Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Viola Plummer    25/07/2013    4 recensioni
Prima di allora non avevo mai tenuto un diario, solo libri di contabilità. Il resto non mi interessava, o per lo meno non mi sembrava importarte prendere nota dei dettagli per ricordarli a lungo termine. Ma al terzo giorno che, mentre ero seduta alla mia scrivania concentrata nel prepararmi per l'esame d'ammissione della Todai, la porta della mia stanza sbatteva e la finestra si apriva da sola sul mio naso, senza che soffiasse un alito di vento... beh, decisi che prendere nota di fatti ed orari era una buona misura cautelativa per salvaguardare la mia igiene mentale. Faceva caldo, era estate e l'anno scolastico volgeva al termine.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
fanfic-cap9 Va bene, tanto vale ammetterlo subito. Ero scossa. Nabiki Tendo scossa? Ebbene sì. Non solo. Ero arrabbiata. Anzi, furiosa. Nessuno mi aveva mai trattato così in vita mia, ma non era quello. Kasumi. Sicuramente non si era mai comportata così con nessuno, nemmeno lontanamente. E proprio con me doveva farlo? Mi aveva insultata. E minacciata. Mi aveva umiliata e io ero rimasta zitta. In realtà ce l'avevo soprattutto con me stessa, perché non ero stata capace di reagire. Avrei dovuto semplicemente mandarla a quel paese e farmi una risata. Una risata e passa la paura. Invece ero rimasta di sasso e non avevo detto niente.
Insomma, il sonno mi era passato di botto e già che ero lì con uno scatolone di fotocopie ai piedi e un manuale di più di quattrocento pagine in mano... pensai di mettermi a leggere. Accesi le luci esterne e me ne andai in veranda. Ma facevo fatica a concentrarmi, continuavo a ripensare a quello che era successo. Credeva davvero che mi stessi buttando via? E io che pensavo di starmi preparando per una carriera brillante... Che ingenua, eh? Non mi dovevo azzardare, ma a fare che? Avevo fatto bere un paio di birre ad Akane, e allora? Qualcuno doveva pur farle vuotare il sacco a quella ragazza o avrebbe finito per esplodere. Che male c'era? Che accidenti voleva? Il caos in quella casa non credo proprio che fossi io a portarcelo. E poi...

E poi eccomi qui, lo vedi? Sto leggendo questa merda di manuale, no? Abbiamo stabilito che questa sarà l'unica linea d'azione. Potevi anche chiedere prima di minacciarmi, razza di mal fidata. Non che non ci abbia pensato perché, siamo seri, non sarebbe impossibile. Il tempo stringe, certo, ma
quei due sono facilmente influenzabili, lo sanno tutti. Non credo che mi ci vorrebbero più di un paio di giorni per fargli tirare fuori la libido repressa. Saprei anche a chi chiedere aiuto... Se solo mi lasciaste lavorare in pace, ovvio. E questo sì che davvero non è possibile. Non con tutti questi parenti e pseudo parenti ad ostacolarmi, volontariamente o involontariamente. Non con Joketsuzoku sul piede di guerra. Non con te che rompi asfissiantemente le palle. Quindi meglio lasciar perdere. Se me l'avessi chiesto, se mi avessi domandato che avevo intenzione di fare invece di insultarmi, te l'avrei detto. Ti avrei detto che temo il tuo biasimo più della furia omicida di Ku-Lun e che non avevo intenzione di farti la guerra. Davvero. La ben che minima intenzione, sorellona. Ma tu hai preferito venirmi addosso come un Caterpillar e questo non so se te lo potrò perdonare.

Beh, sì, insomma, la mia concentrazione faceva acqua da tutte le parti. Si sarebbe quasi potuto insinuare, non conoscendomi bene, che non ero in grado di tornare in me. E siccome questo era forse ancora più inconcepibile del fatto che Kasumi mi avesse trattata con tanta mala grazia, toccava correre ai ripari urgentemente. Magari anche in modo un po' drastico. Così fu che mi cadde l'occhio, un po' per caso un po' no, sulla busta che avevo appoggiato a terra accanto ai miei piedi.

Le pillole del dottor Tofu. Vediamo che dice qui sul foglietto illustrativo... Sì, non è solo per combattere la sonnolenza, ma anche per mantenere l'attenzione. Mmmh... non posso farmi la tisana che ad entrare in cucina non mi ci azzardo, tanto meno ad accendere il fuoco. Ma potrei prendere una bottiglia d'acqua minerale, dovrebbero essere vicino la porta. Ecco Kasumi, forse questo sì che è buttarsi via, altro che aver avuto quattro ragazzi. Che ci sarà mai di male? Piuttosto, chissà che effetti collaterali hanno queste cose... che poi io le odio proprio le pasticche. Mondo infame.


Non saprei dire se fosse colpa della roba che mi ero calata, della stanchezza, della rabbia, del nervoso, del profondo silenzio o di tutte queste cose insieme, ma sentivo tutti i rumori provenienti dal mio corpo come amplificati. Il battito del cuore, il sibilo del sangue nelle orecchie, la deglutizione, il respiro e perfino il piccolo spostamento d'aria causato del muoversi delle mie palpebre.
La luce della veranda risultava troppo violenta ai miei occhi, ma se l'avessi spenta sarei rimasta completamente al buio. Era una notte senza luna. Andai in cerca di una torcia che trovai all'ingresso senza difficoltà dato che ne avevamo dislocate parecchie in previsione di un possibile black out. Con una casa in quelle condizioni meglio essere previdenti. Accesi la torcia e spensi la luce. La temperatura era scesa un po' e si era alzata una leggerissima brezza, tanto bastava a farmi rabbrividire anche se solo per un attimo, un brevissimo instante. Pensai di andarmi a prendere qualcosa per coprirmi, poi considerai che sarebbe stato necessario salire al piano di sopra e desistetti. Mi strinsi le ginocchia al petto, presi il manuale e lo aprii di nuovo alla prima pagina. Iniziai a leggere. Una piccola prefazione preceduta da un'avvertenza mi informava che il testo aveva contenuti forti non adatti ai minori ed in ogni caso se ne sconsigliava la lettura in ore notturne perché avrebbe potuto avere effetti negativi sulla qualità del sonno. Che ridere. Mi si diceva inoltre che rappresentava un primo incompleto tentativo di mettere ordine in una letteratura primaria vasta, eterogenea ed in parte ancora dispersa. Ebbene, nel buio, nella solitudine, nella notte e nella droga, ero pronta per la sfida. La mia mente funzionava rapida e lucida, un ingranaggio ben oliato, come se avessi dormito dieci ore e non avessi altri pensieri al mondo che il contenuto di quelle righe che andavo scorrendo.
Siccome non avevo tempo da perdere, avevo saltato a piè pari tutta la prima sezione sul caso classico visto che noi di coppie che si sforzavano in vano di procreare non ne avevamo di certo. La seconda sezione aveva un altro tema: conflitti interiori lancinanti legati a incesti. Epperò! Pure questa parte ritenni di potermela ragionevolmente risparmiare, ma scorsi comunque il sommario.  Uno spasso. La prima suddivisione riguardava amori consumati e desideri repressi, e poi via con una lunghissima casistica di padri e figlie, padri e figli, madri e figlie... e poi fratelli, sorelle,  nonni, nipoti e via discorrendo. Beh, ecco, iniziavo a capire perché Tofu non aveva voluto che nessun altro mettesse le mani su questi testi. Ci voleva una bella dose di cinismo e tanto pelo sullo stomaco per mandar giù certa roba. Ogni caso era diviso in sotto-casi a seconda che fossero coinvolti bambini, persone sposate o meno, che il desiderio fosse corrisposto o no, dove il "no" nel caso dell' "amore consumato" implicava la presenza di uno stupratore in casa... Un delirio interminabile. Sinceramente non volevo saperne nulla di quella roba che sicuramente non aveva nulla a che fare con noi. L'individuo più spregevole sotto il nostro tetto era senza dubbio Happosai, ma non sarebbe mai arrivato a tanto. Invece queste storie di cui si parlava qui erano davvero crudeli, quando non cruente o perfino splatter. Molto splatter. Accidenti a Tofu.

