Vorrei che fosse tutto come quando mi siedo e scrivo, vorrei che le frasi uscissero più fluide e vorrei saper stupire quando parlo.
Ma non ne sono capace, muta, travolta da cose che non riesco a dire.
Non so parlare.
Per questo scrivo.
Mi direte che sono pazza e qui e sempre non lo nego.
Più una persona mi manca, più passo il tempo a pensarla.
Non importa il male ed ogni cicatrice che mi ha lasciato.
Non importa.
Se qualcuno bussa alla porta, io spero che dietro ci sia F.
Lui non chi è ora, il vecchio lui, quello che sorrideva e sprizzava luce dagli occhi.
Questa è un’esagerazione bella e buona.
Ma sapete, amiamo solo chi ci ispira magia, e ogni strega s’innamora della magia,
quella scintilla che pochi hanno, quel brivido caldo e freddo al tempo stesso,
insomma ciò che difficilmente si può esprimere anche scrivendo…
Ammetto che ho mentito all’inizio: Non so neanche scrivere.
Pazza. Passo il tempo a tormentarmi, a strapparmi la pelle quando dovrei dormire. E col giorno la rindosso.
Penso, penso. Mi tormento, mi ammazzo.
Mi assale la domanda: "Potevo fare di più per farlo restare?"
Affogando, dolcemente.
“Potevo scrivergli di meno e parlare di cose meno noiose?”
Morire uccisa dall’orgoglio.
"Forse potevo insistere di meno, aspettare con più pazienza le sue risposte."
urlare, soffocati dal rimpianto.
"Potevo ascoltare più canzoni e dedicargliene di meno, forse avrei potuto aspettare che fosse lui a chiedere "mi pensi mai?"".
Naufragare nella morte.
"potevo fingere e essere felice, amare la mia vita"
perdersi.. nel paensiero.
Forse potevo fare di più, e quando me lo ripeto sale un'ansia incredibile, perché è come se dentro di me qualcuno puntasse il dito e dicesse:
"Meriti il suo odio".
Mille voci mi deridono.
“folle, era solo un gioco”
“E’ solo colpa tua che ci hai creduto”
“E’ colpa tua lo hai stancato, sei o troppo dolce o troppo amara”
“incapace complessata, tu e le tue fobie”
“non sei capace a mostrare affetto decentemente, difettata”
“renditi conto tu lo hai perdonato dopo quella sberla e lui hahahahah”
“ingenua, ingenua. Te lo meriti”
[…]
Sentimenti fuggenti.
Scivola tutto come l’acqua sulle squame di un serpente.
Ogni lettera che ti ho scritto e strappato.
Troppo sentimentale, mielenza.
Troppo arrabbiata, tagliente.
Troppo stupida, da salvarti da me.
Non merito altro che il complesso.
Potevo fare di più, ed è terribile, terribile lasciarti scivolare via,
perché è forse meglio così?
Eppure, ora che te ne sei andato, io sono ancora qua.
Proprio lì a tener fede alla mia pazzia.
Io ti voglio ancora bene.
Ad un giuramento rotto che fede si può tenere?
Questo è il mio esser me: La folle innamorata del suo assassino.
Allora mi chiedo: cosa si può fare di più? |