Neuf.
C'era qualcosa di curioso nel modo in cui Frank Iero passava
i pomeriggi a sospirare, leggere, suonare, battere la testa sul muro,
dormire.
Faceva di tutto, eccetto chiarirsi le idee.
Sembrava quasi che non volesse chiudere il flusso di pensieri che gli
vorticavano nella testa.
Forse sarebbe stato più facile dimenticare ciò
che era successo cinque giorni prima, su quella terrazza con il suo
professore di arte, invece di affrontare la discussione.
Chiuse l'ennesimo libro finito in breve tempo e sospirò,
guardando la pioggia che si abbatteva sui marciapiedi del parcheggio
della scuola.
Per tutti quei giorni si era detestato per essere stato così
impulsivo, per essersi messo in ridicolo davanti a quell'uomo
così perfetto.
In quei giorni aveva paura di incrociaro per i corridoi, dover
affrontare quegli occhi color miele e biascicare qualche parola per non
fare brutta figura.
Ma questo non era accaduto.
Per cinque
fottuti giorni, Gerard Way era scomparso.
Sparito nel nulla.
Frank non sapeva sentirsi sollevato o triste per questo,
così trascorreva la maggior parte del proprio tempo
camminano su e giù per la stanza, scrivendo pezzi di canzoni
con la matita e cancellandole sbuffando.
Era ciò che poteva essere comunemente definito come Anima In
Pena.
Si alzò dal letto e schiacciò il naso contro il
vetro della finestra, appannandolo con il calore del fiato.
Guardò gli studenti del collegio che si affrettavano a
ripararsi dalla pioggia, ridendo e scostandosi i capelli bagnati dalle
guance.
Frank aveva nostalgia di tutto quello.
Dell'essere un adolescente.
Poi vide una Mercedes Nera parcheggiata nei posti riservati ai docenti
e una chioma corvina provenire all'interno dell'auto.
Sentì il cuore scappare dalla gabbia toracica.
Era tornato.
Gerard era tornato.
Si sedette sul letto, ancora confuso da quello che era appena successo.
Aveva paura.
Paura perchè ora non avrebbe avuto più scuse per
non affrontare la realtà.
Avrebbe dovuto alzarsi da quel letto e chiarire tutti gli eventi
accaduti cinque giorni prima.
Si alzò dal letto e guardò il proprio riflesso
sullo specchio.
Era pronto.
~
Quando arrivò davanti alla porta della sala docenti,
respirò profondamente tre volte.
Scavò dentro di sé e cercò di
afferrare più coraggio possibile per bussare sulla porta,
appena socchiusa.
Proprio quando stava per bussare, sentì una voce femminile
provenire dall'interno della stanza.
".. Gerard, non essere infantile. Sai benissimo quanto ci apparteniamo,
ma evidentemente questo ti deve essere accettare"
"Io so di appartenerti, non ho bisogno di doverlo accettare"
"Allora perchè questo? E' una nuova moda tra quelli
della nostra specie? Fare una cosa del genere può
costarci cara, Gerard, lo vuoi capire? Non ci sarà
più un "noi", solo un ammasso di carne"
Il cuore di Frank accellerò, sentendo quelle parole.
Allora Gerard aveva una donna.
Una donna anche incazzata.
E cosa significava la parola della
nostra specie? Cosa nascondeva Gerard?
"Mi rendo perfettamente conto della gravità della
situazione, ma farò come ho detto. E non sarai certo tu a
fermarmi"
Un silenzio cadde.
Il cuore di Frank poteva essere perfettamente udito da qualsiasi umano.
"Lo sento. Ora ti chiedo di andare"
"Come vuoi. Non venire da me quando distruggerai tutto per la seconda
volta"
"Vattene"
La voce di Gerard sembrava quasi un ringhio, intriso di rabbia e
frustrazione.
La porta si aprì e Frank guardò sorpreso una
donna bionda, di una bellezza straordinaria, uscire dalla stanza con
aria incazzata.
La misteriosa donna lo fulminò con lo sguardo di ghiaccio e
se ne andò velocemente, lasciandolo paralizzato.
Sentì tutte le speranze cadere nel baratro totale, dopotutto
era una donna bellissima, come avrebbe potuto competere con lei?
"Frank"
La voce fu per lui come una carica elettrica nel cervello.
Tutti i muscoli, il sangue, i neuroni sembrarono riattivarsi dopo aver
udito quella voce.
