fanfic-cap9
Va bene, tanto vale ammetterlo
subito. Ero scossa. Nabiki Tendo scossa? Ebbene sì. Non solo. Ero arrabbiata. Anzi, furiosa. Nessuno mi
aveva mai trattato così in vita mia, ma non era quello.
Kasumi. Sicuramente non si era mai comportata così con nessuno,
nemmeno lontanamente. E proprio con me doveva farlo? Mi aveva insultata. E minacciata. Mi aveva
umiliata e io ero rimasta zitta. In realtà ce l'avevo
soprattutto con me stessa, perché non ero stata capace di
reagire. Avrei dovuto semplicemente mandarla a quel paese e farmi una
risata. Una risata e passa la paura. Invece ero rimasta di sasso e non
avevo detto niente.
Insomma, il sonno mi era passato di botto e già che ero
lì con uno scatolone di fotocopie ai piedi e un manuale di
più di quattrocento pagine in mano... pensai di mettermi a
leggere. Accesi le luci esterne e me ne andai in veranda.
Ma facevo fatica a concentrarmi, continuavo a ripensare a
quello che era successo. Credeva davvero che mi stessi buttando via? E
io che pensavo di starmi preparando per una carriera brillante... Che ingenua, eh? Non
mi dovevo azzardare, ma a fare che? Avevo fatto bere un paio di birre
ad Akane, e allora? Qualcuno doveva pur farle vuotare il sacco a quella
ragazza o avrebbe finito per esplodere. Che male c'era? Che accidenti
voleva? Il caos in quella casa non credo proprio che fossi io a
portarcelo. E poi...
E poi eccomi qui, lo vedi? Sto
leggendo questa
merda di manuale, no? Abbiamo stabilito che questa sarà
l'unica linea d'azione. Potevi anche chiedere prima di minacciarmi,
razza di mal fidata. Non che non ci abbia pensato perché, siamo
seri, non sarebbe impossibile. Il tempo stringe, certo, ma quei
due sono facilmente influenzabili, lo sanno tutti. Non credo che mi ci
vorrebbero più di un paio di giorni per fargli tirare fuori la
libido repressa. Saprei anche a chi chiedere aiuto... Se solo mi
lasciaste lavorare in pace, ovvio. E questo sì che davvero non
è possibile. Non con
tutti questi parenti e pseudo parenti ad ostacolarmi, volontariamente o
involontariamente. Non con Joketsuzoku sul piede di guerra. Non con te
che rompi asfissiantemente le palle. Quindi meglio lasciar perdere. Se
me l'avessi chiesto, se mi avessi domandato che avevo intenzione di
fare invece di insultarmi, te l'avrei detto. Ti avrei detto che temo il
tuo biasimo più della furia omicida di Ku-Lun e che non avevo
intenzione di farti la guerra. Davvero. La ben che minima intenzione,
sorellona. Ma tu hai preferito venirmi addosso come un Caterpillar e
questo non so se te lo potrò perdonare.
Beh, sì, insomma, la mia concentrazione faceva acqua da
tutte le parti. Si sarebbe quasi potuto insinuare, non conoscendomi
bene, che non ero in grado di tornare in me. E siccome questo era forse
ancora più inconcepibile del fatto che Kasumi mi avesse
trattata con tanta mala grazia, toccava correre ai ripari urgentemente.
Magari anche in modo un po' drastico. Così fu che mi cadde
l'occhio, un po' per caso un po' no, sulla busta che avevo appoggiato
a terra accanto ai miei piedi.
Le pillole del dottor
Tofu. Vediamo che dice qui sul foglietto
illustrativo... Sì, non è solo per combattere la
sonnolenza, ma anche per mantenere l'attenzione. Mmmh... non
posso farmi la tisana che ad entrare in cucina non mi ci azzardo, tanto
meno ad accendere il fuoco. Ma potrei prendere una bottiglia d'acqua
minerale, dovrebbero essere vicino la porta. Ecco Kasumi, forse questo
sì che è buttarsi via, altro che aver avuto quattro
ragazzi. Che ci sarà mai di male? Piuttosto, chissà che
effetti
collaterali hanno queste cose... che poi io le odio proprio le
pasticche. Mondo infame.
Non saprei dire se fosse colpa della roba che mi ero calata, della
stanchezza, della rabbia, del nervoso, del profondo silenzio o di tutte
queste cose insieme, ma sentivo tutti i rumori provenienti dal mio
corpo come amplificati. Il battito del cuore, il sibilo del sangue
nelle orecchie, la deglutizione, il respiro e perfino il piccolo
spostamento d'aria causato del muoversi delle mie palpebre. La luce della veranda
risultava troppo violenta ai miei occhi, ma se l'avessi spenta sarei rimasta completamente al buio. Era una notte senza luna.
Andai in cerca di una torcia
che trovai all'ingresso senza difficoltà dato che ne avevamo
dislocate
parecchie in previsione di un possibile black out. Con una casa in
quelle condizioni meglio essere previdenti. Accesi la torcia e
spensi la luce. La
temperatura era scesa un po' e si era alzata una leggerissima brezza,
tanto bastava a farmi rabbrividire anche se solo per un attimo, un
brevissimo instante. Pensai di andarmi a prendere qualcosa per coprirmi,
poi considerai che sarebbe stato necessario salire al piano di sopra e
desistetti. Mi strinsi le ginocchia al petto, presi il manuale e lo
aprii di nuovo alla prima pagina. Iniziai
a leggere. Una piccola prefazione preceduta da un'avvertenza mi
informava che il testo aveva contenuti forti non adatti ai minori ed
in ogni caso se ne sconsigliava la lettura in ore notturne
perché avrebbe potuto avere effetti negativi sulla
qualità del sonno. Che ridere. Mi
si diceva inoltre che rappresentava un primo incompleto
tentativo di mettere ordine in una letteratura primaria vasta,
eterogenea ed in parte ancora dispersa. Ebbene, nel buio, nella
solitudine, nella notte e nella droga, ero pronta per la sfida. La mia
mente funzionava rapida e lucida, un ingranaggio ben oliato, come se
avessi dormito dieci ore e non avessi altri pensieri al mondo che il
contenuto di quelle righe che andavo scorrendo.
