Cap
1
- Eris?
–
balbettò, rendendosi conto che in effetti il suo tono di
voce era molto poco
reale.
- È
quello
che ho detto, cosa c’è Semola, sei diventato sordo
oltre che insopportabile? –
replicò ridendo, per poi passargli accanto e lasciargli tra
le mani le briglie
del suo stallone.
Merlino,
osservando la scena, non potè fare a meno di scoppiare a
ridere; chiunque fosse
quella ragazza, doveva ammettere che aveva proprio un bel caratterino.
Artù
tacitò le risate del servo lasciando a lui l’onere
di sistemare l’imponente
stallone da guerra e si lanciò all’inseguimento
della ragazza.
- Si
può
sapere cosa ci fai qui? –
Eris gli
fece cenno di tacere, avrebbe spiegato la situazione solo alla presenza
di
Uther. Indispettito, storse il naso e fece per replicare, ma
l’andatura
sostenuta che teneva la ragazza non consentiva di intrattenere una
conversazione.
Giunsero
alla sala del trono una decina di minuti più tardi, seguiti
a ruota da Leon e
dal resto dei cavalieri che non erano troppo acciaccati a seguito dello
scontro
all’ingresso della cittadella.
- Padre,
Eris Fraumros chiede di parlare con te. – annunciò
Artù, un attimo prima che la
principessa lo sorpassasse e rivolgesse una graziosa riverenza al re.
- Uther
Pendragon, vengo qui a chiedere il tuo aiuto in nome di mio padre, tuo
vecchio
amico, e della lunga amicizia che lega Fireland a Camelot. –
- Ti
ascolto. – decretò l’uomo, osservandola
con i suoi glaciali occhi azzurri.
Aveva sentito parlare dei problemi sempre più ingenti che,
dalla morte di
Morzan, si erano abbattuti sul regno e in parte si sentiva responsabile
per non
essere intervenuto a fianco dei vecchi amici ed alleati.
- Immagino
tu sappia che nel nostro regno dalla morte di mio padrone lo stregone
Sabin ha
acquisito sempre maggior potere. Ebbene, sembra si sia alleato con re
Cenred e
per Fireland ciò potrebbe significare la fine. Ovviamente,
non serve ricordarti
che se il mio regno cade Camelot sarà la prossima.
–
Artù
soppesò ogni parola della giovane; discuteva e analizzava i
fatti con la
freddezza di un’abile stratega, non c’erano minacce
nel suo discorso quanto
un’inevitabile fatalismo che, purtroppo per loro, forniva un
quadro decisamente
realistico del loro futuro.
- Ragione
in più per tenere le mie truppe a Camelot a presidiare la
fortezza. Le nostre
mura non sono mai state abbattute, la Cittadella è
praticamente inespugnabile.
Perché mai dovrei sottoporre il mio regno ad un rischio
simile quando restando
qui sono invincibile? –
Eris
rivolse un’occhiata disgustata al sovrano.
Quell’uomo stava rinnegando
un’alleanza, un’amicizia decennale, infangando
persino il nome di suo padre e
lo faceva come se la sua fosse solo saggezza tattico- politica e non
semplice
menefreghismo.
- Il fatto
che tu mi ponga una domanda simile, Uther Pendragon, lascia intendere
quanto la
tua lealtà e la tua parola valgano poco. –
I cavalieri
s’irrigidirono visibilmente: quello era un palese insulto nei
confronti del
loro re.
- Impulsiva
come tua madre, a quanto vedo, dovresti imparare a frenare la lingua,
principessa. – commentò freddamente.
- E tu,
Pendragon, dovresti imparare che non si scherza con un membro della
dinastia
Fraumros. Ti auguro di veder bruciare la tua preziosissima Cittadella,
magari
prima che Fireland cada. –
Uther
battè
un pugno sul tavolo.