Questa poi... "Della macabra vicenda del giovane signore del do dell'isola di Tsushima che volle possedere la figlia di suo fratello quand'essa era ancor in fasce e nell'atto la uccise, quindi, incapace di rassegnarsi all'accaduto, smarrì del tutto il senno, si rinchiuse in una torre con il piccolo cadavere e..." che peste vi colga! Credo proprio di star per vomitare... Ma che opinione deve avere il dottore di me per ritenermi adatta a leggere racconti simili..?

Il rumore del sangue nelle mie orecchie era diventato un fischio fastidioso e anche il battito del cuore si era fatto più forte e veloce. Forse facevo meglio a saltare anche il sommario e passare direttamente alla sezione successiva. Amori impossibili. Forse questo faceva al caso nostro. Qua ovviamente non c'era la distinzione tra desideri repressi e amori consumati visto che si dava per scontato che gli amanti in questione fossero impossibilitati a passare all'azione. La suddivisione principale era invece un'altra: amori non corrisposti contro amori impediti da fattori esterni. Ma tranquilla, non per questo abbandoniamo il nostro personaggio preferito "lo stupratore recidivo". La seconda suddivisione all'interno degli amori corrisposti è infatti quella tra amanti casti e amanti obbligati a consumare con terzi. Esempio: una ragazza in età da marito - leggasi minorenne - sposa un uomo molto più vecchio che ha un figlio che si innamora di lei ed è ricambiato. Il vecchio marito costringe la giovane ad avere rapporti con lui contro la sua volontà perché sì, è dovere coniugale, e intanto il di lui figlio si sfoga su una giovane serva. Questa è tutto sommato una storia comune, senz'altro più comune del fenomeno della Furia della Casa Stremata. È più facile che finisca con un omicidio che non che dia luogo a fenomeni paranormali. Per capire in quali circostanze questo tipo di situazioni riuscivano a stremare le mura domestiche avrei dovuto approfondire, leggere il manuale e probabilmente non solo quello. Disgusto e vomito a parte, potevo ritenermi fortunata. Avevo in poco tempo ristretto il campo dalla vastità cosmica delle relazioni infelici a un piccolo gruppo di sotto-casi:
  • Amori impossibili > amori impediti da fattori esterni > entrambi vivi > amanti casti
  • Amori impossibili > amori non corrisposti > amanti casti
Mi chiedevo se avrei mai trovato qualcosa a proposito di amori presuntamente impossibili e presuntamente non ricambiati... Che poi il termine "amore" in questo manuale era un po' abusato. Spesse volte si trattava infatti di incapricciamenti più o meno ossessivi e morbosi di natura esclusivamente sessuale. Ma tant'è. Vediamo un po' che tipologia di amanti casti abbiamo qui: amanti falsamente casti che si procurano piacere da soli; amanti che si consolano commettendo atti di violenza conto terzi, dal sadismo semplice al serial killer passando per lo stupratore mediante oggetti (oh, kami-sama!); amanti che sfociano nella follia, dal depresso che smette di uscire di casa, fino al suicida, passando per quelli che sentono le voci. Aggiungici poi tutti i mix possibili immaginabili: il tipo che ammattisce e violenta galline nel pollaio scambiandole per la sua bella, quello che cerca di ammazzare lo spaventapasseri convinto che sia il promesso sposo di lei, donne che trovano consolazione praticando penitenze estreme ad esempio fustigandosi o sfregiandosi. Non riuscivo proprio a capire cosa potesse avere a che fare la nostra pur strampalata e problematica bi-famiglia con questa galleria degli orrori. Perché ovviamente, neanche a dirlo, per avere una fenomenologia appena comparabile con il disastro di casa nostra, bisognava andare a prendere le combo più terrificanti. L'onanista triste non corrisposto è fondamentalmente innocuo. Il genere masochista già può avere effetti più rilevanti. Forse gli allenamenti notturni di Akane potevano paragonarsi ad una penitenza ad alto contenuto di autolesionismo? Mica tanto, neh...? Ma scorriamo un po' questo indice... e che ti viene fuori? Una lista lunghissima di "altri casi" dai nomi criptici. Questo manuale risale agli anni '40 di questo secolo e rappresenta una mappa in un linguaggio relativamente moderno per orientarsi nel marasma della letteratura primaria in giapponese antico. La classificazione in casi e sotto-casi è opera di chi ha curato questa guida, prima non esisteva. La letteratura originale è costituita da storie sparse, racconti di vicende terrificanti slegati l'uno dall'altro. Quando qualcosa non rientrava nei raggruppamenti proposti dagli autori del manuale, i relativi racconti sono stati lasciati a parte, senza neppure curarsi di renderne decifrabile il contenuto con mezza riga di spiegazione. Quindi adesso mi accorgevo che, a parte gli amori non corrisposti e quelli impediti, c'erano anche altri sette racconti non classificati e che gli amanti casti potevano sfogarsi in uno di tre modi descritti oppure no perché quattro storie non si adattavano a nessuno di questi casi. Alcune storie avevano per protagonisti monaci che avevano fatto voto di castità, eunuchi o addirittura persone gravemente malate, paralitici, lebbrosi e simili. Amori impossibili non esattamente impediti da fattori esterni. Che impresa titanica classificare le cause che impediscono a due persone di trasformarsi in una banale coppia di innamorati felici e contenti! (O almeno di amanti soddisfatti...) Infatti il risultato almeno in questo caso è scarsino. In compenso una cosa notevole sì che l'hanno fatta: la classificazione inversa. Sì, insomma, c'è questo indice di possibili fenomeni che potresti aver osservato e per ognuno di questi c'è l'elenco delle storie originali che li descrivono. Ad esempio: "l'impossibilità di aprire porte e finestre è stata riscontrata nei seguenti casi" e giù con l'elenco dei titoli. Purtroppo però anche qui hanno lasciato il lavoro a metà perché accanto al titolo non c'è scritta la pagina dove trovarlo. Ora, se sei fortunata, il titolo sarà una cosa del tipo: "Di come una nobile dama dell'epoca Edo sposata con un ormai anziano ma una volta valoroso ronin sprecò la sua giovinezza e distrusse la sua casa senza lasciare eredi", allora capisci che stiamo parlando della prima sezione (impossibilità di procreare), seconda sottosezione (marito impotente), prima sotto-sottosezione (marito vecchio). Se invece non hai fortuna il titolo potrebbe essere qualcosa come "Abbraccia il vento d'autunno ma guardati dal volerlo trasformare in brezza di primavera". Il questo caso dovrai scorrere l'elenco dei quasi mille casi trattati alla ricerca della storia in questione. Un ago in un pagliaio. Ti stai chiedendo se c'è un indice alfabetico. Me lo sono chiesto anch'io. Forse c'era, forse no. Di fatto in questo blocco di fotocopie finiva con un indice delle fonti ma di indici analitici neanche l'ombra.

