49. La Forza
dell’amore
-Papà?-
Areal
non ci credeva, fece un passo indietro e sentì che le sue ginocchia
minacciavano di cedere. Chiuse gli occhi e le poche immagini impresse nella sua
mente riguardanti quell’uomo riaffiorarono con forza inaudita, come una
tormenta che non si può fermare. Ricordava l’amore che provava per quel
genitore sparito tanti anni addietro dalla sua vita, l’unico dei due che
sembrava amare davvero quella figlia, forse, non proprio voluta.
Suo
padre le tendeva la mano tutte le volte che, da piccolina, era inciampata sui
suoi stessi passi quando non aveva ancora imparato bene a camminare. Suo padre
era quello che le comprava sempre dei nuovi libri di favole. Suo padre era
l’unico che andava a riprenderla da terra quando, dopo che i due coniugi
avevano ingaggiato l’ennesima lite furiosa, sua madre le aveva sbattuto la
porta in faccia, lasciandola sola in un pianto sconfortato.
Ma
suo padre un giorno se ne era andato a non aveva fatto più ritorno.
-Fantastico:
mio padre è un Mangiamorte!- esclamò con sarcasmo e repulsione.
-Non
essere così categorica con me,- disse l’uomo, facendo improvvisamente apparire
un sorriso triste sul suo volto. –Anche perché, da ciò che so, i Mangiamorte
sono di tuo gradimento…-
Areal
inarcò le sopracciglia e per un attimo il suo sguardo si perse sui contorni
della barriera vibrante che lei stessa aveva creato sotto l’arco di pietra,
quella era l’unica cosa che la divideva da suo padre.
-Non
era questo ciò che volevo per mia figlia,- proclamò, con un espressione
disgustata. – lo sanno tutti, le voci girano. Sei la fidanzata di Draco Malfoy,
la fidanzata di un Mangiamorte e quella collana ne è la prova!-
Quando
suo padre le urlò contro, indicando rabbiosamente la sua amata collana, Areal
fece un passo indietro e, se fino a quel momento lo shock l’aveva resa incapace
di aprir bocca, dopo quell’insulto la rabbia accumulata la fece esplodere.
-Ma
a che gioco stai giocando? Se non te ne fossi accorto sono sfortunatamente
anche la figlia di un Mangiamorte. Mi prendi in giro, forse?-
L’uomo
fece un passo indietro, come se le parole udite avessero acceso un fuoco
davanti ai suoi piedi da cui era stato costretto a scappare.
-Tu
non sai cosa stai facendo.- spiegò, ancora profondamente offeso.
-Cosa
non so?- urlò lei, allargando le braccia –So che amo un ragazzo e che voglio
stare con lui, un ragazzo che non ha nulla a che vedere con tutti gli altri!-
poi indicò con disprezzo la figura del padre sulle scale davanti a lei. –Lui
non è come te, che se ne va in giro con quei vestiti neri cercando di
distruggere la mia scuola e facendo del male agli altri!-
Il
Mangiamorte alzò il mento e chiuse gli occhi, un istante dopo sulle sue labbra
affiorò un sorriso assente, come se stesse pensando a qualcosa che solo lui
poteva capire.
-Capisco…-
sospirò.
Areal
rimase in silenzio, ebbe quasi l’impressione che suo padre fosse stato
rincuorato dalla scoperta che Draco non fosse affatto un vero Mangiamorte, ma
questo non avrebbe avuto alcun senso. O, almeno, così credeva.
-Tu
mi odi…-Costatò l’uomo, scoccando uno sguardo significativo alla figlia.
Areal
incrociò le braccia al petto e ricambiò il suo sguardo in segno di sfida,
cercando di apparire più forte di quanto era realmente. –Non dovrei? Ricordi,
te ne sei andato!-
Daniel
Foreberth, questo era una volta il suo nome, parve non reggere più il suo
stesso peso, così si lasciò cadere sulle scale e si sedette senza dare le
spalle alla figlia.
-Gli
errori fatti vengono sempre a chiedere il conto prima o poi, anche a distanza
di anni.-
Areal
scosse il capo, non poteva esserci nulla che giustificasse il gesto del padre,
la sua figa priva di spiegazioni.
-Quando
ero solo un ragazzo frequentavo questa scuola. Non ero geniale come tua madre,
né coraggioso, quando mi assegnarono alla casa dei Serpeverde mi parve la
scelta più giusta o fui felice di rendere orgoglioso mio padre. Inizia a
stringere delle amicizie, ma i miei compagni di un tempo sono ora tutti
Mangiamorte. Tra loro c’erano Lucius Malfoy e Severus Piton. Con loro inizia ad
addentrarmi nel mondo della magia oscura e non ne ebbi più scampo.-
Areal
scosse il capo alle parole dell’uomo. –Hai scelto di essere una persona
malvagia!- sentenziò.
Daniel
la guardò con occhi imploranti. –Non ti chiedo di giustificarmi, so
perfettamente che le cose che iniziai a fare non erano giuste. Sono diventato
un seguace dell’Oscuro e all’inizio ero lieto di svolgere gli incarichi che mi
assegnava, ma…-
-Ma,
cosa?- chiese Areal, con crescente disprezzo che a stento riusciva a
mascherare.
