Non ci sono scuse, sono essenzialmente
pessima. Lo so.
Vi lascio al capitolo, il resto sotto come
sempre….dico solo: ragazzi/e, sempre avvisare quando si decide di invitare
qualcuno a casa ;)
“Il fato ti dà sempre due possibilità”, aveva detto una
volta George .
“Quella che dovresti scegliere, e quella che scegli”.
[SHANTARAM - Gregory David Roberts]
Tomorrow
*Capitolo VIII.
Seconda possibilità (parte I)*
“Si può sapere cos’ha Andrè?”
Leo sospirò pesantemente alla domanda di Carlo. Andrea
nelle ultime tre settimane era strano, perso sempre nei suoi pensieri e
distratto. Anche quel giorno lo avevano più di una volta dovuto chiamare e
rispiegargli le cose. Il Maresciallo Capello aveva provato a dirgli di
prendersi un paio di giorni di licenza, ma inutilmente, Andrea aveva scosso il
capo rifiutando la gentile offerta.
Era un comportamento nuovo, e nessuno di loro sapeva
spiegarsi cosa avesse scatenato tale reazione.
Ma il Maresciallo Ferri non era l’unica persona strana in
quelle settimane. Paola in quei giorni era silenziosa e se non era di turno in
caserma, usciva sempre più spesso con il piccolo Matteo e molte volte proprio
con Alessandra, la quale invece sembrava la felicità in persona, come se fosse
la mattina di natale ed avesse ricevuto il regalo più ambito.
Forse avevano litigato, aveva pensato in un primo momento
Leo. Paola non era più di turno con Andrea e quando capitava che si trovassero
nella stessa stanza, l’aveva vista abbassare lo sguardo colpevole.
“Non ne ho la più pallida idea Carlo.” Borbottò di
rimando per poi zittirsi di colpo.
Si scambiarono l’ennesima occhiata perplessa della
giornata mentre Andrea rientrava nell’ufficio comune, prendeva un foglio e
riusciva scontrandosi quasi contro Luigi che stava entrando.
Leo sospirò ancora mentre Luigi lo raggiungeva con
sguardo perplesso.
“Ah Luigi, non te pare che Andrè abbia la testa altrove?”
Gli chiese Carlo non appena li ebbe raggiunti. “Insomma, parla poco, si
dimentica le cose.” Snocciolò velocemente.
“Prosperi.” Lo rimproverò quello, ma aveva anche lui
notato lo strano comportamento dell’amico.
“Embè, che c’è?” Si difese
quello. “So preoccupato.”
Lo era anche Luigi, e dovette dare ragione a Carlo. Aveva
provato più volte a parlare con Andrea, ma tutto quello che aveva ricevuto in
risposta erano state delle frasi evasive. Aveva come l’impressione che fosse
accaduto qualcosa quella sera dell’improvvisata di Paola a casa sua, ma Andrea
non aveva detto nulla e a Paola non aveva chiesto.
Alessandra gli aveva fatto capire che non doveva farle
pressioni e lui, oltre a chiederle la mattina successiva come stava, non aveva
fatto domande, rincuorato anche dal sorriso sereno che lei gli aveva rivolto.
Era all’oscuro, ma era certo che le due avessero parlato
a lungo quella notte.
“Prosperi, vai con la Sepi da Carletti.”
Il Maresciallo Capello era sbucato dal
nulla per poi scomparire senza aspettare risposta.
“Che fretta.” Borbottò Prosperi uscendo per raggiungere
la Sepi.
“Leo, hai parlato con Paola in questi giorni?” Domandò
Luigi non appena rimasero soli in ufficio.
“No.” Scosse il capo Leo. “Praticamente Paola è quasi
sempre con Alessandra.” Gli fece notare, ma era certo che anche lui se ne fosse
accorto. “Perché, è successo qualcosa?” Chiese preoccupato.
“Non lo so.” Rispose sincero Luigi scuotendo il capo.