"S-sì?"
"Entra. Hai bisogno di qualcosa?"
Gerard era girato verso la finestra, dandogli le spalle.
Frank entrò nella stanza, che odorava di sigarette, e chiuse
la porta silenziosamente.
"Ehm sì.. vorrei parlarle.. cioè è da
tanto che vorrei farlo.. ma insomma.. lei non c'era. così..
boh" disse, torturandosi le mani dal nervoso.
Gerard si voltò, gli occhi più dorati del solito
e fece un sorriso che avrebbe potuto sciogliere anche la persona
più acida del pianeta.
"Mi mancavano le tue frasi sconnesse"
Frank sorrise nervosamente, non sapendo se essere offeso da quella
affermazione.
"Hai voglia di prendere un caffè? C'è uno
Starbucks all'angolo, nessuno se ne accorgerà se usciamo per
cinque minuti"
Frank sbarrò gli occhi, credendo per un minuto di star
sognando.
"Devo passare a prendere la felpa"
"Prendi il mio giubbotto, io non ho freddo" disse l'uomo, lanciandogli
il giubbotto.
Arrivarono davanti alla porta e Gerard gli sorrise con uno strano
luccichio negli occhi, che Frank non riuscì ad interpretare.
Cos'era?
~
Gerard sospirò, guardando fuori dall'enorme vetrata dello
Starbucks.
I capelli neri si stavano asciugando con il caldo del locale, la
maglietta era appiccicata al corpo, cosa che continuava a far impazzire
Frank.
"Odia la pioggia?"
"Perchè mi dai del lei?" La risposta arrivò
più veloce di un razzo.
Frank arrossì, cominciando a togliere i fazzoletti di carta
dal contenitore al centro del tavolo.
"..lei è un professore. E' un mio dovere"
Gerard sorrise, forse con un po' di tristezza nello sguardo e si perse
negli occhi del ragazzo.
"Non esistono doveri al mondo. A parte quello di vivere, ma quella
forse è più un dovere che si trasforma in scelta"
Una cameriera comparve, prima che Frank potesse rispondere a quella
frase.
La ragazza spostò subito lo sguardo verso Gerard, che
fissava il paesaggio fuori dalla vetrata, come se stesse aspettando
qualcosa.
Non sapeva quanto gli umani fossero attratti e accecati dal bagliore
della sua bellezza, totalmente disumana.
Ordinarono un caffè ed una cioccolata calda con la panna
sopra e poi tornarono in silenzio, tutti e due persi a pensare a cosa
fare.
"Ecco la cioccolata ed il caffè" disse la cameriera,
guardando negli occhi Gerard, che non la degnò
nemmeno di uno sguardo.
La ragazza tornò in cucina, un po' delusa dal fatto di non
essere stata calcolata da quell'uomo.
"Fa sempre quest'effetto sulle ragazze?" chiese, senza pensarci, Frank.
Gerard alzò lo sguardo, confuso da quelle parole e lo
guardò con il sopracciglio alzato.
"Di che effetto parli?"
"Niente.. stavo.. uhm.. parlando all'aria" disse, arrossendo.
Gerard guardò il ragazzo arrossire sotto la luce del sole,
appena spuntato debolmente dalle nuvole.
Come poteva essere un umano così splendido?
Ringraziò il cielo di aver già mangiato,
sennò gli sarebbe saltato addosso e Iero avrebbe potuto dire
addio al proprio fragile collo.
Furono interrotti dalla cameriera, tornata dalla cucina con due tazze
enormi e fumanti.
Il profumo dolce della cioccolata si intrecciava a quello del
caffè aspro, ma intenso.
Due cose con gusti diversi, ma che assieme erano deliziose.
L'unica cosa che Gerard amava del mondo umano era proprio il fatto che
ogni cosa avesse un odore.
A parte l'amore ovviamente.
Sorrise fra sè e cominciò a soffiare lentamente
sulla bevanda, sotto gli occhi confusi del ragazzo.
Frank non riusciva ad essere tranquillo.
Vedere quell'uomo dopo cinque giorni era come per un eroinomane vedere
la propria dose su un vassoio d'argento.
Continuava a muovere la gamba, come se fosse stato appena punto da un
qualche insetto esotico.
Girando la cioccolata calda con il cucchiaino, si chiedeva
perché il professore non facesse parola su ciò
che fosse successo nei giorni precedenti.
E' naturale, idiota.
