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Il Professor Biancardi, in Sala Lettura, si torceva nervosamente le
mani. Milene Depalma era seduta sul divanetto al suo fianco.
I suoi occhi guizzavano velocemente da un lato all’altro della stanza.
Il signor Torre aveva acceso un sigaro e fumava vicino la piccola
finestra. Maddalena Fresi era in piedi accanto la porta d’ingresso e
mandava occhiatacce a tutti i presenti.
In quel momento il dottor Silvestri entrò con fare sbrigativo.
Maddalena sembrò congelarsi alla sua vista. Silvestri avanzò fino al
centro della stanza ed iniziò a parlare, con il suo solito tono
affabile.
«Probabilmente vi starete tutti chiedendo come mai siamo ancora una
volta riuniti tutti qui. Il motivo è semplice, vorrei ripercorrere con
voi le vicende che ci hanno portato a questa imprevedibile situazione,
dall’inizio, sempre che nessuno abbia qualcosa in contrario…», aggiunse
soffermando i suoi occhi sulla governante.
Dopo qualche secondo di silenzio Silvestri sorrise e riprese a parlare.
«Spinti dalla volontà di conoscere altri giallisti come noi, ci siamo
iscritti su un Forum adatto e poi abbiamo deciso di incontrarci qui per
presentarci di persona. Lei, Biancardi, che va sotto il nickname di
“Scacchista”, poi la signorina Depalma, “Fantasma Informato”, il Signor
Torre, “Invincibile”, Ruben Delio, “Notturno”, la signorina Irene,
“Nerei”, il sottoscritto, il “Secondo Holmes” e infine una settima
persona che va sotto il nickname di “Re del Mistero”. Ebbene adesso
posso affermare con certezza che “Re del Mistero” è uno di noi.»
I presenti si scambiarono sguardi ambigui fra di loro, ma non
pronunciarono nemmeno una parola.
«Devo riconoscere che è stato davvero molto furbo. Usando un secondo
nickname questa persona ha potuto scegliere il luogo in cui avremmo
alloggiato per questo fine settimana, sembrando contemporaneamente uno
degli ospiti all’oscuro di tutto. Infatti, era necessario un luogo
isolato perché potesse attuare il piano che aveva in mente, e questa
villa», disse Silvestri, allargando le braccia con fare teatrale, «era
assolutamente perfetta.»
«Qui i cellulari non hanno segnale ed è impossibile connettersi alla
rete, quindi se fosse successo qualcosa saremmo rimasti isolati.
Tuttavia era necessario anche un incentivo a non farci abbandonare la
villa, ed è per questo che è stato fatto saltare il ponte sul
crepaccio. In questo modo, “Re del Mistero” ha messo tutti i suoi topi
in trappola, doveva solo aspettare gli sviluppi che questa situazione
avrebbe portato.»
«Un momento», disse Maddalena, «lei sta parlando come se questo “Re del
Mistero” e il nostro assassino siano la stessa persona!»
«Mia cara», disse gentilmente Silvestri, «è ovvio che sono la stessa
persona. Non c’era nessuno nella villa a parte lei quando siamo
arrivati. Inoltre abbiamo perlustrato per bene tutte le stanze dopo la
morte di Irene e non abbiamo trovato nessuno. La creazione di “Re del
Mistero” serviva anche a questo, a farci credere che fosse stato
qualcun altro a commettere quei delitti mentre il colpevole si nasconde
ancora fra noi, proprio qui, in questa stanza.»
Tutti gli ospiti erano impalliditi alle parole del dottore. Milene non
osava alzare lo sguardo da terra. Vicino la finestra, Torre tossì
leggermente.
«Non ho ancora ben chiaro quale sia lo scopo dell’assassino, se
eliminarci tutti o colpire così a caso, ma sono certo di una cosa, il
suo piano prevedeva di incastrarmi! Voleva gettare sospetti su di me in
modo tale da poter agire indisturbato e, suppongo, finire il suo
lavoro. Infatti sono stato io a scaraventare la piccola chiave della
cassaforte nel crepaccio, ma chi vi assicurava che lo avessi fatto
davvero? E ancora, sono stato attratto con l’inganno nel corridoio
all’ora del delitto e, come ci si aspettava, Maddalena mi ha visto.»
