-Sei sicuro di
stare bene oggi?
Paul lanciò un'occhiata distratta a John e annuì
lentamente, per poi tornare a giocherellare col foglio di carta
appallottolato che continuava a rigirarsi tra le mani. Sul tavolo
davanti a loro, erano dispiegati altri fogli fitti di scrittura su
cui per tutta la mattina avevano appuntato testi per le loro
canzoni.
-Oh, smettila. È da quasi un'ora che hai un'aria cupa e
stanca, come se non volessi parlare con nessuno, me compreso.
-Non è vero.-
ribatté Paul, alzando su John uno sguardo accigliato.
In tutta risposta,
John afferrò la mano dal ragazzo e la strinse;
notò con piacere il
modo in cui Paul sgranava un po' gli occhi e arrossiva talmente tanto
che le sue guance sembravano essere andate a fuoco.
-Non è la prima
volta che ti vedo così, in questi giorni.- iniziò
John. -Lo sai che
se c'è qualcosa che non va me ne puoi parlare?
-Io, cioè, sì...-
balbettò Paul, senza riuscire ad articolare una parola
sensata.
Si sentiva
imbarazzato, agitato e al tempo stesso estremamente lieto per la mano
di John che stringeva affettuosamente la sua, ma non era solo
gratitudine verso un amico che si preoccupa per te. Gli piaceva
sentire la stretta calda e decisa di John; gli faceva ribollire
qualcosa nello stomaco, lo faceva sentire al sicuro, quasi
emozionato.
Emozionato di che? Recupera le tue
facoltà mentali invece di pensare stupidaggini.
-Si può sapere che
stai facendo?- riuscì a dire infine Paul, con un sorriso
nervoso.
-Ti sto solo
tenendo la mano.- rispose divertito John. -Non è una
dichiarazione
d'amore, non ti ho baciato e non ti sono saltato addosso, sto solo
tenendo la tua mano. Ti dispiace?
A quelle parole Paul credette di
non poter arrossire di più. Quando poi il pollice di John
iniziò ad
accarezzargli lentamente il dorso della mano, pensò che
sarebbe
esploso per come il cuore aveva preso a battergli forte.
Lo fa apposta. Sono dannatamente
sicuro che lo fa apposta.
-No, non mi
dispiace, figurati...
Non smettere. Continua a tenermi la
mano.
John sorrise, di un
sorriso un po' malizioso, poi gli lasciò andare la mano. Per
Paul fu
come essere strappati via da un sogno ad occhi aperti.
-Riprendiamo a
scrivere, allora?- disse allegramente John, afferrando un foglio dal
tavolo. -Non scusarmi se te lo dico, l'ultima rima che hai messo qui
fa proprio schifo.
Paul non poté fare
a meno di sorridere mentre avvicinava di più la sedia a
quella di
John. Ormai i suoi battiti cardiaci si erano calmati e la sua faccia
non era più rossa come prima, almeno sperava.
Facoltà mentali recuperate.
Chissà
cosa diavolo mi era preso.
-Allora proponi tu
qualcosa, genio.
John si voltò
verso Paul e gli rivolse uno sguardo soddisfatto.
-Non hai più
l'aria da incazzato cronico che vuole uccidere tutto e tutti e
rimanere da solo per il resto della sua vita.- rise.
-Devo prenderlo
come un complimento?
-No, perché è tutto merito mio. Vedi cosa
sono capace di fare? Credo che un giorno scriverò una
canzone
chiamata I want to hold your hand per parlare di
questo
episodio.
Giusto la frase necessaria a far implodere
definitivamente Paul.
Note.
Lo so, avrei dovuto aggiornare ieri, ma non ho trovato il momento.
Perciò aggiorno oggi. Godetevi questa ventata di
tranquillità, perché la prossima flash
sarà abbastanza triste. (L'ultima invece no.) Spero che vi
sia piaciuta, a me personalmente piace anche se temo che sia un po'
stupida. Boh, non so, ditemi voi.
Visto che ho terminato di postare la George/Pattie potrò
aggiornare direttamente domani. A presto.;D
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