20) Love Liar
E' da mezz'ora che sono qui, a fissare il cursore che lampeggia sulla pagina bianca di Open Office.
Non voglio che finisca...
E proprio adesso la radio doveva trasmettere Turning Tables di Adele -.-
Tempismo ottimo, non c'è che dire....
Questo capitolo è stato il più difficile da scrivere,
perchè è qui che il cerchio si chiude, dove tutti i pezzi
combaciano e l'amore e la libertà trionfano, il passato non
conta più, il presente non da' più il tormento, e si
spalancano numerose possibilità per il futuro.
E' la sintesi di tutto, e come quasi a volere una continuità con
le vecchie FF ho chiamato la fidanzata di Niall Mary, come in I
Shouldn't Have Tweet You, anche se è impossibile
cronologicamente e concettualmente far combaciare le due storie.
Posso solo quindi dire " E vissero tutti felici e contenti" prima di
ringraziarvi dal più profondo angolo del mio cuoricino.
418 recensioni.
Preferita da 31.
Ricordata da 5.
Seguita da 36.
E non è questo che mi fa felice, la cosa che più mi mi ha
fatto contenta è che Love Liar non ho collezionato numeri (
che come saprete a me non piacciono proprio) ma ho incontrato persone.
Ho conosciuto Deborah che con le sue migliori amiche sta scrivendo
un'incasinata e bellissima FF a quattro mani, Celeste
che io ce la vedo davvero bene come filosofa e come critica letteraria,
perchè è tanto tanto tanto saggia e razionale, ma al
contrario di molti ha anche un enorme cuore, Letizia
che si è smazzata i capitoli tutti in una volta, come una vera
atleta, e si è rimessa in pari con gli altri unendosi a noi per
il grand finale,
Elisa, la mia
mogliettina cara, che c'è sempre stata sin dal principio dai
primi capitoli di Moments fino ad adesso, e mi ricordo quando mi
raccontava cosa facevano lei e Alberto durante le vacanze di Natale e i
suoi colloqui al classico, Domenico,
come si suol dire "beato tra le donne" che è un artista
incompreso ( visto che gli calano sempre le recensioni, come anche a me
del resto C':) e che verrà scoperto postumo come Beethoven e
staranno tutti a straparsi i capelli e a mangiarsi le mani per la
rabbia di essersi lasciati scappare un talento così grande, Annalisa,
che anche lei è con me da molto e che ha passato un brutto
periodo, ma è forte come un leone e bella come il sole
quindi so che c'è la farà e tornerà ad essere la
Nali pazza e spensierata di prima, Ilaria,
anche lei mi segue da tempo immemore, dalla mia prima Fanfiction, la
"fantavigliosa" Moments e che è la prova vivente che anche se
abbiamo pareri diversi, possiamo lo stesso non solo trattarci
civilmente, ma essere amiche, Erica
che è con me dall'inizio della mia carriera e che non so come ma
di me non si è ancora stufata e la ringrazio per tutto il
sostegno e tutto l'affetto dimostrato, Viola,
della quale ho visto tramontare la stupenda "Love Sucks" e avviarsi
verso nuovi e luminosi orizzonti, anche se i classici non tramontano
mai, e Luna e Harry avranno sempre un posto speciale nel mio cuore, Paola&Nigel
e i procioni volanti che ci svolazzano affianco dalla sua prima
recensione ricordandoci sempre come ci siamo incontrate anche se adesso
chiacchieriamo su kik, che è più comodo di EFP senza il
quale non ci saremmo mai incontrate, Silvia,
che ha una bassa opinione di se', anche se non dovrebbe perchè
è una persona meravigliosa e molto divertente, con la quale puoi
parlare di tutto, sia condividere figuracce coi vicini/compagni, sia
trattare argomenti più seri e delicati, Ylenia
che non fa tanto rumore, ma quando manca si sente benissimo
perchè l'angolo delle recensioni non è così
speciale come prima, Lucy,
la regina dell'angst e del Larry fandom ( io sono l'imperatrice
ù.ù) che è sempre stata paziente con una tontolina
come me, rispondendo alle mie domande rendendomi così più
informata di cose meravigliose della quale non sapevo l'esistenza ( non
