Petali della morte
Buonpomeriggio a tutti!! Ecco a voi una storia
gotica che ho appena finito di correggere e che ho smesso di scrivere ieri
notte.
E' una one-shot e ad ogni modo parla di un vampiro e di
una ragazza. Non penso sia una storia d'amore e non penso sia romantica. E' la
storia di una iniziazione al male, del buio che corrompe la luce, dello sporco
che macchia il pulito. Può essere una storia di sesso, magari... perchè no?
Ad ogni modo lei decide di avere la sua prima
volta con quell'essere demoniaco e di farsi mordere. Non penso sciocchi nessuno
ma se non vi piacciono le maledizioni verso i crocifissi, non continuate.
Un pensiero particolare va a tutti coloro che hanno
commentato la mia scorsa poesia, postata ormai chissà quanto tempo fa... è da un
pò che non ritorno nella mia dolce casuccia, EFP!
Comunque buona lettura e spero vi piaccia... le
recensioni sono ben accette! XD
vostra, get_this.
Petali della
morte
Era quasi un’ora che camminava nel silenzioso
cimitero del paesino in cui viveva… faceva freddo. Si strinse maggiormente nel
suo cappotto nero e guardò in basso, la terra umida, nera, nuda e a tratti
ricoperta di erbetta ghiacciata. Era una notte di dicembre… sentiva il vento
schiaffeggiarla con forza e sorpassarla con la sua enorme leggerezza, con la sua
velocità… lei non era veloce… non era leggera… era una semplice ragazza che
trovava, nel surreale paesaggio nel quale si ritrovava a passeggiare, un po’ di
pace alla sua fremente attesa… o era paura?
Si fermò in mezzo al vialetto costeggiato di croci
bianche e sospirò lentamente per poi alzare lo sguardo al cielo e vederlo nero,
punteggiato di stelle d’argento, minuscoli chicchi di ricchezza in quel velluto
infinito… oscuro come la morte…
Sobbalzò all’ululato che il vento aveva prodotto passando
attraverso la folta chioma di un cipresso maestoso. Poi tornò a guardare con
sguardo lontano e infinitamente triste la volta celeste per scoprire la luna che
veniva a tratti oscurata da una nuvola temporalesca… che bello… tra un po’ si
sarebbe trovata anche sotto una pioggia battente…
Eppure l’attesa era così adrenalinica… era così
fortemente eccitante e allo stesso tempo la terrorizzava… cosa avrebbe dovuto
fare? Si era cacciata sul serio in un bel guaio… eppure non rimpiangeva quello
che aveva fatto mesi prima… neppure se avessero dovuto esorcizzarla con tutta
l’acqua benedetta del mondo… viva la sincerità…
Si avvicinò alla corteccia di un albero e la toccò con
calma, quasi saggiando un eventuale battito cardiaco di quel gigante maestoso.
In effetti non ne aveva. Eppure lei sentiva un leggero ticchettio… forse era il
tempo che le rimaneva da vivere, come la clessidra che perde i suoi ultimi
granelli… come l’orologio che segna i suoi ultimi secondi… la meridiana che
segna l’ora del giudizio universale…
Appoggiò la fronte al tronco e in seguito si tirò di
nuovo su.
Il momento era giunto. Si girò verso un’ombra che aveva
avvertito alle sue spalle. All’inizio del vialetto l’ombra dell’alto uomo scuro
sembrava minuscola… Altro vento le mosse i capelli neri… altra adrenalina nelle
vene le carezzò lo stomaco. E poi lo vide avvicinarsi sempre di più con passo
solenne, fiero, pacato e allo stesso tempo inesorabile. La fine si avvicina…
chissà come sarebbe stato essere dannati…
Mentre si faceva sempre più vicino, potè distinguere i
suoi particolari… capelli corti, lineamenti fieri, nobili, affascinanti, dai
tratti quasi non umani… troppo perfetti per poter esistere al tempo d’oggi.
Magari erano di un tempo passato, di un’epoca in cui giovani damigelle
prendevano parte a balli in case sontuose e cavalieri in armi davano importanza
all’onore e al coraggio. Quell’uomo non era reale… quell’uomo non era un uomo.
