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Autore: poetictragedy    22/02/2008    17 recensioni
Frank Iero crede nelle streghe, nelle fate, in Babbo Natale e al topo dei denti, ma si rifiuta di credere ai vampiri. Ma le sue idee diventano piuttosto confuse quando nota che il nuovo insegnante di arte, simile ad un dio greco, ha lunghi canini, la pelle diafana e freme dall'agitazione quando vede una goccia di sangue. Fanfiction a più capitoli appena partorita dalla mia mente malata [FRERARD FF]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Neuf.

C'era qualcosa di  curioso nel modo in cui Frank Iero passava i pomeriggi a sospirare, leggere, suonare, battere la testa sul muro, dormire.
Faceva di tutto, eccetto chiarirsi le idee.
Sembrava quasi che non volesse chiudere il flusso di pensieri che gli vorticavano nella testa.
Forse sarebbe stato più facile dimenticare ciò che era successo cinque giorni prima, su quella terrazza con il suo professore di arte, invece di affrontare la discussione.
Chiuse l'ennesimo libro finito in breve tempo e sospirò, guardando la pioggia che si abbatteva sui marciapiedi del parcheggio della scuola.
Per tutti quei giorni si era detestato per essere stato così impulsivo, per essersi messo in ridicolo davanti a quell'uomo così perfetto.
In quei giorni aveva paura di incrociaro per i corridoi, dover affrontare quegli occhi color miele e biascicare qualche parola per non fare brutta figura.
Ma questo non era accaduto.
Per cinque fottuti giorni, Gerard Way era scomparso.
Sparito nel nulla.
Frank non sapeva sentirsi sollevato o triste per questo, così trascorreva la maggior parte del proprio tempo camminano su e giù per la stanza, scrivendo pezzi di canzoni con la matita e cancellandole sbuffando.
Era ciò che poteva essere comunemente definito come Anima In Pena.
Si alzò dal letto e schiacciò il naso contro il vetro della finestra, appannandolo con il calore del fiato.
Guardò gli studenti del collegio che si affrettavano a ripararsi dalla pioggia, ridendo e scostandosi i capelli bagnati dalle guance.
Frank aveva nostalgia di tutto quello.
Dell'essere un adolescente.
Poi vide una Mercedes Nera parcheggiata nei posti riservati ai docenti e una chioma corvina provenire all'interno dell'auto.
Sentì il cuore scappare dalla gabbia toracica.
Era tornato.
Gerard era tornato.
Si sedette sul letto, ancora confuso da quello che era appena successo.
Aveva paura.
Paura perchè ora non avrebbe avuto più scuse per non affrontare la realtà.
Avrebbe dovuto alzarsi da quel letto e chiarire tutti gli eventi accaduti cinque giorni prima.
Si alzò dal letto e guardò il proprio riflesso sullo specchio.
Era pronto.

~

Quando arrivò davanti alla porta della sala docenti, respirò profondamente tre volte.
Scavò dentro di sé e cercò di afferrare più coraggio possibile per bussare sulla porta, appena socchiusa.
Proprio quando stava per bussare, sentì una voce femminile provenire dall'interno della stanza.
".. Gerard, non essere infantile. Sai benissimo quanto ci apparteniamo, ma evidentemente questo ti deve essere accettare"
"Io so di appartenerti, non ho bisogno di doverlo accettare"
"Allora perchè questo? E' una nuova moda tra quelli della  nostra specie? Fare una cosa del genere può costarci cara, Gerard, lo vuoi capire? Non ci sarà più un "noi", solo un ammasso di carne"
Il cuore di Frank accellerò, sentendo quelle parole.
Allora Gerard aveva una donna.
Una donna anche incazzata.
E cosa significava la parola della nostra specie? Cosa nascondeva Gerard?
"Mi rendo perfettamente conto della gravità della situazione, ma farò come ho detto. E non sarai certo tu a fermarmi"
Un silenzio cadde.
Il cuore di Frank poteva essere perfettamente udito da qualsiasi umano.
"Lo sento. Ora ti chiedo di andare"
"Come vuoi. Non venire da me quando distruggerai tutto per la seconda volta"
"Vattene"
La voce di Gerard sembrava quasi un ringhio, intriso di rabbia e frustrazione.
La porta si aprì e Frank guardò sorpreso una donna bionda, di una bellezza straordinaria, uscire dalla stanza con aria incazzata.
La misteriosa donna lo fulminò con lo sguardo di ghiaccio e se ne andò velocemente, lasciandolo paralizzato.
Sentì tutte le speranze cadere nel baratro totale, dopotutto era una donna bellissima, come avrebbe potuto competere con lei?
"Frank"
La voce fu per lui come una carica elettrica nel cervello.
Tutti i muscoli, il sangue, i neuroni sembrarono riattivarsi dopo aver udito quella voce.
"S-sì?"
"Entra. Hai bisogno di qualcosa?"
Gerard era girato verso la finestra, dandogli le spalle.
Frank entrò nella stanza, che odorava di sigarette, e chiuse la porta silenziosamente.
"Ehm sì.. vorrei parlarle.. cioè è da tanto che vorrei farlo.. ma insomma.. lei non c'era. così.. boh" disse, torturandosi le mani dal nervoso.
Gerard si voltò, gli occhi più dorati del solito e fece un sorriso che avrebbe potuto sciogliere anche la persona più acida del pianeta.
"Mi mancavano le tue frasi sconnesse"
Frank sorrise nervosamente, non sapendo se essere offeso da quella affermazione.
"Hai voglia di prendere un caffè? C'è uno Starbucks all'angolo, nessuno se ne accorgerà se usciamo per cinque minuti"
Frank sbarrò gli occhi, credendo per un minuto di star sognando.
"Devo passare a prendere la felpa"
"Prendi il mio giubbotto, io non ho freddo" disse l'uomo, lanciandogli il giubbotto.
Arrivarono davanti alla porta e Gerard gli sorrise con uno strano luccichio negli occhi, che Frank non riuscì ad interpretare.
Cos'era?