Siccome non avevo tempo da perdere, avevo
saltato a piè pari tutta la prima sezione sul caso classico visto che
noi di coppie che si sforzavano in vano di procreare non ne avevamo di
certo. La seconda sezione aveva un altro tema: conflitti interiori
lancinanti legati a incesti. Epperò! Pure questa parte ritenni di
potermela ragionevolmente risparmiare, ma scorsi comunque il
sommario. Uno spasso. La prima suddivisione riguardava amori
consumati e desideri repressi, e poi via con una lunghissima casistica
di padri e figlie, padri e figli, madri e figlie... e poi fratelli,
sorelle, nonni, nipoti e via discorrendo. Beh,
ecco, iniziavo a capire perché Tofu non aveva voluto che nessun
altro mettesse le mani su questi testi. Ci voleva una bella dose di
cinismo e tanto pelo sullo stomaco per mandar giù certa roba. Ogni
caso era diviso in
sotto-casi a seconda che fossero coinvolti bambini, persone
sposate o meno, che il desiderio fosse corrisposto o no, dove
il "no" nel caso dell' "amore consumato" implicava la
presenza di uno stupratore in casa... Un delirio
interminabile. Sinceramente non volevo saperne nulla di quella roba che
sicuramente non aveva nulla a che fare con noi. L'individuo più
spregevole sotto il nostro tetto era senza dubbio Happosai, ma non
sarebbe mai arrivato a tanto. Invece queste storie di cui si parlava
qui erano davvero crudeli, quando non cruente o perfino splatter. Molto splatter. Accidenti a Tofu.
Questa poi... "Della macabra vicenda
del giovane signore del do dell'isola di Tsushima che volle possedere
la figlia di suo fratello quand'essa era ancor in fasce e
nell'atto la uccise, quindi, incapace di rassegnarsi all'accaduto,
smarrì del tutto il senno, si rinchiuse in una torre con il
piccolo cadavere e..."
che peste vi colga! Credo proprio di star per vomitare... Ma che
opinione deve avere il dottore di me per ritenermi adatta a leggere
racconti simili..?
Il rumore del sangue nelle mie orecchie era diventato un fischio
fastidioso e anche il battito del cuore si era fatto più forte e
veloce. Forse facevo meglio a saltare
anche il sommario e passare direttamente alla sezione successiva. Amori
impossibili.
Forse questo faceva al caso nostro. Qua ovviamente non c'era la
distinzione tra desideri repressi e amori consumati visto che si dava
per scontato che gli amanti in questione fossero impossibilitati a
passare all'azione. La suddivisione principale era invece un'altra:
amori non corrisposti contro amori impediti da fattori esterni. Ma
tranquilla, non per questo abbandoniamo il nostro personaggio preferito
"lo stupratore recidivo". La seconda suddivisione all'interno degli
amori corrisposti
è infatti quella tra amanti casti e amanti obbligati a consumare
con terzi. Esempio: una ragazza in età da marito - leggasi
minorenne - sposa un uomo molto più vecchio che ha un figlio che
si innamora di lei ed è ricambiato. Il vecchio marito costringe
la giovane ad avere rapporti con lui contro la sua volontà
perché sì,
è dovere coniugale, e intanto il di lui figlio si sfoga su una
giovane serva. Questa è tutto sommato una storia comune,
senz'altro più comune del fenomeno della Furia della Casa
Stremata. È più facile che finisca con un omicidio che
non che dia luogo a fenomeni paranormali. Per capire in quali
circostanze questo tipo di situazioni riuscivano a stremare le mura
domestiche avrei dovuto approfondire, leggere il manuale e
probabilmente
non solo quello. Disgusto e vomito a parte, potevo ritenermi fortunata.
Avevo in poco tempo ristretto il campo dalla vastità cosmica
delle relazioni infelici a un piccolo gruppo di sotto-casi:
-
Amori impossibili > amori impediti da fattori esterni > entrambi vivi > amanti casti
-
Amori impossibili > amori non corrisposti > amanti casti
Mi chiedevo se avrei mai
trovato qualcosa a proposito di amori presuntamente impossibili e
presuntamente non ricambiati... Che poi il termine "amore" in questo
manuale era un po' abusato. Spesse volte si trattava infatti di
incapricciamenti più o meno ossessivi e morbosi di natura
esclusivamente sessuale. Ma tant'è. Vediamo un po' che tipologia
di amanti casti abbiamo qui: amanti
falsamente casti che si procurano piacere da soli; amanti che si
consolano commettendo atti di violenza conto terzi, dal sadismo
semplice al serial killer passando per lo stupratore mediante oggetti (oh, kami-sama!);
amanti che sfociano nella follia, dal depresso che smette di uscire di
casa, fino al suicida, passando per quelli che sentono le voci.
Aggiungici poi tutti i mix possibili immaginabili: il tipo che
ammattisce e violenta galline nel pollaio scambiandole per la sua
bella, quello che cerca di ammazzare lo spaventapasseri convinto che
sia il promesso sposo di lei, donne che trovano consolazione praticando
penitenze estreme ad esempio fustigandosi o sfregiandosi. Non riuscivo
proprio a capire cosa potesse avere a che fare la nostra pur
strampalata e problematica bi-famiglia con questa galleria degli
orrori. Perché ovviamente, neanche a dirlo, per avere una
fenomenologia appena comparabile con il disastro di casa nostra,
bisognava andare a prendere le combo più terrificanti. L'onanista
triste non corrisposto è fondamentalmente innocuo. Il genere
masochista già può avere effetti più rilevanti.
Forse gli
allenamenti notturni di Akane potevano paragonarsi ad una penitenza ad
alto contenuto di autolesionismo? Mica tanto, neh...? Ma scorriamo un
po'
questo indice... e che ti viene fuori? Una lista lunghissima di "altri
casi" dai nomi criptici. Questo manuale risale agli anni '40 di questo
secolo e rappresenta una mappa in un linguaggio relativamente moderno
per orientarsi nel marasma della letteratura primaria in giapponese antico.
La classificazione in casi e sotto-casi è opera di chi ha curato
questa guida, prima non esisteva. La letteratura originale è
costituita da storie sparse, racconti di vicende terrificanti slegati
l'uno dall'altro. Quando qualcosa non rientrava nei raggruppamenti
proposti dagli autori del manuale, i relativi racconti sono stati
lasciati a parte, senza neppure curarsi di renderne decifrabile il
contenuto con mezza riga di spiegazione. Quindi adesso mi accorgevo
che, a parte gli amori non corrisposti e quelli impediti, c'erano anche
altri sette racconti non classificati e che gli amanti casti potevano
sfogarsi in uno di tre modi descritti oppure no perché quattro
storie non si adattavano a nessuno di questi casi. Alcune storie
avevano per protagonisti monaci che avevano fatto voto di
castità, eunuchi o addirittura persone gravemente malate,
paralitici, lebbrosi e simili. Amori impossibili non esattamente
impediti da fattori esterni. Che impresa titanica classificare le cause
che impediscono a due persone di trasformarsi in una banale coppia di
innamorati felici e contenti! (O almeno di amanti soddisfatti...) Infatti il risultato almeno in questo
caso è scarsino. In compenso una cosa notevole sì
che l'hanno fatta: la classificazione inversa. Sì, insomma,
c'è questo indice di possibili fenomeni che potresti aver
osservato e per ognuno di questi c'è l'elenco delle storie
originali che li descrivono. Ad esempio: "l'impossibilità di
aprire porte e finestre è stata riscontrata nei seguenti casi" e
giù con l'elenco dei titoli. Purtroppo però anche qui
hanno lasciato il lavoro a metà perché accanto al titolo
non c'è scritta la pagina dove trovarlo. Ora, se sei fortunata, il
titolo sarà una cosa del tipo: "Di come una nobile dama
dell'epoca Edo sposata con un ormai anziano ma una volta valoroso ronin
sprecò la sua giovinezza e distrusse la sua casa senza lasciare
eredi", allora capisci che stiamo parlando della prima sezione
(impossibilità di procreare), seconda sottosezione (marito
impotente), prima sotto-sottosezione (marito vecchio). Se invece non
hai fortuna il titolo potrebbe essere qualcosa come "Abbraccia il vento
d'autunno ma guardati dal volerlo trasformare in brezza di primavera".
