#26 - Lovely on my hand
Castle
esce dalla sala interrogatori sbattendo la porta “Basta! Non
voglio sentire una
parola di più!” con lunghi passi si allontana da
quel posto, a lui così poco
familiare, al primo piano del 12th.
La
sezione truffe e estorsioni*1 li sta gentilmente
ospitando, permettendo a Castle di
risolvere la questione personalmente.
Nessuno
dei suoi amici ha, però, voluto osservare la scena da dietro
il vetro.
Forse
per riguardo, o per una forma di rispetto, Kate, Esposito e Ryan hanno
lasciato
che fosse Castle, assieme ad un agente, ad interrogare Jacinta.
Richard
sentiva il bisogno di sapere perché lei gli aveva fatto
tutto questo.
Ma
non resistette a lungo a quel mare di bugie.
Castle
li trova radunati attorno ad una scrivania, mentre spiegano di come
Hunter
fosse con l’acqua alla gola da più di anno a causa
del gioco d’azzardo.
“Io..
io me ne torno a casa, voglio stare un po’ con mia madre e
Alexis” mormora a
Kate.
Lei
sorride comprensiva “Ma certo, non ti preoccupare”
gli prende la mano e con il
pollice ne accarezza il dorso.
Non
appena Castle scompare dietro le porte dell’ascensore, Kate
si dirige a passo
di carica verso la sala interrogatori.
A
differenza di Rick, lei vuole sentire ogni singola parola.
Entra
nella sala a testa alta. Sguardo serio e deciso.
“Ci
dia un minuto, agente Warren”.
Senza
esitazione, l’uomo si alza e le lascia sole.
Kate
occupa la sedia vuota, incrocia le mani sul tavolo e la osserva.
Fissa
la donna che ha quasi mandato all’aria la sua relazione con
Castle.
Che
l’ha fatta dubitare dei suoi sentimenti per lui.
Che
ha cospirato contro di lui e l’ha illuso che sarebbe
diventato padre.
“Mi
giudichi, vero?” sbuffa Jacinta irritata da quel silenzio
“Credi di essere
migliore di me, credi di essere la sua preziosa Nikki Heat?”
la schernisce,
sapendosi ormai con le spalle al muro.
“Io
non giudico” Kate risponde tranquilla, senza lasciarsi
provocare “Non credo di
essere migliore di nessuno e non sono Nikki Heat” si allunga
distendendo
completamente la schiena contro lo schienale della sedia
“Vuoi sapere chi
sono?”.
Tutta
quella calma e il tono pacato di Kate, inquietano Jacinta
più che se la
detective stesse urlando.
“Io
sono quella che non ha rimorchiato
un
miliardario a bordo di un aereo solo per rimediare ad una scopata
finita male”
Beckett la fissa con insistenza senza nemmeno sbattere le palpebre
“Sono quella
che non si è
ripresentata sei mesi
dopo imponendosi con forza e incasinando la vita di un’intera
famiglia” sibila
“Sono quella che non ha
pagato
cinquemila dollari per falsificare un test di paternità per
assicurarmi la
bella vita”.
Jacinta
ascolta attentamente, quasi incapace di protestare.
“Hai
capito chi sono? Sono quella che ti impedirà di ferire di
nuovo le persone a
cui tengo”.
In
un normale interrogatorio, questo sarebbe visto come uno sbaglio.
Si
era appena esposta, ponendo la questione sul piano personale.
Ma
questo non è un normale interrogatorio.
“Perché?”
domanda ancora Kate “Perché Castle?”.
Jacinta
guarda insistentemente il tavolo.
“Non
c’è un vero motivo. Mi sono ritrovata incinta e
non sapevo come fare. A
malapena mantengo me stessa. Ero appena all’inizio della
gravidanza quando sul
volo diretto a Las Vegas sale Richard Castle” una smorfia
quasi divertita e poi
prosegue “Sembrava perfetto. Era vulnerabile e ferito.
Sedurlo è stato un gioco
da ragazzi. Sapevo della sua fama di donnaiolo ma anche di buon
padre”.
Kate
resta impassibile. Si deve sforzare al massimo per non mostrarsi
disgustata.
“Perché
adesso? Perché dopo sei mesi e non prima?” chiede
Beckett.
“Il
pancione fa più scena...”.
“E
per cercare la persona giusta a cui far contraffare il test”
conclude la
detective, senza bisogno di chiedere.
“Sapevo
che avrei avuto bisogno di prove ma non è stato facile
convincere il dottor
Hunter. Mi ci è voluto tempo per persuaderlo. Voleva
più soldi, ma quelli erano
tutti i miei risparmi” spiega, sempre a sguardo basso.
La
spavalderia e l’arroganza ormai sono solo un pallido ricordo.
“Come
l’hai convinto?”.
L’hostess
si stringe nelle spalle “Quando nessuno gli ha più
concesso prestiti, tutto ad
un tratto i miei ‘pochi spicci’ non gli hanno
più fatto così schifo”.
Vorrebbe
dire altro ma sente lo sguardo pesante di Kate su di sé.
“Volevo
solo garantirmi un futuro stabile per me e il mio bambino”
sussurra infine.
“Hai
pensato che un giorno tua figlia avrebbe potuto scoprirlo? O che se
avesse
avuto bisogno di una trasfusione, il sangue di Castle non
l’avrebbe salvata?”.