Era il demonio fatto persona. Era la dannazione più pura che le stava sorridendo
con fare seducente e accattivante… con quello sguardo impenetrabile… con quel
ghigno così sensuale e suadente che la chiamava a sé come il diavolo cerca il
male, come il corpo ha bisogno di sesso… come la terra è in cerca del fuoco… Il
male che la chiamava a sé, che pretendeva la sua innocenza, che sentiva la
necessità di entrarle nel corpo, nell’anima, che si struggeva dal desiderio di
possederla lì, in quel momento… lei, misera sognatrice, misera donna dalla
malinconia riflessiva ed eterea…
Sentì la sua presenza tanto vicino, fino a sentirne il
profumo… era un corpo atletico, dall’odore pungente, dal fascino enigmatico ed
astrale… il negativo dell’esistenza… il fuoco che distrugge il crocifisso…
dannazione eterna… ateismo più puro…
“La luce della luna ti rende splendida…” la salutò
precisamente così. Il suo pallore si colorì di rosa, a quel punto. Quelle frasi
di altre epoche avevano il potere di catturarla ancora di più nella tela del
ragno… ecco la tarantola che sta per mordere…
“Sono le nuvole che oscurano la sua luce…”
“C’è una notte eterna che la luce non riesce mai a
rischiarare… non trovi?” Il ghigno divertito le catturò il cuore in una morsa
gelata. Quell’espressione marmorea, scolpita nella sua pietra eterna le creò uno
sfarfallio allo stomaco… bello come la morte liberatrice. Si guardò intorno
distrattamente e rispose bisbigliando:
“C’è un silenzio che scheggia il ghiaccio…” Lo sentì
ridere sottovoce e poi guardarla con gelido divertimento:
“E c’è un bacio che scheggia la pietra…”
“Non hai mai sonno?”
“I vampiri non hanno sonno… mi stupisco di come tu non
l’abbia ancora capito… dopo tutte le notti che hai passato con me…”. Fu il suo
turno di sorridere nostalgicamente:
“Già… dopo tutte le notti che hai passato a fissarmi
nell’angolo della mia stanza da letto…”
“Non ti dispiace se ora mi prendo ciò che è mio?”. La
ragazza si morse il labbro inferiore e bisbigliò:
“Non ti appartengo… questo lo sai, no?”
“Allora perché sei qui? Avevamo fatto un patto… avresti
anche potuto non rispettarlo… non ti avrei mai fatto del male…”
“I miei 18 anni sono stati compiuti questa notte… Una
promessa è una promessa… un patto un impegno… l’onore è ancora d’obbligo…” Il
ragazzo rise sommessamente e replicò bisbigliando:
“Mi sembra di sentir parlare quei vecchi gentiluomini
della rivoluzione francese…”. Dopo rimase in silenzio per un attimo e poi le
tese la mano con eleganza eterea: “Un po’ di piacere non ti farebbe male…”. La
ragazza guardò la sua mano e il silenzio che intercorse tra loro si colmò di
significati. In seguito alzò il viso su di lui che la penetrò con i suoi occhi
di ghiaccio e sussurrò:
“Allora onora la tua promessa…” La giovane donna respirò
a fondo e poi afferrò la sua mano gelida. Fredda come la morte che
improvvisamente sentì avvolgerla e dura… dura e liscia come se fosse stata
scolpita nella pietra. La notte divenne più tetra e la sua anima si incupì
ancora di più ma la stregoneria che quel sorriso le aveva fatto era troppo
forte, impossibile da fermare. Altre scariche di adrenalina le pugnalarono la
schiena come se fossero stati tanti aghi e per un momento ebbe un tentennamento.
L’uomo sorrise e replicò con leggerezza:
“Riconosco il tuo timore dai gesti… non dovresti violare
te stessa, in questo modo così barbaro…”
“Non ho paura… Ho compiuto” ma egli la interruppe quasi
divertito: “18 anni… lo so… cosa speri di ottenere con questo gesto?”. La donna
guardò la terra battuta sotto ai suoi piedi e si limitò a rispondere: “Farei
uscire da me solo quella parte del mio carattere che ho sempre soffocato…”
Il ragazzo sorrise quasi deliziato dalla battuta che la
giovane aveva fatto e l’attirò gentilmente a sé, quasi fosse stata una piuma
nelle sue mani. Respirò il suo profumo dolce e leggero e poi rispose,
sussurrando al suo orecchio:
“O sei in cerca di qualcos’altro?” A sentirlo vicino a sé
arrossì violentemente e chiuse gli occhi al proseguire del suo discorso
suadente: “Di qualcos’altro che ti riscaldi in questa fredda notte di Dicembre…
che ti faccia sentire importante… è così?” La ragazza prese un respiro sottile e
ribattè in un soffio:
“Da te non cerco niente…”. E poi rimase in silenzio.
