Eccoci al quarto capitolo! Chissà
quanti saranno… non ne ho idea….
Un paio di informazioni:
per cheesecake94: ho iniziato a
lavorare alla long per la quale NON hai tentato di corrompermi… è difficile ma
la prendo come una sorta di sfida personale: la finirò!
Per tutti: su fanfiction.net ho trovato una ryelsi/ryella fantastica, anche se decisamente triste che vorrei
tradurre (sto aspettando il permesso dell’autore, DannyPhantom,
se qualcuno volesse leggerla in lingua originale). Si intitola
Go the Distance (amo quella canzone!!!!) e al momento
sono pubblicati solo 4 capitoli e ce n’è un quinto in arrivo. Ora, se Danny mi dà il permesso, io inizio
a tradurla, ma anticipo già che, come per Love Songs,
gli aggiornamenti miei dipenderanno da quelli di Danny
e non saranno regolarissimi (il 4° cap l’ho aspettato
circa un mese). Che dite, vi va comunque di leggerla?
Io la consiglio, perché è davvero bella e molto profonda…..
Capitolo cortino, questo… ma mi serviva così…
Un grazie grande grande a marki, Vitto (sei grande
a leggere e commentare anche se hsm lo odi! E non
preoccuparti per la canzone: servirà anche al suo scopo orignale…
ma tutto in un altro modo), romanticgirl, armoni_93, miss_ka, Simphony e Titty90, ai
cinque che mi tengono nei preferiti e a tutti quelli che leggono senza
recensire!!!!!!!!
Baciotti,
Temperance
4 – In which Kelsi changes
her mind
Sharpay sedeva in un angolo della
tenda, guardando con aria scettica Taylor che si
allacciava gli scarponcini da trekking.
Era assurdo: perché avrebbe dovuto comprarsi delle scarpe
orrende al punto di non ritorno? Non era da lei andare in giro con dei… cosi
del genere ai piedi…
Il suo sguardo volò poi alle proprie scarpe, disposte
ordinatamente sulla valigia chiusa. Decolletè, ballerine, MaryJane,
tutte splendide, firmate e rigorosamente scomode.
Sconsolata, fece per alzarsi e prendere un paio di scarpette
da danza di Prada, quando un paio di tennis volarono sul pavimento davanti a lei. Alzando gli occhi,
vide Taylor che usciva rapidamente dalla tenda e si
chiudeva la cerniera alle spalle.
Prese in mano, con aria leggermente schifata, le logore
scarpe da ginnastica chiare e passò più volte lo sguardo da quelle alle
proprie, mentre il suo cervello lavorava febbrilmente: chic o comoda?
Alla fine, si arrese e decise, per la prima volta in vita
sua, di optare per il comfort e lasciare da parte
l’eleganza. Dopotutto, era una questione di sopravvivenza, no?
Si infilò le scarpe il più
velocemente possibile, quasi volesse in quel modo negare qualsiasi suo contatto
con il mondo del non griffato e, caricatasi uno zainetto rosa ricoperto di
piume dello stesso colore, uscì dalla tenda, trovando Taylor
che l’aspettava fuori.
“Ah, vedo che il tuo cervello ogni tanto dà qualche segno di
vita.” Commentò la mora, accennando ai piedi
dell’altra.
“Perché me le hai date?”
“Non pensare cose strane, Evans:
non voglio doverti portare in braccio e non voglio nemmeno che lo faccia Ryan, una volta tanto. Nessuna generosità o benevolenza: è
tutto sano egoismo, ok?”
“Quindi non ti devo ringraziare,
giusto?”
“Giustissimo.”
“Meno male!” Esclamò Sharpay,
sollevata. Non avrebbe mai ammesso di essere
riconoscente a Taylor, nemmeno sotto tortura.
“Allora, dove si va?”
“Al Lago Diamone, a quattro ore da qui. Dicono
che il panorama da lassù sia unico!”
“Quattro ore…a piedi?”
“Certo, come vuoi arrivarci fino a lassù, scusa? Dai,
muoviti, siamo le ultime!”
Taylor prese a correre verso il
punto di ritrovo, trascinando con sé Sharpay per un
polso.
La bionda, dal canto suo, sembrava essere caduta in una specie
di stato catatonico o trance provocato dalle parole
quattro ore, che continuava a ripetere, piagnucolando, come una litania.
“Stanca?” Domandò Ryan,
affiancandosi a Kelsi che, sfinita, arrancava
in fondo alla fila, sostenuta dal coach Bolton.
