Verità svelata
I giochi riprendono - cap. VI
di Neera Sharim
Attraversare la
membrana verdastra che li separava dai quattro alieni che avevano di
fronte non fu certo una tra le esperienze più piacevoli
della
sua vita. Strawberry fu colta da un conato improvviso quando la
poltiglia vischiosa e gelatinosa le si chiuse intorno e fu solo
perchè attraversarla fu questione di istanti che non si
lasciò andare allo stordimento che le scosse tutto il corpo.
Appena sbucò dall'altra parte trasse un profondo respiro,
lasciando che l'aria rada le incendiasse i polmoni.
Se
non altro quella strana sostanza non sembrava esserle rimasta
addosso in nessuna rivoltante maniera, pensò; era asciutta e
relativamente
pulita, ma non fece in tempo a controllarsi più attentamente
perchè Kish le comparve al fianco in un secondo e prima
ancora
che il suo corpo uscisse completamente dalla melma verde che l'aveva
circondato, le sue dita forti si erano chiuse sul suo braccio e lui con
uno strattone deciso l'aveva spinta in avanti, raggiungendola subito
dopo. Dietro di loro spuntarono Mina e Yury ma lei quasi non li vide,
troppo intenta a fulminare il ragazzo con il suo sguardo di fuoco.
Per tutta risposta, lui si
limitò ad un sorriso cattivo e sensuale, per niente
preoccupato.
Strawberry si morse il labbro, cercando di ignorare l'irritazione;
impotente e sforzandosi di non dar adito
al suo orgoglio ferito portò l'attenzione su ciò
che in
quel momento era davvero importante: davanti a lei c'erano due file di
panche sopraelevate; la prima
occupata da tre alieni composti ed elegantissimi nelle loro tenute
militari, mentre la seconda ospitava un solo ufficiale, nobile
e
dal portamento fiero.
Quando incrociò il suo
sguardo, l'uomo
sciolse le
labbra in un sorriso malizioso che la colse completamente impreparata,
facendola arrossire.
Immediatamente scostò lo
sguardo, scegliendo di sfogare la sua
frustrazione unicamente sull'allieno che la importunava:
cercò
di strattonare ancora la presa di Kish, senza tuttavia riuscirci. Al terzo tentativo, irritata, si
avvicinò a lui sollevando il viso con rabbia.
- Non so se hai notato l'assurdità della situazione ma
evidentemente no, quindi lascia che ti chiarisca le idee: non avrei
modo di
scappare nemmeno per miracolo quindi... Devi proprio mettermi le mani
addosso in questo modo? -
Quello per alcuni istanti la guardò come se fosse scema e
soltanto quando lo vide incassare il colpo con un'espressione
assolutamente compiaciuta capì di aver commesso un terribile
errore nella scelta delle parole. Per tutta risposta, infatti, lui si
avvicinò a sua volta, abbassandosi verso di lei stringendo
la
presa.
La punta del naso sfiorò la
sua guancia arrossata e la voce l'accarezzò con dolce
lascivia.
- No. Ma sicuramenente è uno dei modi che preferisco -
Strawberry si morse il labbro appena
prima di rabbrividire, mascherando
il desiderio con stizza. Era un'idiota, questa davvero se l'era
cercata.
Lui però non si lasciò intimidire, anzi:
vedendola
esitare e arrossire, sorrise, sfiorandole l'interno del
braccio
col
polpastrello del pollice.
La sentì fremere di piacere e
gli
piacque percepire la sua pelle incresparsi di sensibilità.
Reagiva al suo tocco come se fosse
nata per farlo e lui non potè trattenersi dal pensare
soddisfatto che l'aveva sempre saputo. Era solo questione di tempo
prima che imparasse ad accorgersene anche lei; esattamente come stava
facendo adesso.
Istintivamente diminuì la
stretta, continuando a tenerla con ferma sicurezza, ed
espirò a pieni
polmoni.
Per un attimo chiuse gli occhi.
Anche da quella distanza
poteva percepire il cuore che le martellava furioso nel petto, il
respiro trattenuto... l'odore inebriante del suo confuso desiderio,
mischiato a quello seducente del suo corpo.
Lei era nata per lui, era
sua; era sua da sempre e sarebbe appartenuta a lui per sempre.
E
ora
era arrivato finalmente il momento di reclamarla per sè.
In un istante dimenticò
dov'erano e immaginò di baciarla
proprio lì, davanti a tutti.
Quando poi riaprì gli occhi e
la
trovò basita e accaldata a guardarlo, come la più
indifesa
delle amanti, desiderò spogliarla e succhiarle il collo e i
seni
fino a farle ricordare solo il suo nome e nient'altro.
Come sarebbe
stato sentirle pronunciare il suo nome mentre l'accarezzava e leccava
con dolcezza? Come sarebbe stato sentirla fargli le fusa tra un gemito
di piacere e l'altro? L'avrebbe sfiorata con gentilezza e le avrebbe
dato tutto ciò che voleva e molto di più;
l'avrebbe
devastata con il desiderio che aveva di lei, sussurrandole all'orecchio
che non avrebbe mai smesso di farlo. Mai.
Guardandola negli occhi si
ritrovò a pensare a quanto avrebbe potuto farli illanguidire
con
la forza dei suoi baci e quando lei, a disagio, si morse il labbro
inferiore, gli diede il colpo di grazia; perdendosi in quelle
sensazioni, cercò il suo sguardo, mentre il
desiderio e l'eccitazione gli scurirono gli occhi.
Le
parole gli sfuggirono dalle labbra in un soffio primitivo e roco,
vibrante. La voce suadente era calda, priva di malizia o sarcasmo,
quasi
dolce. Sicuramente molto più veritiera e istintiva di quanto
non
volesse essere lui.
E se
ne rese conto solo troppo tardi.
- Tu invece come vorresti ti toccassi, piccola?
...Solo dopo che se ne rese conto anche
lei.
Con sgomento la vide sgranare gli occhi
e trattenere il respiro,
incredula, confusa e si odiò per essersi esposto
così tanto, ma
prima che lei potesse fare altro, la voce del Primo Ufficiale di Forze
Aeree infranse in un
istante il piccolo limbo in cui erano caduti, spezzando l'incantesimo.
La magia che per un attimo aveva
avvicinato i loro cuori si
sgretolò sotto il peso del disappunto dell'orgoglio ferito
di
Kish, che gli ruggì dentro con ferocia, costringendolo a
tornare
in sè.
Cosa diavolo faceva?
Serrando la mascella con arroganza tornò in un istante il
Kish
di sempre e la dolcezza e il desiderio che per un attimo avevano
confuso Strawverry sparirono in un sorriso di pigro sarcasmo.
E a
quella trasformazione, reagì naturalmente anche Strawberry; arrabbiata lo strattonò
con forza, dimenticando ciò che
gli era sembrato aver letto nel suo sguardo e nel suo corpo solo pochi
attimi prima.
Era
irrilevante.
Assolutamente irrilevante.
L'arrogante bastardo non andava preso sul serio. Punto.
Aveva ben altro a cui pensare.
Alla sua vita, per esempio.
L'uomo che stava parlando era giovane, composto, attraente e la cosa
peggiore era che sapeva perfettamente come giocare le sue carte,
si ritrovò a pensare Mina, ascoltandolo.
Le aveva accolte con cortesia,
mettendosi subito a disposizioni per
qualsiasi loro richiesta, e se non fosse stato così
sfacciatamente accogliente forse l'avrebbe data a bere anche a lei. La
realtà però era che lei era stata così
tanto
abituata ad avere a che fare con discorsi scomodi che non era possibile
non fosse
in grado di non riconoscerne uno quando ce l'aveva davanti; e a
giudicare
dall'ostentata ospitale cortesia, quella doveva essere una situazione
bella scomoda davvero.
E
lui - doveva riconoscere - la stava conducendo in un porto sicuro con
una certa abilità.
- Ci scusiamo per la brutalità e il poco rispetto
col quale siete
state trattate fin'ora; non avremmo voluto certo iniziare
così i
nostri rapporti con le Salvatrici. Il nostro sarebbe dovuto essere un
invito cortese alla diplomazia e al dialogo, non certo un rapimento di
questa portata.
Il problema era però, a suo modesto avviso, che il 'porto
sicuro' era comunque dalla parte sbagliata dell'universo.