-Ma
con il tempo mi accorsi che la mia coscienza non era più in grado di sopportare
altre vittime…-
-Assassino!-
Bisbigliò Areal, profondamente scioccata. Fece un passo indietro, pronta a
scappare dalla quella mostruosa rivelazione.
-No,
aspetta!- gemette il padre, sollevandosi da terra mentre tendeva una mano verso
sua figlia. –So di essere stato un uomo sbagliato, ma devi sapere per quale
motivo me ne sono andato!-
Areal
abbassò gli occhi e scosse il capo. –Centro!- disse allargando le braccia. –Ho
appena scoperto che mio padre è un Mangiamorte e un assassino, cos’altro potrei
sentire di peggio!-
Daniel
avanzò di un passo, salendo di uno scalino. –Quando ho conosciuto tua madre ho
iniziato a credere che avrei potuto condurre un altro tipo di vita, l’ho
sposata e le ho promesso che sarei cambiato, che avrei abbandonato l’Oscuro.
Per anni mi ha seguito ed appoggiato, era pronta a rischiare tutto insieme a
me. Avrebbe fatto di tutto pur di non perdermi.-
-E
allora perché ci hai abbandonate?-
Ci
fu un minuto di silenzio e l’uomo parve riprendere fiato. –Fino a quando
eravamo solo io e lei, giovani e imprudenti, affrontare la mia doppia vita era
facile. Tuttavia sapevamo che se avessimo avuto un figlio da proteggere, tutto
sarebbe stato troppo complicato, così avevamo deciso di non averne. Poi, però,
l’Oscuro venne sconfitto e fummo finalmente liberi di trovarci una casa e di
avere un bambino.- Alzò lo sguardo sulla ragazza, e le sue labbra si mossero in
un sorriso. –Ero così felice quando sei nata, così felice! Ma non meritavo
quella felicità, avevo causato troppo dolore e quelli del ministero stavano
cercando di catturare più Mangiamorte possibili. Dovevo andarmene.-
-Perché?
Non ho mai sentito dire che eri un Mangiamorte, nessuno mi ha mai accusato di
essere la figlia di un…-
-Questo
perché me ne sono andato!- intervenne l’uomo. –Se mi fossi fatto trovare, io
sarei finito in prigione, e la mia famiglia sarebbe stata odiata e marchiata
per sempre!-
-Il
padre di Draco…-
-Lucius
ha dichiarato di aver eseguito gli ordini dell’Oscuro perché vittima della
maledizione Imperius! Ma cosa ha ottenuto? Le voci corrono, tutti hanno sempre
visto di cattivo occhio la sua famiglia, certi crimini non si possono
nascondere. Mentire, fingersi vittima invece che seguace, lo ha solo tenuto
fuori dalla prigione. Io Non potevo permettere che etichettassero te e tua
madre in quel modo, che vi guardassero con il sospetto. Vi avrei rovinate!-
Areal
lo studiò in silenzio, forse le troppe emozioni che stava provando le rendevano
difficile capire alcune cose o, forse, c’era davvero qualcosa che non quadrava.
-Com’è possibile che sia bastato sparire dalla circolazione?- chiese. –Se
c’erano tracce della tua alleanza con i Mangiamorte, sarebbero comunque venuti
a cercarti e, anche se non ti avessero trovato, saresti comunque stato
considerato un fuggitivo. Inoltre, senza un regolare processo in cui avresti
potuto dire la tua, saresti stato condannato come seguace di Voldemort, e noi
saremmo finite in disgrazia.-
Daniele
rise brevemente. –Sei furba, si vede che meriti quella divisa!- Affermò. –Ma
vedi, il punto era proprio questo: non c’erano prove!-
Areal
rimase senza parole.
