CHIMICA |
bunsen |
protezioni |
elettroni |
vapore |
vetreria rotta |
cromatografie |
Progressi:
0/6 |
Bunsen
“Non temere ragazzino, grazie al mio aiuto potrai spacciarti
senza problemi per un assistente del professore di scienze”
disse Tsuzuki per vantarsi. Gonfiò il petto e si diede una
serie di manate sul petto. Unì le gambe e
raddrizzò la schiena, si sporse appoggiò la mano
sulla testa del biondo. Si girò e indicò un
fornelletto sul tavolo.
“Quello si chiama bunsen” spiegò.
Hisoka si passò una mano tra i capelli e sospirò.
“Non chiamarmi ragazzino, idiota”
borbottò. Si avvicinò al tavolo e si
piegò.
“Suppongo tu sappia perché si chiama
così” borbottò. Si voltò,
vide l’altro voltarsi e sorrise.
“Robert Bunsen era un chimico fisico tedesco a cui venne
attribuita l’invenzione che invece era stata perfezionata dal
suo assistente Peter Desdega. Mi ricorda qualcosa, meriti e onori
attribuiti a vegliardi…” sussurrò.
Tsuzuki scoppiò a ridere.
“Hai vinto, Kurosaki-chan” ribatté.
Protezioni
Tsuzuki si appoggiò Hisoka contro il petto, gli tolse una
ciocca di capelli da davanti al viso.
“Ehy, bambino, sempre ad andare in zone vietate
tu?” domandò.
Il più giovane socchiuse un occhio, l’iride
smeraldina gli brillò. Si leccò le labbra e si
voltò, vedendo alcune fialette sul pavimento e dal liquido
alzarsi dei fumi violetti.
“Era qui che si nascondeva Muraki …”
biascicò. Abbassò lo sguardo, guardò
la mano del compagno e sgranò gli occhi. Dal moncherino
nerastro scendevano dei rivoli di sangue vermiglio.
“E’ bruciata! Idiota, ti avevo detto di usare le
protezioni quando entravi qui!” gridò. Le iridi
ametista di Tsuzuki si fecero vitree.
“Non avevo…” biascicò,
ricadde in ginocchio e strinse l’altro shiningam
più forte, un rivolo di sangue gli colò dalla
bocca.
“ … il tempo di prenderle”. Concluse,
Hisoka mise la mano sulla pistola e lo strinse con l’altro
braccio.
“Andiamo fuori, subito!” ordinò.
Elettroni
“Quindi gli elettroni sono come noi? Lavorano insieme per far
funzionare il nucleo e sono ai margini delle loro società
considerati da tutti negativi?” domandò Tsuzuki.
Fece girare su se stesso il modellino dell’atomo e
guardò i vari anelli di metallo girare intorno alla sfera
centrale grossa quanto il suo viso.
“E’ di sicuro una visione fantasiosa, ma
lascerò a Yutaka il compito di spiegartelo ancora”
borbottò Hisoka.
Tsuzuki si voltò, si appoggiò una mano sul fianco
e ghignò.
“Non potrei desiderare lezioni da nessun altro a parte te,
partner” sussurrò con voce roca.
Hisoka avvampò e si alzò in piedi,
afferrò un bicchiere e lo bevve tutto d’un sorso.
“No, è liquor …!”
gridò Tsuzuki. Guardò il ragazzino chiudere gli
occhi e cadere all’indietro privo di sensi.
Vapore
“Ti stavi avvelenando con quei vapori, erano
tossici” borbottò il castano. Incrociò
le braccia e si appoggiò contro il tronco
dell’albero, nell’aria si diffusero i fiori di
ciliegio. La vista di Tsuzuki fu oscurata dai petali, sorrise e mise le
mani nelle tasche dell’impermeabile.
“Come la fai lunga, sono uno shiningam e ne sono venuto
fuori” sussurrò.
Kurosaki diede un calcio a una zolla d’erba e la vide
rotolare.
“L’avevo quasi preso, se non fosse stato per quel
vapore soporifero” borbottò. Sentì la
mano dell’altro stringergli la sua e si voltò.
“Siamo colleghi, giurami che non andrai mai più da
solo” mormorò il castano.
Il biondo arrossì e annuì, Tsuzuki sorrise.
Vetreria rotta
“Hisoka non è una bambola!”
gridò Tsuzuki. Muraki colpì con un calcio la
vetreria davanti a lui, mandandola in frantumi. Saltò
all’indietro evitando i cocci, lo shiningam si
voltò e si nascose il capo con le mani. Due pezzi gli
graffiarono il collo, uno gli tagliò la guancia e un terzo
si conficcò nel risvolto della camicia.
Il dottore si piegò, afferrò un pezzo di vetro
grande quanto la sua mano di forma triangolare. Si rizzò e
si avvicinò all’altro che rialzò il
capo, rimanendo con il corpo premuto contro l’angolo.
Muraki si sollevò gli occhiali, le dita tagliate gli
sanguinarono, alzò il pezzo di vetro e lo puntò
contro l’altro.
“Lui è una bambola, come tu sei un demone.
Entrambi siete miei” mormorò.
“Io sono umano” biascicò.
Muraki ghignò.
“Hai ragione, anche tu come lui hai bisogno di un marchio che
ti ricordi la tua natura” sussurrò, Tsuzuki
rabbrividì.
Cromatografie
“La cromatografia, nata come tecnica
separativa e sviluppatasi in seguito anche come tecnica analitica, si
basa sul fatto che i vari componenti di una miscela tendono a
ripartirsi in modo diverso tra due fasi, in funzione della loro diversa
affinità con ciascuna di esse” spiegò
Kurosaki. Mise una mano sulla pistola e socchiuse gli occhi.
Tsuzuki sporse il capo, si leccò le labbra e
sentì il battito cardiaco accelerato. Chiuse gli occhi e
leccò il ghiacciolo tutti gusti che il giovane biondo teneva
nell’altra mano.
“Capito Tsu…”disse Hisoka. Si
voltò e vide il collega in quella posizione,
sentì una fitta al basso ventre e le guance gli divennero
rosse.
Tsuzuki riaprì gli occhi, mise una mano dietro la testa e
sorrise.
“Beccato vero?” domandò Tsuzuki.
Kurosaki abbassò le sopracciglia e corrugò la
fronte.
“Vedi di ascoltarmi piuttosto” borbottò.
|