pensate male)
Nora, la nostra Natalie nella
vita reale, anche se per ora si è cimentata nell'ambito del
ballo, come Danielle, quindi potremmo chiamarla una aspirante Natalie
che è piena di talento e a cui auguro ogni bene per la sua
carriera, Iris, la
mia pazzerella, la mia complice shipper della quale potrei dire
moltissime cose, ma mi hanno detto che un gesto vale più di
mille parole, e siccome siamo lontane non la posso abbracciare ma spero
che un "ti voglio tanto bene" sincero dica tutto quello che ho taciuto,
Carolina, che anche
se è lontana e se non ci conosciamo da molto mi ha sempre
incoraggiato, consolato e fatto ridere quando ne avevo più
bisogno, grazie al suo essere "tenerella" e il suo cuore grande come il
mare Viviana,
che io ho convertito in una shipper e che spero che grazie a questo suo
cambiamento non mi abbandonerà perchè è una
ragazza meravigliosa che ha sempre sopportato i miei momenti bui e i
miei malumori, Laura,
che come tante qui ha passato la terribile prova di terza media, e mi
complimento con lei, augurandole un'estate piena di luce e un futuro
pieno di soddisfazioni e belle cose, Camilla e il nostro mancato concerto a Verona, con la promessa che ci rifaremo un altr'anno, Eva anche se
è solo un'abbreviazione del cognome e in verità si chiama
Martina ed è
una categoria rara di donna, è una modella ma non uno di quelli
stecchi snob con la puzza sotto il naso che trattano tutti dall'alto al
basso, lei prima di tutto è una ragazza normale ed è
bellissimo così, Valentina
e il suo passaporto perso a Malta e poi ritrovato da un benefattore
americano mi pare di ricordare, e l'episodio mi fa ancora ridere fino
alle lacrime, e poi persone che hanno camminato con me, con noi, solo
per un breve periodo più o meno lungo di questa storia,
perdendosi lungo la via, ma io spero che i miei ringraziamenti e il mio
affetto arrivino anche a loro, dovunque siano la' fuori e nel mondo
sconfinato, per questo ringrazio Barbara e Ilaria 2 ( non ho rispettato la mia promessa, non ti ho trovato un soprannome) Lily, Maple,
Martina, Kristy01, Raky_1D_pervy, ___Lils___, zaynholdme, juliethatesromeo, SpreadTheWay, Larry is my drug, Lola, Gaia,
maybepunky, Corinna, Chiara, My heart is broken, i wish i was a
british, Bianca, Stylinlove, Federica e _alldayallnight_, sperando un giorno che le nostre strade s'incontrino di nuovo, facendoci incrociare un'altra volta.
Fino ad allora un immenso grazie per aver letto la mia storia,
sopportato i miei scleri e i miei malumori, ascoltato i miei sfoghi e i
miei problemi, sostenuto quattro ragazzi normali, ostacolati da una
serie di sfortunati eventi, sconfiggndo il destino con il coraggio e
con l'amore che ci insegna che non c'è niente di male ad essere
diversi e che ognuno è unico a modo suo, e abbiamo il diritto e
il dovere di urlarlo al mondo per poter finalmente essere noi stessi
alla luce del sole.
Grazie per aver camminato con me.
Sempre vostra.
Camilla.
Lui correva per la città, illuminata dalle luci rosse e gialle
della notte, dei fari delle macchie e dei lampioni, delle luci delle
case offuscate dalle tende tirate per proteggersi dal mondo esterno,
delle insegne dei locali che attiravano i clienti come mosce sul miele.
Gli facevano male le costole.
Aveva rischiato di frantumarsele nella folle corsa nei cunicoli bianchi
e blu della metro, che lo aveva portato a rimanere quasi schiacchiato
nelle porte scorrevoli del convoglio che si stavano chiudendo,
precludendogli scelte importanti, come in Slidings Door.
Non gli era importato, si era buttato comunque, ed era riuscito a salire.
E adesso, risalito in superficie correva nella notte gialla e rossa,
l'aria fredda che gli sfervava il volto, come accarezzandolo, i lembi
della giacca che sbattevano al vento sui suoi fianchi, frustandolo.