Anche lui aveva notato quell’improvviso avvicinamento
delle due donne. Non che prima non andassero d’accordo, ma in quelle ultime
settimane le aveva viste più unite e complici, come se qualche evento le avesse
unite. Ma non sapeva cosa fosse accaduto e Alessandra era una tomba in merito. Anche
se lo aveva rassicurato, assicurandogli che tutto si sarebbe risolto nel
migliore dei modi. Già il fatto che non avesse ucciso suo fratello era una
buona cosa, ma Luigi rimaneva comunque preoccupato.
“Dove vai?” Gli chiese Leo vedendolo uscire.
“A cercare di capire cosa ha Andrea.” Borbottò di rimando
uscendo dall’ufficio comune alla ricerca di Andrea.
Fu semplice per Luigi trovarlo, nell’ultimo periodo si
trovava sempre lì durante le ore di servizio. Si chiuse la porta dell’archivio
alle spalle cercando di non fare rumore, ma anche il lieve clic dello scatto
della serratura bastò ad attirare l’attenzione di Andrea che sorpreso, si voltò
di scatto verso di lui con uno sguardo allarmato per poi riportarlo sui
documenti sparsi sul tavolo dopo aver appurato chi fosse.
A Luigi non passò inosservato quella reazione.
Prese posto sulla sedia libera, dal lato opposto a quello
su cui era seduto Ferri, in assoluto silenzio. Non sapeva come iniziare il
discorso che si era preparato mentalmente negli ultimi giorni. Conosceva
abbastanza Andrea da sapere che solo con una parola poteva ritrovarsi ad
affrontare un’impresa impossibile e non aveva alcuna intenzione di litigare con
lui.
“Cosa vuoi Luigi?”
Luigi sorrise a quella domanda. Poi sospirò pesantemente
cercando di riordinare i pensieri. Era svanito, tutto il discorso che si era
preparato ora non aveva senso, gli sembrava un discorso vuoto, privo di senso e
le parole che aveva preparato ora sembravano suonare come un’accusa nei suoi
confronti.
Rischiava solo di incasinare ancora di più quella
situazione che sembrava così delicata.
“Sto bene Luigi.” Fu di nuovo Andrea a parlare togliendo
dall’imbarazzo l’amico. Posò i fogli cercando di abbozzare un sorriso
convincente. Non ottenne però il risultato sperato. “Devo solo…metabolizzare.”
Metabolizzare?
Ora Luigi era, se possibile, ancora più confuso di prima.
Tutte le rassicurazioni da parte di Alessandra ora avevano ancora meno senso.
Aveva un vuoto in testa e la sentiva pesante. Di una cosa doveva esserne certo,
qualsiasi cosa fosse accaduto tra Paola ed Andrea doveva essere stata
importante, di dimensioni atomiche, pensò.
“Metabolizzare.” Ripeté lentamente Luigi più a se stesso
che ad Andrea.
“Già.”
Si guardarono negli occhi e Luigi poté finalmente
scorgere il turbamento che Andrea provava da tre settimane. Lui stesso rimase
turbato da quello che riusciva a leggere in quegli occhi verdi su cui ora
sembrava sceso un velo di malinconia misto a consapevolezza.
“Luigi sto bene, davvero.” Tentò di rincuorarlo Andrea
sforzandosi un po’ di più e riuscendo questa volta a sfoggiare un sorriso
convincente.
“Vieni a cena da noi Andrea.” Gli uscì spontanea quella
frase. Ma si accorse che probabilmente quella fosse la cosa migliore che
potesse dirgli.
“Luigi…”
“Hai bisogno di staccare un attimo la spina.” Bloccò sul
nascere la sua protesta. “Un paio d’ore solo. Vieni da me e Ale, ti rilassi un
po’ e poi magari…” Si bloccò un po’ incerto su cosa dire e a dire il vero non
aveva la più pallida idea di cosa dirgli.