- Beh, con tutto il rispetto,
Signore, non me la sento proprio di
contraddirla - soffiò Strawberry, tesa - Non so esattamente
quale sia il vostro naturale catalogo
comportamentale, ma posso assicurarle che sulla Terra si seguono
protocolli un tantino diversi quando si vuole proporre un invito
cortese.
Mina
soffocò un sospiro, esasperata.
Beh, se non altro l'amica era
così nervosa da non cadere come
suo solito tra le braccia tese del primo tizio pronto a offrirle aiuto;
forse anzi, per una volta, la sua
irrequietezza sarebbe servita a
smuovere un po' le acque calme a cui sembrava tener tanto il Primo
Ufficilale, che infatti non esitò a risponderle.
- Credo di parlare a nome anche dei miei colleghi quando le rinnovo
ancora le miei scuse più sentite, signorina Momomyia. A lei
come
alle sue preziose colleghe. Probabilemnte la necessità e il
bisogno che ci ha mossi nell'impartire ai nostri sottoposti gli ordini,
li hanno portati a fraintendere la situazione e la portata enorme del
vantaggio del vostro supporto. Vi prego, permetteteci di tentare dei
chiarimenti.
- ...Beh, non mi sembra comunque di avere tante alternative, no? Qui
siamo prigioniere in ogni caso.
Gli
occhi dell'alieno si addolcirono un poco e le sue belle labbra
si stirarono in un sorriso pulito.
Mina non perse una sola sfumatura delle
sue espressioni, attenta.
- In realtà sareste dovute essere ospiti. E così
sarete
trattate da questo momento in poi. Ma purtroppo siete troppo importanti
per noi da poterci permettere di riportarvi sul vostro mondo con le
nostre scuse più sentite.
Al suo fianco, Paddy fremette d'irritata
impazienza.
- In poche parole, scusi se mi intrometto, ci sta dicendo che vi
dispiace e tutto il resto... ma che comunque non avete intenzione di
liberarci?
- Sono desolato. Si.
- Ahh... No, beh, fantastico. Tanto per esserne sicure, comuque.
Mina scoccò a entrambe
un'occhiata ammonitrice, nella speranza che non tirassero troppo la
corda.
Per quanto
condivideva l'irritazione e lo sconcerto delle amiche, infatti, non
poteva
permettersi di lasciarsi andare come loro alla testardaggine cieca. Le
persone che avevano di fronte sembravano importanti e a giudicare da
tutti gli alieni che gremivano la stanza alle loro spalle, proprio non
se la sentiva di tentare colpi di genio.
Alzare troppo la cresta era
pericoloso e fidarsi anche.
Il suo buon senso le intimava calma e
moderazione e le bastò uno sguardo corrucciato a Strawberry
per
farle capire che se lei intendeva battersi, questa volta non le avrebbe
coperto le spalle.
Quando la rossa annuì
circospetta Mina si permise di tirare un
respiro di sollievo.
Strawberry non era stupida... ma aveva
un
carattere impulsivo, sfrenato e impavido e dopo tutti gli anni
trascorsi a combattere con lei Mina non era ancora riuscita a toccare
con mano i limiti suicidi dell'amica e a calibrare quindi la precisa
portata entro cui era disposta a perdersi.
Sinceramente, a volte
credeva che semplicemente Strawberry non avesse proprio una precisa
portata.
Era pronta a tutto, imprevedibile come
una mina o un'eruzione
vulcanica. E il suo essere così fuori controllo era
affascinante
e tremendamente terribile insieme.
Avrebbe potuto perderla in un
istante come averla al fianco per tutta la vita.
Fortunatamente, in quel momento
Strawberry sembrava propendere per il 'tutta la vita'.
A Mina venne quasi da sorridere, non
fosse per la situazione in cui
erano, vedendo la rossa rilassarsi sul posto e perdere lentamente tutta
l'aura di guerriera vichinga che in un istante le era gravata intorno
come elettricità. Sembrava seriamente un gatto che
rinfoderava
gli artigli.
Gli occhi persero d'intensità
e calore, rimanendo
però vigili e scrutatori, come in attesa di un invito alla
lotta, di un passo falso. L'adrenalina che come fuoco le aveva scosso
tutti gli istinti felini, facendole rizzare lievemente i peli delle
braccia e le radici dei capelli si ridusse a un lieve tremolio rombante
sotto pelle e il passo che inavvertitamente fece indietro fu la
dichiarazione ufficiale di tregua che tutti si aspettavano. Quando
anche le dita smisero di stringersi a pugno, era fatta: l'apocalisse avrebbe tardato ancora
un po' a manifestarsi perchè
il demone che avrebbe segnato la differenza tra guerra e pace aveva
smesso di digrignare i denti.
Naturalmente bleffava quando aveva fatto
intendere a Strawberry che sarebbe stata sola se avesse voluto
scatenare uno scontro violento; lei era la loro leader e se avesse
voluto attaccare, tutte l'avrebbero seguita... anche solo per cercare
di proteggerla da sè stessa e dal disastro che avrebbe
potuto
combinare. C'era una fiducia totale tra di loro e lei, come nessuna
delle altre, l'avrebbe mai rotta.
Una Strawberry docile comunque
sarebbe stata la salvezza, una Strawberry versione valchiria, no.
Perlomeno non in quel momento, temeva.
Fortunatamente la rossa aveva deciso di
fidarsi del suo buonsenso
esattamente come lei si fidava della sua tatale e sbandata
imprevedibilità. Intervenne nel discorso quindi,
prima che Paddy potesse far cambiare
idea all'amica con qualche altro commentino sagace dei suoi.
- Ascolteremo le vostre spiegazioni e le vostre richieste, ma non
promettiamo nulla. Inoltre, per prima cosa: Perchè siamo
qui? E,
vi prego... niente giri di parole. Non sono una a cui piace danzare
intorno alle cose e non amo la gente che mi fa perdere tempo.
Dritta al punto. Esattamente il genere
di atteggiamento in grado di far
vacillare qualsiasi diplomatico, se non altro perchè non gli
si
dava modo di tessere intorno alle sue vittime la sua meravigliosa tela
di argento e bugie.
Quando l'alieno le sorrise calmo
però, ebbe la certezza che
certi trucchetti da principianti non avrebbero attaccato con lui.
- Ah... così a freddo, signorina Mina? -
Sussurrò infatti quello, con finta aria addolorata,
scuotendo il
capo con divertito rammarico e lasciando poi andare il fiato in un
sospiro leggero - Beh, tanto vale essere chiari e
diretti fin da subito, allora, no?
E a quel punto, per un solo istante, la maliziosa
disponibilità
che aveva nello sguardo si fece intensa preoccupazione. Durò un solo momento ma
lei la vide chiaramente nei suoi occhi
da volpe e quando lui si appoggiò al tavolo guardandole una
a
una, capì perchè.
- Per farla breve, per salvarci tutti.
- L'acqua Mew che ci avete donato ha fatto miracoli nel nostro
mondo; i nostri scienziati
l'hanno potenziata e sfruttata al massimo, traendone benefici insperati
e portando a tutto il nostro pianeta la vita e la prosperità
che
non aveva mai avuto. Il clima si è fatto mite, l'acqua
è
andata aumentando e la vegetazione è cresciuta. In meno di
due
anni questa terra è fiorita come nessuno avrebbe mai creduto
possibile e il nostro popolo è cresciuto spaventosamente.
C'era
pace. C'era abbondanza e prosperità.
- Poi cos'è successo?
L'alieno abbassò lo sguardo un istante,
probabilmente per
non venire sopraffatto dalla penosità di ciò che
stava
per raccontare anche a loro. Quando riprese a parlare aveva la voce
ferma e limpida, ma le mani unite erano la chiara prova di quanto fosse
vivo lo sforzo di trattenere la rabbia.
Lory si riscoprì con sorpresa
a provare compassione per loro.
Già il fatto di dover essere
costretti a cercare l'aiuto di chi
era stato un tempo considerato un nemico doveva essere abbastanza
doloroso e umiliante di per sè, senza l'ulteriore aggiunta
di
dolorose spiegazioni.