«La smetta con tutti questi discorsi», disse Biancardi, «lo sa chi ha
commesso questi delitti oppure no?!»
Aveva riacquistato un po’ di colore al viso, diventando rosso, per
l’ennesima volta. Il dottor Silvestri lo guardò dritto negli occhi.
«Ma certo che lo so, professore. Il colpevole è lei», disse puntando il
dito, «signor Augusto Torre!»
Tutti i presenti si voltarono verso l’anziano signore, emettendo versi
di meraviglia. Torre rimase impassibile e continuò a fumare il suo
sigaro come se niente fosse.
«Sarei io l’assassino?», disse, «il terribile “Re del Mistero” che ha
terrorizzato queste sei persone? Non sia ridicolo, Silvestri. Le
ricordo che sulla sua testa pendono molti più sospetti che sulla mia,
come ha giustamente ricordato.»
«E’ vero», risposte il dottore, «questo perché, come ho detto, è stato
molto astuto. Lei è arrivato alla villa in compagnia della signorina
Irene, creandosi, ipso facto, un alibi inattaccabile. Infatti in questo
modo non avrebbe avuto il tempo né il modo di posizionare degli ordigni
nascosti. Vorrei ricordare a tutti che Delio, io e Depalma eravamo già
qui. Tuttavia anche in questo caso è stato adottato un trucco. Lei ha
chiesto alla signorina Irene di precederlo perché voleva fumare un
sigaro o qualcosa del genere, una scusa vale l’altra in questo caso, e
di aspettarlo gentilmente all’ingresso della villa. Lei lo ha fatto, ha
attraversato il ponte e l’ha aspettato dall’altro lato. In questo modo
lei, Torre, ha avuto il tempo di posizionare gli ordigni che nascondeva
nella sua borsa sotto le nostre autovetture e di entrare nella villa in
sua compagnia, procurandosi un alibi inattaccabile. Tuttavia questa
mossa ha fatto nascere un problema. Se le vetture fossero esplose,
Irene avrebbe immediatamente sospettato di lei ed è per questo che è
stato costretto ad eliminarla per prima. Ha manomesso il generatore con
un timer (ne ha avuto il tempo, dal momento che tutti ci siamo
assentati dalla Sala Lettura almeno una volta) e, quando le luci si
sono spente, l’ha uccisa. Infatti lei era seduto di fianco alla
signorina a pranzo perciò, quando è andata via la luce, tutti sono
entrati nel panico, lei deve aver chiamato la signorina a bassa voce, o
toccatole il braccio, Irene si è voltata verso di lei ed a questo
punto, Torre, ha sparato. Nessuno degli altri avrebbe potuto commettere
quel delitto: Delio si trovava al fianco di Irene, perciò anche lui
poteva essere l’assassino ma, quando si è trasformato in una vittima è
stato automaticamente escluso. A quel punto ho iniziato a capire… Era
impossibile colpire una donna con una tale precisione al buio
dall’altro lato della tavolata. Poteva essere stato solo uno di voi
due.»
Torre guardava Silvestri con aria di sfida mentre continuava a cacciare
volute di fumo dalla bocca. Gli altri ospiti erano ipnotizzati dalla
spiegazione del dottore.
«Passiamo a Delio, le va? La sua morte non è stata casuale. Infatti
lei, per gettare i sospetti su di me, ha chiamato Maddalena dalla sua
stanza con l’interruttore, poi è venuto a bussare alla mia porta,
infine si è fatto aprire con una scusa da Delio e gli ha sparato. Dal
momento che la sua stanza e quella di Delio erano contigue, e il
corridoio in cui si trovano è perpendicolare a quello della mia camera,
lei ha potuto velocemente tornare in camera sua come se niente fosse,
per poi uscirne e recitare la parte del signore preoccupato. Anche in
questo caso soltanto lei e la signorina Depalma potevate essere i
colpevoli, poiché le vostre camere erano le uniche attigue a quella di
Delio e perpendicolari al corridoio in cui si trovavano le stanze di
Irene, Biancardi e la mia.»