Come potrebbe importargli di ciò che ha fatto un alunno?
"Volevo parlarti di una cosa importante"
La voce di Gerard interruppe il flusso di pensieri contorti di Frank,
che alzò lo sguardo con timore di sentire parole che non
avrebbe voluto.
"O-ok"
"Sempre se a te non rechi fastidio" accennò un sorriso
gentile.
Recare? Perchè parlava così?
"Dipende dall'argomento.."
"Interessante atteggiamento"
"Cosa intende per interessante?" chiese un confuso Frank, perso negli
occhi verdi del professore che lo analizzavano.
"..niente. Trovo molto curioso il tuo modo di sfuggire dai problemi.
Sei totalmente privo di corruzione, ma pieno di paura. Non so quale dei
due sia peggio"
Frank sentì l'orgoglio bruciargli nel petto e quasi
soffocò con la sua stessa lingua, che fremeva per sputargli
parole addosso.
"IO NON SFUGGO DAI PROBLEMI"
"Perchè stai urlando? Ci sento benissimo, Iero"
Frank arrossì, spaventato dalle parole dell'uomo, che
avevano fatto nascere qualcosa dentro il suo petto.
Rabbia?
Probabile.
"Io non sto urlando" sussurrò, guardandosi i palmi delle
mani.
Era rosso di vergogna. Umiliato dalla persona che più lo
faceva impazzire sul pianeta.
"Sai che è difficile parlare con una persona che
arrossisce?"
Frank provò un odio profondo verso le proprie guance e
abbassò lo sguardo, fissando la zuccheriera con attenzione,
per non incrociare lo sguardo con l'uomo.
"Scusi.." sussurrò più a sé stesso,
che al professore.
Gerard non riuscì a trattenere la voglia che gli bruciava
dentro.
Allungò la mano e gli sfiorò le guance,
guardandolo con tristezza.
"Non sai proprio distinguere le critiche, dagli elogi" si
lasciò scappare un sorriso "trovo che arrossire sia una cosa
magnifica da vedere. Mi ricordano una persona viva"
Frank alzò lo sguardo, spaventato e sorpreso da quello
strano comportamento di Gerard.
Il cuore gli pulsava con vigore nel petto, impedendogli di respirare
naturalmente.
Incontrò il suo sguardo e, quando Gerard si accorse di
ciò che avesse appena fatto, tolse le dita dalle guance del
ragazzo e guardò il caffè che aveva sotto il naso
con odio.
"Credo che tu debba andare ora" disse, quasi ringhiando.
Si detestava per aver allungato quelle dita verso quelle morbide guance.
Non avrebbe dovuto osare così tanto.
Frank sarebbe stato in pericolo e lui non se lo sarebbe mai perdonato.
Il ragazzo guardò confuso il professore, ancora shockato
dagli avvenimenti precedenti.
Non riusciva a capire come mai un momento prima accarezzava la sua
guancia e un attimo dopo lo stava allontanando.
Cosa passava per la mente di quel moro dagli occhi dorati?
"Gerard, ma.."
"Frank, credimi. E' meglio che tu vada" ringhiò di nuovo,
guardando fisso verso di sé.
Ma Frank era stufo di dover tacere davanti a quegli atteggiamenti del
professore, che sembrava tutto fuorchè normale.
"Io non me ne vado da nessuna parte. Ora mi spiega il suo comportamento"
Gerard alzò finalmente lo sguardo, frustrato dal fatto di
dover ammettere i suoi gesti.
"Eri sporco sulla guancia, nient'altro"
Frank sbuffò, rassegnato e afferrò la giacca,
uscendo velocemente dal bar con la rabbia che lo bruciava dentro.
Gerard lo seguì con lo sguardo, sbattendo i pugni sul tavolo
violentemente.
Lasciò una banconota da cinque dollari sul tavolo e si
diresse fuori dal bar, cercando con lo sguardo il ragazzo.
Ancora una volta aveva rovinato un momento perfetto.
Un momento perfetto con la persona perfetta.
Ma come avrebbe potuto spiegare a quella creatura così
fragile, con quegli occhi così innocenti e curiosi, che
tutta la sua vita sarebbe stata un immenso pericolo per lui?
Dopo aver attraversato la strada di corsa, arrivò davanti
alla scuola, infilandosi poi tra i corridoi verso il dormitorio
maschile.
Era stufo di dover fare il demone vestito da angelo, astenersi dalla
voglia di conoscere quel ragazzo più a fondo, capire e
perdersi in quegli occhi nocciola.