Cosa avrebbe provato lei se da perdente
avesse
fatto ritorno al suo pianeta con un solo piccolo premio di consolazione
e per di più fosse poi costretta a richiedere aiuto ai
vecchi nemici, raccontando
i problemi del proprio popolo ad estranei contro cui per mesi ci si era
fatti guerra? Di certo non le sarebbe stato facile.
Sicuramente non le avrebbe fatto piacere.
Incertà scambiò
con Mina una rapida occhiata, ritrovandola attenta quanto lei.
Con pazienza attese che l'ufficiale
continuasse il racconto, avvertendo
però sempre più dentro di sè la
consapevolezza che
ciò che avrebbe detto l'alieno non le sarebbe affatto
piaciuto.
Sentiva un'ombra nera farsi largo sempre più nel suo cuore,
stringendolo in una morsa di oscura e fredda paura. Una sensazione
lugubre e soffocante che non le piaceva per niente e che aveva nel
cuore da mesi... senza riuscire a darle un volto o una connotazione
precisa.
Chissà perchè, ma
la rivelazione che seguì non la colse affatto impreparata.
- Poi Profondo Blu è tornato.
Si ritrovò a chiudere gli
occhi, come nel tentativo di
annebbiare la realtà nel nero totale delle sue palpebre e
così cancellarla, mentre
un vento gelido le stringeva il cuore con forza.
Sapeva che era vivo, lo
sapeva.
Quante notti aveva passato insonni, a soffrire nei suoi incubi
peggiori? Quante volte aveva sospettato e tremato?
Lo
sapeva.
Per
mesi e mesi si era fatta mille infinite domande; per giorni aveva
contato le ore e le aveva trascorse nella paura e dentro di lei
l'impatto della rivelazione cominciò a farsi meno duro
...perchè in fondo l'aveva smpre saputo.
Ma
Strawberry invece, al suo fianco, sembrava sotto shock.
- No. Non è possibile.
Immobile, pallida... la rossa fece un passo indietro con
un'istintività che la spaventò più di
ciò
che sentiva perchè per la prima volta da mesi la vedeva
insicura
e sbilanciata come non l'aveva mai vista.
- So che non è...
- Non è vero.
Le
mani strette a pugno, Strawberry digrignò i denti,
mordendosi le labbra fino a farle sanguinare.
- Strawberry... calmati...
- Non è vero! Lory, l'ho
ucciso io! - La voce le si incrinò in petto e
lei scosse la testa, come a scacciare ogni pensiero - L'ho ucciso io
con le mie
mani, sacrificando anche Mark con lui... noi... io... non
può
essere vivo! Come
potrebbe essere vivo?!
Con
uno strattone si liberò di Kish, accarezzandosi poi il collo
con mani tremanti, i capelli. L'incredulità dipinta in
quegli
occhi così dolci e che in quei mesi di guerriglia si erano
fatti
così maturi e protettivi, così attenti ai bisogni
degli
altri.
Strawberry non si era fermata dopo la guerra e non aveva fatto fermare
neanche loro. Più ancora che durante i combattimenti aveva
preso
a dedicarsi delle persone, come un angelo custode pronto a dare tutto
per loro senza tregua.
Poteva quasi sentirla ora, mentre pensava con paura al loro pianeta e
alla gente di cui non aveva mai smesso di prendersi cura.
Era convinta di averli messi tutti in
salvo... sicuramente la colpa
aveva preso a rosicarla da dentro come un tarlo maligno e crudele.
Fece per andarle vicino ma l'alieno riprese a parlare e
Strawberry si riscosse con rabbia nel tentatativo di non farsi
abbattere e
di rimanere attenta, di capire... di seguire.
- Non lo sappiamo. Non lo sappiamo ma è tornato, umana,
scatenando contro di noi i nostri
stessi figli e spaccando il nostro popolo a metà facendoci
vedere quanto di marcio lui era riuscito a disseminare in quello che
noi eravamo sicuri fosse un muovo mondo perfetto! Aveva più
seguaci di quanto avessimo immaginato e questi seguaci ora stanno
facendo di tutto per prendere il potere, attaccandoci con le armi
più crudeli a loro disposizione e sterminando ogni uomo,
donna e
bambino trovino sul loro percorso. E' iniziata una gerra su questo
mondo e noi non abbiamo le armi per vincerla.
- No, un momento ma... stiamo seriamente parlando di una vera e propria
guerra civile?
- Esatto. Ognuno di noi ha fratelli, amici, figli... padri... che
proprio in questo istante stanno massacrando chiunque non condivida i
loro valori.
Senza parole, sconvolte, allibite.
L'unica cosa che riuscirono a chiedere
fu quella che faceva anche più paura:
- ...E adesso tutto questo cosa c'entra con noi?
Una pausa di silenzio. Occhiate
scambiate con timore e dita fredde che
si stringevano di più sulle loro braccia e intorno alle loro
vite. Quando l'alieno si decise a continuare fu come se scagliasse loro
addosso una bomba.
- Perchè pensiamo che invece voi le abbiate.
- Ma l'Acqua Mew...
- No... no... non parliamo più solo di Acqua Mew, parliamo
di vere e
proprie armi! Di qualcosa che possa difenderci da un'infestazione di
chimeri su vasta scala. Parliamo del vostro DNA e dei poteri che avete
dentro di voi e che combinandosi all'Aqua Mew vi hanno salvate sempre!
- Cosa?!
Questa volta toccò a lei fare
un passo indietro, inorridita.
- Quando Kish, Pie e Tart sono stati mandati sulla Terra al
seguito di Profondo Blu, abbiamo
seguito i loro insuccessi con il fiato sospeso e l'orrore dipinto sul
volto. Avevamo studiado armi così potenti che nessuna delle
tecnologie terrestri sarebbe mai stata in grado di annientare, chimeri
talmente feroci che non avrebbero guardato in faccia nessuno e
avrebbero dovuto annientarvi in una notte... e che voi avete sconfitto
senza difficoltà.
- Si ma... ma, un momento, era grazie all'Acqua Mew e a cambiamenti
strutturali e artificilai del dna di.. di... ! Si parla di esperimenti
scientifici illegali, di mutazioni che avrebbero annientato chiunque
non fosse pronto a... !
- Lo sappiamo. Per mesi abbiamo tentato di riprodurre queste mutazioni
nei nostri laboratori; per mesi i nostri scienziati hanno provato a
combinare l'Aqua Mew, il DNA animale e umano sui nostri migliori
combattenti e per mesi abbiamo fallito.
Lory, sconvolta da quella rivelazione tremenda, sgranò gli
occhi. La paura, l'incertezza, l'agitazione che la sconvolgevano tanto
da farla fremere.
- Ma tutto questo e'... !
- Assurdo. Abominevole. Perverso. Lo sappiamo. Ma siamo disperati... e
questa è l'unica speranza che abbiamo. Quei chimeri
rispondono
soltanto agli ordini dei loro creatori, non li possiamo uccidere se non
a costo di innumerevoli perdite umane... neanche i nostri bastano
più per fermarli! La nostra unica
possibilità è provare a ucciderli alla vostra
maniera!
Mina
incrociò il suo sguardo, impassibile.
- Quindi volete farci combattere questa guerra.
- No... no, non vi chiederemmo tanto. Voi avete già salvato
il
nostro mondo e non vi chiederemmo di sacrificarvi per noi. Quello che
vi chiediamo però... è di lasciarci dei campioni
da
analizzare... di sangue, di tessuti. Qualsiasi cosa. Vi preghiamo di
farci conoscere il segreto della vostra natura... per poterla
riprodurre e salvarci.
- Questa è una cosa tremenda.
La
voce di Lory, glaciale, rispose prima ancora di lasciare alle altre il
tempo di riflettere.
- Lory...
Tremante di rabbia, gli occhi arrabbiati e più espressivi
che
mai e il corpo scosso dai fremiti la ragazza chiuse i pugni con forza
cercando di controllarsi ma senza risultato. Nemmeno quando
sentì le unghie bagnarsi di sangue riuscì a
lasciare la
presa e la sua voce risentì dell'agitazione e della paura
come
mai prima d'ora.
- E' abominevole e irrispettoso e io spero che voi stiate
scherzando.
- Lory... aspetta.
- Aspetta? Aspetta?! Si parla di fare esperimenti su esseri umani,
Strawberry!
Esperimenti che potrebbero ucciderli! UCCIDERLI, capisci? CAPITE?!
- Ma... non sareste voi a dover subire ulteriori modifiche, noi...