«Sta dimenticando una cosa», disse Torre, «la chiave. Come avrei potuto
prendere una rivoltella che era stata sigillata?»
Silvestri sorrise.
«Una volta escluso
l’impossibile ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la
verità. Se la ricorda, non è vero? La celebre frase di
Holmes…»
Torre guardò Silvestri con stupore per la prima volta. La sua mascella
era contratta in una smorfia disgustata.
«Lei aveva due rivoltelle. Ha usato la prima come uno specchietto per
le allodole. Faceva sempre parte del suo piano per incastrarmi. Ho
trovato infatti la seconda rivoltella ben nascosta nella sua stanza e
scommetto che quando domani arriveranno i soccorsi e apriremo la
cassaforte troveremo l’altra arma del delitto. Le impronte balistiche
potranno confermare che il colpo che ha ucciso Irene è partito dalla
prima pistola, mentre quello che ha ferito a morte Delio è arrivato
dalla seconda.»
Silvestri si fermò un secondo a riprendere fiato e poi riprese a
parlare, pronto a dare il colpo di grazia.
«Sospettavo di lei fin dall’inizio, Torre, ma ho avuto la prova
definitiva quando ho trovato questa in camera di Irene. Era nella sua
borsa.»
Silvestri stringeva saldamente in mano una macchina fotografica.
«Quando lei ha detto alla signorina Irene di anticiparlo, la ragazza ha
attraversato il ponte e, nell’attesa, ha scattato delle foto ricordo
alla villa. Ce n’è una in particolare rivolta verso il ponte in cui lei
è il protagonista.»
Silvestri mostrò agli altri la fotografia. Ingrandendo l’immagine si
poteva chiaramente vedere il signor Torre nell’atto di posizionare
qualcosa sotto l’auto di Silvestri.
«La poverina probabilmente non se n’è neanche accorta e ha continuato a
seguirla senza alcun sospetto.»
Il sigaro che Torre stava fumando cadde per terra e si spense. Il suo
sguardo era duro e severo.
«Sapevo di non essere all’altezza», ammise, alla fine.
«Perché lo ha fatto? Perché?», chiese Maddalena.
«Perché voi avete infangato la loro memoria!», rispose con impeto,
indicando i suoi compagni di sventura.
«”Loro”? A chi si riferisce?»
«Credo di aver capito…», disse Biancardi titubante, allibito da quella
motivazione così semplice, «Assassinio sull’Orient-Express, l’Avventura
degli Omini Danzanti…»
Nel sentire quelle parole Torre si rianimò.
«Già», disse con rinnovata energia, «voi avete osato utilizzare i loro
personaggi, le loro storie per scrivere nuovi squallidi romanzi che non
sarebbero mai dovuti essere associati ai grandi maestri. Avete
infangato i loro nomi, la loro storia, soprattutto lei, Silvestri, che
ha dato alle stampe quei libracci su Poirot. Vi professate dei
giallisti? Non siate ridicoli!! Siete lontani anni luce dalla bravura e
dalla freschezza dei classici…»
L’indomani mattina arrivarono i soccorsi. Tutti gli ospiti vennero
portati in salvo. Il signor Torre venne consegnato alla giustizia,
mentre i sopravvissuti si lasciavano alle spalle quella triste storia
di un uomo ossessionato dai gialli e di come un “Secondo Holmes”
l’avesse sconfitto.
L'Angolo dell'Autore
E così siamo arrivati alla fine! Urca, non credevo di farcela! Vorrei
ringraziare tutti quelli che hanno seguito con interesse questa storia
e si sono divertiti a leggerla almeno quanto io mi sono divertito a
scriverla. Mi piacerebbe moltissimo avere una vostra opinione generale
sul racconto, ora che è concluso, perciò, se vi va, lasciate un
commento!
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