~

Gerard sospirò, guardando fuori dall'enorme vetrata dello Starbucks.
I capelli neri si stavano asciugando con il caldo del locale, la maglietta era appiccicata al corpo, cosa che continuava a far impazzire Frank.
"Odia la pioggia?"
"Perchè mi dai del lei?" La risposta arrivò più veloce di un razzo.
Frank arrossì, cominciando a togliere i fazzoletti di carta dal contenitore al centro del tavolo.
"..lei è un professore. E' un mio dovere"
Gerard sorrise, forse con un po' di tristezza nello sguardo e si perse negli occhi del ragazzo.
"Non esistono doveri al mondo. A parte quello di vivere, ma quella forse è più un dovere che si trasforma in scelta"
Una cameriera comparve, prima che Frank potesse rispondere a quella frase.
La ragazza spostò subito lo sguardo verso Gerard, che fissava il paesaggio fuori dalla vetrata, come se stesse aspettando qualcosa.
Non sapeva quanto gli umani fossero attratti e accecati dal bagliore della sua bellezza, totalmente disumana.
Ordinarono un caffè ed una cioccolata calda con la panna sopra e poi tornarono in silenzio, tutti e due persi a pensare a cosa fare.
"Ecco la cioccolata ed il caffè" disse la cameriera, guardando negli occhi Gerard, che non la degnò  nemmeno di uno sguardo.
La ragazza tornò in cucina, un po' delusa dal fatto di non essere stata calcolata da quell'uomo.
"Fa sempre quest'effetto sulle ragazze?" chiese, senza pensarci, Frank.
Gerard alzò lo sguardo, confuso da quelle parole e lo guardò con il sopracciglio alzato.
"Di che effetto parli?"
"Niente.. stavo.. uhm.. parlando all'aria" disse, arrossendo.
Gerard guardò il ragazzo arrossire sotto la luce del sole, appena spuntato debolmente dalle nuvole.
Come poteva essere un umano così splendido?
Ringraziò il cielo di aver già mangiato, sennò gli sarebbe saltato addosso e Iero avrebbe potuto dire addio al proprio fragile collo.
Furono interrotti dalla cameriera, tornata dalla cucina con due tazze enormi e fumanti.
Il profumo dolce della cioccolata si intrecciava a quello del caffè aspro, ma intenso.
Due cose con gusti diversi, ma che assieme erano deliziose.
L'unica cosa che Gerard amava del mondo umano era proprio il fatto che ogni cosa avesse un odore.
A parte l'amore ovviamente.
Sorrise fra sè e cominciò a soffiare lentamente sulla bevanda, sotto gli occhi confusi del ragazzo.
Frank non riusciva ad essere tranquillo.
Vedere quell'uomo dopo cinque giorni era come per un eroinomane vedere la propria dose su un vassoio d'argento.
Continuava a muovere la gamba, come se fosse stato appena punto da un qualche insetto esotico.
Girando la cioccolata calda con il cucchiaino, si chiedeva perché il professore non facesse parola su ciò che fosse successo nei giorni precedenti.
E' naturale, idiota. Come potrebbe importargli di ciò che ha fatto un alunno?
"Volevo parlarti di una cosa importante"
La voce di Gerard interruppe il flusso di pensieri contorti di Frank, che alzò lo sguardo con timore di sentire parole che non avrebbe voluto.
"O-ok"
"Sempre se a te non rechi fastidio" accennò un sorriso gentile.
Recare? Perchè parlava così?
"Dipende dall'argomento.."
"Interessante atteggiamento"