Sarà dura, molto dura.

A quel punto non mi restava che andare a vedere com'era organizzato il materiale negli scatoloni. Beh, che dire... semplicemente non era organizzato. A parte che molte fotocopie erano quasi illeggibili, chiaramente copie di copie di manoscritti ingialliti.  Era tutto in ordine sparso. I singoli casi si presentavano come blocchi di fogli spillati, ma poi la loro sequenza era casuale. Probabilmente erano nell'ordine in cui Tofu era riuscito a procurarseli.

Sarà dura, sarà davvero molto dura.

Non avendo niente di meglio da fare per il momento, mi misi a leggere le schede sul manuale dei casi di amori impossibili non meglio classificati. Ne lessi diversi, più o meno inquietanti, più o meno perversi. Infine mi imbattei nella storia di una donna, una vedova di poco più di vent'anni, perdutamente innamorata del figlio della sua padrona, più giovane di lei e promesso alla figlia di una nobile famiglia della stessa città. Il tipo la ricambia ma ovviamente ci sono di mezzo miliardi di impedimenti, ma soprattutto la lealtà di lui verso famiglia e tradizioni. I due non riescono a confessarsi reciprocamente, la ragazza prova vergogna per quel sentimento che secondo la cultura corrente non dovrebbe provare. Il giovane da parte sua è ultra ligio a tutti i dettami dell'universo e non trova niente di meglio da fare che tentare di convincere la sua innamorata di non essere interessato a lei, poi si ritira in montagna deciso a vivere da monaco il resto dei suoi giorni. Passano gli anni e la madre del giovane santone si ammala e lo richiama al suo capezzale ricongiungendo così involontariamente i due amanti sotto lo stesso tetto ed accelerando inconsapevolmente la sua fine e quella di tutti loro dato che il suddetto tetto rovinerà sulle teste dei malcapitati abitanti della ricca dimora solo poche settimane più tardi uccidendoli tutti. Questo era un caso davvero fuori dal comune, con una potenza non usuale. La casa aveva ucciso. Certo c'era stato un considerevole aiuto da parte delle pioggia che era caduta torrenziale ininterrottamente per giorni. Ma la casa doveva essere davvero molto compromessa. E dietro non c'era una storia di violenza né una maternità frustrata. C'era invece una situazione che in vari aspetti suonava familiare ai miei neuroni. Un brivido mi percorse la schiena mentre alzavo gli occhi al soffitto e il mio sguardo si posava su una piccola crepa. Così mi resi conto di una cosa: se vedevo la crepa e avevo la torcia puntata verso il basso, allora voleva dire che... si era fatto giorno! Non accusavo affatto il sonno, solo un po' di bruciore agli occhi e un lieve senso di nausea... Invece nel preciso istante in cui mi concentrai sui segnali che provenivano dalla mia mente e dal mio corpo mi piombò addosso una stanchezza disumana. Improvvisamente notai che non riuscivo più a mettere a fuoco gli oggetti attorno a me. L'effetto delle pasticche era finito. Sprofondai in un sonno pesante, senza sogni, lì dov'ero seduta, la testa appoggiata allo stipite della porta scorrevole. Il manuale che avevo in mano cadde a terra.
Poche ore più tardi così mi ritrovò mio padre.