“Non voglio intromissioni però.” Mise le mani avanti
Andrea.
Luigi sorrise sapendo bene a che genere di intromissioni
Andrea si riferisse. Alessandra e la sua innata propensione ad intromettersi
nella vita privata del fratello.
“Ok. Stasera alle otto. Sii puntuale.” Lo redarguì scherzosamente
mentre si alzava.
***
“Cos’hai fatto?” Luigi sbattè
perplesso le palpebre a quella domanda.
Non riusciva a capire la reazione di Alessandra, gli
sembrava esagerata e totalmente fuori luogo.
“Ho invitato tuo fratello a cena.” Replicò semplicemente.
Non trovava nulla di sbagliato nella sua affermazione.
Altre volte era capitato che invitasse Andrea a cena senza avvertire Alessandra
e mai, fino a quel momento, aveva ricevuto un simile trattamento. Dove ho sbagliato? Si chiese.
“Ok, va bene. A tutto c’è rimedio.” Borbottò scuotendo la
testa Alessandra sotto gli occhi di un Luigi ancora più perplesso. “A che ora
hai detto che arriva?”
“Alle otto.” Mugugnò seguendola lungo tutta la casa. “Ma
si può sapere che cosa c’è?” Sbottò frustrato ad un certo punto bloccandosi in
mezzo al corridoio.
“C’è che stasera avevo invitato Paola a cena.” Rispose di
rimando Ale senza nemmeno voltarsi a guardarlo e proseguendo spedita.
Ecco qual’è il problema si disse Luigi alzando gli occhi al
cielo e maledicendosi mentalmente per quell’iniziativa. Sospirando riprese a
seguire Ale fino a ritrovarsi in cucina, dove la tavola era già apparecchiata
per tre persone.
“E Matteo?” Domandò perplesso.
“Da Romanò.” Fu la risposta secca che gli diede.
“Che si fa ora?” Chiese sorvolando sulla risposta appena
ricevuta.
La risposta, di certo acida, da parte di Alessandra fu
bloccata dal suono del cellulare di Luigi. Sotto il suo sguardo di fuoco Luigi
lesse lentamente cercando di guadagnare un po’ di tempo e guardando
contemporaneamente l’ora accorgendosi che ormai era troppo tardi per disdire
qualsiasi cosa.
“Andrea sta arrivando.” Mugugnò rimettendo il cellulare
in tasca. “Spiegami perché non possiamo fare la cena lo stesso.” Sbottò ancora.
“È più complicato di quanto tu possa credere Luigi.”
Sospirò pesantemente Alessandra passandosi una mano sul volto.
“Quanto complicato?” Replicò sospettoso Luigi incrociando
le braccia al petto.
Dallo sguardo basso di Alessandra capì che forse era
davvero più complicato di quanto loro pensassero. Però, le cose non tornavano
in ogni caso. Andrea e Paola non erano i soliti, né quando andavano d’accordo,
né quando erano in tensione, era una situazione nuova quella.
“Ale, cosa è successo?” Le chiese gentilmente
avvicinandosi e prendendole le mani. La vide mordersi il labbro e sospirò
mentre lentamente la sua mente finalmente riusciva a collegare tutto.
I loro comportamenti delle ultime settimane, il non voler
parlare di Andrea da parte di Paola agli inizi, e soprattutto il comportamento
diverso di Alessandra dopo la visita notturna di Paola di tre settimane prima.
Chiuse gli occhi mentre finalmente capiva anche il motivo di quella visita.
“È una decisione di Paola, deve essere lei a parlare.”
Gli disse dolcemente Alessandra stringendo la presa attorno alle sue mani.
“Allora vediamo di sfruttare questa situazione
incasinata.” Replicò Luigi sorridendole. “A che ora deve arrivare Paola?”