Jacinta
non risponde.
“No,
vero?” Kate si sporge verso di lei “Sai chi
è il vero padre?”.
“Un
tizio cileno*2...incontrato in un bar di
Santiago”.
Castle
fissa sua figlia e il suo ragazzo, seduti al tavolo da pranzo, mentre
studiano.
È
come ipnotizzato.
Si
allunga meglio sul divano, senza togliere lo sguardo da lei.
Sua
figlia.
Quella
vera.
Si
sente così arrabbiato. Frustrato. Raggirato. E, lo deve
ammettere, anche
sollevato.
E
si sente in colpa per quel sollievo.
Ed
è comunque preoccupato per le sorti della bambina.
Alexis
sorride a Peter.
Ma
per Castle, quel sorriso è solo per lui.
“Hai
intenzione di fissarla per tutto il giorno?” domanda Martha,
seduta accanto a
lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
Castle
sospira “In questo momento è l’unica
cosa che mi rende felice” risponde
guardando per un attimo la madre.
Poi
entrambi tornano a guardare i due giovani.
“Sottolinei
come una forsennata” le dice Peter, ridendo.
“Con
tutta questa storia quasi ci scordavamo che tra una settimana ci
sarà l’esame
finale” borbotta Alexis, con il timore di non aver studiato
abbastanza.
“Tranquilla
angelo mio, siamo preparatissimi! Nessuna hostess in stato interessante
occuperà i nostri pensieri lunedì
alle...”Peter esita.
“Lunedì
alle 15.00! Giuro che se te lo dimentichi e non ti presenti, ti uccido
con le
mie mani!” lo minaccia lei.
“Sì
signora!”.
Castle
e Martha ridono, finalmente, più sereni.
“Hai
ragione, sono stato qui a guardarla tutto il giorno” esclama
Rick, alzandosi.
“Dove
vai?”.
“Sono
quasi le 17.00, Kate sta per finire il turno”.
Beckett
esce svelta dall’ascensore. Saluta un paio di agenti ed
è già in strada.
Vuole
al più presto mettersi alle spalle quella giornata.
Si
dirige verso la sua macchina per poi fermarsi quasi subito.
Castle,
appoggiato con la schiena alla portiera, la saluta con la mano.
Si
sorridono.
Stanchi,
esausti e provati.
Ma
con ancora la forza di sorridersi.
Lo
raggiunge e per un paio di minuti ci sono solo loro due, abbracciati.
Li
possono vedere gli altri poliziotti? I giornalisti?
Non
è importante in quel momento.
“Camminiamo?”
propone Castle, sussurrandole tra i capelli.
Mano
nella mano passeggiano nelle vie limitrofe, costeggiando i negozi.
Ad
ogni passo, un piccolo pezzetto di normalità rientra nelle
loro vite.
Ad
ogni addobbo natalizio che oltrepassano c’è il
bisogno di Kate di affrontare
un’altra questione per lei molto importante.
“Da
quando è morta mia madre io e mio padre non abbiamo
più festeggiato il Natale.
Lui se ne va nella sua baita in montagna ed io mi faccio assegnare
sempre il
turno della Vigilia per impedire che qualche famiglia passi quello che
ho
passato io” esclama all’improvviso.
Castle
ascolta in silenzio, lasciandola parlare.
“Mi
piacerebbe provare a cambiare questa trazione. Mi piacerebbe passare la
Vigilia
tutti assieme. Che ne pensi?”.
Lui
si ferma e si mette di fronte a Kate “Penso che non ci sia
momento migliore per
inaugurare una nuova tradizione. Abbiamo tanto di cui
festeggiare” lei annuisce
regalandogli un dolce sorriso “Invita anche Jim. Se se la
dovesse sentire,
sarebbe il benvenuto”.
“Grazie”
Kate si alza sulle punte per completare le sue parole con un bacio.
Come
sottofondo, una leggera melodia accompagna il loro momento di tenerezza.
“Ma...”
Kate si scosta appena, sussurrandogli sulle labbra.
“Questo
è...” nello stesso momento, Castle si accorge
della musica.
Si
voltano contemporaneamente.
Sono
davanti ad un negozio di musica e di elettronica.
Il
cd del 12th esposto in bella mostra nella
vetrina.
Basta
uno sguardo per decidere di entrare.
*1
non so se esiste davvero la sezione truffe e estorsioni ma
non essendo un
caso della omicidi... me la sono inventata u.u
*2
perché proprio cileno?? Ahahahahah chiedete a
LaAngol, l’ha voluto lei
cileno ^__^ ma diciamo che è mezzo americano, altrimenti i
tratti cileni sulla
bambina sarebbero stati troppo evidenti ;)
*
Lovely on my Hand - Dorotea Mele &
Gabry Ponte - http://www.youtube.com/watch?v=LyUTx928cog
Ivi’s
Corner:
E
con questo capitolo chiudiamo definitivamente la storyline
dell’hostess u.u
contente?
Kate
è stata un mito vero? Adoro quando conduce gli interrogatori!
Posso
uscire dal bunker? Perché sto cominciando a parlare da sola
e a sentire delle
voci... :-/
Un
bacione a tutte :-***
Buona
serata e buon ferragosto :D
A
sabato!
Ivi87