“No, faccio finta.” Biascicò lei a voce talmente bassa da
poter essere sentita appena.
“Evans, invece di fare lo
spiritoso aiuta la tua amica, così io tengo un po’ d’occhio anche gli altri.”
“Certo, signor Bolton.” Rispose,
obbediente, il ragazzo, prendendo lo zaino di Kelsi
che l’allenatore gli porgeva.
“Ok, Nielsen,
ti lascio in buone mani. Non ti preoccupare, siamo quasi arrivati. Ci vediamo più tardi, ragazzi!” Detto ciò, corse avanti per
raggiungere il resto della fila, che, nel frattempo, li aveva notevolmente
distanziati.
“Scusa, Kels… non sapevo che
stessi male.”
“Non…fa niente…Non potevi…averne
idea.”
“Ehi, non parlare, altrimenti mi muori qui e dopo danno la colpa a me!”
“Stupido.” Sussurrò la pianista, cercando di non ridere per
risparmiare fiato.
“È un’arte che ho affinato negli anni…”
“Perché a scuola.. a scuola non sei
così?”
“Se ti rispondo mi prometti che
stai zitta?”
Kelsi annuì debolmente,
appoggiandosi a Ryan, che la strinse forte,
continuando a camminare lentamente, felice di poterle stare così vicino.
“Vedi, è che io, quando sto con Sharpay,
ho sempre l’impressione di essere inadeguato. Malgrado
sia io il più maturo tra i due, io quello che la consola
quando ha le sue crisi di chissà che cosa, io che preparo ogni singolo
passo di ogni singola coreografia, è sempre lei quella che piace e non so
perché. È sempre stato così, fin dalle elementari. Tutti mi conoscevano come il
fratello di Sharpay, l’Evans
numero due e non avevo uno straccio d’amico… così ho deciso di uniformarmi allo
stile di mia sorella, pensando che, se fossi stato un po’ più come lei, mi avrebbero notato. Non è cambiato niente, ma ho scoperto di
amare il teatro sul serio e questo lo devo solo alla
mia adorabile gemellina.”
Kelsi ridacchiò alla parola
adorabile, per poi esplodere in un violento attacco di tosse.
“Senti, ti va se ci fermiamo un secondo?” Chiese lui,
preoccupato. Kelsi sembrava così fragile in quel
momento…avrebbe voluto stringerla e non lasciarla più, ma aveva paura di
poterla rompere… e di rovinare quella sorta di piccola intesa che sembrava
essersi creata tra di loro. Dopotutto, anche lei non
aveva mai avuto molti amici, no? Forse poteva davvero capirlo…
“Ecco, siediti qui…” Disse lui, premuroso, aiutandola a
sistemarsi su un grosso masso al limite del sentiero.
“Grazie, Ry. Sei gentile.”
“Figurati. Comunque, stavo dicendo
che, alla fine, stare con Sharpay non è poi così
male… a casa a volte mi diverto, anche, e ballare con lei è davvero fantastico:
non sbaglia un passo! Non ho mai desiderato un’altra vita, per me…. Fino a quest’estate, per lo meno…”
“Che è successo quest’estate?”
Domandò Kelsi che, nel frattempo, aveva ripreso un
po’ di fiato.
“Beh…” Esitò Ryan, arrossendo un
po’ sulle guance. Come faceva a dirle la verità?
“Vedi… quest’estate ho..
conosciuto… beh, no, ho notato una ragazza che conosco da un sacco di tempo ma
alla quale non avevo mai fatto caso. Lei…insomma, credo di non starle proprio
molto simpatico e vorrei capire cosa non le piace di
me per potermi migliorare. Sai, lei mi piace davvero tanto e stare con lei è il
mio sogno più grande… forse anche più grande di
entrare alla Julliard, ma non so come fare, non so
come comportarmi… tanto più che c’è un altro ragazzo che sembra preferire a
me…”
°Gabriella° Pensò Kelsi,
colpita dal discorso del suo compagno. Aveva sempre pensato Ryan
come uno sciocco ragazzino superficiale, i cui unici pensieri fossero moda e danza… non credeva che potesse essere così
profondo… così dolce.
Suo malgrado, dovette ammettere che quel Ryan
Evans non le dispiaceva affatto
e che avrebbe potuto anche essergli amica…forse…
“Senti, ripartiamo?” Chiese, alzandosi, quando si accorse
che i suoi pensieri stavano prendendo una piega pericolosa.
Lei amica di Evans?
Figurarsi!
“Come vuoi, piccola Beethowen!”
Continua…