just a second, we're not broken just bent
and we can learn to love
again
«Sei
sicuro che si tratti di Nicole?» domandò Zayn,
sorseggiando con la cannuccia il suo cocktail colorato. Si ritrovavano
ogni domenica notte nello stesso pub più o meno da quando il
loro gruppo si era sciolto. I One Direction avevano deciso di smettere
di fare musica e con il passare del tempo le ragazzine impazzite
avevano smesso di appostarsi sotto le loro case. Louis si era
trasferito in Giappone con la sua ragazza e raramente is faceva
sentire, mentre Liam aveva deciso che il relax e il sole di Dubai
sarebbero stati la miglior cura dopo tutto lo stress che aveva in
accumulo. Restavano Harry, Zayn e Niall. Quest'ultimo si era dato al
babysitting dopo la nascita di suo nipote, Theo, e da un paio di mesi a
quella parte Harry aveva cominciato a vederlo sempre più
spesso con il neonato in braccio attraverso i parchi di Londra; Zayn
aveva scoperto uno dei suoi tanti talenti nascosti - come si ostinava a
ripetere - e disegnava a più non posso, tanto che ogni
singola parete di casa sua era ricoperta da fogli a quatto
scarabocchiati. Restava Harry. Cosa faceva il grande Harry Styles? Una
parte dell'Harry che tutti conoscevano, quello con le fasce in testa,
con le rondini sul petto e quello dai sorrisi larghi era morto e
sepolto. Ogni tanto lo si vedeva suonare in un pianobar qualche vecchia
canzone rosa dal tempo, magari dei Queen, magari dei Pink Floyd e
qualcuno giurava di averlo visto ubriaco varie volte, per strada a
notte fonda. Quell'Harry accompagnato da una rossa costantemente
nervosa, sorridente e con gli occhi innamorati era finito nelle
fognature di Londra per lasciare spazio ad un ventiseienne con un
accenno di barba sul mento, con delle occhiaie profonde e un odio
incommensurabile verso qualsiasi cosa in grado di intendere e volere.
Era così che aveva cominciato ad odiare prima Louis, poi
Liam e poi tutti gli altri. Che fosse pazzo? Probabile.
«Styles,
sei ancora tra noi o stai rappando con 2Pac in paradiso?»
scherzò Niall, sorseggiando la sua birra e sventolando la
mano sinistra di fronte agli occhi di un Harry assonnato e -
probabilmente - poco lucido.
«Niall,
purtroppo non sto rappando proprio con nessuno e sono ancora con voi,
il che mi sta cominciando a procurare l'orticaria.» disse il
riccio, spettinandosi i capelli e guardandosi intorno: una miriade di
corpi indistinti si dimenavano e si facevano trasportare dal caos e dal
volume altissimo della musica. Era abbastanza sicuro che un buon
novanta per cento di quelle persone aveva assunto qualche stupefacente
prima di entrare in quella discoteca da quattro soldi.
«Quindi,
che ci dici di Nicole?» domandò Zayn, imperterrito.
«Nikki.
Odiava essere chiamata con il suo nome per intero»
puntualizzò Harry, lasciandosi cadere su un divanetto in
pelle nera stranamente vuoto.
Da tempo con Zayn e Niall non era più lo stesso. Insomma,
prima si sarebbero divertiti con qualsiasi cosa e adesso non riusciva
più neanche a ridere, in loro presenza. Voleva un bene
dell'anima ad entrambi - ne voleva anche a Louis e a Liam, ma quella
era un'altra storia - ma era da un po' di tempo che il suo cuore si era
come smaterializzato.
«Comunque
si, era decisamente lei.» disse in un sussurro smorzato,
prima di ingurgitare il fondo di un cocktail forse troppo alcolico e di
un colore stranamente acceso.
«Come
fai ad esserne certo?» domandò ancora Zayn, che a
quanto pare era davvero interessato all'argomento.
Harry odiava le persone insistenti, e le odiava da sempre. Aveva odiato
per tanto tempo sua sorella Gemma, che da piccola adorava fargli
domande noiose e inutili per ore e ore - le stesse poi -, odiava il
commesso da Costa che gli chiedeva sempre se nel caffè ci
volesse lo zucchero, quando questo ormai lo sapeva benissimo, dato che
Harry andava in quel bar ogni mattina da almeno tre anni e aveva odiato
anche Nikki, quando gli chiedeva se l'amasse veramente.
