiva un'impellente necessità
di sfogarsi almeno mentalmente. La Pupuomo continuò:
“L'unico
problema è che nella sua stanza ci stanno solo tre persone,
quindi possono venire solo due di voi con... ma, scusate! Dove sono
finite quelle due care stelline?”
“Quali
stelle?” chiese James.
“Ma
come quali, o giovanotto?! Le uniche due stelle che possono esserci!
Ne vedi altre?”
“Ah!
Bellatrix e Narcissa. Ma scusi...” cercò di ribattere
James, ma la Pupuomo lo interruppe; lanciò intanto un'occhiata
a Chiara, che sembrava fremere dalla voglia di saltarle al collo e
strozzarla: e lei che cos'era? Un asteroide? James soffocò una
risatina e tornò con lo sguardo alla professoressa.
“E
allora? Dove sono?”
“Sono
andate un attimo in bagno” rispose Lucius. La Pupuomo assunse
un'espressione strana, come se fosse per metà furiosa e per
metà curiosa.
“Da
che parte...?”
“Di
là.” Lucius indicò il corridoio da cui erano
passate, pentendosene subito: così le avrebbe trovate! Ma cosa
gli era passato per la testa? Infatti anche Severus e gli altri lo
guardarono, meravigliati, mentre lui si mordeva la lingua.
Inaspettatamente però, la Pupuomo si rallegrò alla sua
risposta e commentò:
“Bene!
Molto bene. Allora, chi vuole venire con me? James e Sirius, che ne
dite? Non vi va di vedere Cotonfioc? Si, certo che vi va, quindi...
da questa parte.” I due non poterono ribellarsi, più che
altro per timore che l'espressione della donna potesse tornare
glaciale come pochi minuti prima. Mentre i tre si allontanavano lungo
il corridoio, Chiara, Severus e Lucius rimasero da soli nel salotto.
I due Serpeverde stavano parlottando e Chiara non riusciva a sentire,
perché stava seduta dall'altra parte della stanza; si avvicinò
ai due per fare alcune domande, ma all'improvviso le parve di sentire
la voce di qualcuno, come un' eco, provenire da qualche parte alla
sua sinistra. Si guardò intorno, ma non riuscì a capire
la provenienza di quel suono e riprese a camminare, un po' inquieta.
“Scusate...
cosa facciamo?” chiese rivolta ai due ragazzi, che parvero non
capire.
“Perché,
dovremmo fare qualcosa?” chiese Lucius, perplesso. Chiara
sgranò gli occhi.
“E
certo! Non vorrete mica rimanere qui ad aspettare che quella arrivi e
ci porti chissà dove!” poiché ancora sembravano
non capire – e a quel punto si chiese se fosse lei furba o loro
stupidi – cercò di spiegarsi meglio. “Voi non
avete mai letto dei gialli, o visto dei polizieschi? Beh, i
polizieschi no, ma... avete idea di cosa significhi quando un gruppo
si divide? Quella lo sta facendo a posta, così poi potrà
fare di noi quello che vorrà!”
“E
cosa proponi di fare?” chiese Lucius, scettico. “Scappare
non serve a niente.”
È
proprio un Serpeverde...
“Dobbiamo
trovare gli altri, pensare ad una scusa e andarcene di qui: non lo
so... qualcuno può fingere di star male.”
I
due ragazzi rimasero in silenzio; ma quando un forte stridio
proveniente da chissà dove rischiò di frantumare i loro
timpani si decisero ad accettare la proposta.
“Da
dove veniva?” chiese Chiara, lo sguardo che saettava da una
parte all'altra della stanza. Severus si avvicinò alla porta
finestra che dava sul cortile interno.
“Viene
da qui.”
Aprì
la porta ed uscì in giardino. Lucius e Chiara lo seguirono
poco dopo. Quello che videro li lasciò sconcertati: in mezzo a
piante fiorite, cespugli ed aiuole c'era un pozzo in pietra chiuso da
un blocco dall'aspetto molto pesante.
“Ditemi
che non veniva da lì dentro...” supplicò Chiara,
tenendosi a debita distanza. Severus invece si avvicinò ancora
un po', lentamente.
Poi
si sentì un altro suono, come un lamento.
“Ma
qui c'è qualcuno!” esclamò Lucius.
NdA.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui sto aggiornando in
questo periodo. Prima non avevo idee, poi ho deciso di aspettare
l'uscita del settimo libro, poi ho letto due certi capitoli e mi sono
angosciata da morire... perdonatemi, vi prego! Chiedo venia!!
Comunque credo che nessuno abbia notato che ho aggiornato anche il
dodicesimo capitolo; o almeno ve ne siete accorti in trentatré...
dai! Non so se volete continuare a seguire questa storia assurda,
però io sono sempre qui!!
Il
prossimo lo devo ancora scrivere; non ho idea di quanto ci metterò,
ma voi ogni tanto controllate.
(Ah,
una cosa: potrei aggiornare l'ultimo capitolo di 'Un anno' entro due
o tre giorni, sicuramente entro sabato, a meno che non succeda
qualcosa - scongiuro! Scongiuro!).
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