-Non
ho lasciato tracce, nessuno sospettava di me. Nessuno sapeva che ero stato un
Mangiamorte e, fortunatamente, anche se i mie ex compagni avessero deciso di
fare il mio nome, non sarebbe bastato. Ho sempre operato nell’ombra, pochi dei
miei colleghi conoscevano la mia vera identità e, cosa più importate, non ho
mai lasciato testimoni dei miei crimini. O, almeno, così credevo. Per questo
motivo non fui mai processato e potei rimanere con te e tua madre per ben
cinque anni.-
-E
poi?-
-Poi,
un giorno, il destino venne a chiedermi il conto!- spiegò, con rammarico. –Vidi
per strada un ragazzino fissarmi in modo strano, e riconobbi subito i suoi
occhi. Erano quelli di un bambino intrappolato in un angolo mentre uccidevo suo
padre per ordine dell’Oscuro. Mi aveva visto in faccia, quella volta, e sapevo
che avrei dovuto uccidere anche lui, ma non ne avevo avuto il coraggio. In più,
credevo che non mi avrebbe mai più rivisto. Tuttavia, quel giorno, vedendo il
modo in cui mi aveva guardato mentre attraversavo la strada davanti a lui,
capii di essere stato scoperto. Mi fece inoltre capire che, se qualche altro
testimone dei mie delitti, da me dimenticato, fosse saltato fuori dopo tanto
tempo, sarei stato smascherato. Se mi avessero visto insieme a voi, sa avessero
scoperto il mio nome questo sarebbe stato sporcato per sempre. Per questo
scappai, me ne andai per impedire che qualcuno scoprisse che ero Daniel
Foreberth, tuo padre. In questo modo sarei stato solamente un fuggiasco senza
nome. È grazie a questo, fino ad oggi, hai potuto andare in giro a presentarti
senza che nessuno ti additasse come la figlia di un mostro, tutto quello che si
sa oggi sui Foreberth è che erano una famiglia ricca di cui, tutti i
discendenti, venivano assegnati alla casa dei Serpeverde!-
Areal
si coprì la bocca con una mano, non riusciva a credere che il segreto che aveva
sempre cercato di scoprire fosse proprio quello. Aveva elaborato più volte
teorie e inventato storie sulla possibile causa che aveva spinto suo padre ad
andare via quando lei era solo una bambina. Avrebbe fatto di tutto pur di
convincersi che suo padre non se ne fosse andato solo perché non amava lei e
sua padre, per anni aveva rifiutato di credere di essere stata abbandonata.
Ma
mai avrebbe potuto immaginare tanto.
In
quel momento si accorse dell’irreale silenzio che li avvolgeva, e questo portò
la ragazza a chiedersi come fosse possibile che, per tutto quel tempo, nessuno
fosse passato di lì. Forse le barriere create dai suoi compagni ai piani
inferiori avevano realmente retto, di fatto nessuno si era avvicinato a loro.
Dai piani superiori, il trambusto di ragazzi che si precipitavano verso l’uscita
segreta nella camera delle necessità al quinto piano, era cessato, ed Areal
sperò che tutti fossero riusciti a mettersi in salvo. Dalle finestre giungeva
solo qualche lontano boato di possibili battaglie che si svolgevano sicuramente
in sala grande.
-Quando
comunicai a tua madre che sarei andato via, lei non voleva sentire ragioni.
Iniziamo a litigare molto spesso. Disse che sarebbe venuta con me, che potevamo
fuggire insieme come prima che tu nascessi. Era una donna forte e coraggiosa,
non le importavano i rischi che avrebbe corso, voleva stare al mio fianco ed
era pronta a scappare per sempre, non avrebbe mai accettato di fare la parte
della compagna indifesa che rimane a casa al sicuro. Ma io non potevo
permettermi di rovinarle la vita e di metterla in pericolo, volevo che restasse
con te, che si prendesse cura di te. Se ce ne fossimo andati entrambi, tu
saresti rimasta da sola, e non potevo permettere che accadesse. E così sono
fuggito, scappando via di casa durante la notte, come un ladro!-
-Peccato
che lei se ne sia andata comunque, poco dopo. Non faceva che ripetere che
doveva ritrovarti, che sapeva dov’eri e perché te ne eri andato. Lei non voleva
restare con me, adesso capisco perché mi ha sempre odiata: io ero il motivo che
le ha impedito di stare con te. Immagino che già dal giorno della mia nascita
aveva intuito che, in caso di pericolo, la mia presenza le avrebbe creato dei
problemi. Di fatti, se non fosse stato per proteggere me, sareste fuggiti
insieme. Per colpa mia tu sei scappato lasciandola indietro e, anche se dopo è
venuta a cercarti, deduco che non ti abbia mai trovato.-
-No,
non sapevo nulla. Non sapevo che se ne fosse andata.- Sollevo gli occhi sulla
figlia, mostrandole uno sguardo profondamente dispiaciuto. –Mi dispiace…-
Ciò
che spezzò il silenzio che scaturì l’istante dopo, fu uno degli ultimi suoni
che Areal avrebbe desiderato sentire: il suo nome urlato da Canni.
L’urlo
della sua amica proveniva dai piani superiore e, con la paura che qualcosa
fosse andato storto lungo la strada verso l’uscita segreta, Areal corse verso
di lei.
-Non
farlo! Torna qui è pericoloso!- urlò suo padre ma, quando si lanciò al suo
inseguimento, venne bloccato dalla barriera costruita.
Areal
ignorò i tentativi di Daniel di fermarla e raggiunse il piano superiore,
svoltando verso un’aula vide Canni con la schiena contro il muro, e un
Mangiamorte difronte a lei. Dato che le dava le spalle, quest’ultimo non si
accorse della ragazza, cosicché Areal riuscì ad attaccarlo con uno schiantesimo
che lo mandò al tappeto.