- Appunto! Voi volete condannare altre persone a tutto questo! Non
sapete nememno se sarebbe possibile! Fin'ora non vi ha portato
risultati, no? Quanta gente è morta nel frattempo?! Quanti?
Quanti avete sacrificato per questa follia?!
Gli
alieni di fronte a loro non poterono evitare di apparire a disagio
sotto quell'accusa.
- Noi...
- Tutto questo è irragionevole!
- Si. ma è la nostra unica possibilità. Siamo
i primi a non voler condannare nessuno a questa tortura. Siamo i primi
a voler evitare tutto questo. Ma le perdite che stiamo subendo sono
troppo alte. Non abbiamo alternative. I nostri stessi soldati hanno
implorato per questa soluzione.
E
stupendo tutte le sue compagne, per la prima volta da quando era
nata, diede voce esattamente a quello a cui pensava senza filtri
nè rispetto.
- Beh allora forse i vostri soldati non danno il giusto peso
alla loro vita.
- Lory.
- Strawberry no, questa volta ascoltami tu. Ti prego.
Ma
fu un'altra la voce che le ginse in quell'istante in risposta, una
voce ben più fredda e maschile di quella dell'amica,
vibrante di rabbia trattenuta a stento, profonda..
- Ti posso assicurare, umana, che noi conosciamo perfettamente il
valore delle nostre vite. Ed è appunto per questo vogliamo
farlo.
E lui fu l'ultima goccia.
In
un solo istante tutto perse significato nel cuore della bella mew
dell'oceano e voltandosi a fronteggiarlo lo spinse via con forza,
all'altezza del cuore.
Pie, allibito e preso alla sprovvista,
fu
costretto a fare un passo indietro per non cadere ma prima ancora di
riuscire a chiudere la bocca, aperta di stupore e ringhiarle addosso,
lei lo colpì di nuovo, più forte di prima.
- Arrogante idiota, ma tu devi essere davvero ottuso se pensi che tutto
questo possa risolversi con un semplice viaggetto di due minuti tra le
braccia di
Morfeo! Qui si tratta di cambiamenti così grandi da
poter
annientare in un solo istante se non si è adatti a
contenerli e
non
sappiamo se ce nè anche UNO SOLO di voi in grado di farlo!
Cosa
succederebbe se semplicemente non foste fisicamente adeguati? Se
nessuno di voi lo
fosse?! Magari il vostro fisico non potrebbe reggere certe
modificazioni e a quel punto cosa farete, eh? Andrete avanti a provare
finchè non vi trasformerete tutti in morti viventi, se vi va
bene?! E poi chi difenderà le vostre donne e i vostri
bambini,
mentre voi sarete in coma a farvi mangiare da dentro da un qualcosa che
non siete voi?!
- Neanche per voi era tutto conosciuto!
-
Infatti non l'abbiamo voluto! E di certo non lo augureremmo a nessuno.
- Lo guardò con freddezza e una preoccupazione cieca,
consapevole del fatto che se avesse perso la loro battaglia avrebbe
perso anche lui perchè sicuramente sarebbe stato il primo
desideroso di farsi uccidere da quella pazzia. Gli voltò le
spalle, sebbene col cuore pesante - Il discorso è chiuso.
Ma la sua voce, di nuovo, la
paralizzò dov'era.
-
Umana... - il ringhio furioso con cui la richiamò la
paralizzò, soprattutto per il dolore, la disperazione,
l'impotenza, la frustrazione e la rabbia che cercava di nascondere e
che invece lei sentiva perfettamente. Poi le sue parole le gelarono
crudeli il cuore, tradendola - quello che non capisci è che
noi non siamo in grado
di difendere le nostre donne e i nostri bambini neanche ora.
La voce di Strawberry, incerta e combattuta, fu infine la sua rovina.
- Lory... io credo... credo... che dovremmo almeno pensarci.
- C-cosa?
Quando la rossa la guardò,
gli occhi scuri
erano così colmi di compassione e colpa che Lory si
ritrovò, col cuore pesante, a condividere quelle emozioni.
Strawberry, distrutta da quella
scoperta, si sentiva
responsabile come mai e la fregatura di esserle amiche, si
ritrovò a pensare con un sorriso mesto e sofferente in
cuore,
era che in quelche modo riusciva sempre a influenzare tutti con la
forza incredibile dei suoi sentimenti, impossibili da trattenere.
Quando parlò, ebbe la
certezza che lei aveva già deciso, nonostante la voce
insicura.
- Se quello che dicono è vero non hanno comunque
scelta. O
tentano questa soluzione suicida e disperata o continuano a morire
in massa per difendere innocenti che saranno uccisi dal chimero
successivo.
Lory si morse le labbra sotto lo sguardo
liquido
dell'amica e si ritrovò, terrorizzata dall'imminente
sconfitta,
a sciogliersi anche lei.
- Strawberry.... ti prego.
Tentò un'ultima volta,
consapevole dell'inutilità del sussurro disperato.
Le lacrime non versate di entrambe non
fecero altro
che accrescere la risolutezza nel cuore della rossa indomabile che
aveva di fronte.
- Lory io... non posso semplicemente voltare le spalle, lo capisci?
Se Profondo Blu fosse morto forse tutto questo non sarebbe
nemmeno accaduto, io... io sono responsabile
per questo.
- No, Strawberry non è vero
Scosse il capo ma era inutile:
Strawberry non
avrebbe cambiato idea e quando le sorrise tra le lacrime ebbe la
certezza che sarebbe stata lei a cambiarla.
- E' la cosa giusta da fare.
***
-
Prendetevi del tempo per decidere. Rilassatevi, confrontatevi, parlate
prima di cena... non vi possiamo assicurare che rispetteremo qualsiasi
vostra scelta ma faremo di tutto per farlo. E' stata preparata una
stanza per voi nel dormitorio femminile e questa sera vi offriremo una
cena degna delle donne meravigliose che ci hanno salvati già
una
volta in passato e che comunque meritano tutto il nostro rispetto.
Domattina ci darete la vostra risposta.
Immobili in quella loro stanza curata e pulita, non
parlarono
però; almeno, non fino a quando la luce del tramonto
cominciò a inondare la camera ampia e confortevole,
filtrando
dall'enorme vetrata fine che occupava quasi tutta la parete del
dormitorio e che dava all'esterno dell'accademia.
Mina, seduta al tavolino spartano
esattamente al
centro della stanza e appoggiata col capo al legno scuro, socchiuse gli
occhi come rispondendo ad un richiamo invisibile del sole.
La luce morbida le illuminò
di una sfumatura
sensuale le iridi scure e per un istante la ragazza si
lasciò
rapire da quel richiamo magico e dalla bellezza del panorama esterno,
inondato di natura e colori.
Era stanca e sentiva il cuore pesante.
Si stirò con lentezza,
sollevandosi dal
tavolino e sciogliendo le membra intorpidite, nella speranza di
sgranchirsi i pensieri e non solo il corpo, alla luce seducente di quel
tramonto. Il sole sembrava enorme e vicinissimo in quel mondo, era
davvero bello guardarlo.
Istintivamente cercò con lo
sguardo
Strawberry e dovette trattenere l'iniziale spavento che
provò
nell'istante in cui la vide.
Poi si limitò a sorridere,
rassegnata.
L'amica era rannicchiata sul cornicione
resistente
del mobile a ponte che abbracciava due lati della stanza, anche lei
rivolta verso il sole, quasi a cercarvi sicurezza e risposte. I capelli
rossi scivolavano nel vuoto e brillavano di mille riflessi, divorati
dalla luce del sole.
- Questa tua nuova abitudine finirà con l'ammazzarti prima o
poi, lo sai?
La sentì trattenere un sospiro e quando la sua voce la
raggiunse era tranquilla, ma carica di silenziosi pensieri.
- Non finchè sei in zona, ne sono praticamente certa.
Rimasero zitte finchè la luce
non iniziò a scurirsi, pensose, incerte, spaventate.
- Ero convinta di aver sistemato la questione.
- Lo eravamo tutte. Non darti colpe che non hai.
- Sono stata io a colpirlo. Avrei dovuto accertarmi della sua morte.