Il questo caso dovrai scorrere l'elenco dei quasi mille casi trattati
alla ricerca della storia in questione. Un ago in un pagliaio. Ti stai
chiedendo se c'è un indice alfabetico. Me lo sono chiesto
anch'io. Forse c'era, forse no. Di fatto in questo blocco di fotocopie
finiva con un indice delle fonti ma di indici analitici neanche
l'ombra.
Sarà dura, molto dura.
A quel punto non mi restava che andare a vedere com'era
organizzato il materiale negli scatoloni. Beh, che dire... semplicemente
non era organizzato. A parte che molte fotocopie erano quasi
illeggibili, chiaramente copie di copie di manoscritti ingialliti.
Era tutto in ordine sparso. I singoli casi si presentavano come
blocchi di fogli spillati, ma poi la loro sequenza era casuale.
Probabilmente erano nell'ordine in cui Tofu era riuscito a procurarseli.
Sarà dura, sarà davvero molto dura.
Non avendo niente di meglio da fare per il momento, mi misi a
leggere le schede sul manuale dei casi di amori impossibili non
meglio classificati. Ne
lessi diversi, più o meno inquietanti, più o meno
perversi. Infine mi imbattei nella storia di una donna, una vedova di
poco più di vent'anni, perdutamente innamorata del figlio della
sua padrona,
più giovane di lei e promesso alla figlia di una nobile famiglia
della stessa città. Il tipo la ricambia ma ovviamente ci sono di
mezzo miliardi di impedimenti, ma soprattutto la lealtà di lui
verso famiglia e tradizioni. I due non riescono a confessarsi
reciprocamente, la ragazza prova vergogna per quel sentimento che
secondo la cultura corrente non dovrebbe provare. Il giovane da parte
sua è ultra ligio a tutti i dettami dell'universo e non trova
niente di meglio da fare che tentare di convincere la sua innamorata di
non essere interessato a lei, poi si ritira in montagna deciso a vivere
da monaco il resto dei suoi giorni. Passano gli anni e la madre del
giovane santone si ammala e lo richiama al suo capezzale ricongiungendo
così involontariamente i due amanti sotto lo stesso tetto ed
accelerando inconsapevolmente la sua fine e quella di tutti loro dato
che il suddetto tetto rovinerà sulle teste dei malcapitati
abitanti della ricca dimora solo poche settimane più tardi
uccidendoli tutti. Questo era un caso davvero fuori dal comune, con una
potenza non usuale. La casa aveva ucciso. Certo c'era stato un
considerevole aiuto da parte delle pioggia che era caduta torrenziale
ininterrottamente per giorni. Ma la casa doveva essere davvero molto
compromessa. E dietro non c'era una storia di violenza né una
maternità frustrata. C'era invece una situazione che in vari
aspetti suonava familiare ai miei neuroni. Un brivido mi percorse la
schiena mentre alzavo gli occhi al soffitto e il mio sguardo si posava
su una piccola crepa. Così mi resi conto di una cosa: se vedevo
la crepa e avevo la torcia puntata verso il basso, allora voleva dire
che... si era fatto giorno! Non accusavo affatto il sonno, solo un po'
di bruciore agli occhi e un lieve senso di nausea... Invece nel
preciso istante in cui mi concentrai sui segnali che provenivano dalla
mia mente e dal mio corpo mi piombò addosso una stanchezza
disumana. Improvvisamente notai che non riuscivo più a mettere a
fuoco gli oggetti attorno a me. L'effetto delle pasticche era finito.
Sprofondai in un sonno pesante, senza sogni, lì dov'ero seduta,
la testa appoggiata allo stipite della porta scorrevole. Il manuale che avevo
in mano cadde a terra.
Poche ore più tardi così mi ritrovò mio padre.
- Nabiki! Per tutti gli oni, stai bene? Figlia miaaaaaaaa! - Sì,
insomma, il solito melodramma in stile Soun Tendo. Sbattei le palpebre,
o almeno ci provai. Gli occhi erano secchissimi, mi bruciavano
più di prima e in bocca avevo un sapore amaro. Qualcosa non
andava. Potevo percepire nettamente un tremore, una tensione nervosa
nelle mie estremità, dai gomiti alle dita, dalle ginocchia alle
punte dei piedi. Era adrenalina o qualcosa del genere. La nausea era
scomparsa, ma lo stomaco ruggiva. I suoni non riuscivo a distinguerli
nettamente, arrivavano distorti e mi era impossibile collocarne la
provenienza nello spazio. Non ero sveglia. Non dormivo. Sentivo
chiamare il mio nome da varie voci, mio padre gridava e piangeva. Che
accidenti avevo combinato? Ma no, niente dai. Era solo la prima volta
che assumevo un farmaco psicotropo. Doveva passare. Prima o poi. Per il momento non
ero capace di muovermi ma era solo questione di tempo, mi serviva solo
un po' di tempo. Poi vidi la faccia di Akane a pochi centimetri dalla
mia. Improvvisamente riuscii a mettere a fuoco. Forse ero solo
diventata mostruosamente miope.