- Nabiki! Per tutti gli oni, stai bene? Figlia miaaaaaaaa! - Sì, insomma, il solito melodramma in stile Soun Tendo. Sbattei le palpebre, o almeno ci provai. Gli occhi erano secchissimi, mi bruciavano più di prima e in bocca avevo un sapore amaro. Qualcosa non andava. Potevo percepire nettamente un tremore, una tensione nervosa nelle mie estremità, dai gomiti alle dita, dalle ginocchia alle punte dei piedi. Era adrenalina o qualcosa del genere. La nausea era scomparsa, ma lo stomaco ruggiva. I suoni non riuscivo a distinguerli nettamente, arrivavano distorti e mi era impossibile collocarne la provenienza nello spazio. Non ero sveglia. Non dormivo. Sentivo chiamare il mio nome da varie voci, mio padre gridava e piangeva. Che accidenti avevo combinato? Ma no, niente dai. Era solo la prima volta che assumevo un farmaco psicotropo. Doveva passare. Prima o poi. Per il momento non ero capace di muovermi ma era solo questione di tempo, mi serviva solo un po' di tempo. Poi vidi la faccia di Akane a pochi centimetri dalla mia. Improvvisamente riuscii a mettere a fuoco. Forse ero solo diventata mostruosamente miope.
- Nabikiiiiiii! - gridava lei. Ed io gridai in risposta: - Aaaaah! - e con uno scatto repentino fui in piedi. Akane era caduta a sedere per lo spavento. Ora tutto era tornato nitido e definito. Le due famiglie al completo erano radunate attorno a me con delle facce preoccupate. Io invece mi sentivo bene, non fosse stato per la rabbia vibrante che stavo provando, ma era un effetto collaterale previsto dopotutto. Il fatto curioso è che sembrava un sentimento senza oggetto. Con chi o cosa ce l'avevo? Un conto era essere particolarmente suscettibili o irritabili, altra cosa era il rancore gratuito senza un oggetto ben determinato. Avevo come la sensazione di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante. Passai in rassegna le persone che avevo attorno e non feci molta fatica a trovare una risposta alla mia domanda: Kasumi. Credo che sollevai un po' il sopracciglio notando come mentre tutti si preoccupavano per me lei fosse già tornata ad occuparsi della colazione. Nonostante la rabbia mi bruciasse dentro, decisi che la vendetta per l'umiliazione che mi aveva inferto la sera prima dovesse essere assolutamente un piatto da consumare freddo, molto freddo. Freddo da congelarti l'esofago. Sì, avevo proprio intenzione di vendicarmi. Doveva essermisi dipinta sul viso un'espressione davvero diabolica perché quando distolsi lo sguardo dalla sorellona incrociai gli occhi del Signor Panda che mi fissavano quasi con terrore. Mi venne da ridere. Ancora non avevo detto una parola. Stirai per bene i miei quattro arti, inspirai profondamente ed espirai con lentezza quattro o cinque volte. Avanzai a grandi falcate verso il mio iper-drammatico padre che aveva raccolto da terra il mio prezioso manuale e stava accingendosi a leggere qualche pagina a caso. Glielo strappai di mano senza troppi convenevoli e guardandolo dritto negli occhi gli intimai, con fare molto ma molto autoritario: - Questo non devi farlo mai più. - Volevo intimidirlo ma temetti di essere risultata piuttosto ridicola. Avevo parlato
strascicando le parole perché la mia mascella faceva una fatica pazzesca a muoversi. Tant'è che papà aveva continuato a guardarmi con apprensione, ma senza comunque fare obiezioni. Sospirai.
- Che ore sono? - chiesi poi in tono neutro.
- Le otto meno venti -
- Grazie, Akane. C'è giusto il tempo per una breve riunione. Sediamoci, ho qualcosa da dirvi. -
Ci sedemmo a tavola, Kasumi servì la colazione come se nulla fosse. Se la mattina prima però aveva sorriso a tutti meno che a me, questa volta non sorrideva a nessuno mentre a me... beh, mi stava evitando del tutto.
In altre circostanze avrei provato un po' di empatia - o almeno di pena - nei suoi confronti sapendo la pressione psicologica che quella situazione comportava per lei. Ma dopo la sparata di quella notte, con tutta quella roba in corpo che accentuava e ridestava l'ira ad ogni respiro, la compassione era un sentimento a cui ero più che mai estranea. Tsé. Altro che compassione. L'avrebbe pagata cara. A tempo debito.
Regnava una strana calma. Genma non tentava di appropriarsi del cibo di suo figlio, Ranma dal canto suo stava consumando la colazione a una velocità quasi umana, senza ingozzarsi. Nodoka teneva gli occhi su Kasumi che effettivamente si comportava con insolita rigidità. Akane fissava il piatto in silenzio, quasi non aveva toccato cibo. Papà piagnucolava. Il vecchiaccio, apparso sulla scena da pochi istanti, se ne stava su i suoi cuscini a fumare.
- Bene, - decisi di rompere il ghiaccio prima che si facesse troppo tardi - se qualcuno ancora non l'avesse chiaro, stiamo per iniziare una guerra. Una guerra complicata che potrebbe portare alla distruzione di questa casa, che è parte in causa, ma anche delle nostre famiglie. Potrebbe rivelarsi una battaglia campale di tutti contro tutti.
Se non interveniamo subito, volendo essere ottimisti, possiamo sperare che a queste quattro mura resti una settimana di vita. - Mi fermai per dare il tempo a tutti di assimilare il messaggio, ognuno al suo personale livello di comprensione della situazione, quindi ripresi a parlare prima che avessero la possibilità di iniziare a bersagliarmi di domande: - Se voi volete, io e il dottor Tofu ci faremo carico della faccenda, ma ci sono delle condizioni precise e non negoziabili da rispettare. Sinceramente, non credo che abbiate molta scelta visto che tra di voi non c'è nessuno in grado di prendere in mano la situazione. Se non vi sta bene, ovvero, se questo non sta bene anche a uno solo di voi, io prendo armi e bagagli e vado via. Troverò qualcuno disposto ad ospitarmi e comunque tra un paio di mesi si suppone che io me ne vada a vivere in un campus universitario, quindi per me poco male se la casa cade a pezzi. -
- Nabiki...! La mia bambina se ne va a vivere da sola.... oh, Nabikiiii! - singhiozzò papà che evidentemente non aveva colto il centro del discorso. Optai per ignorarlo.
- Con questo non voglio dire che la cosa non mi riguarda o non mi interessa. Intendo solo dire che sono disposta ad occuparmene ma solo se posso farlo come dico io. Volete che vi spieghi quali sono le altre condizioni? -
Un piccolo cenno del capo del mio costernatissimo padre mi fece capire che potevo continuare. Le medicine e la mancanza di sonno dovevano avermi conferito un aspetto che riusciva a incutere un buon mix di rispetto e preoccupazione in quella banda di scalmanati. Anche il mio parlare strascicato forse in fin dei conti contribuiva a conferirmi questa patina da reduce di fronte al quale chinare il capo. Non che fosse del tutto falso. In un certo senso io, quella notte, avevo combattuto una prima battaglia preliminare.