“Alle otto e mezza.” Rispose scrutandolo. “Lo sai che
qualunque cosa tu abbia in mente rischiamo solo di far complicare ancora di più
le cose.” Lo redarguì, ma Luigi le sorrise stringendosi nelle spalle.
“Noi diamo loro la possibilità di incontrarsi in terreno
neutro. Andrea sta metabolizzando.” La informò ripetendole quanto Andrea gli
aveva detto. “Io credo però che si stia semplicemente incolpando. Se continua
così non parleranno mai e le cose non si sistemeranno da sole.”
Alessandra annuì ancora un po’ perplessa. Aveva promesso
che non si sarebbe impicciata in tutta quella storia e così aveva fatto. Non
aveva mai detto nulla ad Andrea, lasciandogli così il tempo necessario perché
potesse assimilare quella notizia, ma Luigi aveva ragione.
Se avessero lasciato ancora suo fratello a rimuginare
avrebbe potuto anche prendere decisioni stupide. Conoscendolo si stava creando
tutta una serie di domande totalmente stupide ed inutili.
“Credi che potrebbe funzionare?” Chiese ben sapendo però
che quella al momento poteva essere la soluzione migliore.
“Proviamo, al massimo se ne andranno.” Cercò di buttarla
sul ridere, ma non era semplice tutta la questione. Correvano il rischio di
peggiorare le cose tra quei due e di litigare anche loro.
Il campanello suonò.
Alessandra guardò l’orologio che segnava le otto e un
quarto passate. Sorrise ironicamente scuotendo il capo senza alcun dubbio su chi
fosse. Suo fratello aveva l’insana abitudine ad arrivare sempre in ritardo. Ma
forse quella volta poteva giocare a loro favore.
“Ciao.” Lo salutò allegramente facendolo entrare.
“Ciao Ale, Luigi.” Li salutò con calma Andrea togliendosi
giubbino e sciarpa ed attaccandoli all’attaccapanni vicino alla porta. “Scusate
il ritardo ma sono venuto a piedi.” Si scusò mentre seguiva Luigi fino in
soggiorno.
“Non ti preoccupare Andrea, tanto ormai siamo abituati ai
tuoi ritardi.” Lo canzonò divertita sua sorella strappando così un sorriso ad
Andrea. “Sei fortunato, non è ancora pronto.”
Luigi la scrutò attentamente riconoscendo poi quel
brillio particolare nei suoi occhi. Si era già studiata un piano ne era sicuro,
sperava solo che andasse tutto bene. Guardò l’orologio accorgendosi che ormai
avevano pochi minuti prima che arrivasse anche Paola. “Vado a prendere il
vino.” Li informò guardando Alessandra che annuì soddisfatta.
“Tu vai a lavarti le mani.” Ordinò senza mezzi termini
lei dopo aver sentito la porta d’ingresso chiudersi. “Cinque minuti e si
mangia.”
“Comandi.” Rispose di rimando Andrea dirigendosi verso il
bagno scuotendo il capo.
Aspettò qualche secondo, poi prese la giacca e la sciarpa
mentre il suo cellulare squillava. Lesse il messaggio mentre si vestiva poi
aprì la porta nello stesso istante in cui Paola si apprestava a bussare.
“Ciao.” Esclamò fingendo sorpresa. “Entra, entra.” La
invitò poi. “Io vado a prendere una cosa in garage. Tu mettiti pure comoda, due
minuti e torno.”
Paola guardò perplessa in direzione della porta dove
Alessandra era sparita, poi scosse la testa divertita liberandosi della giacca
che indossava. Sbirciò in cucina in cerca di Luigi ma non c’era. Sentì qualcuno
muoversi in direzione del bagno, probabilmente Luigi si stava preparando.
Alessandra doveva averlo avvisato all’ultimo minuto.
Luigi aveva finito il turno assieme a lei ma non era riuscita a parlargli.