Quando
Canni le corse incontro la prese per la spalla parlandole velocemente. –Ho
portato Nick all’uscita. Dov’eri finita? Pensavo che quel Mangiamorte che
abbiamo incontrato sulle scale ti avesse fatto del male, e stavo tornando
indietro a cercarti!-
Areal
sospirò prendendola per mano. -È una lunga storia. Andiamo di sotto adesso, lì
avranno bisogno di aiuto, si sentono ancora i rumori degli scontri.-
Le
due ragazze corsero verso la sala grande, ma Areal decise di seguire una via
alternativa per evitare di rincontrare suo padre, così raggiunsero le serre di
Erbologia al primo piano, e dovettero fare il giro del giardino per raggiungere
l’entrata principale della scuola. Una volta fuori, il freddo e l’oscurità di
quella notte le avvolsero, e la paura tentò di rallentare la loro corsa ma,
insieme, riuscirono quasi a raggiungere l’entrata. A quel punto videro Erick
che combatteva contro due Mangiamorte e Canni corse verso di lui per aiutarlo,
lasciando Areal indietro. La ragazza inciampò sopra una radice fuoriuscita dal
terreno e, mentre metteva le mani sulla terra umida per risollevarsi, si
accorse di una nuvola bianca che le veniva incontro.
Nell’istante
in cui capì che si trattava di un Dissennatore, sentì il suo cuore mancare di
un battito e la sconcertante consapevolezza di non avere alcuna via di scampo
impadronirsi di lei. Era troppo turbata per produrre un Incanto Patronus, aveva
paura, era ancora troppo scossa a causa dell’incontro con il padre e, di certo,
la battaglia che si stava svolgendo nel castello non le forniva la serenità
mentale per far riaffiorare alla mente un ricordo piacevolmente intenso per
produrre l’incanto. Come se ciò non bastasse, ricordava di aver prodotto il
Patronus solo una volta, durante le riunioni segrete dell’ES, e non era affatto
sicura che ci sarebbe riuscita una seconda volta, non in quelle condizioni
almeno. Quando si accorse che la bacchetta le era caduta a qualche passo di
distanza, chiuse gli occhi pronta a quello che le sarebbe accaduto, certa che
niente avrebbe potuto impedire al Dissennatore che le si avvicinava di
abbattersi su di lei.
Poi
una luce argenta illuminò la notte e creò una barriera che tenne indietro il
Dissennatore. Quando aprì gli occhi, Areal vide un corvo d’argento volteggiare
davanti a lei e proteggerla da quella creatura. L’animale luminoso mise in fuga
il Dissennatore, poi spiegò le ali e atterrò davanti a lei per dissolversi nel
nulla l’istante successivo.
Quando
la ragazza alzò gli occhi si accorse del ragazzo che camminava tranquillamente verso
di lei. A differenza sua, non indossava la propria divisa scolastica, ma un
elegante completo nero e, nonostante fossero nel bel mezzo di una battaglia, il
ragazzo manteneva un passo fiero e sereno mentre, la luce della luna,
accarezzava i suoi capelli biondi donandogli un chiarore perlato.
Il
Patronus a forma di corvo era il suo.
Areal
si alzò e corse incontro al suo salvatore gettandosi fra le sua braccia.
-Me
lo sentivo quasi, che senza di me saresti stata in pericolo.-
Alle
parole di Draco, Areal si lasciò sfuggire un sorriso e, mentre si scostava
appena dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi, notò dei graffi sul suo
volto e dei piccoli segni di lievi ustioni. Inoltre, i suoi vestiti, erano
coperti di fuliggine e bruciacchiati in alcuni punti.
-Ma,
ma… dove sei stato, cosa ti è successo?- chiese Areal, confusa, mentre scuoteva
la testa. –E come fai ad essere in grado di produrre un Incanto Patronus?-
Draco
fece un sorriso strano. –Risponderò ad una sola domanda. Secondo te, essendo un
Mangiamorte sempre in contatto con i Dissennatori, come avrei mai potuto non
imparare ad evocare il Patronus?.-
Areal
rimase in silenzio, abbassò lo sguardo e nei suoi ricordi si ritrovò ad
inseguire con lo sguardo i contorni del corvo evocato da Draco.
-Il
tuo Patronus è un corvo?-
Draco
posò il proprio sguardo sulle sue labbra e le accarezzò i capelli corvini.
–Già- sussurrò. –È un corvo nero ed intelligente…-
Areal
sentire il proprio labbro inferiore tremarle per la commozione, non c’era
bisogno di spiegazioni. Sentì un forte calore avvolgerla e, per un attimo, le
esplosioni, le urla, e tutto l’inferno che li circondava, sparirono.
-Non
ho intenzione di mentirti.- disse Draco, all’improvviso. -Quando ho sentito il
marchio bruciare per il richiamo di Alecto, ho seguito Potter nella stanza
delle necessità. Volevo prenderlo con le mie mani e consegnarlo al Signore
Oscuro. Non ci sono riuscito, Tiger ha dato fuoco alla stanza ed è morto.
Potter e i suoi amici sono fuggiti. Mi hanno salvato la vita.-
Areal
rimase a fissarlo con le mani tremanti sulle sue spalle, ma non disse nulla.
-Ho
perso nell’incendio anche la bacchetta che mia madre mi aveva dato, questa l’ho
presa da uno dei corpi a terra.- Spiegò il ragazzo mostrando la bacchetta.
La
ragazza rimase ancora in silenzio.
-Sono
corso a cercarti, sapevo che saresti rimasta a combattere e…-
-Temevi
che mi fosse successo qualcosa?-
-No.