- Condizione numero uno: - iniziai alzando il dito indice della mano destra, il braccio teso verso l'alto in un gesto volutamente autoritario - niente domande. Condizione numero due: - il pollice - niente interferenze non richieste. Tutto il materiale scritto procurato da Tofu è mio e soltanto mio. Nessuno è autorizzato a ficcanasare. Condizione numero tre: - il medio - mi aiuterete quando e come ve lo chiederò, senza scuse, senza tergiversare, senza pretendere di capire. Condizione numero quattro: - chiudo il pollice, apro le restanti dita - niente chiacchiere. Durante questi giorni vi è fatto divieto di interagire tra di voi in qualsiasi forma che non sia dirvi buongiorno e buonanotte, passami la salsa di soia, grazie, prego. Non potete neanche allenarvi insieme.  Il dojo lo userete uno alla volta, segnatevi dei turni se volete. L'unica eccezione: papà a lo zio Genma potranno continuare con le loro abituali partite a shoji. In silenzio. Condizione numero cinque: - tutta la mano ben aperta - niente trasformazioni. Non voglio più vedere panda in giro o roscette urlanti. Condizione numero sei: - e su il pollice della sinistra -
chi entra e chi esce lo decido io.
A partire da domani ci sarà il coprifuoco dalle cinque del pomeriggio. Dovrete chiedere il permesso anche per andare a fare la spesa. Niente estranei in casa.  E se decido di mandar via qualcuno non dovranno esserci lamentele. Di nessun tipo. - Abbassai entrambe le braccia e le incrociai sul petto - Aggiungo che io smetterò di andare a scuola e mi chiuderò a lavorare qui dentro. È molto probabile che questo implichi che io non possa presentarmi per il test per entrare alla Todai e forse mi gioco anche la possibilità di avere le lettere di raccomandazione dai professori che me le avevano promesse. È un prezzo che sono disposta a pagare, altre università fanno i test a settembre e se tutto va bene potrò tentare allora.
- Ma Nabiki...! Ci tenevi così tanto... - frignava papà - Oh, Nabikiiiiiii! - Mai che gli venisse in mente di fare qualcosa di più costruttivo...
- Non fa niente. Ora la situazione è cambiata, ci sono altre priorità. Come condizione extra vi anticipo che a lavorare qui con me verrà Mousse. -
- Verrà a vivere con noi? -
- No, Kasumi. Starà con noi di giorno e ci porterà da mangiare così non dovremo litigare con la cucina nevrastenica. Ma la notte tornerà al Nekohanten. Ci serve così. -
- Tu e Tofu... siete d'accordo con Mousse?? -
- Non ancora Akane, non ancora. Ma avevo detto niente domande. Oggi pomeriggio se tutto va bene riceveremo una visita della delegazione di Joketsuzoku di stanza a Nerima al completo. Vedremo almeno di scongiurare la possibilità che Cologne decida di farci cascare la casa in testa prima del tempo. Dopodiché dovremo costruire un macchinario, fare delle misure, analizzare dei dati e studiare un sacco. Con un po' di fortuna ne usciremo tutti vivi senza saltarci alla gola gli uni con gli altri. 
- Io avrei un paio di obiezioni... - E ti pareva!
Uno sbuffo di fumo mi colpì in piena faccia facendomi tossire.
- Non credo di poterti negare la parola per ora. Prego, Happosai -
- Non capisco perché non posso aiutarti io farai invece venire Mousse. È stato il sottoscritto a metterti sulla strada giusta dopotutto... -
- Veramente tu hai solo fatto casino. -
- Sei ingiusta, molto ingiusta... -
- In ogni caso non ho intenzioni di darti alcuna spiegazione. Se non ti sta bene ti prenderai la responsabilità di aver deciso per tutti e ti farai carico tu della cosa. Io con te non ci lavoro, levatelo dalla testa. Se hai intenzione di ostacolarmi, ben venga. La palla è tua. -
- Non ho detto questo, ma non fa niente. Questo è un colpo di stato bello e buono, ne sei cosciente? -
- Al cento per cento. -
- Posso anche accettarlo, ma la seconda obiezione riguarda Cologne ed esigo una risposta. Non avrai intenzione di metterla nei guai con la sua gente, vero? Questo non credo di poterlo permetterlo. -
- Vedi, ognuno ha la sua tribù a cui essere fedele. Per me la mia tribù è la mia famiglia e la difenderò con ogni mezzo necessario se qualche estraneo volesse nuocerle. Se Cologne resterà fedele alla sua tribù nessuno si farà del male. -
- Cologne ha una tribù a cui essere fedele ma ha anche una famiglia da proteggere. -
- Peggio per lei. Se le due cose vanno in conflitto e pensa di venirne fuori a nostre spese la schiacceremo con la forza di mille carri armati. Non facciamo prigionieri. Non vedo perché dovremmo farne. D'altra parte, chi tradisce se ne assume i rischi. Certo sarebbe triste finire a penzolare dalla forca alla sua età... - Oh, oh! Il caro vecchio ghigno diabolico tornò a dipingersi sulla mia faccia.
- Hai davvero intenzione di metterti contro la vecchia mummia? - Il solito Ranma che cade dal pero.
- Io? Quando mai! Farò ciò che sarà necessario, nella misura in cui sarà necessario. Stiamo giocando sul filo del rasoio. -
- Ma io davvero non capisco... è realmente necessario tutto questo? - Madame Ovvio avrebbe mai potuto tacere? Certo che no, ma quello che temevo di più di Nodoka non erano esattamente le sue parole... - Ho avuto modo di dare un'occhiata a quel tuo manuale mentre dormivi - 
ecco un'altra impicciona - e devo dire che effettivamente è davvero molto probabile che la situazione dipenda da Ranma-kun e Akane-chan... Allora mi domandavo, non potremmo semplicemente fare in modo che... risolvano la questione tra di loro? - Non riuscii ad avere la risposta pronta e si creò un attimo di silenzio del quale il caro patriarca Tendo approfittò immediatamente per parlare a sproposito:- Scusate, ma io non ho capito... - emise una risatina nervosa e prese a grattarsi freneticamente la testa - Che vuol dire che Ranma e Akane risolvono la questione tra di loro? Quale questione? -
Tutt'intorno a me era un incrociarsi di sguardi tra il cagnesco, il terrorizzato e l'imbarazzato. Sapevo che la situazione stava per sfuggirmi di mano. Non mi avrebbero mai lasciata lavorare in pace.
- La loro questione, Soun caro. Il fatto è che finora il mio Ranma non è stato molto uomo con la tua dolce figliola ed è giunto il momento che ponga rimedio a questa sua... mancanza. Per il bene di questa casa e del futuro di tutti noi. -
- Uh? Cosa? Dolce... chi?! - aveva perspicacemente domandato il giovane Saotome.
- Ma scherziamo?! - gli aveva fatto eco Kasumi indignata.
- Io continuo a non capire... - aveva sospirato papà sempre più smarrito. Intanto Akane teneva gli occhi bassi, il panda giocava con la sua palla e Happosai continuava a ridacchiare.
- Vietarvi di fare domande sembra piuttosto inutile vedo... Ad ogni modo la risposta è scontata: no. Non esiste un'uscita semplice da questa situazione. - E se anche esistesse non sarebbe il caso di parlarne a colazione.
- Me ne rendo conto, e non voglio mettere in discussione le valutazioni tue e del dottor Tofu. Ma se anche non fosse risolutivo, se almeno loro due avessero la possibilità di consumare... -
-Eeeeeeeeeeeeeeeep! - berciò Ranma rischiando di spaccare i vetri. Come se ci fosse bisogno di causare altri danni.