- Nabikiiiiiii! - gridava lei. Ed io gridai in risposta: -
Aaaaah! - e con uno scatto repentino fui in piedi. Akane era caduta a
sedere per lo spavento. Ora tutto era tornato nitido e definito. Le due
famiglie al completo erano radunate attorno a me con delle facce
preoccupate. Io invece mi sentivo bene, non fosse stato per la rabbia
vibrante che stavo provando, ma era un effetto collaterale previsto
dopotutto. Il fatto curioso è che sembrava un sentimento senza
oggetto. Con chi o cosa ce l'avevo? Un conto era essere particolarmente
suscettibili o irritabili, altra cosa era il rancore gratuito senza un
oggetto ben determinato. Avevo come la sensazione di aver dimenticato
qualcosa, qualcosa di importante. Passai in rassegna le persone che
avevo
attorno e non feci molta fatica a trovare una risposta alla mia
domanda: Kasumi. Credo che sollevai un po' il sopracciglio notando come
mentre tutti si preoccupavano per me lei fosse già tornata ad
occuparsi della
colazione. Nonostante la rabbia mi bruciasse
dentro, decisi che la vendetta per l'umiliazione che mi aveva inferto
la sera prima dovesse essere assolutamente un piatto da consumare
freddo, molto freddo. Freddo da congelarti l'esofago. Sì, avevo
proprio intenzione di vendicarmi. Doveva essermisi
dipinta sul viso un'espressione davvero diabolica perché quando
distolsi lo sguardo dalla sorellona incrociai gli occhi del Signor Panda
che mi fissavano quasi con terrore. Mi venne da ridere. Ancora non
avevo detto una parola. Stirai per bene i miei quattro arti, inspirai
profondamente ed espirai con lentezza quattro o cinque volte. Avanzai a
grandi falcate verso il mio iper-drammatico padre che aveva raccolto da
terra il mio prezioso manuale e stava accingendosi a leggere qualche
pagina a caso. Glielo strappai di mano senza troppi convenevoli e
guardandolo dritto negli occhi gli intimai, con fare molto ma molto
autoritario: - Questo non devi farlo mai più. - Volevo
intimidirlo ma temetti di essere risultata piuttosto ridicola. Avevo
parlato strascicando le parole perché la mia mascella faceva una fatica pazzesca a muoversi. Tant'è che papà aveva continuato a guardarmi con apprensione, ma senza comunque fare obiezioni. Sospirai.
- Che ore sono? - chiesi poi in tono neutro.
- Le otto meno venti -
- Grazie, Akane. C'è giusto il tempo per una breve riunione. Sediamoci, ho qualcosa da dirvi. -
Ci sedemmo a tavola, Kasumi servì la colazione come se nulla
fosse. Se la mattina prima però aveva sorriso a tutti meno che a me,
questa volta non sorrideva a nessuno mentre a me... beh, mi stava evitando del tutto.
In altre circostanze avrei provato un po' di empatia - o almeno di pena
- nei suoi confronti sapendo la pressione psicologica che quella
situazione comportava per lei. Ma dopo la sparata di quella notte, con
tutta quella roba in corpo che accentuava e ridestava l'ira ad ogni
respiro, la compassione era un sentimento a cui ero più che mai
estranea. Tsé. Altro che compassione. L'avrebbe pagata cara. A
tempo debito.
Regnava una strana calma. Genma non tentava di appropriarsi del cibo di
suo figlio, Ranma dal canto suo stava consumando la colazione a una
velocità quasi umana, senza ingozzarsi. Nodoka teneva gli occhi
su Kasumi che effettivamente si comportava con insolita
rigidità. Akane fissava il piatto in silenzio, quasi non aveva
toccato cibo. Papà piagnucolava. Il vecchiaccio, apparso sulla
scena da pochi istanti, se ne stava su i suoi cuscini a fumare.
- Bene, - decisi di rompere il ghiaccio prima che si facesse troppo
tardi - se qualcuno ancora non l'avesse chiaro, stiamo per iniziare una
guerra. Una guerra complicata che potrebbe portare alla distruzione di
questa casa, che è parte in causa, ma anche delle nostre
famiglie. Potrebbe rivelarsi una battaglia campale di tutti contro
tutti. Se non interveniamo subito, volendo
essere ottimisti, possiamo sperare che a queste quattro mura resti una
settimana di vita. - Mi fermai per dare il tempo a tutti di assimilare
il messaggio, ognuno al suo personale livello di comprensione della
situazione, quindi ripresi a parlare prima che avessero la
possibilità di iniziare a bersagliarmi di domande: - Se voi
volete, io e il dottor Tofu ci faremo carico della faccenda, ma ci sono
delle condizioni precise e non negoziabili da rispettare. Sinceramente, non credo che
abbiate molta scelta visto che tra di voi non c'è nessuno in
grado di prendere in mano la situazione. Se non vi sta bene, ovvero, se
questo non sta bene anche a uno solo di voi, io prendo armi e
bagagli e vado via. Troverò qualcuno disposto ad ospitarmi e
comunque tra un paio di mesi si suppone che io me ne vada a vivere in
un campus universitario, quindi per me poco male se la casa cade a
pezzi. -
- Nabiki...! La mia bambina se ne va a vivere da sola.... oh, Nabikiiii! -
singhiozzò papà che evidentemente non aveva colto il
centro del discorso. Optai per ignorarlo.
- Con questo non voglio dire che la cosa non mi riguarda o non mi
interessa. Intendo solo dire che sono disposta ad occuparmene ma solo
se posso farlo come dico io. Volete che vi spieghi quali sono le altre
condizioni? -
Un piccolo cenno del capo del mio costernatissimo padre mi fece capire
che potevo continuare. Le medicine e la mancanza di sonno dovevano
avermi conferito un aspetto che riusciva a incutere un buon mix di rispetto e preoccupazione in quella
banda di scalmanati. Anche il mio parlare strascicato forse in fin dei
conti contribuiva a conferirmi questa patina da reduce di fronte al
quale chinare il capo. Non che fosse del tutto falso. In un certo
senso io, quella notte, avevo combattuto una prima battaglia
preliminare.
- Condizione numero uno: - iniziai alzando il dito indice della mano
destra, il braccio teso verso l'alto in un gesto volutamente
autoritario - niente domande. Condizione numero due: - il pollice -
niente interferenze non richieste. Tutto il materiale
scritto procurato da Tofu è mio e soltanto mio. Nessuno
è autorizzato a ficcanasare. Condizione numero tre: - il
medio - mi aiuterete quando e come ve lo chiederò, senza scuse,
senza tergiversare, senza pretendere di capire. Condizione numero
quattro: - chiudo il pollice, apro le restanti dita - niente
chiacchiere. Durante questi giorni vi è fatto divieto di
interagire tra di voi in qualsiasi forma che non sia dirvi buongiorno e
buonanotte, passami la salsa di soia, grazie, prego. Non potete
neanche allenarvi insieme. Il dojo lo userete uno alla volta,
segnatevi dei turni se volete. L'unica eccezione: papà a lo zio
Genma potranno continuare con le loro abituali partite a shoji. In silenzio. Condizione
numero cinque: - tutta la mano ben aperta - niente trasformazioni. Non
voglio più vedere panda in giro o roscette urlanti. Condizione numero sei:
- e su il pollice della sinistra - chi entra e chi esce lo decido io. A partire da domani ci sarà il coprifuoco dalle cinque del pomeriggio. Dovrete chiedere il permesso anche per andare a fare la spesa.