Sentì le labbra ghiacciate di quell’uomo sfiorarle l’orecchio in cui le aveva
bisbigliato quelle parole. Sentì un brivido scorrerle lungo la spina dorsale e
si ritrovò inconsapevolmente appoggiata al petto tonico di quella creatura. La
sua voce maschile la incantò allora:
“Io sono la morte… Sono la notte più nera… il male più
oscuro… il nulla che esiste…”
“Allora amo la perdizione…”
“Sei innamorata di una cosa così opposta a te… angelo
dannato…” Le accarezzò lascivamente i capelli corvini e poi le lasciò un casto
bacio sulla guancia, corrispondente ad uno sfiorare di labbra la sua pelle. In
seguito la prese per mano e proseguirono in silenzio fino ad una cappella in
rovina, sconsacrata e ormai prossima a decadere. Lì si chiusero dentro e lui
rimase fissarla in silenzio mentre lei si guardava intorno. Poi tornò a
ricambiare il suo sguardo. Sentì una scossa elettrica attraversarle il cuore e
l’orlo del precipizio che si avvicinava sempre di più… sempre più vicino, sempre
più ripido e profondo… e poi successe. Il ragazzo si avvicinò a lei e le baciò
le labbra carnose con veemenza, come se non avessero atteso altro che da
un’eternità. Infilò le sue mani tra i capelli della ragazza che rispose al bacio
con impazienza e impulsività. Sentì il suo fiato freddo accarezzarle la pelle,
una strana scossa di paura le colse l’animo sempre più nero. Con la lingua
sfiorò i canini appuntiti del giovane e gemette per la sensazione delle sue mani
fredde a contatto con la pelle del collo. L’impossibilità di non poter rifiutare
l’ennesimo bacio da quella bocca assassina la costrinse ad appoggiarsi con la
schiena al legno marcito della porta della cappella. Quando si separarono e
ripresero fiato, si guardarono negli occhi. In seguito le si avvicinò di nuovo e
ricominciò a baciarla con molta lentezza, come se dalla parte sua avesse
l’eternità. Con una leggera scia di baci le dipinse mille ghirigori infernali
sul viso pallido e angelico e poi le mordicchiò con dolcezza tentatrice il
labbro inferiore che fremette per un secondo. I canini le carezzarono la carne
umida e la sentì sospirare sotto le sue mani esperte e demoniache. Allora
sorrise contro la sua guancia e poi scese con lentezza sull’incavo del collo. Le
sue mani fredde le tolsero di dosso il cappotto, mentre sbottonavano il primo
bottone della camicia nera. La ragazza gemette in silenzio e poi aprì per una
frazione di secondo gli occhi e lo trovò ad armeggiare con dolcezza a livello
del secondo. Richiuse gli occhi e respirò il suo profumo aspro mentre sentì la
camicia aprirsi di un altro bottone. Le mani del vampiro si infilarono sotto il
suo tessuto e le accarezzarono in cerchi concentrici, lascivi e tentatori i
fianchi, mentre ricominciava a sfiorarle con le labbra la spalla semiscoperta.
Quando sentì il freddo gelido sul suo stomaco, vide il vestito cominciare a
scenderle lentamente giù per le spalle, fino a cadere per terra, sopra il
cappotto immobile. La ragazza gli prese la testa fra le mani e lo portò di nuovo
a baciarle le labbra, questa volta con più fame, con più passione. L’uomo
rispose e poi scese a baciarle di nuovo la clavicola più lentamente, più
languidamente mentre le mani le carezzavano il ventre diafano e piatto.
Era una danza mortale, quella che stavano componendo,
mentre le carezze si facevano più audaci, il desiderio di sentirsi vicini
prepotente e fortemente vigliacco… troppo vigliacco per poter rinunciare ad una
simile enfasi. Era un qualcosa che preludeva allo scoppio dei cannoni, alla
guerra più sanguinosa e terribile che potesse esserci… al dolore dell’amore e
all’ustione che il male reca sulla pelle e nel sangue nelle sue più insignificanti particelle… è l’entrare dell’odio più puro
in circolo per raggiungere il cuore e bloccarlo in uno spasmo, farlo gemere di
sofferenza e farlo morire lì… senza più gioia, senza più calore… ricoperto
solamente dal gelo della morte. Ed era un qualcosa di malsano quello che provava
la ragazza. Era il desiderio di essere sua anche sapendo che Iddio l’avrebbe
diseredata dal Suo paradiso celeste, era sapere che il demonio l’avrebbe accolta
a braccia aperte una volta che gli avesse permesso di morderle la candida pelle
del collo e, prima di questa, di farlo entrare dentro e di sé e di provare
piacere con quella creatura che non sentiva emozioni, che era morto da tempo
immemorabile e che, se qualcuno lo avesse impalato, si sarebbe sgretolato come
sabbia tra le mani.