Signore e signore, ecco a voi una dimostrazione pratica di come far scoppiare uno scontro di civiltà che coinvolga mezzo continente in soli dieci minuti a partire da una sola singola dimora abitata da otto persone in larga maggioranza mentalmente squilibrate. 

Avevano preso a gridare e a insultarsi tutti insieme, eravamo sull'orlo del caos. Ranma aveva iniziato ad agitarsi e a strepitare che perché mai avrebbe dovuto farlo con una come Akane, quindi aveva riesumato vecchi insulti che tutti credevano morti e sepolti: maschiaccio, imbranata, donna priva di sex appeal, cosce grosse, tavola da surf... e compagnia cantando. Genma gli tirava cartelli appresso per persuaderlo a tacere. Papà piangeva di nuovo commosso fantasticando di nipotini in arrivo. Kasumi ripeteva come un'ossessa che non erano discorsi da farsi, che era roba da matti, che prima avremmo dovuto farli sposare, che non stava bene, che neanche a pensarci... Happosai ormai si rotolava sul pavimento ridendo a crepapelle.

Magari schiatti, vecchio di merda.

- Non pensi che aiuterebbe, Nabiki-san? - Nodoka sembrava non prestare la benché minima attenzione al delirio che aveva scatenato la sua precedente affermazione, piuttosto pensò bene di insistere nel pormi la domanda. Mi fissava spettante,
un sorriso un po' teso appena accennato sulle labbra e una mano sull'impugnatura della katana. Mi aveva rivolto una domanda, le dovevo una risposta. Anzi no, le dovevo un vaffanculo, ma a questo punto non aveva più importanza. Tanto ormai la frittata era fatta. Altro che sei condizioni non negoziabili... Ranma continuava a sbracciarsi e a gridare che no no no, mai e poi mai, mai nella vita, neanche morto, che sicuramente non era colpa sua se la casa era impazzita perché lui quella virago non la voleva né l'avrebbe mai voluta, che lo lasciassero in pace... Cretino. Ok, andava fermato. Se non ci pensava Akane, doveva farlo qualcun altro. I cartelli in testa non sembravano bastare. Ed Akane non ci pensava, non ci pensava affatto. Non reagiva proprio. Quella svampita di Kasumi continuava a preoccuparsi per la molto poco minacciata verginità della sua sorellina, ma per quanto mi riguardava era il suo stato mentale a preoccuparmi seriamente. Poi, d'improvviso, s'udì un rumore orribile sopra le nostre teste e una pioggia di calcinacci ci cadde addosso. Fortunatamente erano tutti di piccole dimensioni. Alzai gli occhi al soffitto: la piccola crepa che avevo notato quella mattina si era allargata, allungata e diramata. Mi venne da sorridere. Eh, sì.

- Bene, non avrei mai creduto di poter provare sollievo di fronte alla mia casa che ci prende a sassate, ma almeno avete smesso di urlare. Grazie kami, mi stava per scoppiare un gran mal di testa. Spero sia servito a farvi dare una calmata perché non ci siamo proprio. Levatevi dalla testa cose strane. Non sappiamo bene cosa stia succedendo, quindi è inutile tentare improbabili scorciatoie. Che cosa proponete? Di chiudere questi due qui dentro, andarcene e vedere se si accoppiano? Ah, no. Magari avevate in mente di metterli piuttosto sotto un teca di vetro e restare a guardare come si comportano... Visto mai... fosse anche solo per noia, con questo caldo... Mi permettete di avanzare un ipotesi? Non funzionerà. Non solo. Io nutro seri dubbi riguardo le responsabilità di Ranma e Akane. Ieri sera io e Akane-chan abbiamo parlato a lungo e mi sono quasi del tutto convinta che loro due non hanno nulla che vedere con questa faccenda. - Non te l'aspettavi, vero Mina? Beh, se è per questo neanche loro. E a dire la verità forse nemmeno io. Improvvisai sul momento. Ovviamente non mi credettero. Akane mi fissava con tanto d'occhi. Perfino Ranma era perplesso, forse pensava che gli avrei chiesto dei soldi in cambio di quella sparata che lo beneficiava nella misura in cui sua madre aveva mollato la presa sull'impugnatura della katana. Da parte mia stavo solo tentanto disperatamente di farli desistere. A prescindere dalla linea che io potessi aver deciso di seguire con Tofu, se questa banda di scalmanati non si toglieva dalla testa l'idea di forzarli non avrei mai potuto fare nulla di buono. Avrebbero continuato a fare danni e a litigare tra loro. Dovevano abbandonare l'idea, completamente.
- Ho fatto la mia offerta, avete solo due opzione: prendere o lasciare. Se volete fare casino, dovrete farlo senza di me. - Silenzio.
- Vado a prepararmi, mi darete una risposta quando torno. -  Happosai ridacchiava sotto i baffi. Mentre mi allontanavo lo sentii sibilare nella mia direzione: - Sei davvero una vecchia volpe per la tua giovane età. Complimenti. Davvero divertente. - Sorrisi gongolando un po' al complimento.

- La doccia la feci direttamente fredda perché in quelle condizioni ci volevano venti minuti solo per regolare l'acqua e poi magari si destabilizzava dopo cinque. Tanto faceva caldo. 
Tornata di là, trovai gli adulti di casa a discutere. Kasumi era in cucina, mentre Ranma e Akane avevano approfittato del momento per finire di prepararsi per la scuola ed evitare di essere coinvolti in discorsi imbarazzanti. Ora toccava il giro di risposte. Il primo a parlare fu Happosai che mi disse che, benché si sentisse non poco offeso dal mio comportamento, mi lasciava carta bianca. Non mi avrebbe ostacolata.  Poi lo zio Genma che dichiarò di avere completa e assoluta fiducia in me. Ranma se ne uscì con una domanda, premettendo che le caratteristiche combinate mie e di Tofu gli sembravano adeguate a risolvere qualsiasi problema non affrontabile con un combattimento: ma ci stavamo davvero affidando a Mousse? Avevamo un piano B nel caso in cui il papero fosse risultato incapace di svolgere il suo ruolo?
- Già è tanto che abbiamo un piano A. La gestione di Mousse è nelle mani di Tofu, dovrai avere fiducia nel dottore. - Sospirai - L'alternativa sarebbe barricarsi tutti qui dentro e le cose si complicherebbero a dismisura. -
Akane si limitò a dire "sì, certo". Kasumi era invece davvero sul piede di guerra e si lanciò in un numeretto niente male, anche se discretissimo. Lanciò un'occhiata sbieca alla zia Nodoka poi fissandomi negli occhi sentenziò freddissimamente: -  Allo stato attuale delle cose, lasciar fare a te mi sembra semplicemente il male minore. Spero tu non abbia intenzione di farmi cambiare idea. - Questa volta non potevo restarmene zitta, l'insinuazione richiedeva una risposta adeguata, ovvero spiazzante. - Avrai le tue garanzie firmate col sangue, devi solo aspettare qualche ora. - Abbastanza drammatico, non credi? Kasumi sospirò: - Non riesco a capire perché tu stia cercando di confonderci con tutte queste pagliacciate... - Feci spallucce. Le avrei fatto cambiare idea, ma per il momento  non potevo farci nulla, che pensasse pure quello che le pareva. E riflettesse. Perché evidentemente per pagliacciate che potessero sembrare, le mie azioni fino a quel momento facevano apparire del tutto ingiustificate le sue parole di quella notte.
- Kasumi! - aveva esclamato intanto papà sinceramente sorpreso per la durezza delle sue parole.