- Questo
è
troppo. Non mi faccio minacciare da una ragazzina impudente che non sa
cosa sia
il rispetto. Guardie, scortatela nelle segrete; passerà il
resto della notte lì
e al mattino ritornerà a Fireland. –
Le guardie
l’afferrarono con fermezza per le braccia e la scortarono
fuori dalla sala.
Eris si districò con forza dalla presa: - So camminare da
sola, giù quelle
sudice mani. –
Una volta
rimasti soli, Artù si rivolse al padre.
- Non credi
che sia il caso di onorare quest’alleanza? Combattono contro
un comune nemico:
Cenred e la stregoneria. E poi c’è il fatto che
siamo vincolati dall’onore a
rispettare il Trattato. – provò a farlo ragionare,
ma sapeva bene che le sue
parole sarebbero andate perse nel vuoto.
-
Verrà un
giorno in cui capirai quando è il momento di aiutare gli
amici e quando di
pensare al bene del proprio regno, questa è una delle
occasioni in cui vale la
seconda opzione. – replicò con decisione, - Ora
torna nelle tue stanze, la
questione è chiusa. –
Con un
sospiro a metà tra il rassegnato e il rabbioso
Artù percorse a passo di carica
la strada che conduceva alle prigioni, seguito a ruota da Sir Leon e
Merlino,
che nel frattempo aveva finito di sistemare lo stallone e li aveva
raggiunti.
- Leon,
raduna i cavalieri, si parte per Fireland. Merlino, va a sellare i
cavalli. –
- Ma li ho
appena messi nelle stalle. – gemette il giovane mago.
- Merlino!
–
- Ho
capito, sto andando, sto andando. – esclamò,
tornando da dove era venuto.
Entrò
nelle
segrete e congedò con un cenno del capo le guardie del turno
di notte, intente
a giocare a carte, bere e mangiare per cercare di passare il tempo.
Trovò
Eris
seduta sulla panca di legno: le braccia incrociate sul petto, la
schiena dritta
e lo sguardo risoluto. Persino chiusa in una delle celle dei suoi
alleati
riusciva a mantenere il contegno di una vera principessa.
- Forza, ti
faccio uscire di qui. – mormorò, armeggiando con
la serratura e spalancando la
porta.
- Quindi il
piccolo Semola ha smesso di obbedire al suo paparino? –
domandò ironica,
seguendolo fuori dalla cella e stando attenta a non fare rumore.
- Non
dovresti mostrare un po’ di gratitudine per chi sta
accogliendo la tua
richiesta di aiuto? – borbottò per tutta risposta
l’erede al trono di Camelot.
Lo
fermò,
afferrandolo per un braccio e costringendolo a guardarla negli occhi.
- Ho capito
bene, hai intenzione di venire a Fireland? –
Artù
annuì
con aria solenne: - Certo, rispetto sempre gli impegni presi.
–
Per la
prima volta da che si conoscevano, la ragazza gli rivolse un vero e
proprio
sorriso. Artù si ritrovò a pensare che, quando
sorrideva, era ancora più bella.
Scosse la testa, ma che accidenti andava a pensare? Quella era Eris
Fraumros,
la ragazzina insopportabile con cui aveva passato la metà
delle vacanze della
sua vita.
- Forza,
diamoci una mossa, Merlino e i cavalieri ci aspettano fuori dal
castello. –
Percorsero
in fretta la strada che li separava dalla loro meta, mimetizzandosi nel
buio e
usando la discrezione che avrebbe avuto un gatto. Raggiunto il resto
della loro
combriccola, si misero in viaggio: Fireland aveva bisogno di essere
salvata.
Spazio
autrice:
Eccoci con
il secondo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e ci tengo molto a
leggere le
vostre opinioni (siano essere favorevoli o meno). Ho una domanda,
essendo nuova
nel fandom: Trovate che i personaggi siano abbastanza IC (ovviamente
per il
momento mi riferisco solo a Uther e Artù) o dovrei
modificare qualcosa? Al
prossimo capitolo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt
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