Sentì il suo petto scoperto a contatto con quello gelido
di lui. Mentre era impegnato a baciarle il collo e a farle sentire la presenza
attraente dei suoi canini affilati come lame, la ragazza notò una cicatrice sul
suo corpo e l’accarezzò, sentendolo più rigido col suo tocco e più freddo, come
se quel segno ancora gli facesse male… come se avesse ancora un brivido di vita
in quegli occhi color del miele che adesso avevano fame di lei. Sentì le sue
mani catturarle di nuovo il viso e premere le sue labbra contro quelle di lei.
Sentì la sua lingua fredda come il ghiaccio solleticarle la propria, farle
sentire che la desiderava come nessuno aveva mai fatto. Gemette mentre le sue
mani scendevano in basso e rendevano il desiderio qualcosa che adesso si palpava
sul serio. Appoggiò la testa all’indietro, contro il legno marcito della porta,
mentre l’adrenalina adesso sembrava avesse preso il posto del sangue e scorreva
dappertutto, stordendola, rendendola cieca, sorda, incapace di muoversi per il
piacere diffuso e maledettamente desiderabile. Lo vide avvicinarsi e poggiarle
un dito sulle labbra gonfie per la troppa passione e le tolse con una mossa che
aveva dell’eccitante anche l’ultima traccia di blando rossetto. E poi la voglia
venne come arriva un’onda anomala. Il diavolo la prese, l’anima pura che aveva
gettò un urlo e morì così, soffocata dal buio della notte eterna nella
dannazione. Urlò come urlerebbe una creatura demoniaca, come urlerebbe un
animale senza più fede né religione e la cosa fu terribile e al tempo stesso
affascinante. Era preda del sesso, dell’eccitazione più pura e selvaggia.
Accade, a volte, di trovarsi di fronte ad un bivio e di
scegliere la strada sconnessa, anziché quella già asfaltata e illuminata. C’è
anche un tempo in cui bisogna decidere da che parte schierarsi. Arriva l’ora di
decidere se seguire un amore sbagliato, del sesso che non avrà mai un riscontro
affettivo o una solitudine giusta, sacrosanta, resa evanescente dalla vita e
dalla serenità. C’è chi segue il cuore. E questo è determinante.
Quando sentì l’onda defluire, trascinandosi dietro tutto
il bagnasciuga di pietre adrenaliniche, fissò il soffitto come se non lo
vedesse. Sospirò come se avesse fatto una lunghissima corsa e lo sentì calare su
di sé. Era giunto il momento… consacrata al diavolo.
Il vampiro le fece un’ultima carezza amorevole e poi le
leccò con calma il collo. Quindi la baciò mortalmente. La ragazza gemette
di un nuovo piacere, quello solo che il male perverso sa dare e che la
perdizione sa mascherare come potenza che regge in mano il mondo. E si resse
alle sue spalle marmoree mentre aghi di fuoco le trapassavano la vita, la testa,
le gambe, i piedi, la schiena, le mani… emise un grido inumano e la creatura la
tenne ferma per finirle di bere il sangue. Dopo le fece assaggiare, oramai in
fin di vita e con il cuore che debolmente batteva ancora, il suo stesso sangue,
tramite un morso che si era lasciato sul polso. Ella lo accettò e una nuova
forza le irrigidì i muscoli, una nuova bellezza quasi dolorosa e immortale le
risvegliò i sensi e la tanta, tanta agonia di un corpo che ormai subiva la sua
metamorfosi infernale.
E poi giacque lì, tra le braccia statuarie del vampiro.
Era così immobile da sembrare morta. E poi successe. Aprì gli occhi di scatto,
mentre una nuova percezione del mondo le catturava la mente.
Ed era vampira… ed era dannata… e aveva bisogno di
uccidere vite umane e di sesso per poter vivere, ora… e maledì quella croce
spaccata in 4 pezzi vicino all’altare coperto di polvere. Lo maledì con tutta
l’anima nera ed oramai irrecuperabile e provò gioia per quella fine miserevole
che quel pezzo di legno aveva fatto. Ed un odio nero le si impossessò
dell’anima. Guardò l’uomo che la fissava quasi incantato dalla sua bellezza. Si
allontanò da lui e si rivestì fulmineamente, mentre la morte le dava un’energia
che avrebbe pagato a caro prezzo.
Non era stato amore. Era una consacrazione alla
perdizione eterna.
E ora aveva bisogno di uccidere.
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