IV
Capitolo.
Fu una giornata tranquilla, in cui scoprimmo un nuovo lato di Near.
Dopo essere tornati nella nostra stanza con Kiko, Matt si mise a
giocare, mentre Mello ascoltava la musica mangiando cioccolato.
Io leggevo e non avevo notato molto cosa facessero gli altri, ma dopo
una mezz’oretta, iniziai a sentire la stanchezza,
così chiusi il libro, staccandovi gli occhi.
Kiko era sveglia, con Near che le dormiva con il capo appoggiato alle
sue cosce.
Li fissai interdetto per trenta secondi buoni, poi lei mi sorrise.
-si è addormentato da un po’ !- mi
spiegò dolcemente.
-v…vi vedo più legati del solito…che
cos’è successo?- domandai tenendo il viso tra le
mani.
-oggi gli ho chiesto che succedeva e lui mi…mi ha detto che
io…gli ricordo la sua mamma- disse fissandolo, mentre gli
passava una mano tra i capelli.
Sorrisi guardandola.
-volevo tanto un fratellino…- sussurrò
–a quanto pare…qualcosa di simile alla fine
è arrivato!- esclamò.
Guardò l’orologio, era ora di cena.
-su avanti- cominciai –andiamo a mangiare!- tutti si
alzarono. Anche Near dopo essere stato destato da l suo sonno.
-chissà cosa c’è da mangiare!?- mi
chiesi.
-mah…chi lo sa!?- esclamò Mello, che
ridacchiò sotto i baffi assieme agli altri tre.
-m…ma che avete da ridere?- domandai stupito.
-noi? Nulla! Avanti Eru-san!- miagolò Kiko spingendomi
dolcemente verso la mensa.
-m…ma è tutto spento! C…che
cosa…?- balbettai guardandomi attorno.
-SORPRESA!- erano tutti nascosti sotto i tavoli e balzarono fuori
appena entrai.
-m…ma…io…io- mi girai verso di loro,
come per chiedere chi avesse avuto l’idea.
Fu davvero una gioia, accorgersi di avere amici come loro. Quando
arrivò il momento del regalo di Kiko, fui inspiegabilmente
felice, però non mi interessava cosa fosse, solo che fosse
da parte sua. Non mi spiegavo spiegare quella sensazione.
Era un pacco enorme, piantato su un tavolo, non avrei mai potuto
alzarlo.
-m…ma che mi hai preso?- feci sorridendole
–aprilo!- mi incitò lei.
Mi si illuminarono gli occhi, come ad un bambino, aveva davvero fatto
quello che avevo detto. Dentro, c’era una torta
enorme…ecco spiegato il suo “impegno”
del giorno prima.
-c…credevo che scherzassi…- balbettai fissandola
ad occhi sbarrati –
l’hai…l’hai davvero fatta tu!?- chiesi
sbalordito.
-certo che si! Ci ho messo un po’, ma alla fine è
venuta! Speriamo sia buona!- disse imbarazzata.
Era la torta più grande che avessi mai
visto…qualsiasi sapore avesse avuto…non so
perché ma me lo sentivo che sarebbe stata buona.
Fu una bellissima festa e dopo tutti quei divertimenti, erano tutti
stanchi.
-spero che la festa sia stata di tuo gradimento!- sussurrò
Kiko al mio orecchio.
Era tardi, dovevamo parlare a voce bassa.
-ma certo! La torta era buonissima! Non pensavo fossi così
brava…grazie di tutto- risposi.
-di nulla. E’ stato un piacere. Buonanotte!- entrò
nella sua stanza salutandomi.
Era finalmente l’ora di dormire, ma dopo pochi minuti, mi
venne una voglia pazzesca di quel dolce. Uscii di soppiatto dalla mia
stanza e mi diressi in cucina a passi lenti. Una cosa che non
dimenticherò mai, è lo scricchiolio delle assi
del corridoio del secondo piano di Wammy’s House.
Dopo un bel po’ arrivai in cucina senza aver fatto il minimo
rumore.
Stavo per girare l’angolo ed entrare, ma la luce
dell’interno del frigo mi fece fermare. Chi poteva esserci a
quell’ora in cucina?
Misi solo la testa fuori da dietro lo stipite e mi accorsi che era una
figura troppo femminile per essere uno dei ragazzi, e troppo magra per
essere la cuoca. Era Kiko, ovvio.
Chiuse il frigo con un piatto contenente una fetta di torta in una
mano, e la forchetta con un boccone, nell’altra, spingendo la
porta con un piede.
Appena si voltò, mi vide davanti a se…pallido e
con le occhiaie…a prima vista, sotto la luce lunare, le
sarò sembrato un fantasma.
-aaah…- tirò un piccolo urlo, bloccato
immediatamente dalla mia mano.
-sssh! Sono io!- sussurrai -…anche tu con gli spuntini
notturni?- chiesi sorridendo.