- E come avresti potuto? Strawberry, Profondo Blu è sparito
da
sotto i tuoi occhi quando l'hai colpito. Non avresti comunque potuto
avere alcuna certezza di nulla - Alzò lo sguardo e poi
istintivamente lo fece scorrere per la stanza, alla ricerca delle
amiche - Nessuna di noi poteva.
Paddy dormiva rannicchiata sul suo
letto, stranamente stretta in sè stessa.
Di Lory invece non c'era traccia.
Sospirò e
seguì attenta la discesa di Strawberry.
- Non posso abbandonarli ora, Mina.
- Lo so.
- Ma credi che sarebbe un errore, non è così?
Scosse il capo, indecisa, incapace per
una volta di essere sicura sulla risposta da dare.
- Io... non lo so. Lory ha ragione ad essere combattuta ma penso
anch'io che non possiamo semplicemente voltare le spalle e andarcene.
La rossa sospirò rassegnata e
si lasciò cadere sulla sedia vicino a quella dell'amica.
- E' molto più facile quando si tratta di parlare per
sè, non è così? Se fossimo state noi...
Ma non finì la frase; Mina,
come scottata si
voltò a guardarla e lei stessa cercò con lo
sguardo
l'amica, mentre un'idea pericolosa e molto poco saggia cominciava a
farsi largo nella sua testa e nel suo cuore, incurante delle
implicazioni che potevano derivarne.
Quando poi la vetrata si aprì
di scatto e le
raggiunse anche Lory, il fiato corto e la risoluzione più
viva
sul viso, la diga definitivamente cedette.
- Io rimango qui.
- Potremmo rimanere.
Parlarono in sincrono e con tale
sicurezza che sembrò quasi urlassero.
Lory e Strawberry si persero l'una negli
occhi
dell'altra e in mezzo secondo l'increspatura involontaria che quella
mattina era nata tra di loro si lisciò come se non
aspettasse
altro.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti,
assaporando
insieme quella complicità ritrovata, imbarazzate per il
diverbio
silenzioso che le aveva allontanate seppur per poco e poi semplicemente
sorrisero, con dolcezza. Infine fu Lory a parlare per prima.
- Non sono d'accordo sugli esperimenti, nè credo lo
sarò
mai. - Le guardò negli occhi e istintivamente si strinse una
mano al seno, sul cuore, dove la sua sensibilità e la
compassione che sempre aveva avuto per gli altri galoppavano ormai
senza freni, decise - Ma non possiamo abbandonarli e lasciarli morire
così, semplicemente.
- Quindi... ? Dopo tutto questo baccano, almeno non fatemi stare
così sulle spine, no?
La voce di Paddy, ancora un po'
impastata, fu
l'ultimo elemento del puzzle, quello che definitivamente le
unì
senza ulteriori dubbi.
- Potremmo restare. Non dico per molto ma... se proprio proprio
è necessaria questa pazzia io... io credo che dovrei
supervisionarli. - Arrossì, mentre la modestia la rendeva
insicura - Non perchè non mi fidi dei loro metodi, eh! Ma in
questi ultimi anni ho affiancato Kyle in laboratorio, mi sono fatta
spiegare la nostra storia; mi ha appassionata il lavoro suo e di Ryan e
sapete tutte voi che ho cominciato a lavorare al progetto anch'io. L'ho
studiato, l'ho compreso... ho letto tutti i test e supervisionato ormai
tutti i processi e le fasi evolutive del procedimento. Conosco a
memoria i valori medici di tutte noi e... e... insomma io... potrei
aiutare.
- E noi potremmo dare i nostri campioni e seguire da vicino chi li
riceve. Se dovessero poi combinarsi... potremmo aiutare le persone a
controllarli.
- E se non dovessero farlo?
Il silenzio che seguì la
frase della biando
per un momento fu carico di paure e insicurezze; poi però
Lory
le sorrise e le accarezzò piano i capelli scompigliati.
- E' un rischio che sono pronti a correre loro e una decisione che non
abbiamo alcun diritto di prendere noi.
- Affronteremo una cosa alla volta.
E si resero conto della portata della loro promessa di lì a
cinque minuti, quando un bussare secco alla loro porta le costrinse a
tornare alla realtà e una consegna improvvisa di quattro
pacchi
enormi e pesanti contenenti quattro vestiti di alta sartoria le
lasciò basite e incredule.
- E questo cosa diavolo significa?!
Strawberry, confusa, non credeva ai suoi
occhi
mentre Lory, imbarazzata, arrossiva come mai di fronte al suo abito
lungo di seta e chiffon.
Mina le porse un biglietto con fare
cospiratorio.
- Che siamo attese, mia cara.
- Attese?
- Hai presente la cena in nostro onore? - Gli occhi non poterono non
accendersi di malizia al pensiero di aver perso una sfida con un
avversario al suo livello - Bene, credo che sia un po' più
in
grande stile del previsto.
- Quindi?!
- Quindi ci hanno fregate, tesoro - Voltandosi verso di lei le
dedicò un sorriso preoccupante e carico di vibrante
desiderio di
rivalsa - Fatti carina, mia cara, avrai dei politici da
intrattenere.
- Politici?!
- Esattamente. Politici con mogli
e figli al seguito - e a quel punto guardò
Lory, allusiva -
tutti col cuore gonfio di speranza e gratitudine. Tutti che muoiono
dalla voglia di conoscere e ringraziare personalmente le eroine che
hanno loro salvato vita e futuro.
La bella Mew dagli occhi del colore del
mare
sembrò arrossire ancora di più a quel punto e
quando
anche Strawberry iniziò a capire non potè far
altro che
guardare Mina negli occhi improvvisamente impanicata, a metà
tra
l'essere stizzita e terr.
- Che grandissimi... bastardi!
Nonostante tutto Mina non
potè fare a meno di
sorridere e voltandosi verso il suo vestito accarezzò con le
dita il biglietto rilegato che lo accompagnava.
Sono sicuro che questo vestito ti
renderà la giustizia che meriti, angelo.
Non vedo l'ora di vedertelo addosso.
P.s: A questo proposito,
sarò io il tuo cavaliere per questa sera, mia cara, spero
non ti dispiaccia.
Aspettami, dolcezza
sinceramente tuo,
Yury
Inutile dire che il sorriso le sparì in un istante dalle
labbra,
a quel punto, sostituito da un rossore che le colorò guance
e
gola con un'intensità ridicola e accompagnato da un brivido
che
la lasciò completamente stordita.
Stizzita si morsicò le labbra
con forza, accartocciando il biglietto come se scottasse.
- Idiota.
Sibilò tra i denti,
infilandosi però
il corpo del reato nella taschina interna del vestito rovinato che
indossava e scartando il suo abito col cuore che le batteva forte nel
petto.
***
Strawberry si guardò allo specchio e per un istante si perse
a guardarsi, arrossendo di piacere e di un po' di vergogna.
Raramente si piaceva in vestiti eleganti
e le poche
volte in cui li indossava comunque sceglieva qualcosa di corto e scuro,
sicura che così gli abiti mitigassero un po' ciò
che meno
le piaceva del suo corpo e fossero più vicini al suo
portamento
e al suo spirito che non troppo sobri.
A quel pensiero gettò
un'occhiata contrita al
tubino nero, irrimediabilmente rovinato, che giaceva piegato insieme
alla tuta di Kish sul comodino al suo fianco. Quello, ad esempio, era
uno dei suoi capi preferiti e le dispiaceva non poco averlo ridotto in
quel terribile stato. Quando riportò l'attenzione alla
sè
stessa riflessa nello specchio però, con un sorriso un po'
timido si ritrovò ad ammettere che non c'era paragone.
L'abito che indossava era lungo fino ai
piedi e le
scivolava addosso alla perfezione, senza tirarle da nessuna parte e
aderendo alle sue curve come se fosse stato cucito apposta sulla sua
forma. I fianchi morbidi erano evidenziati a regola d'arte e non
sembrava affatto che la carne formosa fosse di troppo, anzi... riempiva
il vestito di sensualità e per un istante pensò
che le
dava un tocco quasi predatorio. Sensuale. Sicuro.
Chissà se a
lui sarebbe piaciuto?