"Lei dove crede di andare?"
Guardò una signora sulla cinquantina, gli occhiali sopra il
naso adunco e lo sguardo annoiato.
Appena notò la bellezza dell'uomo di fronte a lei, la
signora sorrise in modo stupido ed imbarazzante.
"Cerco la stanza di Frank Iero" disse con voce seducente Gerard.
"Ultima camera sulla destra"
Gerard non ascoltò altro e corse verso il corridoio, che
sembrava interminabile nonostante corresse più veloce di un
ghepardo.
Arrivò davanti ad una porta bianca, su cui era attaccata una
targhetta d'oro.
Camera di Iero Frank e
Allman Quinn.
Cercò di ordinarsi i capelli corvini e, con la tensione che
si accumulava nella mente, batté sulla porta.
Due minuti per lui interminabili passarono prima che la porta bianca si
aprì e un ragazzo biondo, quello di quel giorno in mensa, lo
scrutò con un velo di curiosità nello sguardo.
"Professor Way?"
"Ehm, sì, sono io"
"Cerca qualcuno?" chiese Quinn, non avendo risposte dall'uomo di fronte
a lui, forse troppo teso per trovare le parole giuste.
"Quinn, chi è alla porta?"
Una voce nasale seguita da un soffiarsi il naso, giunse alle orecchie
di Gerard, che incrociò lo sguardo con quello di Frank.
Aveva gli occhi arrossati, il colore delle iridi era ancora
più chiaro, probabilmente per le lacrime che erano nate tre
secondi prima.
Gerard si sentì ancora più in
difficoltà nel trovare quelle parole che da giorni, durante
il periodo di caccia, lo avevano assillato fino alla pazzia.
"Devo parlarti" guardò Quinn "da soli"
Frank spostò lo sguardo verso l'amico, che si
dileguò dentro la camera, lasciando i due da soli a
guardarsi negli occhi senza sapere cosa dire.
Il professore e l'alunno.
Il vampiro e l'umano.
Il cioccolato amaro e il cioccolato al latte.
"Halloween si avvicina, devo andare a comprare delle cose per una
specie di festa in casa mia. Ho bisogno di un consiglio giovanile e mi
chiedevo se tu..."
"Aspetta un secondo. Mi stai chiedendo di andare a prendere delle
stupide caramelle per il giorno del mio compleanno solo per una stupida
festa, dopo avermi trattato in questo modo? No, Gerard o signor Way,
come diavolo vuoi che ti chiami. Io non sono solo un alunno, sono una
persona, ci hai mai pensato?! E' tanto facile per te trattare la gente
con così semplicità, tu sei proprio come gli
altri miei compagni. Quelli della squadra di football, belli,
muscolosi, vincenti. Come le cheerleader e anche come le reginette
della scuola. Perchè voi
belli trattate noi in questo modo solo
perché vi sentite profondamente annoiati? Io sono STUFO!"
Gerard guardò il ragazzo, rosso per la rabbia e ancora con
gli occhi rossi dai pianti precedenti.
Sorrise ironicamente e gli si avvicinò, sfiorandogli la
guancia, che si imporporì all'istante.
"Hai una strana concezione di bellezza, Frank. Non è certo
il momento adatto per farti accorgere di come tu sia, non lo capiresti
e qualcuno potrebbe sentirmi. Però per favore, ho bisogno
che tu venga con me in quel posto"
Frank era come perso negli occhi dorati di quell'uomo, che sembrava
essere una nuova persona.
Era quasi spaventato dall'improvviso cambiamento del professore,
così sospirò e guardo per terra, sentendo la
rabbia che lo aveva fatto scoppiare in lacrime cinque minuti prima
svanire del tutto.
"O-ok lo farò" lo guardò "A patto che lei
continui a darmi lezioni di arte"
"C'è anche da chiederlo?" rispose con un sorriso.
"Ciao Frank, a domani" gli arruffò i capelli e
sparì, voltandosi più volte verso di lui
sorridendogli.
Frank continuò a guardarlo, ancora incapace di credere che
per una volta avesse finito di parlargli senza dover scoppiare in
lacrime o a disperarsi per motivi stupidi.
Per la prima volta dopo un mese sorrise felice.
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Lo so, lo so.
Sono in immenso ritardo.
E lo sono anche ora.
Grazie per le recensioni, vi amo <3333
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