"Cosa intende per interessante?" chiese un confuso Frank, perso negli occhi verdi del professore che lo analizzavano.
"..niente. Trovo molto curioso il tuo modo di sfuggire dai problemi. Sei totalmente privo di corruzione, ma pieno di paura. Non so quale dei due sia peggio"
Frank sentì l'orgoglio bruciargli nel petto e quasi soffocò con la sua stessa lingua, che fremeva per sputargli parole addosso.
"IO NON SFUGGO DAI PROBLEMI"
"Perchè stai urlando? Ci sento benissimo, Iero"
Frank arrossì, spaventato dalle parole dell'uomo, che avevano fatto nascere qualcosa dentro il suo petto.
Rabbia?
Probabile.
"Io non sto urlando" sussurrò, guardandosi i palmi delle mani.
Era rosso di vergogna. Umiliato dalla persona che più lo faceva impazzire sul pianeta.
"Sai che è difficile parlare con una persona che arrossisce?"
Frank provò un odio profondo verso le proprie guance e abbassò lo sguardo, fissando la zuccheriera con attenzione, per non incrociare lo sguardo con l'uomo.
"Scusi.." sussurrò più a sé stesso, che al professore.
Gerard non riuscì a trattenere la voglia che gli bruciava dentro.
Allungò la mano e gli sfiorò le guance, guardandolo con tristezza.
"Non sai proprio distinguere le critiche, dagli elogi" si lasciò scappare un sorriso "trovo che arrossire sia una cosa magnifica da vedere. Mi ricordano una persona viva"
Frank alzò lo sguardo, spaventato e sorpreso da quello strano comportamento di Gerard.
Il cuore gli pulsava con vigore nel petto, impedendogli di respirare naturalmente.
Incontrò il suo sguardo e, quando Gerard si accorse di ciò che avesse appena fatto, tolse le dita dalle guance del ragazzo e guardò il caffè che aveva sotto il naso con odio.
"Credo che tu debba andare ora" disse, quasi ringhiando.
Si detestava per aver allungato quelle dita verso quelle morbide guance.
Non avrebbe dovuto osare così tanto.
Frank sarebbe stato in pericolo e lui non se lo sarebbe mai perdonato.
Il ragazzo guardò confuso il professore, ancora shockato dagli avvenimenti precedenti.
Non riusciva a capire come mai un momento prima accarezzava la sua guancia e un attimo dopo lo stava allontanando.
Cosa passava per la mente di quel moro dagli occhi dorati?
"Gerard, ma.."
"Frank, credimi. E' meglio che tu vada" ringhiò di nuovo, guardando fisso verso di sé.
Ma Frank era stufo di dover tacere davanti a quegli atteggiamenti del professore, che sembrava tutto fuorchè normale.
"Io non me ne vado da nessuna parte. Ora mi spiega il suo comportamento"
Gerard alzò finalmente lo sguardo, frustrato dal fatto di dover ammettere i suoi gesti.
"Eri sporco sulla guancia, nient'altro"
Frank sbuffò, rassegnato e afferrò la giacca, uscendo velocemente dal bar con la rabbia che lo bruciava dentro.
Gerard lo seguì con lo sguardo, sbattendo i pugni sul tavolo violentemente.
Lasciò una banconota da cinque dollari sul tavolo e si diresse fuori dal bar, cercando con lo sguardo il ragazzo.
Ancora una volta aveva rovinato un momento perfetto.
Un momento perfetto con la persona perfetta.
Ma come avrebbe potuto spiegare a quella creatura così fragile, con quegli occhi così innocenti e curiosi, che tutta la sua vita sarebbe stata un immenso pericolo per lui?