Gli faceva male la milza, come quando nell'ora di educazione fisica ti
sforzavi troppo nella corsa, e attorno al 5° giro attorno
all'istituto iniziavi a sentire quel fastidiosissimo e sempre
più intenso doloretto al fianco, che ti costringeva a fermarti,
abbassandoti la media dei voti.
Ma stavolta a lui non importava.
In ballo c'era molto di più che uno stupido voto.
E così lui continuava a correre, nei dedali affollati delle
strade, sui marciapiedi, urtando le persone e guardando a malapena la
strada quando attraversava.
Lei era in casa sua.
Il telecomando in mano.
Gli occhi sgranati.
Lo schermo era l'unica fonte che illuminava la camera con la sua luce blaustra.
In primo piano sullo schermo Harry e Louis si baciavano come se non ci fosse un domani.
Era libera.
Venne pervasa da una sensazione di sollievo, come se si fosse immersa
di colpo in un bagno caldo, come quando fuori fa freddo e tu bevi d'un
fiato la cioccolata bollente che ti scalda lo stomaco.
Finalmente era libera.
E Louis aveva detto che Liam l'amava.
Liam l'amava.
Le immagini le turbinarono in testa.
L'odore di gomma bruciata dal sole della palla da basket, una Brooklyn
alla menta tra i denti, un bacio che sapeva di pioggia, le sue braccia
forti attorno alla sua vita, il suo odore sulle lenzuola...
Si amavano.
E il futuro brillava di luce nuova.
Natalie si alzò dal divano, correndo fuori dall'appartamento.
Nessuno li avrebbe più ostacolati.
Doveva assolutamente vederlo.
Aveva rischiato di essere investito mentre attraversava senza guardare.
Ma che importava?
Non poteva permettersi di aspettare il verde.
Doveva vederla subito, parlarle, dirle che sarebbe stata per sempre sua...
Mancavano solo sei rampe di scale.
Aveva allungato la mano verso la porta del condominio che rifletteva la sua figura scarmagliata e affannata.
L'impeto era stato troppo potente, e la porta si era aperta da sola,
facendo inciampare il ragazzo in un altro corpo, trascinandoli tutti e
due a terra, in un unico groviglio.
- Oddio... Scusami- aveva ansimato lui, rialzandosi e tendendole una mano per aiutarla a fare lo stesso.
L'aveva riconosciuta dall'odore.
Lei aveva messo la mano piccola nella sua, lasciandosi issare in piedi da lui.
La luna entrava dalla vetrata del palazzo, illuminandole il viso di un
bianco spettrale, mentre la notte inghiottiva nel buio tutto il resto.
- Liam... - aveva iniziato lei, concitata, gli occhi grandi e profondi
come pozze scure, come nell'abisso nel quale si sarebbe persa, se non
fosse stato per lui.
L'aveva cullata.
L'aveva stretta.
L'aveva scaldata.
Aveva rimesso insieme i pezzi, l'aveva abbracciata forte, impedendole di inoltrarsi nel buio dove poi si sarebbe persa.
Era diventato il suo cielo, vivo come un respiro, lucente come il suo sguardo, infinito come il suo amore.
- Shhh- lui le aveva poggito un dito sulle labbra, prima di sistemarle una ciocca dietro l'orecchio.
- Non dirmi niente -
Aveva sempre pensato fosse una frase melensa e insulsa, da film
sdolcinato e strappalacrime per adolescenti in preda agli ormoni, ma
invece sentiva che in quel momento stavano bene così, solo loro
due, insieme, liberi da ogni fardello, da ogni gravosa bugia che gli
aveva impedito di prendersi per mano e vivere leggeri, fluttuando nel
cielo come palloncini d'elio.
- Non c'è n'è bisogno-
Ne avrebbero riparlato, se ne avessero sentito il bisogno.
Avevano tutto il tempo del mondo.
