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Autore: ivi87    13/08/2013    12 recensioni
Timeline: post 4x23 ma senza il finale con il botto ihihih *-*
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Dopo la discussione di “Always” Rick chiude ogni rapporto con Kate e i due si allontanano l'uno dall'altra. Sarà uno "speciale incidente" a far sì che le loro strade si incrocino di nuovo.
Nuove situazioni, nuove coppie, nuove avventure, ognuna corredata da una canzone speciale.
Perché come dice Kate, quando sei innamorato ‘all the songs make sense’ ;-P
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Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'When you're in love, all the songs make sense'
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#26 - Lovely on my hand



 

Castle esce dalla sala interrogatori sbattendo la porta “Basta! Non voglio sentire una parola di più!” con lunghi passi si allontana da quel posto, a lui così poco familiare, al primo piano del 12th.

La sezione truffe e estorsioni*1 li sta gentilmente ospitando, permettendo a Castle di risolvere la questione personalmente.

Nessuno dei suoi amici ha, però, voluto osservare la scena da dietro il vetro.

Forse per riguardo, o per una forma di rispetto, Kate, Esposito e Ryan hanno lasciato che fosse Castle, assieme ad un agente, ad interrogare Jacinta.

Richard sentiva il bisogno di sapere perché lei gli aveva fatto tutto questo.

Ma non resistette a lungo a quel mare di bugie.

Castle li trova radunati attorno ad una scrivania, mentre spiegano di come Hunter fosse con l’acqua alla gola da più di anno a causa del gioco d’azzardo.

“Io.. io me ne torno a casa, voglio stare un po’ con mia madre e Alexis” mormora a Kate.

Lei sorride comprensiva “Ma certo, non ti preoccupare” gli prende la mano e con il pollice ne accarezza il dorso.

Non appena Castle scompare dietro le porte dell’ascensore, Kate si dirige a passo di carica verso la sala interrogatori.

A differenza di Rick, lei vuole sentire ogni singola parola.

Entra nella sala a testa alta. Sguardo serio e deciso.

“Ci dia un minuto, agente Warren”.

Senza esitazione, l’uomo si alza e le lascia sole.

Kate occupa la sedia vuota, incrocia le mani sul tavolo e la osserva.

Fissa la donna che ha quasi mandato all’aria la sua relazione con Castle.

Che l’ha fatta dubitare dei suoi sentimenti per lui.

Che ha cospirato contro di lui e l’ha illuso che sarebbe diventato padre.

“Mi giudichi, vero?” sbuffa Jacinta irritata da quel silenzio “Credi di essere migliore di me, credi di essere la sua preziosa Nikki Heat?” la schernisce, sapendosi ormai con le spalle al muro.

“Io non giudico” Kate risponde tranquilla, senza lasciarsi provocare “Non credo di essere migliore di nessuno e non sono Nikki Heat” si allunga distendendo completamente la schiena contro lo schienale della sedia “Vuoi sapere chi sono?”.

Tutta quella calma e il tono pacato di Kate, inquietano Jacinta più che se la detective stesse urlando.

“Io sono quella che non ha rimorchiato un miliardario a bordo di un aereo solo per rimediare ad una scopata finita male” Beckett la fissa con insistenza senza nemmeno sbattere le palpebre “Sono quella che non si è ripresentata sei mesi dopo imponendosi con forza e incasinando la vita di un’intera famiglia” sibila “Sono quella che non ha pagato cinquemila dollari per falsificare un test di paternità per assicurarmi la bella vita”.

Jacinta ascolta attentamente, quasi incapace di protestare.

“Hai capito chi sono? Sono quella che ti impedirà di ferire di nuovo le persone a cui tengo”.

In un normale interrogatorio, questo sarebbe visto come uno sbaglio.

Si era appena esposta, ponendo la questione sul piano personale.

Ma questo non è un normale interrogatorio.

“Perché?” domanda ancora Kate “Perché Castle?”.

Jacinta guarda insistentemente il tavolo.

“Non c’è un vero motivo. Mi sono ritrovata incinta e non sapevo come fare. A malapena mantengo me stessa. Ero appena all’inizio della gravidanza quando sul volo diretto a Las Vegas sale Richard Castle” una smorfia quasi divertita e poi prosegue “Sembrava perfetto. Era vulnerabile e ferito. Sedurlo è stato un gioco da ragazzi. Sapevo della sua fama di donnaiolo ma anche di buon padre”.

Kate resta impassibile. Si deve sforzare al massimo per non mostrarsi disgustata.

“Perché adesso? Perché dopo sei mesi e non prima?” chiede Beckett.

“Il pancione fa più scena...”.

“E per cercare la persona giusta a cui far contraffare il test” conclude la detective, senza bisogno di chiedere.

“Sapevo che avrei avuto bisogno di prove ma non è stato facile convincere il dottor Hunter. Mi ci è voluto tempo per persuaderlo. Voleva più soldi, ma quelli erano tutti i miei risparmi” spiega, sempre a sguardo basso.

La spavalderia e l’arroganza ormai sono solo un pallido ricordo.

“Come l’hai convinto?”.

L’hostess si stringe nelle spalle “Quando nessuno gli ha più concesso prestiti, tutto ad un tratto i miei ‘pochi spicci’ non gli hanno più fatto così schifo”.

Vorrebbe dire altro ma sente lo sguardo pesante di Kate su di sé.