Dovevo dirti che ti amo prima di morire.-
Areal
sentì calde lacrime scendere dai suoi occhi ma sorrise, era troppa la felicità
che provava. –Dopo tutto questo tempo, ti pare questo il momento più opportuno
per dirmi che mi ami?-
Draco
si lasciò incurvare le labbra dal suo solito sorriso ma, questa volta, era un
po’ meno maligno del solito. Parve quasi dolce. Le prese il viso fra le mani e
lo avvicinò al suo, scambiandosi un bacio profondo che scaldò i loro cuori.
Alle
loro spalle, sulla porta d’ingresso, gli scontri erano cessati e, solo in
lontananza, si udivano ancora gli echi di alcuni combattimenti.
In
quel momento, la voce agghiacciante di Voldemort, si sentì risuonare nell’aria
e annunciò a tutti loro che desiderava che la battaglia cessasse
momentaneamente per permettere ai sopravvissuti di recuperare i corpi degli
sconfitti e, infine, chiedeva che gli venisse consegnato Harry Potter. In
cambio, lui avrebbe risparmiato tutti gli altri, ponendo del tutto fine a
quella guerra.
I
due ragazzi si scambiarono uno sguardo allarmato.
-Vieni
con me, dobbiamo nasconderci il prima possibile!- ordinò Draco, afferrandola e
trascinandola per un braccio.
-Ma
che stai dicendo?-
La
ragazza non capiva cosa avesse intenzione di fare, non le restava che seguirlo,
ma aveva bisogno di chiarezza. Quando furono dentro, Draco parve leggerle nel
pensiero e si fermò fuori dalla sala grande per spiegare le sue intenzioni.
-Avrei
dovuto andare da lui con tutti gli altri Serpeverde, ma non l’ho fatto.
Potrei andarci adesso come gli altri Mangiamorte, e riunirmi ai miei genitori,
ma non credo che tu voglia venire con me. Penso che il posto più sicuro per
entrambi, al momento, sia dentro questo castello. Troviamo un posto sicuro e
togliamoci dai piedi!-
Areal
sapeva che Draco aveva ragione e avrebbe voluto seguirlo e correre con lui in
cerca di riparo, ma non poteva. C’era una cosa che doveva fare, prima.
-Aspetta.-
gli disse e, senza dargli il tempo di bloccarla, corse dentro la sala grande.
A
dire il vero, una volta entrata, se ne pentì all’istante, poiché la stanza era
stata usata per radunare tutti i cadaveri e i feriti. A malincuore, riconobbe
quasi tutti i corpi a terra, ma si voltò di scatto, rifiutandosi di continuare
a guardare. Tutto quello era a dir poco sconcertante anche senza le urla e i
pianti disperati dei pochi rimasti vicini ai corpi di chi non ce l’aveva fatta.
-Non
ti fa male, quello?-
Areal
si voltò e, quando si ritrovò Erick davanti, lo abbracciò di scatto.
-Santo
cielo Erick, almeno tu stai bene!-
-Sì,
un po’ ammaccato ma ci sono. In quanto a te, non so quanto resisterai se
continui a perdere sangue…-
-Sangue?-
chiese Areal, sciogliendo l’abbraccio.
Quando
abbassò lo sguardo, si accorse di avere una gamba ricoperta di sangue e uno
squarcio profondo poco sotto il ginocchio. Adesso che ci pensava, ricordò di
quando era caduta fuori dalla scuola, lontano da Canni, inciampando come una
stupida su di una radice. Aveva effettivamente sentito un forte dolore ma, la
pura provata alla vista del Dissennatore, le era bastata per far sparire ogni
male. In seguito era arrivato Draco, e tutto era accaduto troppo in fretta e le
emozioni e l’adrenalina dovevano aver fatto da anestetico.
-Siediti!-
le ordinò l’amico.
-Cosa?-
Erick
non le disse altro, scambiò solo uno sguardo con qualcuno alle sue spalle e
l’istante dopo Areal venne trascinata a terra e dovette sedersi.
Dietro
di lei adesso c’era Draco, era stato lui a costringerla a sederti. Il suo volto
era pallido e il suo sguardo sconcertato si era fissato sulla sua gamba ferita.
Erick
si inginocchiò all’istante ed, estraendo la bacchetta, iniziò a mormore un
nenia magica che richiuse lentamente il taglio.
-Wow!-
esclamò Areal. –So che tuo padre lavora al San Mungo e che vuoi diventare un
guaritore proprio come lui, ma non sapevo che fossi già sulla buona strada!-
Draco
la strinse dai fianchi e la rimise in piedi senza troppi giri di parole, mentre
Erick si concedeva una scollata di spalle.
-Ti
stupisci per troppo poco.- Le disse l’amico. -Anche Canni sta dando una mano.-
Areal
si guardò in torno e, fra tutto quel trambusto, scorse l’amica, intenta a
curare i feriti meno gravi insieme a Madama Chips.
-A
differenza di me, almeno voi riuscite a dare il vostro aiuto…-
-Sciocchezze!
