Ricordo che pioveva, quel giorno.
Avevo percepito subito che nell'aria
aleggiava una novità. Mi pareva quasi di udirla, di sentirla con le
orecchie dell'anima.
Ne ebbi la conferma appena scesi per la
colazione: i miei genitori non erano seduti agli estremi del tavolo,
come solevano fare, ma uno accanto all'altra, e non era presente
alcun membro della servitù. Appena notai queste due faccende
insolite, mi chiesi cosa fosse accaduto di così grave, e dopo
qualche istante ovviamente compresi. Certo, era così scontato.
Litigammo, ovviamente. Io volevo essere
libera, loro volevano che seguissi le regole di ogni nobildonna, che
naturalmente disprezzavo. Fu il litigio peggiore che ebbi mai con i
miei genitori, e infine vinsero loro.
Fu così che venne decretato il mio
matrimonio. E la mia morte.
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