Nota: Per chi non la
ricordasse, Sabé è
l’ancella che, in “La minaccia fantasma”,
veste i panni della Regina Amidala per proteggere Padmé (tra l’altro, sapevate che è stata interpretata da Keira Knightley?).
Detto questo, buona lettura!
La
cosa giusta
Sabé avrebbe tanto voluto
che Padmé le spiegasse
i dettagli del piano che aveva in mente.
Per
il momento, lei aveva saputo solo due cose: primo, che erano
coinvolti i Gungan; secondo, che probabilmente ci sarebbe stata una
battaglia.
Quest’ultima
cosa, tra l’altro, l’aveva
dedotta da sé quando Padmé l’aveva
mandata a tirar fuori gli abiti da battaglia per la Regina e le altre
ancelle.
Per
Sabé, non essere bene informata significava non essere
in grado di proteggere al meglio Padmé, ed era una cosa che
detestava.
Aveva
cercato di ottenere più dettagli… Dalla
seduta del Senato, però, Padmé sembrava aver
acquisito una calma determinazione, e nemmeno il Capitano Panaka pareva
essere al corrente di ciò che le passava per la testa.
Per
il momento, Sabé poteva solo fare congetture.
Probabilmente, Padmé avrebbe cercato di ricevere il sostegno
dell’esercito dei Gungan. A quel punto, però, come
avrebbe agito?
L’ancella
era piuttosto sicura che, anche con la
collaborazione del popolo di Jar Jar Binks, loro sarebbero stati in
netta minoranza di fronte all’esercito della Federazione del
Commercio.
Con
un sospiro, abbassò lo sguardo.
La
navicella con la quale erano fuggiti da Naboo, e che ora stavano
utilizzando per tornare là, non aveva spazi molto ampi.
La
cabina adibita a lavanderia era una stanzetta semicircolare, lunga
quattro passi e non più larga di cinque. Conteneva una sola,
grossa lavatrice argentea, ed era su di essa che Sabé aveva
steso i vestiti, uno accanto all’altro.
Lisciò
distrattamente la stoffa con le dita, e i suoi occhi
scuri si soffermarono su quello destinato alla Regina. Probabilmente,
sarebbe stata lei a doverlo indossare, mentre Padmé si
sarebbe di nuovo travestita da ancella.
Un
po’ tetramente, Sabé si chiese che razza di
copricapo le sarebbe toccato questa volta. Non che le importasse
troppo… l’importante, era che Padmé
fosse in salvo.
“Già”
pensò la ragazza.
“Ma non la è”.
Stavano
proprio tornando su Naboo, e probabilmente la Federazione del
Commercio avrebbe cercato di uccidere la Regina.
In
pratica, la loro unica speranza era che i Gungan si schierassero con
loro. E Sabé aveva il sospetto che sarebbe stata lei, a
doverli convincere.
«E chu ta!»
imprecò, piuttosto
sonoramente.
In
quel preciso istante, una voce si fece udire da dietro di lei:
«Credevo che solo i piloti dicessero certe parole».
Sabé
si voltò di scatto.
Anakin
Skywalker era lì, e la fissava con occhi ingigantiti
dalla meraviglia.
L’ancella
gemette interiormente. Perfetto.
Tra
tutti i membri dell’equipaggio, a coglierla in fragrante
era stato proprio il bambino che parlava Huttese.
Le
labbra della ragazza si incurvarono in un sorriso imbarazzato.
«Scusami, Anakin. Non sapevo che tu fossi qui».
Lui
la scrutò, ma non le domandò come conosceva
il suo nome.
Invece,
scrollò le spalle. «Non fa
niente» disse. «A Tatooine, ho sentito persone dire
cose molto peggiori».
In
altre parole, lei non era tanto volgare quanto la gentaglia che si
raccoglieva in un porto spaziale… Sabé non lo
trovò particolarmente incoraggiante.
Anakin
mosse qualche passo verso di lei, guardandola con aria
incuriosita, e la ragazza provò l’impulso di
ritrarsi.
Come
ancella, era abituata ad essere solo una sagoma vestita
d’arancione, un’ombra indefinita alle spalle della
Regina.
Gli
occhi del bambino, però, cercavano il suo volto.
«Assomigli a Padmé» osservò
lui, dopo un po’.
Sabé
mosse un mezzo passo indietro. «Mi
è già stato detto, sai?»
