EPILOGO
Splendeva il sole, sul
prato tagliato da poco e l’aria frizzante del mattino era ancora lì, come se
anche lei fosse stata invitata a quella festa.
Seduti, metà da una
parte, metà dall’altra, gli ospiti vociavano allegramente, frementi e in
attesa. Forse un po’ più numerosi di quelli che ci si aspettava, ma dopotutto
un evento così non poteva non attirare tanti curiosi.
Avanti a tutti, i loro
amici coi loro piccoli, si guardavano attorno, controllando di tanto in tanto
l’orologio.
Lui, in piedi davanti
al sacerdote, bianco come un cencio, fissava un punto imprecisato, mentre il
suo migliore amico gli torturava l’orecchio e il cervello.
“Vedrai, è solo un
attimo. Poi passa tutto, te lo garantisco! Non c’è bisogno che scappi via!”
I minuti scorrevano veloci
per alcuni, lentissimi per altri. I bambini volevano darsi alla fuga come lo
sposo, ma per loro era la bellezza del luogo ad invitarli a farlo.
Le voci continuarono
ancora, ma ad un certo punto si azzittirono e un centinaio di teste, si
voltarono all’indietro, tutte contemporaneamente.
Anche lo sposo,
sollevò lo sguardo, incitato da una gomitata del suo testimone e nel suo campo
visivo, comparve lei.
Vestita di bianco, il
velo che le incorniciava il viso, gli occhi luminosi e tanto addolciti da non sembrare
lei.
La sposa avanzò
lentamente, accompagnata dal fratello. Piccoli passi, nelle scarpine bianche,
che spuntavano dall’orlo dell’abito, accorciato senza preavviso da una
meravigliosa sorpresa.
Una musica di
sottofondo, riempì l’aria, una marcia nuziale e finalmente l’attenzione di
tutti, persino quella dei bambini, fu catturata.
Per gli sposi, quel
percorso fu eterno, tanto che quando arrivarono a sfiorarsi le mani, fu come se
qualcuno avesse tolto loro un peso dal cuore e li avesse liberati da una lunga
agonia.
Un po’ come era sempre
stata la loro vita. Un po’ come era sempre stata la loro storia. Una lunga
strada, quasi eterna e irraggiungibile, ma che ora si concludeva con un epilogo
felice.
Parlò lentamente e a
voce alta, il sacerdote. Scandì le parole e più volte ricordò agli invitati
l’importanza di quel vincolo.
Ma i due sposi, non
avevano altra attenzione che per loro due. Lui e lei… e l’amore che aveva
sfidato ogni ostacolo perché si consolidasse.
Le loro promesse
decise, il bacio dolcissimo alla conclusione di tutto, le mani abbellite dalle
fedi, che si stringevano con forza.
Il suo matrimonio… il
sogno della sua vita…
Aprì gli occhi lentamente, nello stesso istante in cui
l’incoscienza divenne coscienza e lei tornò alla realtà. Si rigirò insonnolita
tra le coperte, ma sorridendo come una bambina.
Di nuovo quel sogno… per quanto tempo ancora lo avrebbe
fatto?
Non che le dispiacesse, per carità. Al mattino si svegliava
sempre di buon umore e la giornata da affrontare diventava meno pesante.
Ma una piccola parte razionale di sé, pensava che quei sogni
fossero diventati quasi una fissazione, dopo tutto quello che avevano passato;
ma per lo meno, finché si limitavano ad addolcirle il sonno, solo la notte, non
sembravano preoccupanti.
Dopotutto se la vita non era sempre come la fantasia lo
voleva, per lo meno ogni tanto poteva smettere di pensarci… o poteva anche
aiutarla a vedere le cose più importanti.
Sì stiracchiò sbadigliando, gettando dall’altro lato del
letto, il braccio, come era solita fare. Non si stupì di trovarlo vuoto, le
lenzuola fredde e rivoltate.
Sbuffò, imbronciandosi appena.
Non le piaceva trovare quel letto vuoto, la mattina, lei era
una tipa che si viziava facilmente e poi si abituava a certe cose, come il
bacio e l’abbraccio del buon giorno e tutte quelle coccole prima di alzarsi e
affrontare gli impegni quotidiani.
Ma quella mattina il letto era vuoto e lei sospettava che lo
fosse per quello che era accaduto la sera prima.
Non era stato un vero e proprio litigio, più uno scambio
acido di battute, che poi si era concluso con una deleteria guerra fredda.
Deleteria perché lei odiava, le guerre fredde, lei preferiva urlare e sbatterci
la testa, contro i problemi, preferiva litigare e scannarsi… e poi fare la
pace.
Quel silenzio teso e quegli sguardi glaciali, invece, la
angosciavano e la innervosivano maggiormente.
Si voltò a guardare l’orologio e per poco non sbiancò.
Imprecò a mezza voce, balzando giù dal letto e acchiappando la vestaglia,
correndo poi verso la camera attigua, leggermente preoccupata.
E lei che perdeva tempo, coi sogni!
