Eccoci all'ultimo capitolo, forse il più sentimentale di tutti.
Sherlock deve ammettere con se stesso, e anche con tutti gli altri,
quanto sia cambiato negli ultimi tre anni. E questo comporterà delle
confessioni e una certa vulnerabilità da parte di Sherlock, soprattutto quando si confronterà con John.
Grazie a tutti quelli che sono arrivati sino a qui.
E, se non vi ho annoiato abbastanza, sappiate che sto lavorando ancora
su questa ff, ma questa volta dal punto di vista di Molly.
Buona lettura!
Epilogo
Ieri John è tornato
dal suo viaggio di nozze.
Avevo detto a Molly che
non sentivo la sua mancanza solo perché era in viaggio di nozze, ma
non era vero. Mi dispiace aver mentito a Molly, ma ci sono cose
che non mi piace ammettere, neanche con lei. E poi, comunque, lei lo
sa. Posso negare quanto voglio, ma lei riesce sempre a leggermi
dentro.
Ero così felice di
rivedere John che ho organizzato una specie di cena di bentornato
per la coppia. In realtà, Mary mi interessava molto poco, ma non
potevo proprio far finta che lei non esistesse.
Ormai era sua
moglie, dovevo accettarlo, anche se non mi piaceva.
In breve, ieri sera ho
invitato John e Mary, naturalmente Molly e Mrs. Hudson e anche
Lestrade, per una cena nel mio appartamento.
Molly si è offerta di
cucinare, con l'aiuto di Mrs. Hudson, io in quanto incapace di
preparare qualsiasi cosa di diverso dal tè, ho semplicemente
partecipato economicamente alla cena, pagando gli ingredienti
necessari. E, nel pomeriggio, mi sono impegnato a riassettare la sala
su consiglio di Mrs. Hudson.
Non permetto a nessuno
di toccare le mie cose, quindi sono costretto a metterle in ordine
per conto mio.
L'altra faccia della
medaglia.
Dopo aver letteralmente
portato in braccio Mrs. Hudson dal piano terra, lei ha cominciato
a riordinare la cucina e a lamentarsi del disordine. Molly ci avrebbe
raggiunto di lì a poco una volta finito il suo turno in ospedale,
quindi eravamo soli.
“Mio caro ragazzo,
non puoi tenere la cucina in questo stato. Perché non mi permetti di
mandarti Miss Barry? Potrebbe venire una volta alla settimana e darti
una mano.”
“Non desidero estranei per casa.”
“Lo so, ma sarebbe
solo per qualche ora...”
“No, Mrs. Hudson.”
“Va bene,
va bene. Sai che me ne occuperei io se potessi, ma purtroppo fare le
scale per me è off limits. A proposito, sei stato un tesoro a
portarmi in braccio.”
“Si figuri, Mrs. Hudson, lei è leggera
come un fuscello.”
Lei ha riso ed è
tornata a occuparsi della cucina. Era di buon umore e non sapevo se
avremo avuto altri momenti per parlare prima della cena.
“Mrs. Hudson, forse
in futuro la cucina sarà più in ordine.”
“E come, caro?
Pensi di occupartene personalmente?”
“No, ecco, intendevo che
forse potrebbe occuparsene Molly.”
“Oh.” ha detto lei
bloccandosi per un secondo lievemente sorpresa. “E perché dovrebbe
farlo?”
“Le ho proposto di prendere la camera di John. Per lei
sarebbe un risparmio e sarebbe più vicina al Barth's. Inoltre, il
suo attuale appartamento non può certo definirsi sicuro, né vale
l'affitto che paga.”
“Ma certo, sarebbe una bella idea.”
“Per
il momento ci sta pensando, ma potrebbe capitare da un momento
all'altro.”
“Certo, certo.” ha
commentato lei sorridendo in maniera maliziosa.
Ovviamente non avevo
parlato con abbastanza nonchalance, perché Mrs. Hudson aveva capito.
“Mrs. Hudson, so cosa
sta pensando.”
“Io? Io non penso a
niente. Mi fa piacere se quella cara ragazza viene a vivere qui, sai
che l'adoro. E sono contenta che abbiate appianato i vostri dissapori
e che ora siate così vicini.”
“Beh, ecco noi...
Siamo buoni amici.”
“Certo, caro. È
quello che intendevo.”