Dopo aver attraversato la strada di corsa, arrivò davanti alla scuola, infilandosi poi tra i corridoi verso il dormitorio maschile.
Era stufo di dover fare il demone vestito da angelo, astenersi dalla voglia di conoscere quel ragazzo più a fondo, capire e perdersi in quegli occhi nocciola.
"Lei dove crede di andare?"
Guardò una signora sulla cinquantina, gli occhiali sopra il naso adunco e lo sguardo annoiato.
Appena notò la bellezza dell'uomo di fronte a lei, la signora sorrise in modo stupido ed imbarazzante.
"Cerco la stanza di Frank Iero" disse con voce seducente Gerard.
"Ultima camera sulla destra"
Gerard non ascoltò altro e corse verso il corridoio, che sembrava interminabile nonostante corresse più veloce di un ghepardo.
Arrivò davanti ad una porta bianca, su cui era attaccata una targhetta d'oro.
Camera di Iero Frank e Allman Quinn.
Cercò di ordinarsi i capelli corvini e, con la tensione che si accumulava nella mente, batté sulla porta.
Due minuti per lui interminabili passarono prima che la porta bianca si aprì e un ragazzo biondo, quello di quel giorno in mensa, lo scrutò con un velo di curiosità nello sguardo.
"Professor Way?"
"Ehm, sì, sono io"
"Cerca qualcuno?" chiese Quinn, non avendo risposte dall'uomo di fronte a lui, forse troppo teso per trovare le parole giuste.
"Quinn, chi è alla porta?"
Una voce nasale seguita da un soffiarsi il naso, giunse alle orecchie di Gerard, che incrociò lo sguardo con quello di Frank.
Aveva gli occhi arrossati, il colore delle iridi era ancora più chiaro, probabilmente per le lacrime che erano nate tre secondi prima.
Gerard si sentì ancora più in difficoltà nel trovare quelle parole che da giorni, durante il periodo di caccia, lo avevano assillato fino alla pazzia.
"Devo parlarti" guardò Quinn "da soli"
Frank spostò lo sguardo verso l'amico, che si dileguò dentro la camera, lasciando i due da soli a guardarsi negli occhi senza sapere cosa dire.
Il professore e l'alunno.
Il vampiro e l'umano.
Il cioccolato amaro e il cioccolato al latte.
"Halloween si avvicina, devo andare a comprare delle cose per una specie di festa in casa mia. Ho bisogno di un consiglio giovanile e mi chiedevo se tu..."
"Aspetta un secondo. Mi stai chiedendo di andare a prendere delle stupide caramelle per il giorno del mio compleanno solo per una stupida festa, dopo avermi trattato in questo modo? No, Gerard o signor Way, come diavolo vuoi che ti chiami. Io non sono solo un alunno, sono una persona, ci hai mai pensato?! E' tanto facile per te trattare la gente con così semplicità, tu sei proprio come gli altri miei compagni. Quelli della squadra di football, belli, muscolosi, vincenti. Come le cheerleader e anche come le reginette della scuola. Perchè voi belli  trattate noi in questo modo solo perché vi sentite profondamente annoiati? Io sono STUFO!"
Gerard guardò il ragazzo, rosso per la rabbia e ancora con gli occhi rossi dai pianti precedenti.
Sorrise ironicamente e gli si avvicinò, sfiorandogli la guancia, che si imporporì  all'istante.
"Hai una strana concezione di bellezza, Frank. Non è certo il momento adatto per farti accorgere di come tu sia, non lo capiresti e qualcuno potrebbe sentirmi. Però per favore, ho bisogno che tu venga con me in quel posto"
Frank era come perso negli occhi dorati di quell'uomo, che sembrava essere una nuova persona.
Era quasi spaventato dall'improvviso cambiamento del professore, così sospirò e guardo per terra, sentendo la rabbia che lo aveva fatto scoppiare in lacrime cinque minuti prima svanire del tutto.
"O-ok lo farò" lo guardò "A patto che lei continui a darmi lezioni di arte"
"C'è anche da chiederlo?" rispose con un sorriso.
"Ciao Frank, a domani" gli arruffò i capelli e sparì, voltandosi più volte verso di lui sorridendogli.
Frank continuò a guardarlo, ancora incapace di credere che per una volta avesse finito di parlargli senza dover scoppiare in lacrime o a disperarsi per motivi stupidi.
Per la prima volta dopo un mese sorrise felice.



___


Lo so, lo so.
Sono in immenso ritardo.
E lo sono anche ora.
Grazie per le recensioni, vi amo <3333

  
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