E non ebbe
il tempo di domandarsi sconvolta a cosa stava pensando,
perchè
istintivamente portò lo sguardo alla scollatura profonda e
morbida che le si allungava giù fino all'ombelico e che tra
i
risvolti del tessuto lasciava intravedere con eleganza le forme piene
dei seni e la pelle nuda, chiara e scoperta. Si voltò su un
fianco, ammirando come dalle spalline quell'onda sensuale le scivolasse
giù anche sulla schiena, più aperta,
più morbida,
più profonda ancora, fino a sfiorarle le fossette di venere
alla
base della schiena e evidenziandole la curva della colonna vertebrale,
un po' più incavata del normale, ancora più
flessuosa e
sensuale. Il vestito le fasciava le gambe lunghe accarezzandogliele
come un amante e lo spacco sulla destra, profondo, seducente dava quel
tocco di decisione in più per farla sembrare ancora
più
accattivante... ancora più donna.
Le avrebbe accarezzato le cosce, quando
l'avrebbe scortata a cena, quella sera?
Le avrebbe passato le dita sulla
clavicola e sulla gola scoperta come aveva fatto quella mattina?
Turbata si morse le labbra, mentre il
calore e il
desiderio le accendevano la pelle sensibile dei seni, delle braccia e
guardandosi riflessa quasi gemette di stupore nel vedere i suoi occhi
illanguidirsi, sciogliersi, farsi liquidi di desiderio.
Oh Dio, ma cosa stava pensando?
Grazie al cielo non fu lasciata sola a
lungo; Mina
la raggiunse, bellissima nel suo abito di raso lucente, stretto sul
seno e via via sempre più morbido, man mano che la seguiva
fino
ai piedi.
Per un istante la fissò
incantata.
- Mina... sei splendida.
Lei per tutta risposta alzò
il viso quasi con
stizza trattenuta ma il rossore stava a significare quanto perfino lei
fosse deliziata dalla scelta del suo abito.
- Sono abituata a lavori più elaborati.
La superò e si
guardò allo specchio,
ma Strawberry non potè evitare di pensare a quanto quel
vestito
la risaltasse proprio per la sua semplicità.
Era così delicato, semplice e
morbido da
farla apparire quasi una fata, purissima e leggiadra; una ballerina
deliziosa che incantava con la sua innata, perfetta eleganza.
Il suo fisico minuto era valorizzato
dalla
morbidezza dell'abito stile impero, che la ingentiliva e la slanciava
meravigliosamnete e le sue forme delicate, sinuose ma proporzionate
erano fasciate con gentilezza. Elegante e bellissima.
Fecero appena in tempo a finire di sistemarsi, poi un bussare
calmo e secco le costrinse tutte sull'attenti.
Fu Lory ad aprire la porta e quasi
morì
quando Pie le puntò addosso due occhi scuri imperscrutabili
e
profondi come il mare.
Si sentì all'istante dolente
per lui e quando
lo vide farle scivolare addosso quelle pozze scure non
riuscì a
far altro che rimanere alcuni istanti immobile, intorpidita, incendiata
nei punti che accarezzava il suo sguardo. Quando lui esitò
per
un istante sui suoi seni, evidenziati al massimo da una scollatura a
cuore che li esponeva senza riserva alla sua vista, si sentì
morire e la pelle le si increspò di piacere e desiderio.
Quando lui tossì secco nel
tentativo di
riportare i suoi pensieri al giusto posto, lei credette di stare per
svenire e fece di tutto per riuscire a non gettarglisi tra le braccia e
a soffocare il desiderio che aveva di sentire le sue labbra su
dì sè, su tutto il suo corpo. Gli
guardò
istintivamente le labbra e fu faticoso salire fino ad incontrare i suoi
occhi intensi, così eccitanti e dannati.
- Sei... molto bella.
E lo disse come se non potesse
tollerarlo; come se limitarsi a parlarle fosse incredibilmente faticoso.
Come
se in realtà volesse solo prenderla, baciarla e fare con lei
l'amore fino al mattino dopo.
Guardandolo negli occhi Lory si
ritrovò a
sperare che lui lo facesse. Che, maledizione, buttasse all'aria quel
muro di ottusa freddezza che si era rimesso addosso e che si lasciasse
andare con lei come era stato pronto a lasciarsi andare al passato ma
lui, immobile, strinse le labbra alzando il mento con fierezza, come a
dirle di non aspettarsi nient'altro perchè se anche fosse
riuscita a vedergli dentro e conoscesse ciò che voleva
davvero... non si sarebbe piegato.
E lei allora fece altrettando, col cuore
a pezzi.
Violentò tutto l'amore
famelico e morboso che
nutriva per lui e semplicemente affrontò il suo sguardo con
fiera determinazione, limitandosi a un lieve, diplomatico e freddo
'grazie'.
Quando lui le porse il braccio lo
accettò ma
non ricambiò il suo sguardo, troppo ferita e desiderosa per
mettersi così tanto alla prova.
- Angelo. A quanto pare avevo ragione, dolcezza. Sei...
- Oh per favore, risparmiati i complimenti - quando gli giunse al
fianco però fare la sostenuta divenne improvvisamente
più
difficile del previsto, soprattutto quando lui le posò
addosso
uno sguardo così divertito e carico di malizia da farla
rabbrividire. Sforzandosi di distrarsi girò il viso e solo
quando vide Strawberry uscire anche lei in corridoio... e rimanere da
sola riuscì a farlo per davvero. Abbassando la voce,
sospettosa,
lo guardò senza perdere di vista l'amica - Ma... Kish
dov'è?
E quando vide Yury avere l'accortezza di
trattenere un gemito, capì e il sospetto si fece rabbia.
- Ecco... - Incerto, per la prima volta in difficoltà e si,
anche un po' scontento, il ragazzo fissò la rossa quasi con
preoccupazione. Quando finalmente parlò, era chiaro che non
condivideva le scelte dell'amico ma questo non bastò a
tranquillizzare Mina - Lui... ha avuto un imprevisto.
Bastardo.
Bastardo infame e codardo.
Tenendo bassa la voce lei non
potè fare a
meno di rivergeglisi arrabbiata, stringendo i pugni fino a segnarsi i
palmi con le unghie.
- Farà entrare in sala da sola, davanti a tutto il suo
popolo, la ragazza che ha salvato la vita a tutti voi?!
- Mina...
- Questa è veramente una cattiveria.
- Lo so.
- E glielo permettete!
- Nessuno di noi è in grado di fer...
- Sarà l'esperienza più umiliante della sua vita!
E solo quando lui la guardò
negli occhi davvero,
lei capì.
Immobile, senza parole, arrabbiata e
impotente come
mai, non ebbe nemmeno il coraggio di guardare la sua migliore amica.
- ...Ed è
esattamente quello che vuole lui.
Sussurrò e
quando lui ebbe
l'accortezza di stringerla gentilmente e sè e sembrare
davvero,
davvero rammaricato dal comportamento del suo compagno, non
potè
più non guardarla. Cercando di soffocare rabbia e lacrime le
tese la mano, sorridendole e quando lei, fiera e orgogliosa, la strinse
nella sua ricambiando il sorriso, Mina ringraziò tutto il
cielo
per il coraggio della sua amica.
Poi Yury decise di far valere la sua reputazione e dolcemente si
insinuò fra entrambe.
- Beh... sono onorato di scortare due fra le più belle donne
della serata. Saranno tutti invidiosissimi, davvero.
Straberry aveva voglia di piangere, davvero; e più si
avvicinavano ai festeggiamenti più sentiva di sgretolarsi
dentro, lentamente.
Vedeva davanti a sè Paddy e
Tart scambiarsi
un po' indecisi e impacciati qualche parola e perfino Lory, per quanto
turbata fosse, aveva Pie al suo fianco. Era tutto il tragitto poi che
Yury punzecchiava Mina intrecciandosi i suoi capelli tra le dita e per
quanto apprezzasse la presa solida del ragazzo sul suo fianco sapeva di
essere di troppo.
E soprattutto sapeva di stare rovinando
la serata a
Mina che già un po' fredda di suo, preoccupata com'era per
lei,
non faceva altro che rinchiudersi ancor di più nel suo
castello
di solitudine e orgoglio.
Cercando di non pensare al vuoto che
sentiva dentro
si sforzò di andare avanti per la sua strada ma arrivati
davanti
al portone d'ingresso il disagio di tutti era palpabile.
Perfino Pie per un istante
sembrò esitare e ci mise un po' per trovare le giuste parole.
- La serata è stata organizzata nei minimi dettagli.