Lei gli si avvicinò, alzandosi in punta di piedi, come quella
volta sul London Eye, una vita fa, ma stavolta tenne gli occhi aperti,
fissi nei suoi, mentre lui si chinava un po' su di lei, posando le sue
labbra screpolate dal freddo vento della sera, sulle sue, calde,
morbide, accoglienti, sue.
Finalmente.
Esistevano solo loro, solo loro contavano, tutto il resto non esisteva,
come una bellissima fiaba che sarebbe sfumata, infrangendosi con la
luce del sole, quando l'incanto sarebbe finito, e tutto sarebbe tornato
alla realtà.
Ma dopotutto per loro l'incanto meraviglioso sarebbe continuato, fino
al tramonto, con le prime luci dell'alba, dopo i dodici rintocchi
di mezzanotte, avrebbero continuato a danzare a palazzo per dieci,
cento, mille e una notte, fino a quando avrebbero voluto.
Anche per sempre, perchè stavolta erano loro a decidere.
E sarebbero stati per sempre felici e contenti.
EPILOGO
Perrie si alzò in ginocchio sul sedile di velluto rosso,
sventolando la mano verso il fondo della sala, cercando di farsi vedere
da Niall.
- Niall! Niall! Siamo qui!!!-
Il biondo sorrise, notando finalmente i richiami dei suoi amici, e
avanzò tra i corridoi stretti e scuri, anticipando la sua
compagna, della quale orgogliosamente stringeva la mano guantata da
manopole di lana fatte in casa.
La compagnia salutò allegramente i nuovi arrivati.
- Fai ciao a Mary, Lux! Falle "tao tao" con la manina!- esclamò
Louis Tomlinson con una vocetta nasale sciocca e infantile, che fece
ridere di gusto il suo fidanzato, seduto accanto a lui e con la piccola
bambina bionda seduta in grembo, che giocherellava con il suo
inseparabile berretto color mandarancio.
Harry glielo sfilò dalle mani, prima di prendere delicatamente
il pugnetto in mano e mimare un "ciao ciao" alla ragazza, che stava
già ricoprendo la bimba di smancerie.
- Non riuscivamo più a trovare parcheggio- si stava intanto
giustificando Niall, mentre Perrie scuoteva la testa, alzando gli occhi
al cielo constatando che il suo amico era proprio incorreggibile e Mary
fingeva di strillare di dolore perchè la piccola le tirava piano
i capelli.
- Vuoi andare a vedere Giulietta nel suo camerino? - aveva chiesto Zayn
a sua sorella più piccola, che continuava a cambiare posizione
nel suo sedile, impaziente.
- La accompagno io- si offrì gentilmente Harry, a cui nella
lunga attesa si era addormentata una gamba, e che era stufo quasi
quanto la piccola Malik di stare seduto.
- Portati anche la piccola peste- aveva suggerito l'irlandese,
passandogli la bambina come se fosse un pacco ad orologeria pronto ad
esplodere- Prima che la mia fidanzata resti calva-
Il riccio s'è l'era issata su un fianco, prendendo la mano della
sorella di Zayn, che era già scattata in piedi come una molla,
invitandolo a muoversi più rapidamente, nonostante le file di
sedili del teatro fossero molto strette ed affollate.
Era una struttura molto diversa dall'auditorium scolastico a cui Harry
era abituato: sul pavimento la moquette rosso scuro era pulita e
profumata, di un bel nero acceso, spessa quanto bastava per ovattare al
massimo i suoni e rendere l'acustica perfetta, i sedili erano
imbottiti, morbidi e lussuosamente drappeggiati da del raffinato
broccato rosso scuro, e gli intarsi delle gallerie superiori sembravano
fatti d'oro, pieni di ghirigori e ninnoli tipici di qualche corrente
artistica antica di cui il ragazzo non ricordava il nome, studiato
tempo prima a scuola, ma che di sicuro amava l'eccesso.
Si era presentato a un Paul (gli assomigliava di tutto e per tutto
tranne per il fatto che era nero, pieno di tatuaggi e con una massa
muscolare da far invidia a l'armadio di Narnia) che stava a presidiare
l'ingresso dietro le quinte, e lui dopo essersi assicurato la
veridicità della sua identità l'aveva lasciato passare,
scortandolo addirittura fino ai camerini.