-s…s…cavolo, ho preso uno spavento!-
esclamò.
-scusa, non volevo!- mi scusai. Solo a quel punto notai qualcosa sulla
sua spalla destra, era…no dai…si, si! Era proprio
torta.
A ripensarci, appena aveva urlato, aveva portato indietro le braccia,
facendo finire il contenuto della forchetta addosso a lei. Era proprio
lì…nell’incavo tra il collo e la
spalla, non mi ero mai accorto che avesse una pelle così
bella e invitante. “Un secondo…invitante? Ho
appena pensato che la mia migliore amica è invitante??
Ma…che cosa…?” Non capivo
più cosa stavo pensando.
Senza riuscissi ad accorgermene, mi aveva tagliato una fetta di torta.
Sapeva bene i miei gusti, la mangiammo assieme parlando della festa,
però…non riuscivo a smettere di fissare quel
punto, sporco di torta. Ma perché non glielo dicevo?
Continuavo a fissarle ininterrottamente il collo e la spalla.
Dopo poco, si alzò dalla sedia per lavare il suo piatto,
visto che io non avevo ancora finito. Osservai il pigiama che portava,
un paio di short e una maglietta nera con dei fiori bianchi e rosa. Le
stava dannatamente bene! “Oddio! Cosa sto pensando?! Sto
impazzendo!” pensai sudando freddo.
Finii la torta in pochi bocconi e le portai il piatto, totalmente
intenzionato a lasciarla e andarmene a letto, per cercare di non
impazzire.
Appena le passai affianco, con la mano, sfiorai per sbaglio il suo
sedere, ma lei non se ne accorse. Io invece deglutii sembrando
catatonico. Appena posai il piatto, lei tese il braccio verso
l’alto, per prendere la spugna che stava sul ripiano.
-uh! L…mi aiuti? Non ci arrivo- mi chiese gentilmente.
-s…si…- risposi, allungando la mano per
afferrarla.
In quel momento, mi avvicinai inevitabilmente a lei, così il
mio petto venne a contatto con la sua schiena.
Le passai la spugna arrossendo…forse ero troppo
vicino…forse non capivo più niente, ma le cinsi
la vita con una mano, e con l’altra abbassai lievemente la
sua spalla destra.
Avvicinai le labbra al suo collo, fino a sfiorarlo, per poi cominciare
a levare i resti della torta. La sentii rabbrividire, ma non fece nulla
di più, così continuai fino a togliere tutto, a
furia di baci. Alla fine, stesi la guancia sulla sua spalla, fissandola
negli occhi. Il suo sguardo era rapito, perso nei miei occhi, era
bellissima. Ci fissammo per un lungo istante, e poi lei
sgranò gli occhi.
-i…io…c…cioè,
tu…noi…io…- balbettò
imbarazzatissima, mentre indietreggiava verso la porta.
-noi…non…io L…- era rossa come un
pomodoro e sbatteva di qua e di là addosso alle cose, mentre
cercava di uscire.
-c…ci…ci vediamo domani!- disse velocemente per
poi fuggire in camera.
Solo allora mi resi conto di ciò che era successo, mi
sfiorai le labbra…era stato il dolce più buono
della mia vita.
“Io…l’ho fatto? Io? E lei non si
è opposta? La mia migliore amica??”
Pensavo frasi sconnesse. Che avrei fatto quando l’avrei
rivista? Cos’avrei detto?
Barcollai fino alla mia stanza, con gli occhi sbarrati, stavolta non mi
preoccupai neanche di far rumore. Intanto lei era arrivata in camera,
chiudendo bruscamente la porta, per poi poggiarci la schiena.
Aveva il fiatone per la corsa e fissava il vuoto. Una sensazione fredda
sulla spalla la fece svegliare, da quella specie di incantesimo. Con un
po’ di titubanza toccò il punto su cui, pochi
minuti prima poggiavano le mie labbra. Ovviamente era leggermente umido.
Arrossì vistosamente, per poi andare a gettarsi sul letto.
Si lasciò letteralmente cadere, aveva l’equilibrio
di un ubriaco e le guance rosse. Si coprì fino sopra il
naso, fissando il soffitto con un sorriso beato.
-è…è stato…-
balbettò -…come un sogno…- forse
pensava davvero di aver sognato.
Io feci quasi lo stesso, ma dopo essermi steso a letto, continuai a
sfiorarmi le labbra con le dita, avevo avuto la fortuna che quel dolce
sapore non svanisse. Forse però…
…era talmente indimenticabile, che lo ricordavo
così bene da pensare di averlo ancora in bocca.
In quel momento non mi importava della mattina dopo, ma di
lì a poco me ne sarebbe importato eccome.
ecco, finito anche il quinto capitolo! Ringrazio Ed92 per l'aiuto nel
passarlo da carta a pc! Fatemi sapere che ne pensate!!! Bye!
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