Si fermò sulla soglia, controllando la situazione e fu
incredibile, con quale velocità riuscì a tranquillizzarsi. E per entrambi i
motivi che la angustiavano, bastò quella visione a farle rilassare le spalle e
a lasciarle sfuggire un sospiro quasi commosso.
Harry sedeva su quella poltrona che lui adorava tanto e che
aveva piazzato in quella stanza, non appena avevano comprato quella casa. Più
che seduto, ci era stravaccato sopra, profondamente addormentato, la testa
reclinata sul cuscino e i gomiti sui braccioli.
Tra le braccia reggeva il suo fagotto adorato, quella che
fin da quando era venuta al mondo, era stata la luce dei suoi occhi.
La piccola Lily, osservava il padre che dormiva e poi
gonfiava le guanciotte tonde, in quel sorriso tipico
dei bambini di appena quattro mesi. Agitava le manine grassoccie,
afferrando il bavero della giacca da camera dell’uomo, senza che lui se ne
accorgesse, divertita da quel gioco innocente.
Ryta posò una spalla contro la porta, incrociando le
braccia. Curioso, come il padre dovesse addormentare la figlia e puntualmente,
accadesse il contrario.
Come la donna fece per avvicinarsi, la piccola riconobbe la
madre e sorrise maggiormente.
“Tesoro della mamma! Che hai combinato?” la richiamò a bassa
voce. Posò una mano sullo schienale della poltrona e si inginocchiò per poter
guardare meglio la piccola. Le accarezzò il mento con la punta del dito.
“Hai fatto addormentare di nuovo papà, vero cucciolotta?” Lily aprì la bocca, come a voler gridare la
sua risata e le uscì un piccolo verso di esclamazione.
Ryta ridacchiò intenerita; quella bambina aveva il potere di
scioglierla come burro… certo, mai quanto con suo padre!
Come se lo avesse richiamato, Harry si mosse nel sonno, scuotendo
la testa e strizzando gli occhi. Sia la madre che la figlia, sollevarono lo
sguardo su di lui, ma a Ryta sfuggì anche un brivido, mentre il pensiero sul
perché non lo aveva trovato accanto a lei, quella mattina, le attraversò la
mente. Non era stato perché era ancora in collera con lei, in realtà era solo
andato a controllare la sua bambina.
“Ehi…” mormorò l’uomo, quando aprì gli occhi, sbattendo più
volte le palpebre e riuscì a metterla a fuoco.
Ryta sorrise, accarezzandogli una tempia e sistemandogli gli
occhiali che erano un po’ fuori posto. “Buongiorno…”
Harry scosse il capo per svegliarsi, ma senza mai allentare
la presa della bambina. “Ero venuto a controllarla e ho visto che era sveglia e
così…”
“Ti sei addormentato al suo posto.” Scherzò lei, concludendo
la frase. Si alzò per mettersi a sedere sul bracciolo della poltrona, in modo
da stare più comoda, il braccio che circondò le spalle del marito.
“Senti, per quella cosa…”
“Non importa.” Lo interruppe lei, piegandosi a dargli un
bacio tra i capelli. “Scusami per quello che ho detto.”
“Scusami tu.”
Non serviva altro, nessuna spiegazione, nessuna posizione.
Solo quelle scuse sentite… e qualche coccola in più da parte di entrambi, come
pegno.
Lily si lasciò sfuggire un vagito allegro e continuò ad agitare
le braccine e le gambe, assieme, come se avesse
capito che i suoi genitori aveva fatto pace.
“Ehi, frugoletto! Non pensi che sia ora della pappa?”
Ryta prese in braccio la piccola, sfiorandole la punta del
naso con il proprio e poi la abbracciò con trasporto. “Ma quanto sei bella?!”
La mano sinistra, andò a stringere quella del marito e il
contatto con la fede, si fece sentire maggiormente.
Eccola qui, la sua felicità. Non era per niente un sogno.
Quello che lei viveva ogni giorno, era la pura e semplice
realtà.
E mai come allora, si sentì veramente completa.
Ora la sua vita era ricolma di Amore.
FINE
Veramente =P
Scusate se ero sparita, ma non per mia volontà <<
Purtroppo il pc aveva definitivamente deciso di
andare in pensione: sono partite le porte usb e non mi potevo più collegare ad
internet (nonostante avessi già scritto tutto).
Cmq non mi sembra vero, aver concluso questa storia. Diciamo
che sono cresciuta assieme a lei (e anche voi, considerato quanto vi ho fatto
aspettare -___-).
Finalmente possiamo dire la parola fine.
Per chi però, non è ancora soddisfatto, ho in serbo qualche
sorpresina ^^
Si chiama “Schegge” ed è una piccola raccolta di storie che
pubblicherò via via nel tempo. Alcuni momenti futuri
e altri passati, piccole schegge che completano questa lunga storia. Più o meno
so già tutte quelle che posterò (metà le ho già iniziate), ma chissà che non mi
venga ispirazione per qualcos’altro ^^
E ora vi lascio, con un bacio grande (in particolare a Hermy15, Christina Malfoy ed Apple che non mi hanno mai abbandonato – vi ringrazioooooooooooooo
>___<) e con un arrivederci, alla prossima storia.
Ryta