Certo che l'amava, che
razza di domanda era?
«La
fossetta» rispose fermo Harry, passandosi una mano sul volto «la
fossetta che le spunta sulla fronte quando è
agitata».
«E
se tu avessi incontrato una delle sosia di Nikki, venerdì?
In fondo si dice che al mondo...» cominciò Niall,
sorridente. Era sempre stato orgoglioso di quella storiella.
«Niall,
sai bene quanto mi snervi quella storia dei sosia, quindi, cerca di
evitare.» disse Harry, battendosi una mano sulla coscia e
cominciando a picchiettare nervosamente le unghie sul bracciolo del
divano. Non vedeva l'ora di andare via da quel postaccio, voleva
soltanto togliersi le scarpe - le aveva ricomprate quelle marroni, era
stato più forte di lui - e guardare la partita del
Manchester United.
«Sei
di cattivo umore, Harry? Non mi pare che ti abbiamo forzato ad
uscire» sbottò Zayn, infastidito. Il comportamento
scostante di Harry stava cominciando a stargli sulle scatole, non ne
poteva davvero più delle sue risposte acide e delle sue
battute poco carine. Voleva davvero bene ad Harry, ma cominciava a
preferire uscire da solo con Niall.
«Lo
sai che sono sempre così, Zayn, devi farci
l'abitudine» Harry sfilò una Marlboro dal
pacchetto che conservava sempre in tasca e fece un cenno con la testa
ai suoi amici: aveva bisogno di fumare e loro avrebbero capito.
Dopotutto lo conoscevano da anni ormai, sapevano il significato di ogni
sua singola mossa.
«Dici
che gli ha fatto bene vedere Nikki dopo tutto questo tempo?»
domandò sottovoce Niall a Zayn, per non farsi sentire dal
migliore amico ancora nei paraggi.
«Io
credo di no. Prima di vederla stava quasi tornando normale.»
sentenziò Zayn, finendo il suo cocktail e poggiandolo su un
tavolino lì vicino.
Era vero. Harry stava cominciando ad assumere la forma del suo divano e
andava in giro come un trasandato. Ben vestito, ma pur sempre un
trasandato.
Una serie di avvenimenti - e non c'entrava solo Nicole - l'aveva
colpito dritto in fronte e non s'era ancora ripreso del tutto: la fine
della sua carriera musicale, la fine della sua storia d'amore
e la fine del rapporto con sua madre dopo che si era
risposata avevano contribuito alla fine di Harry stesso.
«Comincerà
ad andarci ogni venerdì, ne sono sicuro» disse
sconfitto Niall, passandosi una mano sul viso e guardandosi in giro per
vedere la figura vagante di Harry.
«Sempre
se lei continuerà ad andarci...»
sussurrò Zayn, come se si fosse lasciato sfuggire un
pensiero.
«Faremo
in modo che questo succeda. Voglio che Harry cominci di nuovo a vivere
come prima, anche se questo dovesse comportare di nuovo Nicole nella
sua vita».
«Probabilmente
era soltanto un idiota che voleva incuriosirti, Nikita, non farti
strani film mentali.» disse con il suo solito tono solare e
menefreghista Rocio, spingendo il carrello verso il reparto dei
surgelati.
Erano passati già due giorni ma Nicole non faceva altro che
pensare a
quel pazzo che le si era presentato all'appuntamento al buio senza
neanche spiccicare una parola. Aveva voglia di fare indagini su
indagini per scoprire chi fosse e per spaccargli la faccia.
«Prendi
lo yoghurt all'ananas? Sai che senza quello non riesco a concentrarmi
per studiare!» esclamò la rossa, mettendosi a
braccia conserte e guardando la sua coinquilina sbuffare e prendere lo
yoghurt come se fosse sua madre.
«Verrai
di nuovo con me, venerdì?» domandò,
senza porsi troppi problemi.
Rocio era fatta così, non le importava molto il mondo
circostante: adorava imbucarsi alle feste, ubriacarsi e poi tornare a
casa a piedi nudi, non mettere mano alla tesi e soprattutto non pensare
a quanto tempo avesse fatto passare prima di prendere la decisione di
laurearsi e darsi gli ultimi esami.
Nicole era tutto il contrario, un fascio di nervi, costantemente
arrabbiata con il mondo e a tratti zitella acida a cui importava
soltanto il suo computer, i suoi libri di legge e la sua carriera. Con
gli uomini aveva chiuso.