Tempo al tempo, vecchio. Alla fine di questa storia ti sarà chiaro che tipo di persona è davvero questa tua figlia maggiore che tanto adori. Una maledetta fissata puritana con la mania del controllo che mi maltratta ingiustamente.

L'occhiata obliqua che l'aveva raggiunta non aveva lasciato indifferente la zia Nodoka. Quando toccò a lei esprimere il proprio punto di vista esitò.  Scosse leggermente la testa fissando un punto imprecisato del pavimento. Infine sollevò lo sguardo e guardandomi dritto negli occhi come a voler scrutare il mio animo sentenziò seria: - Io non posso crederti, mi dispiace. - Ed anche con lei non mi restava che fare spallucce - Per quello che ho letto, per come conosco mio figlio ed Akane, resto convinta che siano loro la causa di tutto questo. Penso anche tu lo sappia benissimo, probabilmente vuoi solo proteggerli perché credi davvero che potremmo chiuderli sotto una teca e con questo caldo potrebbero davvero morire asfissiati. Ma noi non siamo dei genitori così sconsiderati, sai? Perché credi questo di noi, Nabiki-san? Come puoi pensare che potrei volere per mio figlio una morte tanto disonorevole? Io darei a Ranma la possibilità di porre rimedio a questa incresciosa situazione e solo se dovesse fallire... allora gli darei io stessa una morte onorevole. - E tornò ad impugnare la katana. - Eeeeeeeeeeeeeeep! - aveva berciato di nuovo Ranma con una vocetta degna di una scimmia urlatrice che se fossi stata sua madre gli avrei fatto fare seppuku solo per quello. Povero cavallo pazzo! Sua madre voleva trasformarlo in un cavallo da monta. Oppure abbatterlo. L'unica cosa positiva era che nel caso in cui avesse mantenuto fermo il suo proposito avremmo avuto un tappeto di panda ad adornare il salotto della nostra casa distrutta. Che culo!
- Vorrei risolvere la questione senza spargimenti di sangue, - feci del mio meglio per assumere un tono il più pacato e conciliante possibile -
pensi di potermelo permettere obasama? - Com'era difficile comportarsi in maniera sensata in quel contesto.
- Ma Genma e Ranma hanno giurato... -
- Lo so, lo so bene. Ma questa è la nostra casa e per noi adesso ha la priorità assoluta. - Non mi piaceva rinfacciarle di essere un'ospite, ma non mi stava lasciando molte alternative - Non ti sto chiedendo di rinunciare a far loro rispettare il giuramento, - mi sforzai di sfoggiare il mio sorriso più dolce, ma a giudicare dalla sua espressione preoccupata dovevo esserci riuscita molto bene - ti sto solo chiedendo di rimandare. Quando studiando tutti questi testi e facendo le prove chimiche del caso avremo capito cosa sta succedendo qui e avremo preparato l'incenso del karma per ristabilizzare questa nostra umile dimora, potrai trarre le tue conclusioni ed agire di conseguenza. Ma fino ad allora... ti chiedo di mettere da parte la tua katana, zia Nodoka. Puoi farmi questo piacere? - Restò a fissarmi in silenzio per alcuni interminabili secondi, infine sospirò rassegnata e si sfilò la tracolla porgendomi la sua spada. Bene bene, cominciamo a ragionare. Entro certi limiti potevo anche capirla. Dal suo punto di vista la questione era semplicissima, perfino banale. Akane era una ragazza carina, se era lei a volerlo, non sarebbe stato da uomo da parte di Ranma tirarsi indietro. Se era suo figlio, il problema non si poneva affatto dato che un giovane combattente bello e virile dovrebbe essere in grado di sedurre qualsiasi ragazza. In ogni caso spettava a lui fare il primo passo e risolvere la situazione.
Non c'erano evidentemente altre ipotesi plausibili da prendere in considerazione. Perché stavamo facendo tutto quel casino? Valle tu a spiegare che se uno non è riuscito ad entrare nell'età adulta in diciassette anni difficilmente lo farà di botto in cinque giorni... e che certo la minaccia di piantargli una spada nella pancia non aiutava. Valle a spiegare che forse se gli costava tanto maturare era anche perché sua madre l'aveva abbandonato in tenera età alle cure di un padre poco assennato che ne aveva fatto un combattente perfetto e un essere umano inetto...
Afferrai la sua arma e mi rivolsi a Kasumi
sempre nel mio tono più serafico:- So che non ti fidi di me e che non credi a una parola di quello che ho detto, so anche che hai interpretato la mia frase di prima come una presa in giro. Non è così, ti farò avere veramente un documento in cui giuro quello che vuoi sentirti dire con il sangue davanti a testimoni d'eccezione, basta che Tofu faccia la sua parte. Devi solo avere un po' di pazienza e di fiducia in lui. - Non pareva del tutto convinta - Prendi - le dissi offrendole la katana - custodiscila tu per il bene di tutti. - Gran botta di genio, vero? Beh, forse non era esattamente la cosa più sicura da fare, ma mi pareva l'unica maniera per tenerle buone entrambe. - Ora però lo dico io a te: vedi di fare in modo che non debba pentirmene. - Kasumi fece un timido cenno di assenso con il capo. Avrei giurato che avesse apprezzato la mia trovata. La sacra katana nelle virginali mani della sorellona vedeva capovolto il suo significato. Quasi quasi stavamo per venirne a capo.
Abbandonando il tono mieloso di prima, parlai a tutti serissimamente: - Sarebbe il caso di chiarire una volta per tutte se le persone che vivono sotto questo tetto hanno davvero la volontà di perseguire un obiettivo comune e salvare questa casa. 
Abbiamo una exit strategy, io e Tofu pensiamo possa funzionare. Ci garantite il vostro appoggio incondizionato? - gesti di assenso da ogni dove, ma il patriarca Tendo si guarda intorno spaesato - Ho sentito i pareri di tutti voi, manca solo papà. Possiamo mettere da parte anche le gerarchie tradizionale per un po' di tempo? Papà, mi cedi il comando di questa baracca alla deriva per 120, massimo 150 ore? Vuoi? Volete? -
- Oddio che mal di testa... 
io... io non ci ho capito niente!- rispose papà. Almeno non si era messo di nuovo a piangere.
- Vedi, è esattamente per questa ragione che dovresti accettare e lasciare che me la sbrighi io, non credi? -
- Forse... -
- Ecco da bravo. Non è proprio necessario che tu faccia lo sforzo di capire, non adesso. Allora è deciso? -
- Ma... e i nipotini...? -
- No, niente nipotini. Non ricominciamo, per piacere. -
- Va bene, cara, d'altra parte, come tu dici, cosa sarà mai una settimana? -
- Bene! - Genma aveva avuto la decenza di versarsi un po' d'acqua bollente in testa e tornare umano volendo sottolineare la sua attitudine collaborativa, ma poi chissà, quello pensava solo ad evitare che sua moglie lo trasformasse in uno scendiletto.
Si sarebbe detto che tutto fosse risolto, almeno per il momento. Incredibile! Mi guardai attorno, aspettavano tutti che dicessi che la seduta era sciolta. Guardai Kasumi con la katana a tracolla: aveva per caso intenzione di custodirla indossandola sempre? Un brivido mi percorse la schiena e mi sentii improvvisamente stupida ed avventata. Ma doveva pagarla, doveva pagarla cara per quello che aveva fatto. Doveva sentirsi una piccola caccolina infame per avermi trattata in quel modo. Immeritatamente.  
- Ed ora andiamo a scuola che è tardissimo. Ci accompagnerà papà perché abbiamo delle notizie importanti da riferire ai nostri professori. -


