Shinji Ikari, amico di Toji Suzuhara.
Shinji Ikari amico di Kensuke Aida
Shinji Ikari attratto da Asuka Soryu
Shinji Ikari attratto da Misato Katsuragi
Shinji Ikari attratto da Rei Ayanami.
Quindi da un solo Shinji Ikari adesso si sono creati molteplici Shinji Ikari.
Tutti ambivalentemente Shinji Ikari ma non esattamente Shinji Ikari
Veri e allo stesso momento verosimili.
Ma questo ancora non bastava a definirlo completamente
Allora cos’era davvero Shinji Ikari?
“Stupishinji” Come lo chiamava lei. Gli piaceva essere chiamato così, anche
se non lo avrebbe mai ammesso. Una sensazione di intimità e complicità
“Shinji kun” . Questo gli dava uno strano senso di sicurezza e di affezione.
Gli piaceva anche questo
“Ikari”. Questo era freddo, ma solo in apparenza. E gli piaceva. Gli piaceva
perché proveniva da una persona che era come lui. E in quel nome, sapeva di
essere compreso e capito.
Si stava avvicinando. Avvicinando a quello che era realmente. Ma ancora
mancava qualcosa
Chiuse gli occhi.
Un enorme volto mostruoso con un lungo corno sul viso, di colore viola, gli
apparve quasi a voler imporre la sua imponente presenza nella sua memoria
Third Children
Sua altezza l’Invincibile Shinji
“Sei stato bravo…Shinji”
L’unicità. Il suo essere unico. Il suo essere necessario. Il suo essere in
grado di fare qualcosa che altri non possono
Lodi. Quelle che gli avevano sempre negato per la sua mediocrità
Attenzioni. Che da sempre non gli erano rivolte per via delle sue
insicurezze
Invidie. Che non aveva mai avuto il peso di sentire sulla propria pelle
poichè mai si era realmente esposto nell’esprimere le sue potenzialità
Essere pilota di un Eva. Essere l’unico in grado di proteggere l’umanità
dagli attacchi degli esseri che noi chiamiamo Angeli.
Nostri nemici. Esseri dai nomi celesti.
Bugia….Kaworu non era un nome celeste. Era un nome umano…
E lui lo aveva ucciso.
Shinji Ikari aveva ferito
Shinji Ikari avva tradito
Shinji Ikari aveva ucciso
Ucciso, ucciso, ucciso, ucciso, ucciso, ucciso, ucciso.
Eppure Kaworu era un angelo…meritava di morire…perché altrimenti saremmo
stati noi tutti a morire al posto suo
Assassino
Eppure Kaworu gli aveva mentito…Aveva detto di volergli bene eppure gli aveva
voltato le spalle. Meritava di morire
Assassino
Eppure Kaworu aveva chiesto di essere ucciso….e lui non aveva colpa…aveva
solo esaudito quel suo desiderio
Assassino
Assassino, assassino, assassino, assassino, assassino, assassino.
Non importa quante scuse accampasse, quanti motivi cercasse.
Lui aveva ucciso
….e gli era piaciuto
Gli era piaciuto conficcare il prog knife nel nucleo pulsante di Shamshel
Gli era piaciuto perforare l’indistruttibile corazza di Ramiel
Gli era piaciuto scaricare ogni singolo colpo di fucile sul corpo di
Matarael
Gli era piaciuto sventrare dall’interno la sferica figura di Leliel
Gli era piaciuto smembrare pezzo per pezzo la carcassa inerme di Bardiel
Gli era piaciuto divorare ogni piccolo brandello di carne di Zeruel
E infine….gli era piaciuto stringere ….stringere fino a….
….Kaworu…
Si era sentito potente….potente come un Dio….
…Kaworu
La sua vita…nel palmo della sua mano…
…Kaworu…
Era Kaworu a dover sopravvivere. Perché era una persona molto migliore di
lui
Ma presto avrebbe corretto quell’imperdonabile errore.
Era Kaworu a dover sopravvivere. E infatti sarebbe morto lui. Com’era giusto
che sia
La spiaggia. Dove lo aveva conosciuto la prima volta. Ancora ricolma di
ruderi, macerie, edifici crollati. Abbastanza alti da permettergli di compiere
l’ultimo salto.
Kaworu Nagisa….Kaworu della Spiaggia…e su quella spiaggia sarebbe tornato da
lui…Avrebbe ripagato il suo debito
“E con questo il mio debito è saldato”
Asuka?
No…lui non era stato in grado di aiutare Asuka….quindi non era giusto che il
pensiero di lei lo potesse salvare
Avrebbe saltato. E sarebbe finito tutto
Cercò di arrampicarsi il più in alto possibile su una sporgenza rocciosa che
si stagliava come un coltello conficcato nella superficie marina, una ferita
sanguinante sul volto del suo piccolo mondo
Arrancò…non era mai stato granchè come atleta…avrebbe proseguito a piccoli
passi. Prima una mano che si infila in una piccola crepa…poi il piede che dal
basso concede con le sue poche forze un’ultima spinta
Gli sembrò in quella salita di scalare la montagna dei suoi infiniti
peccati
Tap
Mediocrità
Tap
Abbandono
Tap
Solitudine
Tap
Derisione
Tap
Fallimento
Un purgatorio…ecco cosa stava realmente scalando. Ma in cima non vi era
alcuna redenzione ad attenderlo, nessun paradiso.