«Intendi
all'Università, vero? C'è il ricevimento del
professor Fitz, sai com'è...» Nikki
cercò di fare appello al buon senso della sua amica,
ricordandole del'Università, ma quando vide Rocio scuotere
la testa divertita, maledì di aver riposto fiducia in
qualcosa di inesistente.
«Ovviamente
intendo agli appuntamenti al buio! Ho promesso a Josh che ci
sarò!» esclamò la spagnola sempre con
quell'aria divertita e frizzante addosso. Nicole le avrebbe spaccato la
faccia entro pochi minuti, ormai ne era certa.
«Non
uscirò mai più con te, Torres. Sia chiaro che sei
ancora mia coinquilina soltanto perché sono una delle
persone più altruiste e generose sulla faccia della
terra!» si lamentò - come di consueto - Nikki,
afferrando un pacco di conchiglie per poi gettarle con rabbia nel
carrello.
«Se
stasera ti faccio le conciglie con la salsa prometti che
venerdì verrai con me? Magari viene di nuovo il ragazzo con
i Rayban, vi sposerete e farete tanti di quei figli che non ti
ricorderai neanche i loro nomi!» Rocio aveva lo scocciante
difetto di delirare, ad una certa. Cominciava a fare discorsi che non
c'entravano niente, parole sconnesse e frasi barcollanti, che non
stavano in piedi, come se qualcuno l'avesse drogata. Non poteva di
certo scordare quando aveva cominciato a parlare di Kant, di
Schopenauer e di filosofi che non avevano un nesso e allo stesso tempo
di quanto fosse bella e sexy la nuova collezione di Victoria's Secret.
«Posso
farmele anche da sola, le conchiglie... e poi io ho chiuso con gli
uomini, dovresti saperlo!» borbottò tra
sé e sé Nikki, che cominciava a camminare sempre
più veloce per il supermercato alla ricerca delle tisane
rilassanti: abitare con Rocio aveva gravi ripercussioni sul suo sistema
nervoso.
«Sai
benissimo che non verranno mai come le mie!»
esclamò l'amica, raggiungendola «E
poi dai, non vorrai mica dirmi che Harry Styles era l'unico uomo della
tua vita o stronzate del genere!».
«Non
parlare di Harry, continua a parlare di conchiglie con la salsa che
è meglio.» disse gelida Nicole.
Solo pensare ad Harry le faceva venire il sudore freddo. Poteva ancora
sentire la presa salda sui suoi fianchi, quando le aveva dato l'ultimo
bacio ed era sparito per sempre dalla sua vita; poteva percepire il
calore dei suoi sussurri dopo i concerti e conservava ancora la sua
maglia sgualcita del pigiama. Nikki non era mai stata innamorata prima
di Harry. Non si ricordava di essersi mai interessata ad un ragazzo
prima di Harry e non voleva neanche farlo. Ricordava con tenerezza le
sue carezze e i suoi baci, ma a pensarci, amava anche i suoi sospiri
innervositi e la sua fronte corrugata quando si arrabbiava. Aveva amato
Harry Styles alla follia, non c'era alcun dubbio, ma forse lo stesso
ragazzo a cui aveva donato il cuore anni prima, non aveva mai
ricambiato i suoi sentimenti.
«Sei
sempre troppo suscettibile!» esclamò Rocio, ancora
infastidita dal comportamento asociale dell'amica.
«E
tu sei sempre la solita rompicoglioni.» sbuffò,
con il fumo che le usciva dalle orecchie e sfrecciando per i reparti
del supermercato per far sbollire la rabbia e il dolore che il ricordo
di Harry le procurava.
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Buonasera
ragazze :) Non so perché ma stasera mi sentivo ispirata e
quindi ho deciso di postare questo capitolo. In realtà ho
iniziato questa fanfiction senza avere un'idea precisa, quindi mi scuso
in anticipo se ci saranno errori o porcherie varie, mi sto buttando in
questo "progetto" e per ora non ne sono delusa. Poi io adoro Holland,
la amo proprio e ce la vedo bene come Nikki.
Mi hanno chiesto come mi immaginassi Rocio e .. boh, non so in
realtà come rispondervi. Me la immagino mulatta e con i
capelli riccissimi, tipo quella delle Little Mix che .. boh non so come
si chiama AHAHHA.
Sono contentissimissimissima che la mia storia abbia già 13
seguiti e non so quanti preferiti/ricordati. Vi mando un bacio
grossissimo,
Ari
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