Entreremo
seguendo una scaletta precisa e... - si interruppe, a disagio,
e
arrabbiato nero con il fratellastro che aveva messo tutti in una
situazione del genere - ...ci annunceranno di volta in volta.
Pensò che l'umana non si
meritava affatto quel trattamento.
Aveva combattutto contro di lei e per
quanto
l'avesse odiata, per quanto avesse odiato tutte loro, aveva sempre
rispettatto quelle ragazze che senza freni e limiti avevano combattuto
e sofferto per difendere il loro mondo, la loro gente e i loro ideali.
Lei aveva sacrificato tutto e meritava
di essere
onorata in tempi di pace come una regina, come la giusta e onorevole
combattente che era.
Di certo non meritava di essere l'unica
a entrare
senza scorta, come se lei fosse diversa, come se avesse fatto un po'
meno... semplicemente come se non contasse.
Kish poteva avere tutte le sue ragioni e
poteva
desiderare la sua vendetta quanto voleva ma aveva
un'infinità di
modi per realizzarla che la colpissero senza che fosse necessario
levarle la dignità che le spettava, la gloria che meritava e
che
si era guadagnata col sangue, col sudore e con la forza d'animo che le
batteva dentro e che animava un corpo infinitamente troppo fragile.
Colpirla così era veramente da infimi
codardi.
E quando la vide semplicemente sorridere e alzare il capo con
disinvolta freschezza, non potè trattenersi dallo stringere
di
più a sè Lory e dal pensare che quelle umane
avevano
davvero qualcosa dentro di impossibile da spegnere.
Non le avrebbe mai, mai
ringraziate abbastanza per aver salvato il suo mondo. Mai.
- Che problema c'è? Si tratta solo di scendere
delle
scale, no? - Lanciò un occhiolino alle amiche, che per tutta
risposta sembrarono ancora più a disagio. Allora lei si
schiarì la voce e semplicemente abbracciò Paddy
quasi a
stritolarla - Avanti, posso farlo perfino io!
Fu proprio la bionda a entrare per prima e a rimanere completamente
sconvolta dall'incredibile numero di persone che all'improvviso si
zittirono e rimasero immobili, in attesa, a guardarla come se vedessero
l'incarnazione di una divinità.
A disagio, Paddy non potè
trattenersi dal
fare un passo indietro ma la presa salda di Tart, incredibilmente
più forte di come se la ricordava la costrinse dov'era e il
sorriso che le rivolse mentre qualcuno la presentava con voce tonante e
carica d'emozione la fece tremare dentro.
- Non credi sia un po' tardi per scappare ora?
Le sussurrò, accarezzandole
la schiena come se stesse rassicurando un animale selvatico.
E Paddy quasi non udì il
clamore assordante
che rispose al suo nome, troppo persa a guardare gli occhi scuri del
suo cavaliere.
Scuri, ridenti e infinitamente caldi.
Quando lui alzò le loro mani
unite
nel tentativo di farle ringraziare i presenti lei quasi gli
cadde
addosso, turbata com'era ma poi, al suo fianco, stretta a lui tutto
andò meglio e lei semplicemente scese le enormi scale un
passo
alla volta, stringendo fra le mani la gonna lunga del vestito e
costringendosi a trattenere le lacrime di commozione che via via si
facevano più forti.
Fu poi il turno di Lory e poi scese Mina, che prima di varcare la
soglia diede un'ultimo, preoccupato sguardo alle sue spalle,
incontrando però quello dolce e rassicurante della rossa.
Strawberry le mandò un bacio... e la lasciò
andare.
E solamente quando fu sola lasciò andare un respiro
irregolare, frenetico e un singhiozzo soffocato.
Sforzandosi di sorridere cercò di sistemarsi il vestito
morbido
meglio che poteva ma ora quel capolavoro di sartoria aveva perso la sua
magia: lei era tornata ad essere l'impacciata, formosa
Strawberry, brava solo a combattere e a divertirsi con le amiche.
Perchè avevano lasciato da
sola proprio lei? Così carente di portamento e contegno?
Sarebbe caduta, lo sapeva.
O peggio, avrebbe sbagliato qualche
formalità e si sarebbe resa ridicola.
Maledizione, se avesse rotto il vestito
o preso dentro qualcosa?
Specchiandosi contro la vetrata del
corridoio quasi fu tentata di scappare.
Cosa ci faceva lei, così
infantile e
incapace, in un abito che la faceva sembrare la più vissuta
delle donne?
In un abito che la faceva sembrare
così bella, sicura e fiera?
E quando ripensò allo
specchio e al desiderio
che aveva provato per l'uomo che adesso l'aveva lasciata sola in un
momento così importante e ufficila e difficile per lei,
tutto
sembrò andarle i pezzi dentro, di nuovo.
Perchè?
Perchè le aveva fatto questo?
E allora lasciò che la rabbia
la invadesse;
la lasciò scorrere nel suo corpo e arrossarle la gola, le
guance, la pelle esposta del solco dei seni. E quando la vide riflessa
anche nei suoi occhi così spaventati ed incerti, decise che
no,
non si sarebbe fatta abbattere.
Non da lui.
Non così.
E quando la porta si aprì per
lei,
semplicemente si asciugò le lacrime traditrici che le
avevano
rigato le guance, alzò la testa orgogliosa come una leonessa
e
toccò il legno cercando conforto nella sicurezza del suo
calore
prima di darsi in pasto alla folla e all'umiliazione pubblica.
Non c'era stato un uomo a combattere al
suo fianco quando davvero
ne aveva bisogno.
Mark l'aveva lasciata e anche Kish non
le era al fianco quando più avrebbe dovuto esserci.
Chiuse gli occhi, respirò con
calma, strinse tra le dita il cornicione.
Lei aveva sempre vinto le sue battaglie
da sola e con le sue amiche.
Se non aveva avuto bisogno di un uomo
che
combattesse le sue battaglie, di certo non l'aveva bisogno
perchè la scortasse in trionfo.
Lei il suo trionfo se lo sarebbe presa
da sola, a testa alta e col sorriso sulle labbra.
***
Yury dovette agguantare Mina con forza per impedirle di fare gli ultimi
scalini correndo e di chiudere le mani eleganti direttamente alla gola
di un Kish Ikisatashi fiero e gongolante che dava bella mostra di
sè in piedi, praticamente in prima fila e stretto a due
voluttuose aliene tutte curve che gli si strusciavano addosso strette
in abitini così corti e scollati da risultare volgari anche
per
lui.
Stringendo con forza la vita sottile
della piccola al suo fianco si riscoprì arrabbiato nero e
deluso.
Adesso aveva davvero esagerato e a giudicare dagli sguardi che i suoi
stessi generali gli stavano lanciando si capiva chiaramente che questa
volta non l'avrebbe scontata con una semplice punizione.
Ma che diamine aveva per la testa,
quell'idiota?
Si rendeva conto di come poteva venire
considerato un gesto del genere?
Sarebbe bastato per far iniziare una
guerra se solo la rossa che tra poco sarebbe scesa - da sola,
la sera del suo fottuto trionfo! - da quella scala avesse deciso di
prendersela come se la sarebbe presa qualsiasi altro Alto Diplomatico
del loro mondo!
E quando lo guardò negli
occhi e lui
semplicemente si limitò ad alzare il capo, sicuro di
sè
anche di fronte all'accusa del suo migliore amico, la tentazione di
andare lui stesso a spaccargli la faccia fu così forte da
colpire forse anche la bella ragazza al suo fianco.
Ma non fecero in tempo a fare nulla e
forse fu un
bene, vista la rabbia omicida che aveva la mew azzurra negli occhi...
fu annunciata Strawberry e Mina perse tutto l'interesse che aveva in
Kish. Semplicemente si girò verso di lei, in attesa.
Sperando che oltre a dover affrontare da sola un momento tanto
coinvolgente... non vedesse quella scena che sicuramente le avrebbe
incrinato il cuore.
Ma Strawberry la vide e ne morì, in diretta, sotto gli occhi
famelici del lupo che in prima fila la aspettava e che senza
preoccuparsi del silenzio che l'aveva accolta e della figura indegna
che le aveva appena fatto fare, semplicemente la guardava, aspettandola.
Era così bella da fare male.