Niente estranei in casa. E se decido di mandar via qualcuno non
dovranno esserci lamentele. Di nessun tipo. - Abbassai entrambe le
braccia e le incrociai sul petto - Aggiungo che io smetterò di
andare a scuola e mi chiuderò a lavorare qui dentro. È
molto probabile che questo implichi che io non possa presentarmi per il
test per entrare alla Todai e forse mi gioco anche la
possibilità di avere le lettere di raccomandazione dai
professori che me le avevano promesse. È un prezzo che sono
disposta a pagare, altre università fanno i test a settembre e
se tutto va bene potrò tentare allora.
- Ma Nabiki...! Ci tenevi così tanto... - frignava papà - Oh, Nabikiiiiiii! -
Mai che gli venisse in mente di fare qualcosa di più costruttivo...
- Non fa niente. Ora la situazione è cambiata, ci sono altre priorità. Come condizione
extra vi anticipo che a lavorare qui con me verrà Mousse. -
- Verrà a vivere con noi? -
- No, Kasumi. Starà con noi di giorno e ci porterà da
mangiare così non dovremo litigare con la cucina nevrastenica.
Ma la notte tornerà al Nekohanten. Ci serve così. -
- Tu e Tofu... siete d'accordo con Mousse?? -
- Non ancora Akane, non ancora. Ma avevo detto niente domande. Oggi
pomeriggio se tutto va bene riceveremo una visita della delegazione di
Joketsuzoku di stanza a Nerima al completo. Vedremo almeno di
scongiurare la possibilità che Cologne decida di farci cascare
la casa in testa prima del tempo. Dopodiché dovremo costruire un
macchinario, fare delle misure, analizzare dei dati e studiare un
sacco. Con un po' di fortuna ne usciremo tutti vivi senza saltarci alla
gola gli uni con gli altri.
- Io avrei un paio di obiezioni... - E ti pareva! Uno sbuffo di fumo mi colpì in piena faccia facendomi tossire.
- Non credo di poterti negare la parola per ora. Prego, Happosai -
- Non capisco perché non posso aiutarti io farai invece venire
Mousse. È stato il sottoscritto a metterti sulla strada giusta dopotutto... -
- Veramente tu hai solo fatto casino. -
- Sei ingiusta, molto ingiusta... -
- In ogni caso non ho intenzioni di darti alcuna spiegazione. Se non
ti sta bene ti prenderai la responsabilità di aver deciso per
tutti e ti farai carico tu della cosa. Io con te non ci lavoro,
levatelo dalla testa. Se hai intenzione di ostacolarmi, ben venga. La
palla è tua. -
- Non ho detto questo, ma non fa niente. Questo è un colpo di stato bello e buono, ne sei cosciente? -
- Al cento per cento. -
- Posso anche accettarlo, ma la seconda obiezione riguarda Cologne ed
esigo una risposta. Non avrai intenzione di metterla nei guai con la
sua gente, vero? Questo non credo di poterlo permetterlo. -
- Vedi, ognuno ha la sua tribù a cui essere fedele. Per me la mia
tribù è la mia famiglia e la difenderò con ogni
mezzo necessario se qualche estraneo volesse nuocerle. Se Cologne
resterà fedele alla sua tribù nessuno si farà del
male. -
- Cologne ha una tribù a cui essere fedele ma ha anche una famiglia da proteggere. -
- Peggio per lei. Se le due cose vanno in conflitto e pensa di venirne
fuori a nostre spese la schiacceremo con la forza di mille carri
armati. Non facciamo prigionieri. Non vedo perché dovremmo
farne. D'altra parte, chi tradisce se ne assume i rischi. Certo sarebbe
triste finire a penzolare dalla forca alla sua età... - Oh, oh!
Il caro vecchio ghigno diabolico tornò a dipingersi sulla mia
faccia.
- Hai davvero intenzione di metterti contro la vecchia mummia? - Il solito Ranma che cade dal pero.
- Io? Quando mai! Farò ciò che sarà necessario,
nella misura in cui sarà necessario. Stiamo giocando sul filo
del rasoio. -
- Ma io davvero non capisco... è realmente necessario tutto
questo? - Madame Ovvio avrebbe mai potuto tacere? Certo che no, ma
quello che temevo di più di Nodoka non erano esattamente le sue
parole... - Ho avuto modo di dare un'occhiata a quel tuo manuale mentre
dormivi - ecco un'altra impicciona - e devo
dire che effettivamente è davvero molto probabile che la
situazione dipenda da Ranma-kun e Akane-chan... Allora mi domandavo, non potremmo
semplicemente fare in modo che... risolvano la questione tra di loro?
- Non riuscii ad avere la
risposta pronta e si creò un attimo di silenzio del quale il caro
patriarca Tendo approfittò immediatamente per parlare a sproposito:-
Scusate, ma io non ho
capito... - emise una risatina nervosa e prese a grattarsi
freneticamente la testa - Che vuol dire che Ranma e Akane risolvono la
questione tra di loro? Quale questione? -
Tutt'intorno a me era un
incrociarsi di sguardi tra il cagnesco, il terrorizzato e
l'imbarazzato. Sapevo che la situazione stava per sfuggirmi di mano. Non mi avrebbero mai lasciata lavorare in pace.
- La loro questione, Soun caro. Il fatto è che finora il mio Ranma non è stato molto uomo con
la tua dolce figliola ed è giunto il momento che ponga rimedio a questa
sua... mancanza. Per il bene di questa casa e del futuro di tutti noi. -
- Uh? Cosa? Dolce... chi?! - aveva perspicacemente domandato il giovane Saotome.
- Ma scherziamo?! - gli aveva fatto eco Kasumi indignata.
- Io continuo a non capire... - aveva sospirato papà
sempre più smarrito. Intanto Akane teneva gli occhi bassi, il
panda giocava con la sua palla e Happosai continuava a ridacchiare.
- Vietarvi di
fare domande sembra piuttosto inutile vedo... Ad ogni modo la risposta
è scontata: no. Non esiste un'uscita semplice da questa situazione.
- E se anche esistesse non sarebbe il caso di parlarne a colazione.
- Me ne rendo conto, e non voglio mettere in discussione le
valutazioni tue e del dottor Tofu. Ma se anche non fosse risolutivo, se
almeno loro due avessero la possibilità di consumare... -
-Eeeeeeeeeeeeeeeep! - berciò Ranma rischiando di spaccare i vetri. Come se ci fosse bisogno di causare altri danni.
Signore
e signore, ecco a voi una dimostrazione pratica di come far scoppiare
uno scontro di civiltà che coinvolga mezzo continente in soli dieci
minuti a partire da una sola singola dimora abitata da otto persone in larga maggioranza mentalmente squilibrate.