Certo che ne aveva fatta di strada, pensò Harry sorridendo
davanti al suo camerino con una stella giallo fluorescente a cinque
punte stampata al centro del legno bianco, e che recitava a grandi
lettere il suo nome.
Il tipo della sicurezza aveva bussato.
- Degli ospiti per lei, signorina-
- Avanti- aveva risposto lei - E' aperto-
Harry era entrato nella stanza, illuminata solo dalla luce bianca dei
faretti rotondi posti sopra lo specchio, dove era seduta la ragazza,
intenta negli ultimi preparativi.
Le bambine avevano trattenuto il fiato, meravigliate.
- Bea- aveva sussurrato Lux, sporgendosi dalle braccia del ragazzo, tesa verso l'oggetto della sua ammirazione - Bea-
I bambini sono la bocca della verità.
Natalie era prorpio bella.
Indossava un vestito blu acquamarina, a balze di diverso tessuto che la
avvolgevano dal busto in giù, creando i contrasti col drappeggio indaco
scuro che s'intonava col corsetto rigido e semplice, a forma di cuore e
che le lasciava la schiena scoperta.
La pelle nuda si vedeva appena
sotto i boccoli mogano, finalmente ritornati al loro colore originale,
trattenuti da una coroncina di fiori bianchi che le lasciavano il viso
scoperto.
Ne aveva fatta di strada...
Si era diplomata, lasciandosi alle spalle l'odio delle compagne,
l'ingiustizia dei professori, il giudizio della società e la
pesante condanna della Modest! Corporation.
Adesso faceva parte di un entourage famoso, che curava gli spettacoli
nei più celebri teatri di Londra e di tutte le più
importanti città inglesi.
Talvolta erano richiesti perfino a Broadway.
Il suo amore con Liam era subito decollato, librandosi alto nel cielo, infinito, intoccabile...
Lo testimoniava il mazzo di rose rosse sul tavolo, che inondava la stanza di un profumo inebriante.
- Te le ha mandate Liam?- aveva chiesto il ragazzo, sogghignando malizioso nel vedere l'attrice avvampare sotto il cerone.
- Si-
- Posso leggere il biglietto?- aveva chiesto di nuovo lui, appaggiando
delicatamente la bambina a terra, che si era messa a scorrazzare per il
camerino, toccando e prendendo in mano tutto, curiosa.
- Non fare il cretino- lo aveva rimbrottato lei, scattando nervosa - Piuttosto aiutami a sistemarmi i capelli-
Harry le sostenne i boccoli lasciandole la nuca scoperta, mentre lei
aggiungeva forcine all'acconciatura, tenendole aprte con i denti e
imprecando a mezzavoce quando non andavano nel verso da lei desiderato.
- Sei bellissima- aveva detto la piccola Malik, guardandola con ammirazione.
- Grazie- la ragazza aveva sorriso debolmente.
Era tesissima per quella prima, che la vedeva per la prima volta come
esordiente protagonista, in casa propria, in una rappresentazione
shakespeariana che aveva fatto sold out in pochi giorni.
Se ci pensava le veniva la tachicardia.
- Salutate la star, bimbe, c'è n'è andiamo-
Harry sapeva quanto Nat fosse nervosa, e che non voleva essere
disturbata prima degli spettacoli: doveva entrare nel personaggio, e
con gente in giro per il camerino non riusciva a concentrarsi
abbastanza.
Per questo Liam aspettava paziente seduto in platea, standole vicino a
distanza, e rassicurandola col linguaggio dei fiori e dolci e
commuoventi biglietti.
La ragazza agitò la mano, mentre il gruppetto lasciava il camerino.
Il suo sguardo cadde sulle rose rosso sangue appoggiate sul tavolino.
"Rosa rossa: amore vero, passione..."
Si sedette alla toeletta, respirando profondamente e dimenticando il
mondo che la circondava, uscendo dalle sue spoglie quotidiane ed
entrando in quelle nuove, immergendosi totalmente nell'abisso di
emozione che le caratterizzava...
Riaprì gli occhi.
Si va in scena.
-Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
Ah, rinnega tuo padre!…
Ricusa il tuo casato!…
O, se proprio non vuoi, giurami amore,
ed io non sarò più una Capuleti!-
Il riflettore illuminava solo il balcone, solo Giulietta, che sfogava il suo amore chiedendo consigli alla luna.
Liam era immobile nel suo sedile, ma la mente viaggiava a mille.
Natalie mentre piangeva la disperazione di Giulietta fissava lui,
proprio lui, con uno sguardo tanto intenso e carico di significati da
fa sciogliere l'anima.
Lui era il suo Romeo, che aveva dovuto rinnegare l'amicizia con Harry
per poter amare la sua Giulietta, che grazie al suo amore aveva smesso
di fingere e aveva iniziato a vivere davvero.
Le sorrise, mentre Romeo sul palco si chiedeva cosa fare.
- Il tuo nome soltanto m’è nemico;
ma tu saresti tu, sempre Romeo
per me, quand’anche non fosti un Montecchi.
Che è infatti Montecchi?…
Non è una mano, né un piede, né un braccio,
né una faccia, né nessun’altra parte
che possa dirsi appartenere a un uomo.
Ah, perché tu non porti un altro nome!
Ma poi, che cos’è un nome?…
Forse che quella che chiamiamo rosa
cesserebbe d’avere il suo profumo
se la chiamassimo con altro nome?
Così s’anche Romeo
non si dovesse più chiamar Romeo,
chi può dire che non conserverebbe
la cara perfezione ch’è la sua?
Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome,
che non è parte della tua persona,
e in cambio prenditi tutta la mia -
Shakesperare, secoli e secoli prima di loro, lo aveva già capito: che cos'è un nome?
Quanto conta un subdolo accordo davanti all'immensità dell'amore?
Può una bugia distruggere tutto, come se improvvisamente quella
forza infinita si riducesse a un flebile vento, a un castello di carte
spazzato via al primo soffio?
Loro erano stati più forti.
Loro potevano dire che a volte dalle bugie e dalla corruzione della
società può nascere qualcosa di bellissimo e puro.
Come le rose, nonostante le spine, come i fiori che crescono sull'asfalto
Potevano resistere, e vivere lo stesso in una fiaba incantata.
Dopotutto tutte le più belle storie iniziano come amore bugiardo.
Come quello di una matrigna cattiva, che ti tormenta e non ti fa andare
al ballo, non amandoti solo perchè non sei carne della sua
carne, o che è invidiosa della tua bellezza, e ti tende una mela
avvelenata per sentirsi finalmente superiore.
O come quello di un amico, che ti inganna per la sua avarizia,
approfittando della tua innocenza per truffarti e per portarti sulla
strada sbagliata nel Paese dei Balocchi, o che ti sfrutta per i suoi
interessi, per raggiungere i suoi scopi, rubando la tua bellissima voce
con un incantesimo e usandola per allontanarti dal tuo primo e vero
amore.
Come quello di un padre, che non sa più come sfamarti, e
preferisce ubbidire alla moglie e guardarti morire nel buio di un bosco
piuttosto che tener duro e cercare di resistere.
Se si soccombe alla bugia si muore
lentamente, come il fuoco nel camino in una sera d'inverno, ma se si
crede nell'amore e nella sua forza, la passione arderà il ceppo
fino al mattino.
E mentre Giulietta si trafiggeva col pugnale avvelenato mettendo fine
alla sua vita e allo spettacolo, Liam sentì quel fuoco, lo
stesso che bruciava dentro Harry e Louis, mano nella mano nel
buio della sala, lo stesso di Perrie e Zayn, lei commossa che
appoggiava la testa sulla spalla di lui, inondandogli la giacca di
mascara, ardere nel profondo della sua anima, nonostante l'odio,
nonostante i pregiudizi, nonostante i management.
Applaudendo per primo spezzò il silenzio incantato della sala,
risvegliandola dal bellissimo sogno che aveva visto rappresentato, e
mentre Nat s'inchinava umilmente agli applausi, lui era conscio che la
loro di favola non sarebbe svanita con un applauso o con il canto del
gallo all'alba.
E sorrise al suo amore bugiardo.
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