Sorridendole, non fece nemmeno finta di
mascherare
il suo desiderio, la voglia che aveva di raggiungerla, spogliarla e
prenderla semplicemente così, davanti a tutti, solo
perchè la voleva.
Solo perchè era sua.
Senza perdersi un solo istante del suo
smarrimento e
della sua paura, sentì il bisogno di lei crescergli dentro
con
forza e mentre la mangiava di fantasie e occhiate lascive,
lasciò andare le mani a toccare il corpo tornito delle
ragazze
che aveva al fianco.
Era così bello averla in suo
potere,
così meraviglioso vederla pendere dalle sue labbra e non
riuscire a togliere lo sguardo così adorabilmente ferito dai
suoi occhi predatori e vittoriosi... che quando lei alzò il
mento con fierezza e gli dedicò uno sguardo di compassione
così pietoso da risultare quasi divertito lui per un istante
rimase interdetto e scioccato.
Soprattutto quando lei si
aprì invece subito
dopo nel sorriso più perfetto, magico, dolce e felice che le
avesse mai visto fare in tutta la sua vita e in tutti i suoi sogni
più belli.
Si sentì praticamente
distruggere in mille
pezzi mentre lei disperdeva al vento ciò che per
mesi lui,
nei suoi sogni e nei suoi desideri, si era così gelosamente
preoccupato di custodirsi dentro, solo per lui.
E tutto perse d'importanza,
perchè
semplicemente più niente contava ora che aveva escluso solo
lui
dall'abbraccio caloroso con cui da sola, su quella scala, stava
stringendo i cuori di tutti quanti quelli che erano li per lei.
Ad amarla.
Semplicemente.
Si ritrovò a guardarla
immobile mentre lei
allargava le braccia e rendeva gioiosa e festosa una serata che
comunque doveva vertere su un certo contegno. Si ritrovò a
ringhiare contro ogni uomo, al suo fianco, che fischiava per lei quando
la bella rossa elargiva in aria baci e li soffiava via con quelle
labbra carnose e che avrebbero dovuto baciare solo lui. Smise di
accarezzare le sue compagne quando lei, tra le risate dei bambini e lo
sbigottimento generale delle donne più importanti del loro
mondo
si tolse le scarpe col tacco e con quel suo vestito lungo, meraviglioso
e rosso come il desiderio morboso che provava per lei
scivolò
giù dal corrimano delle scale, lasciando che i capelli le
scivolassero davanti al viso e tra la scollatura generosa e sensuale,
senza curarsi del tessuto che le volava intorno come una sensuale
nuvola rossa.
E infine, quando il suo vestito morbido
si
impigliò al metallo placcato d'oro del corrimano e lei tra
le
risate si ritrovò costretta a fermare i suoi saluti nel
tentativo di liberarsi sotto gli occhi divertiti di tutti i presenti,
lui ricevette il suo colpo di grazia: dalle sue spalle qualcuno
spintonò senza cattiveria la ragazza che aveva sulla destra
passandole davanti e mentre lei si lamentava raggiunse la sua Stawberry
- la sua meravigliosa, bellissima e scarmigliata Strawberry - a quel
corrimano.
Sotto il suo sguardo le chiese
sorridente il
permesso di liberarla e lei, arrossendo gli annuì,
ricambiando
il suo sorriso, tra i fischi generali e gli applausi dei bambini che
vedevano in lui il bel cavaliere accorso a salvare la damigella in
difficoltà.
Sentì gli occhi farsi torbidi
di gelosia,
mentre incapace di scostarli, beveva avido il rossore riconoscente che
le colorava le guance, la dolcezza negli occhi e l'insicurezza con cui
si portò i capelli folti e lunghi all'indietro e dietro le
orecchie, gli occhi espressivi e riconoscenti di lei che rispondevano
al sorriso del giovane che l'aveva liberata e che ora, su incitazione
della folla, si era inginocchiato davanti a lei con
teatralità e
le stava tendendo la mano per aiutarla a scendere.
- No...
Si ritrovò a sussurrare, la
voce disperata e
il cuore in mano, ma le due ragazze strette a lui non capirono e non lo
lasciarono andare.
E quando finalmente riuscì a
liberarsi era troppo tardi.
Le sue dita delicate sfiorarono quelle
del ragazzo
che la aspettava, ancora in ginocchio e quando si intrecciarono lui
ringhiò e si lanciò in avanti ma fu Yury a
bloccargli il
passo questa volta e per quanto dentro avrebbe desiderato morderlo e
pestarlo con tutto sè stesso, gli occhi che lui gli
puntò
addosso non fecero altro che metterlo di fronte all'ovvio.
- Non puoi farle anche questo, ora.
Ed era vero e per quanto anche Pie non sopportasse quel damerino
viziato che conosceva fin troppo bene, non lo lasciarono passare ma
anzi, sotto i suoi occhi disperati si limitarono a scuotere il capo,
inondandolo di incredula delusione.
. Questa Kish te la sei davvero cercata, diamine.
E lui strattonò un'ultima
volta ma non
tentò più di mettersi in mezzo, neanche quando il
ragazzo
alla fine aiutò Strawberry a scendere a la strinse un po' a
sè per lasciarle trovare l'equilibrio.
Neanche quando lei, per ringraziarlo gli
baciò la guancia e la folla, impazzita, iniziò ad
acclamare il suo nome e quello delle sue compagne, che all'istante la
raggiunsero stringendola nel loro abbraccio.
Fermo, immobile, si perse
così, semplicemnte.
Era tutto uguale a prima.
era con lui ma non lo era e come nel
passato, anche
in quel momento, ancora doveva accontentarsi di guardarla standole a
debita distanza.
ma questa volta perfino il suo cuore gli
si
ribellò, impedendogli di trasformare tutto il suo rancore in
rabbia contro di lei.
Questa
voglia, gli disse, hai
scelto tu di non essere lì.
Hai
scelto tu di tenerla lontana da te.
Lei non ha colpe.
- Lei non ne ha mai avute.
Sussurrò infine a
sè stesso, mentre
lei, per un istante, un infinito meraviglioso istante, si voltava a
guardarlo ...e annegava nelle spalle che lui, semplicemente le rivolse
dopo averle indirizzato il solito, divertito, irriverente ghigno
soddisfatto.
Così.
Perchè era troppo presto.
Era tutto troppo presto.
Tornò quindi alle sue bambole di carne,
perchè era
infinitamente più facile tenere a bada le loro mani... che
quelle scontente e pressanti della sua coscienza tradita.
>>
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Oh,
ed eccoci a noi, ora!!! ;P =D
Semplicemente volevo ringraziarvi tanto, tantissimo per le recensioni
meravigliose che spero continuerete a scrivermi e più in
generale per avere seguito questa fic ed essere arrivati fin a qui ;)
Come potete vedere, stiamo cominciando a entrare nel vivo della storia
ma... non credete: non è che l'inizio! c'è
mooooolto
moooolto altro in realtà da scoprire e se continuerete a
seguirmi sarò lieta di scoprirlo con voi =D
In ogni caso, spero davvero che questo
capitolo vi
sia piaciuto e che presto, in tanti, possiate farmi avere il vostro
parere perchè seriamente, i vostri commenti sono davvero
importanti per noi autori... ci aiutano a riprendere in mano i nostri
lavori, a migliorarli... a continuarli =D
Ci aiutano a farci credere in noi e
nelle nostre
possibilità... ci aiutano a continuare a scrivere anche se
spesso non dovremmo farlo e dovremmo concentrarci su qualcosa di
più importante XD
Ci aiutano a ricordare che SCRIVERE
è 'più importante' =)
Quindi davvero.... se avete voglia... se
avete tempo... dedicateceli <3 Buoni o cattivi che
siano, i
vostri commenti aiutano. MI aiutano ^^
E so che sono una ritardataria e non me li meriterei ma...
daaaaaaaaaaaaaaaiiiii <3 <3 <3
Eheheh, scherzi a aprte: grazie!!! Davvero =)
E mi scuso se ancora una volta le amanti di Lory e Paddy sono rimaste
deluse ma purtroppo non è ancora il momento delle nostre
paladine =) arriverà, davvero! Abbiate solo un po' di
pazienza,
ok???
Nella speranza di sentirvi in tanti, presto e numerosi quindi... vi
lascio, abbracciandovi tutti!!!
Baci
Glo
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