Avevano preso a gridare e a
insultarsi tutti insieme, eravamo sull'orlo del caos. Ranma aveva
iniziato ad agitarsi e a strepitare che perché mai avrebbe
dovuto farlo con una come Akane, quindi aveva riesumato
vecchi insulti che tutti credevano morti e sepolti: maschiaccio,
imbranata, donna priva di sex appeal, cosce grosse, tavola da surf...
e compagnia cantando. Genma gli tirava cartelli appresso per
persuaderlo a tacere. Papà piangeva di nuovo commosso
fantasticando di nipotini in arrivo. Kasumi ripeteva come un'ossessa
che non erano discorsi da farsi, che era roba da matti, che prima
avremmo dovuto farli sposare, che non stava bene, che neanche a
pensarci... Happosai ormai si rotolava sul pavimento ridendo a
crepapelle.
Magari schiatti, vecchio di merda.
- Non pensi che aiuterebbe, Nabiki-san? - Nodoka sembrava non prestare
la benché minima attenzione al delirio che aveva scatenato la
sua precedente affermazione, piuttosto pensò bene di insistere
nel pormi la domanda. Mi fissava spettante, un sorriso un po' teso appena accennato sulle labbra e una mano
sull'impugnatura della katana. Mi aveva rivolto una domanda, le dovevo una risposta. Anzi no, le dovevo un vaffanculo, ma
a questo punto non aveva più importanza. Tanto ormai la frittata
era fatta. Altro che sei condizioni non negoziabili... Ranma continuava
a sbracciarsi e a gridare che no no no, mai e poi mai, mai nella vita, neanche morto, che sicuramente non era colpa sua se la
casa era impazzita perché lui quella virago non la voleva
né l'avrebbe mai voluta, che lo lasciassero in pace... Cretino.
Ok, andava fermato. Se non ci pensava Akane, doveva farlo qualcun
altro. I cartelli in testa non sembravano bastare. Ed Akane non ci
pensava, non ci pensava affatto. Non reagiva proprio. Quella svampita
di Kasumi continuava a preoccuparsi per la molto poco minacciata
verginità della sua sorellina, ma per quanto mi riguardava era
il suo stato mentale a preoccuparmi seriamente. Poi, d'improvviso,
s'udì un rumore orribile sopra le nostre teste e una pioggia di
calcinacci ci cadde addosso. Fortunatamente erano tutti di piccole
dimensioni. Alzai gli occhi al soffitto: la piccola crepa che avevo
notato quella mattina si era allargata, allungata e diramata. Mi venne
da sorridere. Eh, sì.
- Bene, non avrei mai creduto di poter provare sollievo di fronte
alla mia casa che ci prende a sassate, ma almeno avete smesso di
urlare. Grazie kami, mi stava per scoppiare un gran mal di testa. Spero sia
servito a farvi dare
una calmata perché non ci siamo proprio. Levatevi dalla testa
cose strane. Non sappiamo bene cosa stia succedendo, quindi è
inutile tentare improbabili scorciatoie. Che cosa proponete? Di
chiudere questi due qui
dentro, andarcene e vedere se si accoppiano? Ah, no. Magari avevate in
mente di metterli piuttosto sotto un teca di vetro e restare a guardare
come si comportano... Visto mai... fosse anche solo per noia, con
questo caldo... Mi permettete di avanzare un ipotesi? Non
funzionerà. Non solo. Io nutro seri dubbi riguardo le
responsabilità di Ranma e Akane. Ieri sera io e Akane-chan
abbiamo parlato a lungo e mi sono quasi del tutto convinta che loro due
non hanno nulla che vedere con questa faccenda. - Non te l'aspettavi,
vero Mina? Beh, se è per questo neanche loro. E a dire la
verità forse nemmeno io. Improvvisai sul momento. Ovviamente non
mi credettero. Akane mi fissava con tanto d'occhi. Perfino Ranma era
perplesso, forse pensava che gli avrei chiesto dei soldi in cambio di
quella sparata che lo beneficiava nella misura in cui sua madre aveva
mollato la presa sull'impugnatura della katana. Da parte mia stavo solo
tentanto disperatamente di farli desistere. A prescindere dalla linea
che io potessi aver deciso di seguire con Tofu, se questa banda
di scalmanati non si toglieva dalla testa l'idea di forzarli non avrei
mai potuto fare nulla di buono. Avrebbero continuato a fare danni e a
litigare tra loro. Dovevano abbandonare l'idea, completamente.
- Ho fatto la mia offerta, avete solo due opzione: prendere o lasciare.
Se volete fare casino, dovrete farlo senza di me. - Silenzio.
- Vado a prepararmi, mi darete una risposta quando torno. -
Happosai ridacchiava sotto i baffi. Mentre mi allontanavo lo sentii
sibilare nella mia direzione: - Sei davvero una vecchia volpe per la
tua giovane età. Complimenti. Davvero divertente. - Sorrisi
gongolando un po' al complimento.
- La
doccia la feci direttamente fredda perché in quelle condizioni
ci volevano venti minuti solo per regolare l'acqua e poi magari si
destabilizzava dopo cinque. Tanto faceva caldo.
Tornata di là, trovai gli adulti di casa a discutere. Kasumi era
in cucina, mentre Ranma e Akane avevano approfittato del momento per
finire di prepararsi per la scuola ed evitare di essere coinvolti in
discorsi imbarazzanti. Ora toccava il giro di risposte. Il primo a
parlare fu Happosai che mi disse che, benché si sentisse non poco
offeso dal mio comportamento, mi lasciava carta bianca. Non mi avrebbe
ostacolata. Poi lo zio Genma che dichiarò di avere completa
e assoluta fiducia in me. Ranma se ne uscì con una domanda,
premettendo che le caratteristiche combinate mie e di Tofu gli
sembravano adeguate a risolvere qualsiasi problema non affrontabile
con un combattimento: ma ci stavamo davvero affidando a Mousse? Avevamo
un piano B nel caso in cui il papero fosse risultato incapace di
svolgere il suo ruolo?
- Già è tanto che abbiamo un piano A. La gestione di
Mousse è nelle mani di Tofu, dovrai avere fiducia nel dottore. -
Sospirai - L'alternativa sarebbe barricarsi tutti qui dentro e le cose
si complicherebbero a dismisura. -
Akane si limitò a dire "sì, certo". Kasumi era invece
davvero sul piede di guerra e si lanciò in un numeretto niente
male, anche se discretissimo. Lanciò un'occhiata sbieca alla zia
Nodoka poi fissandomi negli occhi sentenziò freddissimamente:
- Allo stato attuale delle cose, lasciar fare a te mi sembra
semplicemente il male minore. Spero tu non abbia intenzione di farmi
cambiare idea. - Questa volta non potevo restarmene zitta,
l'insinuazione richiedeva una risposta adeguata, ovvero spiazzante. -
Avrai le tue garanzie firmate col sangue, devi solo aspettare qualche
ora. - Abbastanza drammatico, non credi? Kasumi sospirò: - Non
riesco a capire perché tu stia cercando di confonderci con tutte
queste pagliacciate... - Feci spallucce. Le avrei fatto cambiare idea,
ma per il momento non potevo farci nulla, che pensasse pure
quello che le pareva. E riflettesse. Perché evidentemente per
pagliacciate che potessero sembrare, le mie azioni fino a quel momento
facevano apparire del tutto ingiustificate le sue parole di quella
notte.