“Volevo solo garantirmi un futuro stabile per me e il mio bambino” sussurra  infine.

“Hai pensato che un giorno tua figlia avrebbe potuto scoprirlo? O che se avesse avuto bisogno di una trasfusione, il sangue di Castle non l’avrebbe salvata?”.

Jacinta non risponde.

“No, vero?” Kate si sporge verso di lei “Sai chi è il vero padre?”.

“Un tizio cileno*2...incontrato in un bar di Santiago”.





Castle fissa sua figlia e il suo ragazzo, seduti al tavolo da pranzo, mentre studiano.

È come ipnotizzato.

Si allunga meglio sul divano, senza togliere lo sguardo da lei.

Sua figlia.

Quella vera.

Si sente così arrabbiato. Frustrato. Raggirato. E, lo deve ammettere, anche sollevato.

E si sente in colpa per quel sollievo.

Ed è comunque preoccupato per le sorti della bambina.

Alexis sorride a Peter.

Ma per Castle, quel sorriso è solo per lui.

“Hai intenzione di fissarla per tutto il giorno?” domanda Martha, seduta accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.

Castle sospira “In questo momento è l’unica cosa che mi rende felice” risponde guardando per un attimo la madre.

Poi entrambi tornano a guardare i due giovani.

“Sottolinei come una forsennata” le dice Peter, ridendo.

“Con tutta questa storia quasi ci scordavamo che tra una settimana ci sarà l’esame finale” borbotta Alexis, con il timore di non aver studiato abbastanza.

“Tranquilla angelo mio, siamo preparatissimi! Nessuna hostess in stato interessante occuperà i nostri pensieri lunedì alle...”Peter esita.

“Lunedì alle 15.00! Giuro che se te lo dimentichi e non ti presenti, ti uccido con le mie mani!” lo minaccia lei.

“Sì signora!”.

Castle e Martha ridono, finalmente, più sereni.

“Hai ragione, sono stato qui a guardarla tutto il giorno” esclama Rick, alzandosi.

“Dove vai?”.

“Sono quasi le 17.00, Kate sta per finire il turno”.

 




Beckett esce svelta dall’ascensore. Saluta un paio di agenti ed è già in strada.
Vuole al più presto mettersi alle spalle quella giornata.

Si dirige verso la sua macchina per poi fermarsi quasi subito.

Castle, appoggiato con la schiena alla portiera, la saluta con la mano.

Si sorridono.

Stanchi, esausti e provati.

Ma con ancora la forza di sorridersi.

Lo raggiunge e per un paio di minuti ci sono solo loro due, abbracciati.

Li possono vedere gli altri poliziotti? I giornalisti?

Non è importante in quel momento.

“Camminiamo?” propone Castle, sussurrandole tra i capelli.

Mano nella mano passeggiano nelle vie limitrofe, costeggiando i negozi.

Ad ogni passo, un piccolo pezzetto di normalità rientra nelle loro vite.

Ad ogni addobbo natalizio che oltrepassano c’è il bisogno di Kate di affrontare un’altra questione per lei molto importante.

“Da quando è morta mia madre io e mio padre non abbiamo più festeggiato il Natale. Lui se ne va nella sua baita in montagna ed io mi faccio assegnare sempre il turno della Vigilia per impedire che qualche famiglia passi quello che ho passato io” esclama all’improvviso.

Castle ascolta in silenzio, lasciandola parlare.

“Mi piacerebbe provare a cambiare questa trazione. Mi piacerebbe passare la Vigilia tutti assieme. Che ne pensi?”.

Lui si ferma e si mette di fronte a Kate “Penso che non ci sia momento migliore per inaugurare una nuova tradizione. Abbiamo tanto di cui festeggiare” lei annuisce regalandogli un dolce sorriso “Invita anche Jim. Se se la dovesse sentire, sarebbe il benvenuto”.

“Grazie” Kate si alza sulle punte per completare le sue parole con un bacio.

Come sottofondo, una leggera melodia accompagna il loro momento di tenerezza.

“Ma...” Kate si scosta appena, sussurrandogli sulle labbra.

“Questo è...” nello stesso momento, Castle si accorge della musica.

Si voltano contemporaneamente.

Sono davanti ad un negozio di musica e di elettronica.

Il cd del 12th esposto in bella mostra nella vetrina.

Basta uno sguardo per decidere di entrare.

 

*1 non so se esiste davvero la sezione truffe e estorsioni ma non essendo un caso della omicidi... me la sono inventata u.u

*2 perché proprio cileno?? Ahahahahah chiedete a LaAngol, l’ha voluto lei cileno ^__^ ma diciamo che è mezzo americano, altrimenti i tratti cileni sulla bambina sarebbero stati troppo evidenti ;)

 

 * Lovely on my Hand - Dorotea Mele & Gabry Ponte - http://www.youtube.com/watch?v=LyUTx928cog

 



Ivi’s Corner:

E con questo capitolo chiudiamo definitivamente la storyline dell’hostess u.u contente?

Kate è stata un mito vero? Adoro quando conduce gli interrogatori!

Posso uscire dal bunker? Perché sto cominciando a parlare da sola e a sentire delle voci... :-/

Un bacione a tutte :-***

Buona serata e buon ferragosto :D

 

A sabato!

 

Ivi87

  

   
 
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