- Hai capito, papà?? - sul cammino verso il Furinkan avevo cercato di spiegare a mio padre cosa avremmo raccontato ai prof. Una cugina di mia madre stava molto male, malissimo, malata terminale. Sarebbe morta entro meno di un mese. Siccome quando era scomparsa la mamma papà aveva avuto un crollo nervoso (il che non è del tutto falso, anzi, si potrebbe dire che non si sia mai ripreso...) noi figlie minori eravamo state affidate a delle zie di secondo grado per un certo tempo (questa invece era un'invenzione al cento per cento perché le veci della mamma le aveva fatte Kasumi fin dal primo giorno... Ahi, Kasumi...!). Questa zia in concreto era quella che mi aveva tenuta con sé per quasi un anno e adesso mi voleva al suo capezzale. Come si chiamava? Si chiamava... Megumi Hayashi, e viveva a Kyoto. Semplice e plausibile.
- Tu non dovrai dire niente, non dovrai esagerare con pianti isterici né aggiungere particolari strappalacrime, va bene? - ma che lo dicevo a fare? Soun Tendo era capace di commuoversi anche per una storia inventata e infatti aveva già i lucciconi agli occhi. Non mi restava che sperare che tenesse a freno il suo drammatismo compulsivo e che i professori se la bevessero. Ranma e Akane ci seguivano in silenzio.
- Abbiamo ricevuto la notizia questa mattina e per questo siamo in ritardo, perché la cosa ha portato un po' scompiglio in casa. - Tutti annuirono, ma poi a Ranma venne in mente che non poteva fare a meno di aprire la bocca e dargli fiato.
- Ma non sarebbe stato meglio far venire con noi anche mio padre? Lo zio Soun non può firmare la mia giustificazione per il ritardo... -
- Sì certo, così avrei dovuto lasciare sole Kasumi e tua madre sotto la geniale sorveglianza di Happosai... un buon modo per accelerare l'armageddon. -
- Ma ora io finirò in punizione... -
- Vedi di non rompere, cognatino. Oggi se non te ne sei accorto ti ho salvato la vita senza chiederti un centesimo. E non te lo meritavi. Che sarà mai una mezz'ora in compagnia di due secchi d'acqua? -

Ma tu guarda l'ingratitudine...

Raccontai la storiella al preside e ai professori disponibili in quel momento, pregando i kami che non facessero troppe domande e che al preside non venisse in mente di fare verifiche. Ci mancava solo che anche i Kuno venissero al corrente della situazione. La mia insegnante di matematica si mostrò molto colpita dal fatto che anch'io avessi un cuore e che stessi di fatto sacrificando la mia possibilità di entrare alla Todai l'anno seguente per una zia che non vedevo da anni. Dover fingere di essere tanto disgustosamente sentimentale era la seconda umiliazione che subivo in meno di dodici ore, ma almeno la signorina Ikeda mi promise di scrivermi comunque la lettera di raccomandazioni, nonostante le assenze che avrei fatto da quel momento in poi. Qualcuno dei prof. mi chiese di portare avanti lo studio a distanza per completare i programmi e fare gli ultimi test appena possibile, magari tutti in un giorno. Dovetti declinare adducendo come scusa che se dovevo occuparmi di mia zia non avrei avuto né tempo né concentrazione per studiare... Se solo avessero potuto immaginare che mi toccava una sessione intensiva di letteratura antica, chimica e magia nera! Poco male, se l'erano bevuta. Così ci congedammo, io e papà dovevamo tornare a casa, Akane doveva entrare nella sua classe con la giustificazione firmata e Ranma restarsene in corridoio in punizione. Dura lex, sed lex. Sempre meglio che fare seppuku, no? Sembrava proprio che tutto stesse andando secondo i piani quando, fatti pochi passi fuori dall'ufficio del preside, qualcosa ruppe una finestra e piombò rumorosamente dentro l'istituto. Non qualcosa, ma piuttosto qualcuno. Anzi, qualcosa e qualcuno. Shampoo e la sua bicicletta, per la precisione. Stranamente, ma non poi troppo, ignorando del tutto Ranma ma anche Akane, mi si fece sotto urlando frasi sconnesse mezzo in giapponese mezzo in mandarino.
- Nabiki Tendo! Stlega maledetta! Stlega! Stlega!
Tu vuole lovinale Shampoo! Tu mente! Tu usale stupido papelo Mousse... Onole di Shampoo molto molto impoltante... Nabiki Tendo non osale...! Nabiki Tendo non potele... Se Nabiki fale questo, Shampoo uccide! Uccide, capito?! No bacio di molte, no duello! Uccide con pistola come di Yakuza, chialo? - Detto ciò, si scagliò contro di me con un balzo rapido ma poco elegante e mi piantò un pugno dritto in un occhio cogliendo tutti di sorpresa. L'ultima cosa che vidi fu Ranma che l'afferrava in extremis rallentandone lo slancio, ma non riuscendo ad evitare l'impatto. Poi fu solo dolore sordo, ma giusto un attimo. Dopodiché il buio.


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Viola Plummer