“Ed
è anche il motivo per cui posso vestire i suoi
panni e fare da esca” aggiunse mentalmente.
«Padmé
dov’è?»
chiese quindi Anakin. Assunse un’aria piuttosto scontenta,
corrugando la fronte sotto la frangia biondo sabbia. «Non
riesco a trovarla».
«Oh…»
Automaticamente, Sabé
si aggiustò il cappuccio arancione che le copriva la testa,
come per cercare di nascondere meglio il proprio volto. «Mi
dispiace, Anakin. È nella cabina della Regina Amidala, in
compagnia di Sua Altezza».
Mentire
per proteggere la vera identità di Padmé
le veniva spontaneo, ormai, e la sua voce suonò del tutto
disinvolta.
Anakin,
da parte sua, non parve molto felice della risposta.
«È questo il vostro lavoro?»
domandò poi. «Tenere compagnia alla
Regina?»
«In
parte sì» disse Sabé,
chiedendosi se doveva spiegargli che erano anche guardie del corpo.
«È
un buon lavoro» commentò
diplomaticamente il bambino. «Almeno, penso che mia mamma la
penserebbe così… Lei dice che nessuno dovrebbe
essere lasciato solo».
«Tua
madre» replicò Sabé,
«è una persona molto saggia».
Quelle
parole sembrarono far piacere al bambino, che si aprì
in un gran sorriso. «Sì»
confermò, «la è».
Un
istante dopo, la sua espressione tornò seria, quasi
triste.
«Mi
manca» confidò, a mezza voce,
guardando a terra. Subito dopo, si morse il labbro, come pentendosi di
quell’ammissione.
Sabé
esitò, senza sapere bene cosa fare. Quando
il suo ruolo lo richiedeva, lei era in grado di prendere importanti
decisioni e, anche se non sarebbe mai stata brava in politica, aveva un
buon intuito… Era poco incline alle manifestazioni
d’affetto, però, e non sapeva bene come consolare
un bambino.
Prima
che potesse fare un gesto qualsiasi, però, Anakin
alzò gli occhi su di lei. «Tu sei qui da
sola» le fece notare.
Sabé
accolse il cambio di argomento con un certo sollievo.
«Ero
qui da sola» lo corresse, gentilmente.
«Ora ci sei anche tu, o sbaglio?»
Il
ragazzino sbatté le palpebre, poi sorrise.
«È vero» asserì. Si
guardò un attimo attorno, e propose: «Se vuoi
posso spiegarti che pianeti abbiamo superato. Il Maestro Qui-Gon mi ha
detto i loro nomi».
Sabé
non mancò di notare la fierezza nella voce
del bambino. «Dev’essere stato molto
interessante».
Anakin
annuì energicamente. «Il Maestro Qui-Gon
è un vero Jedi» ebbe cura di rimarcare, con un
tono di voce che rasentava l’adorazione.
Sabé
pensò a Qui-Gon Jinn. Lei non poteva affatto
dire di conoscerlo, ma Padmé le aveva raccontato del modo in
cui aveva ottenuto i pezzi di ricambio… E durante la sosta
su Tatooine, lei aveva parlato un paio di volte con Obi-Wan Kenobi, e
non le era sfuggita la stima con cui il giovane nominava il proprio
Maestro.
Quindi
sì… supponeva che Qui-Gon Jinn potesse
definirsi un vero Jedi.
«Anche
il Padawan Kenobi sembra possedere un bel
talento» commentò la ragazza, pensando a quando lo
aveva visto combattere contro i droidi della Federazione.
Lo
sguardo di Anakin si fece improvvisamente sfuggente.
«Immagino di sì».
Sabé
aggrottò brevemente la fronte. «Ho
detto qualcosa di male?»
«No»
disse il bambino, e poi aggiunse, titubante:
«È solo che… non credo di
piacergli».
«Oh».
Questo la ragazza non se lo aspettava.
Ripensò al tempo trascorso su Tatooine. Obi-Wan Kenobi aveva
un comportamento distaccato, ma si era anche rivelato un prezioso
aiuto. «Be’, sono certa che non abbia nulla contro
di te» dichiarò Sabé.
«Probabilmente, è di malumore a causa
dell’ansia per il compito che lo aspetta».
Anakin
non sembrava molto convinto. «I Jedi vanno in
ansia?»
In
effetti, Sabé non si era mai posta quella domanda.
«Certo che sì» rispose comunque, decisa.