Mi sono ritrovato a
guardare Mrs. Hudson perplesso. Lei sapeva. E non mi riferivo
solo agli ultimi avvenimenti. Lei sapeva tutto. Sapeva che,
anche quando non me ne rendevo conto, anche quando ero crudele e
freddo con Molly, in realtà c'era dell'altro. Me l'aveva anche detto
appena tornato a Londra. Mi aveva detto che ero come un bambino alla
prima cotta. Non aveva tutti i torti. E forse era arrivato il
momento di dire le cose come stavano.
“Mrs. Hudson, in
realtà, io e Molly siamo più che amici. Da qualche settimana la
nostra relazione si è... evoluta. Ho chiesto a Molly di
vivere con me, ma non come semplice coinquilina.”
Lei si è avvicinata a
me e mi ha abbracciato, stringendomi così forte da togliermi il
fiato. Quando si è staccata aveva gli occhi lucidi.
“Mio caro Sherlock,
sono così felice per te. Per entrambi. Siete una coppia deliziosa.”
“Ma... Come...” ho
balbettato come una persona con dei deficit nel linguaggio.
“Non pensavi di
potermi nascondere certe cose, vero? Avrò anche una certa età, ma
sono stata giovane anche io, e grazie al cielo non sono ancora né
cieca né sorda!” ha concluso ammiccando e confermando il mio
sospetto che ci avesse visto o sentito insieme.
Avrei voluto ribattere
qualcosa ma, prima che potessi farlo, mi ha dato un buffetto su una
guancia ed è tornata a pulire la cucina canticchiando felice, come
se niente fosse accaduto.
Io ho ricominciato a
riordinare tutti i miei documenti e quando, mezz'ora dopo, è
arrivata Molly, era tutto in perfetto ordine.
Si è avvicinata per
salutarmi e darmi un rapido e discreto bacio sulla guancia, ma io ho
intercettato le sue labbra e l'ho stretta a me in un bacio molto più
intenso.
“Ma...” ha
obbiettato lei indicando Mrs. Hudson.
“Lo sa già, e ci da
la sua benedizione.”
“Oh, bene. Avevamo bisogno della sua
benedizione?”
“No, ma pensavo ti facesse piacere sapere che
lei è felice per noi.”
“Certo. Quindi ora lo
dirai anche a John?”
“Sì, appena mi sarà possibile.”
“Bene,
perché penso che sia della sua benedizione che mi devo
preoccupare, giusto?”
“Non devi. John ti adora.”
Lei ha sorriso e ha
raggiunto Mrs. Hudson in cucina e hanno iniziato a preparare la cena.
Non potendo essere di
ulteriore aiuto in cucina, ho iniziato a suonare il violino, sia per
fornire un sottofondo musicale alle mie due donne preferite,
sia per riflettere.
Dovevo parlare con
John, possibilmente in privato. Dovevo dirgli di Molly, ma non solo.
Dovevo scusarmi per come mi ero comportato con lui in passato
assorbendo tutta la sua attenzione, e anche nel presente sentivo di
aver tralasciato qualcosa. Non ho mai veramente accettato Mary, non
l'ho mai considerata veramente importante. E questo non è il
comportamento di un amico. Non il comportamento che John si aspettava
dal suo migliore amico.
Mentre stavo
concludendo una melodia, John e Mary sono entrati nell'appartamento.
“Wow, non credo di
aver mai visto questo posto così in ordine. A cosa dobbiamo tale
onore?” ha esordito John con tono sarcastico.
“Ovviamente al vostro
ritorno.” ha detto Mrs. Hudson lanciandosi verso di loro per
abbracciarli.
Così ha fatto anche
Molly, mentre io sono rimasto per un attimo in disparte. Solo quando
la girandola di baci e abbracci e terminata, mi sono avvicinato a
John.
“Bentornato.” ho
detto semplicemente tendendogli una mano che lui ha stretto.
Poi ha sorriso e mi ha
dato una pacca sulla spalla. In quel momento si è avvicinata anche
la sua neo moglie.
“Grazie per questo
invito, Sherlock. Ti abbiamo portato un souvenir dalla Grecia.”
“Grazie, Mary. E
bentornata anche a te.” ho replicato avvicinandomi a lei e dandole
un affettuoso, se pur breve, bacio sulla guancia.
Sia lei che John erano
stupiti e mi hanno guardato con gli occhi spalancati.
“Sherlock, cosa...”
ha iniziato a dire il mio migliore amico, ma l'ho interrotto subito.