Hai coordinato i nostri compagni alla perfezione e si sono salvati praticamente
tutti, le tue barriere li hanno tenuti al sicuro e, il tuo piano di attaccare
all’interno di esse, è stata una mossa vincente!-
Areal
sorrise, rincuorata dalle parole di Erick.
Lei
e Draco rimasero lì qualche altro minuto, mentre Erick tornava a prestare soccorso
a chi ne aveva bisogno. La ragazza cercò di aiutare più gente possibile ma, a
dire il vero, Areal capì di non poter fare più molto e, vicino a lei, Draco non
faceva altro che guardarsi nervosamente intorno.
-Non
voglio deluderti, ma il tuo aiuto qui non è indispensabile.- Le confermò ad un
tratto il biondo, afferrandola da un braccio. -Ti sei assicurata che i tuoi
amici stanno bene, ora, per favore, andiamo a cercare un nascondiglio.-
Areal
sapeva che non poteva dire di no a quegli occhi decisi, ma avvertiva quasi il
bisogno fisico di rimanere lì con i suoi amici, di continuare ad aiutare Luna e
Ginny portando tutto l’occorrente a Madama Chips e alla McGranit.
-Qui
non siamo al sicuro, se mi trova mi ucciderà. Fallo per me Areal, tutto quello
che voglio e stare al sicuro con te. Ti prego!-
Areal
ricordò le sofferenze di Draco, le umiliazioni della sua famiglia, la missione
che lo aveva quasi ucciso l’anno prima e il marchio sul suo braccio che
appesantiva la sua anima. Sapeva, in oltre, che il suo aiuto in quella stanza
non era di vitale importanza. Era rimasta per diverso tempo, aveva fatto qualcosa
ma, non avendo capacità curative come Canni ed Erick, poteva anche andare. Era
stata utile nella difesa del castello con le sue barriere, ma dovette ammettere
che, in quella sala, la sua assenza sarebbe stata presto rimpiazzata.
Seguì
Draco nei piani più alti del castello, incontrando qua e la gente che
trasportava di sotto i cadaveri, la cui vista le fece contorcere lo stomaco e
dovette nascose il viso contro il petto di Draco, lasciandosi guidare da lui. Quando
riaprì gli occhi si accorse che si erano fermati dentro l’aula di incantesimi.
-Pensavo
che questo posto ti avrebbe fatto sentire più al sicuro.- le disse Draco.
Areal
annuì.
La
ragazza creò una barriera a difesa della porta e barricò la stanza con tutti
gli scudi magici che conosceva, poi, insieme a Draco, si lasciarono cadere
sulle poltroncine della stanza ed attesero.
Nessuno
dei due parlò per tutto il tempo, rimasero solo seduti vicini, in attesa.
Areal, accoccolata sul petto di Draco, chiuse gli occhi per qualche minuto
cercando di non pensare e, d’altro canto, anche il ragazzo parve provare per un
momento a cancellare tutto ciò che era accaduto.
L’ora
concessa da Voldemort, in fine, passò.
Con
grande sconforto da parti di tutti, la voce di Voldemort si fece udire un’altra
volta, annunciando la morte di Harry Potter. Scoppiò il caos e tutti furono
presi dal panico e dallo sconforto.
Areal
non voleva crederci, corse alla finestra che dava sull’ingresso della scuola e
vide tutti i Mangiamorte fermi lì, Voldemort in testa e Hagrid con fra le
braccia il corpo di Harry Potter.
La
ragazza gemette e si coprì la bocca con le mani, non era possibile. Tutti gli
altri uscirono e si fermarono sugli scalini dell’ingresso, urlando e disperandosi
per la morte del loro eroe.
L’unica
speranza rimasta.
A
quel punto Areal scoppiò a piangere, cadde in ginocchio e si appoggiò con le
braccia sul davanzale. Aveva visto le sue amiche, Emma a Jude, fuggire per non
essere prese da Voldemort solo perché non avevano il sangue puro. Aveva visto i
suoi compagni più piccoli tremare di paura e venire torturati dai fratelli
malefici. Aveva visto i suoi compagni di scuola giacere al suolo morti. Ne
aveva passate troppe, la sua amata scuola che crollava a pezzi, Draco in
pericolo di vita o lontano da lei, suo padre che le rivelava di essere un
Mangiamorte.
Ma
come faceva ad accettare che ogni speranza di vittoria era sparita per sempre?
Se
l’unica speranza del mondo magico era morto, anche loro erano morti. Voldemort
li avrebbe scovati tutti e uccisi, senza risparmiare niente e nessuno.
L’alternativa era fingere per il resto della vita di stare dalla sua parte,
fingere, vivere nel terrore e nella paura. Vivere in un mondo di morte e
sofferenze, vivere all’inferno oppure morire.
Cosa
cambiava?
Nessuno
sarebbe stato al sicuro, Draco e la sua famiglia non erano più nella grazie del
Signore Oscuro, cosa ne sarebbe stato di loro?
Cosa
ne sarebbe stato dei più deboli e dei Babbani?
Cosa
ne sarebbe stato degli Auror, di quelli dell’Ordine della Fenicie e di quelli
dell’ES?