«Se non fosse così, significherebbe che non fanno
bene il loro lavoro».
Stavolta,
fu l’indignazione a balenare sul viso di Anakin.
«I Jedi fanno sempre
bene il loro lavoro».
Sabé
gli sorrise. «Infatti».
Il
bambino si concesse qualche momento per pensare.
«Allora» riassunse, dubbioso, «secondo te
non ce l’ha con me, ma è solo in ansia?»
«Esattamente»
confermò Sabé.
Si
chiese perché lo stava dicendo. Dopotutto, lei non sapeva
davvero cosa ci fosse nella testa di Obi-Wan Kenobi. Ma in un modo o
nell’altro, ragionò, non c’era nulla di
male a rassicurare un po’ Anakin Skywalker.
In
effetti, il ragazzino sembrò un po’ sollevato.
«Be’» disse, «anche se hanno
litigato, sembra che Obi-Wan piaccia al Maestro Qui-Gon…
quindi non può essere tanto male».
Sabé
sbatté le palpebre. «Hanno
litigato?» ripeté, un po’ allarmata. Se
tra i Jedi c’era tensione, sarebbero comunque riusciti a
proteggere Padmé al meglio?
Davanti
alla preoccupazione della ragazza, l’espressione di
Anakin si fece esitante. «Sì» disse,
«e credo… penso sia stato per colpa mia».
Sabé
lo guardò. Il bambino sembrava di nuovo
sconfortato. «Sono sicura che tu non
c’entri» si trovò a dirgli.
Forse,
davanti a quel visetto e a quegli sconsolati occhi azzurri,
qualche sorta di istinto materno si stava risvegliando dentro di lei.
Sabé
trovò l’idea un po’
assurda.
«Tu
non sai cos’hanno detto»
obiettò Anakin, riscuotendola dai suoi pensieri.
«È
vero» ammise la ragazza, cautamente.
«Ma so che l’ansia fa dire molte cose».
Anakin
assunse un’aria ancora più insicura.
«Allora… se Obi-Wan ha detto una cosa…
su di me… potrebbe averla detta per
l’ansia?» Il suo tono era strano, come se volesse
una risposta affermativa… ma non osasse sperarci.
Sabé
si chiese cosa mai un Jedi avrebbe potuto dire su un
bambino come Anakin. «Certo» assicurò,
mentre una parte di lei si domandava cosa avrebbe detto
Padmé, vedendola impegnata a rincuorare il passeggero
più giovane della navicella.
Il
ragazzino si mordicchiò il labbro.
«Quando… quando Qui-Gon ci ha presentati, Obi-Wan
mi ha stretto la mano e mi ha sorriso» ricordò,
esitante. «Questo può voler dire che gli
piaccio?»
«Io
penso di sì» disse
l’ancella.
A
quelle parole, il viso di Anakin parve rischiararsi immediatamente.
Sabé
non ricordava di averlo mai visto parlare con Obi-Wan
Kenobi, ma sembrava che, per il bambino, piacere o non piacere al
giovane Jedi facesse davvero la differenza.
Le
labbra di Anakin, infatti, abbozzarono un sorriso sollevato, mentre
i suoi occhi azzurri brillavano come stelle.
“A
quanto pare” pensò Sabé,
“ho detto la cosa giusta”.
Sperava
soltanto di riuscire a fare lo stesso davanti ai Gungan, se
davvero sarebbe stata lei a doverli persuadere ad unirsi alla loro
causa.
La
voce del ragazzino la distrasse dai propri pensieri.
Posto
rimedio – almeno in parte –
all’ansia che si portava dentro, Anakin era tornato ad un
altro argomento. «Ma tu» le chiese, guardandola con
aperta curiosità, «dove l’hai imparata
quella parolaccia?»
Note:
Sì, questa storia l’avevo già pubblicata ieri. Oggi, però, l’ho modificata un po’, aggiungendo qualche passaggio qua e là, e ho deciso di cancellare la vecchia versione e sostituirla con questa (non che la differenza sia enorme, tutt’altro, ma pazienza).
Comunque, in linea di massima, questa storia è nata perché, non so come, mi sono innamorata del personaggio di Sabé.
Quando poi ho letto che, tra le lingue da lei conosciute, figurava anche l’Huttese, ho dovuto farla imprecare di fronte ad Anakin. Ho dovuto e basta (okay, ho degli strani impulsi).
In conclusione, non posso che sperare che non sia stata una lettura spiacevole!
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