- Kasumi! - aveva esclamato intanto papà sinceramente sorpreso per la durezza delle sue parole.
Tempo al tempo, vecchio. Alla fine di
questa storia ti sarà chiaro che tipo di persona è
davvero questa tua figlia maggiore che tanto adori. Una maledetta
fissata puritana con la mania del controllo che mi maltratta
ingiustamente.
L'occhiata obliqua che l'aveva
raggiunta non aveva lasciato indifferente la zia Nodoka. Quando
toccò a lei esprimere il proprio punto di vista esitò.
Scosse leggermente la testa fissando un punto imprecisato del
pavimento. Infine sollevò lo sguardo e guardandomi dritto negli
occhi
come a voler scrutare il mio animo sentenziò seria: - Io non
posso crederti, mi dispiace. - Ed anche con lei non mi restava che fare
spallucce - Per quello che ho letto, per come conosco mio figlio ed
Akane, resto convinta che siano loro la causa di tutto questo. Penso
anche tu lo sappia benissimo, probabilmente vuoi solo proteggerli
perché credi davvero che potremmo chiuderli sotto una teca e con
questo caldo potrebbero davvero morire asfissiati. Ma noi non siamo dei
genitori così sconsiderati, sai? Perché credi questo di
noi, Nabiki-san? Come puoi pensare che potrei volere per mio figlio una
morte tanto disonorevole? Io darei a Ranma la possibilità di
porre rimedio a questa incresciosa situazione e solo se dovesse
fallire... allora gli darei io stessa una morte onorevole. - E
tornò ad impugnare la katana. - Eeeeeeeeeeeeeeep! - aveva
berciato di nuovo Ranma con una vocetta degna di una scimmia urlatrice
che se fossi stata sua madre gli avrei fatto fare seppuku
solo per quello. Povero cavallo pazzo! Sua madre voleva trasformarlo in
un cavallo da monta. Oppure abbatterlo. L'unica cosa positiva era che
nel caso in cui avesse mantenuto fermo il suo proposito avremmo avuto
un tappeto di panda ad adornare il salotto della nostra casa distrutta.
Che culo!
- Vorrei risolvere la questione senza spargimenti di sangue, - feci del
mio meglio per assumere un tono il più pacato e conciliante
possibile - pensi di potermelo permettere obasama? - Com'era difficile comportarsi in maniera sensata in quel contesto.
- Ma Genma e Ranma hanno giurato... -
- Lo so, lo so bene. Ma questa è la nostra casa e per noi adesso
ha la priorità assoluta. - Non mi piaceva rinfacciarle di essere
un'ospite, ma non mi stava lasciando molte alternative - Non ti sto
chiedendo di rinunciare a far loro rispettare il giuramento, - mi
sforzai di sfoggiare il mio sorriso più dolce, ma a giudicare
dalla sua espressione preoccupata dovevo esserci riuscita molto bene -
ti sto solo chiedendo di rimandare. Quando studiando tutti questi testi
e facendo le prove chimiche del caso avremo capito cosa sta succedendo
qui e avremo preparato l'incenso del karma per ristabilizzare questa
nostra umile dimora, potrai trarre le tue conclusioni ed agire di
conseguenza. Ma fino ad allora... ti chiedo di mettere da parte la
tua katana, zia Nodoka. Puoi farmi questo piacere? - Restò a
fissarmi in silenzio per alcuni interminabili secondi, infine
sospirò rassegnata e si sfilò la tracolla porgendomi la
sua spada. Bene bene, cominciamo a ragionare. Entro certi limiti potevo
anche capirla. Dal suo punto di vista
la questione era semplicissima, perfino banale. Akane era una ragazza
carina, se era lei a volerlo, non sarebbe stato da uomo da parte di
Ranma tirarsi indietro. Se era suo figlio, il problema non si poneva
affatto dato che un giovane combattente bello e virile dovrebbe essere
in grado di sedurre qualsiasi ragazza. In ogni caso spettava a lui fare
il primo passo e risolvere la situazione. Non c'erano evidentemente altre ipotesi plausibili da prendere in considerazione. Perché
stavamo facendo
tutto quel casino? Valle tu a spiegare che se uno non è riuscito
ad entrare nell'età adulta in diciassette anni difficilmente lo
farà di botto in cinque giorni... e che certo la minaccia di
piantargli una spada nella pancia non aiutava. Valle a spiegare che
forse se gli costava tanto maturare era anche perché sua madre
l'aveva abbandonato in tenera età alle cure di un padre poco
assennato che ne aveva fatto un combattente perfetto e un essere umano
inetto...
Afferrai la sua arma e mi rivolsi a Kasumi sempre nel mio tono più serafico:-
So che non ti fidi di me e che non credi a una parola di quello che ho
detto, so anche che hai interpretato la mia frase di prima come
una presa in giro. Non è così, ti farò avere
veramente un documento in cui giuro quello che vuoi sentirti dire con
il sangue davanti a testimoni d'eccezione, basta che Tofu
faccia la sua parte. Devi solo avere un po' di pazienza e di fiducia in
lui. - Non pareva del tutto convinta - Prendi - le dissi offrendole la
katana
- custodiscila tu per il bene di tutti. - Gran botta di genio, vero?
Beh, forse non era esattamente la cosa più sicura da fare, ma mi
pareva l'unica maniera per tenerle buone entrambe. - Ora però lo dico io a te: vedi di fare in modo
che non debba pentirmene. - Kasumi fece un timido cenno di assenso con
il capo. Avrei giurato che avesse apprezzato la mia trovata. La sacra
katana nelle virginali mani della sorellona vedeva capovolto il suo
significato. Quasi quasi stavamo per venirne a capo.
Abbandonando il tono mieloso di prima, parlai a tutti serissimamente: -
Sarebbe il caso di chiarire una volta per tutte se le persone che
vivono sotto questo tetto hanno davvero la volontà di perseguire
un obiettivo comune e salvare questa casa. Abbiamo una exit strategy,
io e Tofu pensiamo
possa funzionare. Ci garantite il vostro appoggio incondizionato? -
gesti di assenso da ogni dove, ma il patriarca Tendo si guarda intorno
spaesato - Ho sentito i pareri di tutti voi, manca solo papà.
Possiamo mettere
da parte anche le gerarchie tradizionale per un po' di tempo?