Era
tutto perso, tutto finito.
Areal
continuò a piangere forte fra i singhiozzi, con Draco accanto a lei che le
accarezzava la schiena per darle conforto, non avrebbe mai voluto vederla
piangere in quel modo e, ormai, la disperazione aveva avvolto anche lui.
Non
rimaneva che sperare nella clemenza di Voldemort, da lassù Draco poteva vedere
i suoi genitori.
Areal
non volle vedere Neville avanzare e venire atterrato da Voldemort, ne quando
quest’ultimo incendiò il cappello parlante e glielo mise in testa.
Scoppiò
il caos.
I
giganti si avvicinarono alla scuola, tutti partirono all’attacco, i Mangiamorte
tornarono all’interno del castello è fu la guerra.
La
battaglia di prima non era nulla al confronto, stavolta anche l’Oscuro
combatteva e potevano sentirne le urla di vittoria. Ma Areal non aveva la forza
di alzarsi o di scendere a combattere, rimase solo lì a piangere.
-Draguccio
caro, troppa paura per venire di sotto a darci una mano?- sghignazzò qualcuno.
Draco
si voltò con rabbia, paradosi davanti ad Areal, ancora inginocchiata davanti
alla finestra.
-Yaxley,
Dolohov!- salutò Draco, rigido come una statua.
-Hahaha,
tuo padre non ha mosso un dito in questa battaglia, d'altronde, senza
bacchetta, mi chiedo come avrebbe potuto. Orami è inutile, il Signore Oscuro lo
ha usato finché serviva, ma presto si sbarazzerà di lui e della tua mammina-
Disse Yaxley.
Areal
si voltò, si asciugò le lacrime e si mise in piedi con la bacchetta in mano.
Si
accorse che nessuno dei due Mangiamorte appena giunti portava la maschera.
Quello che aveva parlato aveva corti capelli neri, mentre l’altro era biondo e
con il volto spigoloso.
-Peccato,
Narcissa era proprio una bella donna. La sua sfortuna è stata sposare quel
fallito di Lucius.-
-Ora
che hai finito con i tuoi commenti, Dolohov, puoi anche andare all’inferno!-
ringhiò Draco, pronto a scagliare una maledizione.
-Aspetta!-
lo fermò Areal, dopo di che si rivolse ai due Mangiamorte. –Come avete fatto ad
oltrepassare la mia barriera?-
Draco
sussultò, non si era reso conto che i due individui erano dentro l’aula di
incantesimi proprio come loro. Capire come avessero fatto a distruggere la
barriera, e ad entrare senza che loro se ne accorgessero, sembrava un mistero.
Yaxley
rise e prese parola. –E così erano tue tutte quelle barriere sparse nella
scuola, che bloccavano me e i miei compagni! Erano molto potenti e ben fatte,
complimenti, ma anch’io ero un’abile creatore di barriere alla tua età e, come
avrai già capito, sono bravo anche ad abbatterle. Tutte quelle che hanno ceduto
sono state spazzate via da me, abbiamo ucciso un gruppo di ragazzi che si
rifugiava dietro una di esse, spero che non fossero tuoi amici…-
Areal
trattenne la rabbia nel vedere il ghigno soddisfatto e derisorio che piegò le
labbra di quell’uomo.
-Che
ragazzina di talento, creare tutte quelle protezioni tutta sola alla sua
giovane età. Oltretutto è davvero carina. Possibile che le ragazze migliori si
rovinino, e perdano il loro tempo, dietro i Malfoy?- Disse Dolohov, falsamente
indignato. –Ma non temere Draco, quando avremmo finito con te ci occuperemo noi
della tua amichetta…-
-Maledetto,
dovrai uccidermi!-
-È
proprio quello che intendo fare!-
Alle
parole di Dolohov partirono gli scontri, lui contro Draco ed Areal contro
Yaxley. I due giovani ragazzi diedero sfoggio di tutte le loro capacità,
rivelandosi molto abili, ma i due Mangiamorte conoscevano molte più magie di
loro e avevano molti più anni di esperienza alle spalle. Tuttavia Draco
sfoggiava gli incantesimi oscuri imparati dal padre e la rabbia gli permetteva
di tenere testa a Dolohov.
Areal,
invece, era talmente furiosa e piena di dolore per la morte dei suoi amici, che
si accorse di duellare come non aveva mai fatto. Sfruttò tutte le cose che
aveva appreso a scuola e, soprattutto, quelle che aveva imparato studiando sui
libri in quegli anni in cui si era ripromessa di migliorare come strega. Quando
aveva iniziato a capire che Draco era in pericolo, aveva studiato dal libro di
Agatha Corvonero, la madre dalla fondatrice della propria casa, ed aveva
appreso varie tecniche e magie che le avevano permesso di salvarsi quella sera.
Negli scontri che aveva avuto per il castello con i vari Mangiamorte, era
riuscita a cavarsela abbastanza bene, dimostrando tutto il suo talento, ma mai
aveva lottato meglio di quel momento.