“John, hai lasciato
delle cose nella tua vecchia camera. Vieni, te le mostro.” ho detto
dirigendomi al piano di sopra.
Lui mi ha seguito,
fortunatamente da solo. Non potevo fingere affetto per Mary troppo a
lungo.
“Qui c'è il borsone
che hai lasciato la sera prima del tuo matrimonio, e qui ci sono
alcuni libri e oggetti che non hai mai portato via.” ho spiegato
indicando gli oggetti con un gesto della mano.
“Sì, beh, non ho
mai avuto fretta di tornare qui, lo sai.”
“Lo so. Ora, però, è
necessario che tu liberi la stanza. Potrebbe essere occupata a
breve.”
“Occupata?”
ha chiesto aggrottando le sopracciglia, confuso e potrei giurare che
fosse persino irritato.
“Sì. Ho proposto a
Molly di venire a vivere qui. Non ha ancora accettato, ma credo che
presto lo farà. La sua attuale casa le costa troppo, non è sicura
ed è distante dal Barth's. Inoltre, per me sarebbe un grande aiuto
averla sempre qui, a mia disposizione.”
Lui ha ha annuito e poi
è scoppiato a ridere.
Non era una risatina
ma una risata incontrollabile.
Scomposta.
Rideva talmente
tanto che ha dovuto sedersi.
“Non capisco tutta
questa ilarità.” ho detto confuso osservandolo.
“Tu... Che
convivi con Molly. Direi che c'è molto, molto, da ridere.”
“Perché?”
“Perché lei è
innamorata di te. E, nonostante quello che cerchi di far credere al
mondo, tu provi qualcosa per lei. E ora che lei non è più
fidanzata, forse pensando di avere l'occasione di farti avanti, la
inviti a vivere con te.”
“Io non ho bisogno di
simili sotterfugi.”
“Ah no? Allora sei
perfettamente in grado di andare al piano di sotto da quella donna
che ti venera e dirle che sei innamorato di lei?” ha
domandato alzandosi in piedi e facendo un passo verso di me.
Mi sono avvicinato a
lui per poterlo guardare negli occhi e ho sorriso divertito.
“Sono perfettamente
in grado. Non ho bisogno di sotterfugi perché la relazione tra me e
Molly in questo momento è perfettamente equilibrata e sincera.”
“Equilibrata e
sincera? Cosa significa?”
“Significa che non
nascondo nulla a Molly. Né sul mio lavoro, né su di me.”
“Intendi dire che voi
due...”
“Abbiamo una relazione sentimentale, o una storia
come si usa dire banalmente oggi. Tra l'altro trovo che sia un modo
davvero orribile di definire una relazione. Da l'impressione di
qualcosa di finito, concluso, passato. Non credi?”
John si è seduto
nuovamente. Era sorpreso. Teneva la bocca spalancata, le dita a
coprire le labbra come a voler impedire a un suono di uscirne. Gli
occhi assenti, persi nel vuoto.
“John, ti senti
bene?”
“Sì, sì, certo...” ha replicato ridestandosi. “È
solo che... Non credevo che avrei mai assistito al giorno in cui
Sherlock Holmes avrebbe detto di avere una relazione
sentimentale.”
“Sì, beh, lo sai.”
“Sì, lo so. Mi
avevi detto che le ragazze non erano esattamente il tuo settore. E
che ti consideravi sposato con il tuo lavoro. Hai persino rifiutato
Irene Adler che ti mangiava con gli occhi e che, lasciamelo dire,
era una donna bellissima anche se alquanto calcolatrice. E a te
piaceva. Ti piaceva davvero. Eppure non l'hai voluta. E ora
eccoti qui, a dirmi che hai una relazione con la piccola dolce Molly.
Devi ammettere che è davvero difficile da credere. Soprattutto per
me, perché ti conosco, e so quanto tu sia arrogante e orgoglioso.”
“Negli ultimi tre
anni sono successe molte cose. E io sono cambiato. Forse non in
maniera così evidente, ma sono cambiato.”
“In meglio,
mi pare.”
“Lo spero.”
John si è rialzato e
si è avvicinato. Non sono riuscito a evitare che mi abbracciasse. Le
sue esternazioni d'affetto sono davvero una seccatura, ma non mi sono
scansato, ho lasciato che fosse lui a staccarsi quando lo ha ritenuto
opportuno. E per fortuna lo ha fatto dopo pochi secondi.