Papà, mi cedi il comando di questa baracca alla deriva per 120,
massimo 150 ore? Vuoi? Volete? -
- Oddio che mal di testa... io... io non ci ho capito niente!- rispose papà. Almeno non si era messo di nuovo a piangere.
- Vedi, è esattamente per questa ragione che dovresti accettare e lasciare che me la sbrighi io, non credi? -
- Forse... -
- Ecco da bravo. Non è proprio necessario che tu faccia lo sforzo di capire, non adesso. Allora è deciso? -
- Ma... e i nipotini...? -
- No, niente nipotini. Non ricominciamo, per piacere. -
- Va bene, cara, d'altra parte, come tu dici, cosa sarà mai una settimana? -
- Bene! - Genma aveva avuto la decenza di versarsi un po'
d'acqua bollente in testa e tornare umano volendo sottolineare la sua
attitudine collaborativa, ma poi chissà, quello pensava solo ad
evitare che sua moglie lo trasformasse in uno scendiletto.
Si sarebbe detto che tutto fosse risolto, almeno per il momento.
Incredibile! Mi guardai attorno, aspettavano tutti che dicessi che la
seduta era sciolta. Guardai Kasumi con la katana a tracolla: aveva per
caso intenzione di custodirla indossandola sempre? Un brivido mi
percorse la schiena e mi
sentii improvvisamente stupida ed avventata. Ma doveva pagarla, doveva
pagarla cara per quello che aveva fatto. Doveva sentirsi una piccola
caccolina infame per avermi trattata in quel modo. Immeritatamente.
- Ed ora andiamo a scuola che è tardissimo. Ci
accompagnerà papà perché abbiamo delle notizie
importanti da riferire ai nostri professori. -
- Hai capito, papà?? - sul cammino verso il Furinkan avevo
cercato di spiegare a mio padre cosa avremmo raccontato ai prof. Una
cugina di mia madre stava molto male, malissimo, malata terminale.
Sarebbe morta entro meno di un mese. Siccome quando era scomparsa la
mamma papà aveva avuto un crollo nervoso (il che non è
del tutto falso, anzi, si potrebbe dire che non si sia mai ripreso...)
noi figlie minori eravamo state affidate a delle zie di secondo grado
per un certo tempo (questa invece era un'invenzione al cento per cento
perché le veci della mamma le aveva fatte Kasumi fin dal primo
giorno... Ahi, Kasumi...!). Questa zia in concreto era quella che mi
aveva tenuta con sé per quasi un anno e adesso mi voleva al suo
capezzale. Come si chiamava? Si chiamava... Megumi Hayashi, e viveva a
Kyoto. Semplice e plausibile.
- Tu non dovrai dire niente, non dovrai esagerare con pianti isterici
né aggiungere particolari strappalacrime, va bene? - ma che lo
dicevo a fare? Soun Tendo era capace di commuoversi anche per una
storia inventata e infatti aveva già i lucciconi agli occhi. Non
mi restava che sperare che tenesse a freno il suo drammatismo
compulsivo e che i professori se la bevessero. Ranma e Akane ci
seguivano in silenzio.
- Abbiamo ricevuto la notizia questa mattina e per questo siamo in
ritardo, perché la cosa ha portato un po' scompiglio in casa. -
Tutti annuirono, ma poi a Ranma venne in mente che non poteva fare a
meno di aprire la bocca e dargli fiato.
- Ma non sarebbe stato meglio far venire con noi anche mio padre? Lo
zio Soun non può firmare la mia giustificazione per il
ritardo... -
- Sì certo, così avrei dovuto lasciare sole Kasumi e tua
madre sotto la geniale sorveglianza di Happosai... un buon modo per
accelerare l'armageddon. -
- Ma ora io finirò in punizione... -
- Vedi di non rompere, cognatino. Oggi se non te ne sei accorto ti ho
salvato la vita senza chiederti un centesimo. E non te lo meritavi. Che
sarà mai una mezz'ora in compagnia di due secchi d'acqua? -
Ma tu guarda l'ingratitudine...
Raccontai la storiella al preside e ai professori disponibili in quel
momento, pregando i kami che non facessero troppe domande e che al
preside non venisse in mente di fare verifiche. Ci mancava solo che
anche i Kuno venissero al corrente della situazione. La mia insegnante
di matematica si mostrò molto colpita dal fatto che anch'io
avessi un cuore e che stessi di fatto sacrificando la mia
possibilità di entrare alla Todai l'anno seguente per una zia
che non vedevo da anni. Dover fingere di essere tanto disgustosamente
sentimentale era la seconda umiliazione che subivo in meno di dodici
ore, ma almeno la signorina Ikeda mi promise di scrivermi comunque la
lettera di raccomandazioni, nonostante le assenze che avrei fatto da
quel momento in poi. Qualcuno dei prof. mi chiese di portare avanti lo
studio a distanza per completare i programmi e fare gli ultimi test
appena possibile, magari tutti in un giorno. Dovetti declinare
adducendo come scusa che se dovevo occuparmi di mia zia non avrei avuto
né tempo né concentrazione per studiare... Se solo
avessero potuto immaginare che mi toccava una sessione intensiva di
letteratura antica, chimica e magia nera! Poco male, se l'erano bevuta.
Così ci congedammo, io e papà dovevamo tornare a casa,
Akane doveva entrare nella sua classe con la giustificazione firmata e
Ranma restarsene in corridoio in punizione. Dura lex, sed lex. Sempre meglio che fare seppuku,
no? Sembrava proprio che tutto stesse andando secondo i piani quando,
fatti pochi passi fuori dall'ufficio del preside, qualcosa ruppe una
finestra e piombò rumorosamente dentro l'istituto. Non qualcosa,
ma piuttosto qualcuno. Anzi, qualcosa e qualcuno. Shampoo e la sua
bicicletta, per la precisione. Stranamente, ma non poi troppo,
ignorando del tutto Ranma ma anche Akane, mi si fece sotto urlando
frasi sconnesse mezzo in giapponese mezzo in mandarino.
- Nabiki Tendo! Stlega maledetta! Stlega! Stlega! Tu
vuole lovinale Shampoo! Tu mente! Tu usale stupido papelo Mousse...
Onole di Shampoo molto molto impoltante... Nabiki Tendo non osale...!
Nabiki Tendo non potele... Se
Nabiki fale questo, Shampoo uccide! Uccide, capito?! No bacio di molte,
no duello! Uccide con pistola come di Yakuza, chialo? - Detto
ciò, si scagliò contro di me con un balzo rapido ma poco
elegante e mi piantò un pugno dritto in un occhio cogliendo
tutti di sorpresa. L'ultima cosa che vidi fu Ranma che l'afferrava in
extremis rallentandone lo slancio, ma non riuscendo ad evitare
l'impatto. Poi fu solo dolore sordo, ma giusto un attimo.
Dopodiché il buio.
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