Voleva
abbattere quel Yaxley che aveva ucciso i suoi compagni e che aveva abbattuto le
sue barriere, desiderava fargliela pagare per tutto il male che aveva fatto.
-Areal!-
Quando
Draco la chiamò, Areal vide che il ragazzo era riuscito ad abbattere Dolohov. A
quel punto, insieme, i ragazzi si concentrarono su Yaxley, ma Areal si
distrasse. La ragazza si premurò di legare il Mangiamorte a terra e di
distruggere la sua bacchetta.
Yaxley,
approfittò della distrazione della ragazza, e si accanì su Draco minando alle
sue difese con attacchi a raffica che il ragazzo a stento riusciva a gestire.
Areal provò ad attaccare il loro nemico, cercando di distrarlo, ma non
funzionava.
Troppo
tardi capì che quello di Yaxley era un piano curato nel dettaglio, la sua intenzione
era quella di far credere che avesse intenzione di finire Draco, tenendo Areal
impegnata nell’intento di provare a difendere il ragazzo, senza pensare a
proteggere sé stessa.
Dopo
la raffica di colpi lanciati a Draco, mentre il biondo tentava di proteggersi,
Yaxley si voltò e lanciò un’unica, tremenda maledizione, contro Areal.
-Avada
Kedrava!-
In
una frazione di secondo, Areal ebbe l’impressione che tutto si muovesse a
rallentatore. Forse un potere nascosto, oppure, un angelo protettore, le aveva permesso
di prevedere con qualche secondo d’anticipo le mosse di Yaxley. Pensò ai suoi
studi suoi libri, alle formule che aveva inventato, ma che non aveva mai
sperimentato e, con quel vantaggio di un secondo ottenuto per chissà quale
miracolo, urlò:
-Protego
Maximus!-
Areal
creò un cerchio davanti a sé e, quando l’anatema che uccide sfrecciò verso di
lei sotto forma di luce verde, il suo incantesimo divenne uno scudo di luce
rossa e ci fu una grande esplosione.
Solitamente
un semplice sortilegio scudo non salva dall’anatema che uccide, e Draco lo
sapeva. Quando riacquistò la forza necessaria per rialzarsi, il biondo si
accorse di essere stato spazzato via dall’esplosione, era stato come se Areal
avesse amplificato il suo scudo, rendendolo quasi uno specchio. Yaxley, infatti,
era finito contro un muro e adesso giaceva a terra, e Draco sperò che la
maledizione che aveva scagliato gli fosse finita addosso.
Ancora
dolorante, il ragazzo si alzò e corse da Areal, trovandola inerme al suolo.
-Areal!-
chiamò.
Si
inginocchiò accanto al suo corpo, la prese fra le braccia ma la ragazza non
apriva gli occhi. Era maledettamente fredda, il volto era violaceo e gli occhi
rimanevano chiusi, dalle labbra usciva un respiro troppo lieve.
Stava
morendo.
Non
c’erano ferite sul suo corpo e le mani del biondo non si erano sporcate di
sangue come nel sogno che aveva avuto, ma la vita stava comunque abbandonando
il corpo della persona che amava. Lo scudo amplificato che Areal aveva creato
era solo servito a rallentare l’effetto della maledizione senza perdono, ma
l’avrebbe comunque uccisa. Ad ogni secondo che passava il corpo si raffreddava
come se le porte della morte le si fossero aperte davanti a la risucchiassero
lentamente, ma senza alcuna intenzione di richiudersi senza prima averla presa.
La
morte voleva la ragazza.
-No
Areal, guardami…-
Pregò
Draco, la strattonò e poi l’abbracciò forte. Potevano portargli via tutto ma
non lei, non l’unica persona che lo aveva amato dal primo momento e che gli era
sempre rimasta accanto.
-Draco!-
Urlò
una donna.
Quando
Draco si voltò, vide sua madre e suo padre entrare nell’aula e precipitarsi
verso di lui. Entrambi i genitori parvero rinascere nel vedere che il figlio
stava bene, ma si accorsero subito della ragazza apparentemente morta che gli
stava fra le braccia.
Lucius
guardò la giovane a la riconobbe, in più, non aveva mia visto suo figlio in
quello stato, mai.
-Ti
prego!- gemette Draco rivolgendosi al padre. –Ti prego salvala!-
Continua…
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D’accordo, lo
so, lo so, non sono in alcun modo perdonabile! Troppo il ritardo
nell’aggiornamento, avrete creduto che avevo abbandonato tutto di nuovo!
Ho dovuto
affrontare un mostruoso trasloco e, fra scatoloni da imballare e poi disfare,
non ho avuto un attimo libero. Anche se la storia era tutta pronta e finita, purtroppo,
devo rileggere e praticamente riscrivere tutte le parti che adesso non mi
piacciono più. Come ciliegina sulla torta, nella nuova casa ero rimasta senza
internet!!!!
Grazie a tutti voi
che leggete, spero di aggiornare nei prossimi giorni. Mancano ufficialmente
solo tre capitoli dopo di questo. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio e
grazie infinite.
Un
ringraziamento particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo XD.
neige13
beliveinyou
horansprjncess
Katherine_Petrova