“Sono molto felice
per te, amico mio. Molly è una donna adorabile e tu sei davvero
fortunato. Non farla impazzire troppo, ok?”
“Io non... Perché
pensi che la farei impazzire?” ho chiesto non capendo a cosa si
riferisse.
“Oh, beh, è solo una mia impressione.” ha risposto
con una risatina.
“Ovviamente farò del
mio meglio.” ho detto camminando avanti e indietro per la piccola
stanza. “C'è ancora qualcosa che dovrei dirti.”
“Oh, buon
Dio, non avrete già deciso di sposarvi? O magari lei è già
incinta?”
“No!” ho
smentito disgustato. “Non ritengo che il matrimonio sia
l'evoluzione naturale di ogni relazione, anche se per te è così. E
in merito a una gravidanza, ti assicuro che il ciclo mestruale di
Molly è perfettamente regolare e che utilizziamo le dovute
precauzioni.”
“Oh, Gesù... Sai, non è necessario che
tu mi fornisca tutti questi particolari.”
“Allora perché hai
chiesto?”
“Erano domande retoriche. Comunque, cosa vuoi
dirmi ancora?”
Ho preso fiato e mi
sono seduto. Potevo farcela. Scusarmi non è una cosa che mi
riesce bene né è una cosa che amo fare, ma in alcuni casi è
davvero necessario.
“Quando noi vivevamo
insieme, tu non hai mai avuto una relazione che sia durata più di
qualche settimana. Molly ritiene sia colpa mia. Perché assorbivo
tutta la tua energia e attenzione, impedendoti di farti una tua vita.
Ovviamente, da parte mia non era intenzionale, quindi me ne
scuso. E mi scuso anche se non ho dato la giusta importanza a Mary
quando me l'hai presentata. Non mi sono comportato da buon amico.
Perdonami.”
Anche John si è seduto
e mi ha guardato pensieroso. Sembrava sinceramente interessato a
quello che stavo dicendo, come quando gli rivelavo la conclusione di
un caso.
“Qualcos'altro?”
“Sì,
mi scuso anche di averti lasciato credere che fossi morto per tre
anni. So di averlo già fatto, ma so anche che tu non vuoi e non
puoi dimenticare ciò che ho fatto. Spero che un giorno ci
riuscirai.”
“Sherlock, ti ho
già perdonato. Sono stati tre anni difficili, ma sapere che tu
sei vivo e, soprattutto, sapere che quello che hai fatto era un atto
altruistico, mi ripaga del dolore che ho provato. Davvero, amico. Va
tutto bene.”
“Allora perché non vuoi tornare a lavorare con
me?” ho domandato con forse un'eccessiva nota di tristezza,
“Perché
ora ho delle responsabilità. Ho preso degli impegni. E, comunque, ti
ho detto che lavorerò ancora con te, solo non tutte le volte.”
Ho annuito
sufficientemente soddisfatto e mi sono alzato per uscire dalla
stanza.
“Bene, torniamo di
sotto. Sono contento di aver chiarito ogni dettaglio.”
“Anche
io. E sono davvero felice per te. Io e Mrs. Hudson facevamo il tifo
per te e Molly da sempre.”
“Davvero?” mi sono incuriosito.
“Sì, era così ovvio
che tu provassi qualcosa per lei, solo che non sapevamo se te ne
saresti reso conto e, soprattutto, se saresti riuscito a
dimostrarlo.”
“Quindi anche tu
ritieni che i miei atteggiamenti nei suoi confronti fossero
rivelatori?”
“Ma certo. Ci mancava solo che le tirassi le
trecce.”
“Molly non porta le trecce. A volte si fa una
treccia. Singolare.”
“Era un modo di dire.
Intendo dire che sembravi un bambino alla prima cotta che cercava di
attirare la sua attenzione facendole i dispetti.”
“Ancora
questo paragone! Io non sono uno stupido bambino e so benissimo
come comportarmi con le donne!”
John ha alzato un sopracciglio
con un sorriso malizioso come a voler dire che non ne era affatto
convinto.
“Al diavolo.
Torniamo di sotto o ci daranno per dispersi.” ho concluso
avviandomi per le scale.
Nel frattempo, con una
bottiglia sotto il braccio, era arrivato Lestrade. Stava salutando
con trasporto Molly e Mary. La sua cura nel vestirsi e il suo
dopobarba mi dicevano che stava frequentando una donna. E questo non
poteva che farmi piacere, così magari avrebbe smesso di gironzolare
troppo attorno alla mia donna.