Solo la morte…e sperava lui, il nulla
Ecco, ci sei quasi. Un ultimo sforzo third Children.
Eccoti arrivato alla cima
Solo un attimo per riprendere fiato….per ammirare la luce del tramonto un
ultima volta
Il colore rosso….
I capelli di Asuka….
Gli occhi di Ayanami…
Coloro alle quali non era stato in grado di dire parole tanto semplici
“cioè ti voglio bene”
Ancora Kaworu
Oramai aveva deciso.
Si avvicinò al limitare del baratro che dava sul mare sottostante
Abbastanza alto da ucciderlo se si fosse lanciato di testa
E si sarebbe lanciato. Perché il coraggio , almeno quello, era riuscito un
po’ a trovarlo in se stesso
Ripensò ancora una volta ad Asuka e ad Ayanami…e che avrebbe tanto voluto
fare l’amore con loro. Amarle ed essere amato da loro.
Ripensò a Toji e Kensuke e che, in fondo, se aveva combattuto aveva
combattuto per proteggerli…
Ripensò alla signorina Misato e la ringraziò per avergli dato un valore. Per
averlo fatto sentire il primo in qualcosa. E per averlo trattato come un figlio
che non era mai stato
Ripensò al signor Kaji…di come lo avesse spronato, di come lo avesse
consigliato. Da una parte lo odiava. Per ciò che faceva con la signorina
Misato…perché nella sua testa il sesso fatto dagli altri era “sporco” mentre se
lo avesse fatto lui sarebbe stato “amore”. Lo odiava per ciò che aveva fatto ad
Asuka. Per averla lasciata sola. E per le attenzioni che lei gli rivolgeva. Ma
un’altra parte di lui lo ammirava. Perché forse era stato l’unico ad averlo
trattato come un uomo, piuttosto che come un bambino.
Ripensò a suo padre…e che nonostante tutto era stato bello sentirsi lodato da
lui
L’ultimo pensiero andò infine a sua madre…e una lunga lacrima gli scese sul
volto.
Era pronto ormai. Aveva salutato tutti
Aprì le braccia, immaginandosi come un angelo che dispiega le sue grandi ali.
Un angelo vero, non come quelli che aveva combattuto…non come Kaworu che era fin
troppo umano
Un angelo dalle bianche piume e dal sorriso sul volto
Si sporse in avanti allora, quasi fino a perdere l’equilibrio….
“Ciao!”
Rapida, improvvisa, incisiva.Una voce. Qualcuno era li. Qualcuno lo stava
chiamando
“Che fai quassù tutto da solo?”
Shinji Hikari si voltò di scatto
“Allora?”
Una ragazzina gli stava adesso di fronte e non riusciva a capacitarsi di come
avesse potuto scivolargli alle spalle senza che lui se ne accorgesse. Avrà avuto
più o meno la sua stessa età.
Capelli scuri del colore delle prugne d’estate, piccola ed esile, la cui
figura ricordava in qualche modo quella di Ayanami.
Teneva gli occhi semichiusi, per via del sole che le illuminava il viso.
“io…insomma…..si io….” La bocca gli si impastò biascicando parole
incomprensibili. Tutta l’apparente sicurezza di poco fa sembrava come
svanita
“Come dici? Non riesco a sentirti”
La ragazza provò a farglisi più vicino
Fu allora che Shinji li notò.
Occhi. Occhi rossi.
Fece qualche passo indietro, quasi d’istinto. E sentì la terra mancare sotto
i suoi piedi
Volò giù per qualche breve istante per poi cadere rovinosamente seduto col
sedere per terra, facendosi schizzare tutta l’acqua salina su per la faccia e
inzuppandosi tutti i vestiti.
Tossì rumorosamente per via della salsedine che gli si era infilata su per il
naso mentre l’osso sacro gli faceva un male terribile per la caduta
Fece appena in tempo a riaprire gli occhi, irritati dal sale, per vedere
quella strana ragazzina ridere di gusto a quel pietoso spettacolo
“Tutto bene?” disse lei trattenendosi a stento dal continuare a ridere
“Sì…credo di sì” rispose lui a voce forte
“Aspettami li allora, che scendo subito. Comunque non ti sembra un po’ troppo
bassa l’acqua per fare un tuffo da quassù?”
Una vampata di rossore si impadronì di lui. Era un gesto estremo quello che
stava per compiere. Troppo estremo per poter essere deriso
“IO NON STAVO…” ma quelle parole, così come la sua irritazione dovuta la
fatto di essersi reso ridicolo anche in quella circostanza svanirono quasi
all’istante. Solo ora Shinji poteva notare che di fianco la sporgenza su cui si
era arrampicato con tanto fatica, i vari detriti aveva costituito come una
specie di scala che permetteva di salire con relativa facilità
La ragazzina, muovendosi agilemente da blocco in blocco fu a terra nel giro
di pochi secondi
Baldanzosa comincò a saltellare verso di lui, ancora con quel radioso sorriso
sulle labbra. Appena gli fu abbastanza vicina gli porse la mano
Shinji guardò nuovamente i suoi occhi.
Non erano affatto rossi, anzi. Erano di un verde smeraldo, resi rossi dal
riflesso del sole
“Comunque io sono Hikari Nokibo…molto piacere!”