Forse avrebbe fatto meglio a rinviare l’invito, ma Matteo
rimaneva a dormire da Romanò e non aveva voglia di rinchiudersi in camera per
tutta la sera. Poi Alessandra aveva insistito così tanto che alla fine aveva
accettato esasperata, ma anche divertita, da tanta insistenza. Di certo, una
serata tra amici le avrebbe solo fatto bene, aveva bisogno di staccare un poco
la spina. Il lavoro era diventato pesante in quell’ultimo periodo.
Andò in soggiorno, tanto Ale sarebbe tornata a breve e le
aveva praticamente ordinato di mettersi comoda. Curiosò tra le foto esposte sul
mobile che torreggiava al centro della stanza. Una in particolare attirò la sua
attenzione, era l’unica a non trovarsi all’interno di una cornice e mostrava il
lato bianco e non il soggetto. La girò lentamente fino a scoprire chi fosse
ritratto. Due giovani Andrea e Alessandra facevano bella mostra.
Sorrise tristemente nel vedere Andrea così piccolo. Ora
riusciva a capire perché Alessandra fosse così sicura che Matteo fosse suo
nipote, era la fotocopia di Andrea, solo coi capelli più scuri.
Il rumore della porta del bagno che si apriva la fece
tornare coi piedi per terra. Ripose la foto al proprio posto lasciando però
questa volta che i due soggetti fossero ben visibili.
Non sapeva se Alessandra l’avesse mostrata a Luigi, le
aveva promesso il suo totale ed assoluto silenzio anche se poteva immaginare
quanto le costasse mantenere quella promessa e quanto, soprattutto, le costasse
non dirlo a Luigi. Magari quella sera sarebbe riuscita a dirglielo, sapeva che
poteva contare su di lui.
“Ciao Luigi. Mi dispiace fare l’intrusa stasera ma Ale ha
insistito.” Si voltò con un sorriso ma rimase spiazzata quando al posto di
Luigi si trovò davanti Andrea.
Quella era la prima volta, dopo quella sera in cucina in
caserma, che si trovavano in una stanza da soli. Paola aveva sempre cercato di
evitarlo per una sorta di timore che nutriva nei suoi confronti. Quella
chiacchierata con Alessandra le aveva aperto gli occhi facendole capire quanto
stupida fosse stata sei anni prima.
Chiuse gli occhi mentre le tornava alla mente la reazione
di lui.
Se solo avesse avuto il coraggio di chiamarlo quando
aveva scoperto di essere incinta di Matteo. Forse ora non si sarebbe trovata in
quella situazione, forse le cose sarebbero andate diversamente e si sarebbe
risparmiata tutta quella tensione che le irrigidiva i nervi.
Avrebbe dovuto parlargli, spiegargli i suoi motivi.
Si sarebbe di certo tolta quel peso che sentiva gravarle
addosso, ma aveva paura. Aveva paura di come lui potesse reagire ed era stanca
di tutta quella situazione.
“Mi dispiace.” Balbettò prima di voltargli le spalle ed
incamminarsi, quasi correndo, verso il corridoio per raggiungere la porta
d’ingresso.
***
Angolino di Bitter:
Uhm, sì….mi prostro in ginocchio e imploro perdono!!!!!
Pessima come sono, dovrei fare ammenda, spero
che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Poche parole a riguardo.
Io non credo nelle coincidenze, ma nemmeno nel
destino. Però credo che tutto abbia uno scopo e che la strada giusta da percorrere
prima o poi la imbocchiamo. Che poi ci siano grandi problemi prima di incamminarci,
o mentre la percorriamo, bhè, la vita è strana.
Karma?
No, semplicemente c’è qualcuno lì in alto che
si diverte a farci dannare.
In questo caso, Ale e Luigi, accidenti a loro,
ne combinano una delle loro. Che succederà???
Vorrei darvi una data per quando posterò la
seconda parte del capitolo, ma non rispetterò il tempo. Ma giuro, giurin, giurello, che posterò il prima
possibile!