“Oh, Greg, è
fantastico, quando ce la fai conoscere?” ha chiesto Molly
confermando la mia deduzione.
“Non so, è ancora presto. Sai,
non voglio affrettare le cose.”
“Fai bene, potrebbe scappare
scoprendo che frequenti gente come noi.” ha scherzato John
passandogli accanto.
Tutti hanno riso di
cuore. Poi Lestrade mi ha visto e si è avvicinato a me.
“Ho parlato con
Donovan. Davvero le consenti di prendersi il merito dei casi a cui
collabori?”
“Non ho bisogno di visibilità, non più. E non
per casi così banali.”
“Non era un caso banale.”
“Lo era. E, comunque,
sai che non lo faccio per avere dei riconoscimenti.”
“Lo so.
Donovan era davvero colpita. Pensava la odiassi e invece così la
aiuterai con la sua carriera.”
“Greg, tu ora sei commissario
capo, non sei più un agente attivo, quindi avevo bisogno di
qualcun'altro a cui affidarmi per le indagini sul campo. E,
nonostante Sally Donovan non sia mai stata una delle persone che
preferisco, ho deciso di fare un accordo con lei che sarebbe andato a
vantaggio di entrambi.”
“Capisco. Beh,
Donovan non è particolarmente simpatica, questo te lo concedo, ma
tra gli agenti con cui ho lavorato è la più sveglia. Non potevi
scegliere di meglio.”
“Lo so.”
Finalmente la cena era
servita e ci siamo seduti tutti a tavola. Sono stati fatti dei
brindisi, principalmente in onore del fatto che eravamo nuovamente
tutti insieme. Ovviamente il riferimento era alla mia morte,
ma ufficialmente era per il ritorno di John e Mary dal viaggio di
nozze.
Quando tutti hanno
smesso di brindare e pensavano solo a gustare i deliziosi piatti
preparati da Mrs. Hudson e Molly, mi sono alzato in piedi, con il
bicchiere in mano.
“Vorrei dire
qualcosa.” ho esordito e tutti mi hanno osservato con aria
interrogativa.
“Non sono bravo in
queste cose, ma c'è qualcosa di cui vorrei rendervi partecipi.”
Ho tossito per
schiarirmi la voce, che improvvisamente sembrava voler sparire.
“Tre anni fa, ho
dovuto abbandonarvi, e ho dovuto farlo nel peggiore dei modi. So di
avervi dato un grande dispiacere, e vi assicuro che anche per me è
stato davvero doloroso. Mi siete mancati tutti. Mi mancava la mia
vita. Mi mancavano i miei amici. Mi mancava essere felice.”
ho fatto una pausa per deglutire e li ho osservati mentre tutti loro
sembravano quasi commuoversi. “So che il mio criterio di felicità
non è uguale a quello degli altri, ma io ero felice. Quando sono
tornato, però, mi sono reso conto che avevo perso tutto. La mia
vecchia vita era stata spazzata via. Temevo che non sarei stato mai
più felice. Invece, ora eccoci qua. Tutti insieme. Come una
famiglia. Ho di nuovo tutti voi, i miei migliori amici, e anche
molto di più. Per esempio, ora ho anche una nuova amica.” ho detto
facendo un cenno verso Mary e suscitando un sorriso in John. “Ho
dei nuovi collaboratori per il mio lavoro, come dicevo poco fa a
Greg.” ho aggiunto indicando Lestrade che ha alzato il bicchiere
verso di me come risposta. “E, soprattutto, ho finalmente quello
che mi è mancato in tutta la mia vita. L'amore di una donna
speciale.” ho concluso sorridendo verso Molly che è arrossita.
Mentre Mrs. Hudson e
John ridevano complici, Mary applaudiva e Lestrade sussultava
sorpreso, ho poggiato il mio bicchiere e mi sono avvicinato a Molly
per darle un bacio.
Un lungo,
inequivocabile bacio di passione.
Nessuno poteva più
mettere in dubbio quello che c'era fra noi dopo quel bacio. Nessuno
poteva più dire che io non fossi in grado di comportarmi con le
donne.
E nessuno avrebbe
potuto dire che la mia vita fosse infelice. Perché io ero felice.
Completamente.
Come non lo ero mai
stato.
FINE
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