Shinji Ikari, quattordici anni, nazionalità giapponese. Era lui. E non c’erano dubbi su questo
Eppure, sebbene questa descrizione sia tanto semplice e minimale, Shinji Ikari non si sentiva completamente realizzato.
Ricominciamo da capo.
Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese. Non bastava… doveva provare ad aggiungere qualcosa di più.
Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese. Di media statura.Occhi e capelli scuri. Discretamente attraente a discapito di quanto lui stesso potesse credere.
Ecco.Aveva fatto un passo avanti. La sua forma. La sua figura. Ciò che egli vedeva riflesso in uno specchio e ciò che gli altri vedevano e riconoscevano come Shinji Ikari.
Era questo lui? Non del tutto.Doveva provare ancora
Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese….studente mediocre. Per svogliatezza, piuttosto che per poca intelligenza.Carente negli sport. Discretamente abile col violoncello. Incapace di nuotare
Ecco, già aveva aggiunto qualcosa in più. Il suo valore. Ciò che sapeva, o che non sapeva fare. Questo era lui? No, o almeno non del tutto.
Provò a fare un ulteriore sforzo.
Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese. Figlio di Gendo Rokubungi e Yui Ikari. Un padre assente per il proprio lavoro. Una madre assente per aver smesso di vivere. Abbandonato.
Ecco, questo gli somigliava già molto di più. Shinji Ikari come figlio. Un figlio che odia il proprio padre. Un figlio che piange la propria madre .
Ma non aveva ancora concluso del tutto. Quello era lui. La sua prima forma, ottenuta col relazionarsi nella prima istituzione sociale a lui conosciuta. La famiglia. Ma Shinji Ikari non era solamente il figlio di Gendo Rokubungi e Yui Ikari. Era qualcosa di più
Shinji Ikari, 14 anni nazionalità giapponese. Incapace di relazionarsi completamente col prossimo. Pochi amici. Nessuna ragazza. Anche se a volte sentiva di essere particolarmente vicino a qualcuna di esse
Shinji Ikari, amico di Toji Suzuhara.
Shinji Ikari amico di Kensuke Aida
Shinji Ikari attratto da Asuka Soryu
Shinji Ikari attratto da Misato Katsuragi
Shinji Ikari attratto da Rei Ayanami.
Quindi da un solo Shinji Ikari adesso si sono creati molteplici Shinji Ikari. Tutti ambivalentemente Shinji Ikari ma non esattamente Shinji Ikari
Veri e allo stesso momento verosimili.
Ma questo ancora non bastava a definirlo completamente
Allora cos’era davvero Shinji Ikari?
“Stupishinji” Come lo chiamava lei. Gli piaceva essere chiamato così, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Una sensazione di intimità e complicità
“Shinji kun” . Questo gli dava uno strano senso di sicurezza e di affezione. Gli piaceva anche questo
“Ikari”. Questo era freddo, ma solo in apparenza. E gli piaceva. Gli piaceva perché proveniva da una persona che era come lui. E in quel nome, sapeva di essere compreso e capito.
Si stava avvicinando. Avvicinando a quello che era realmente. Ma ancora mancava qualcosa
Chiuse gli occhi.
Un enorme volto mostruoso con un lungo corno sul viso, di colore viola, gli apparve quasi a voler imporre la sua imponente presenza nella sua memoria
Third Children
Sua altezza l’Invincibile Shinji
“Sei stato bravo…Shinji”
L’unicità. Il suo essere unico. Il suo essere necessario. Il suo essere in grado di fare qualcosa che altri non possono
Lodi. Quelle che gli avevano sempre negato per la sua mediocrità
Attenzioni. Che da sempre non gli erano rivolte per via delle sue insicurezze
Invidie. Che non aveva mai avuto il peso di sentire sulla propria pelle poichè mai si era realmente esposto nell’esprimere le sue potenzialità
Essere pilota di un Eva. Essere l’unico in grado di proteggere l’umanità dagli attacchi degli esseri che noi chiamiamo Angeli.
Nostri nemici. Esseri dai nomi celesti.
Bugia….Kaworu non era un nome celeste. Era un nome umano…
E lui lo aveva ucciso.
Shinji Ikari aveva ferito
Shinji Ikari avva tradito
Shinji Ikari aveva ucciso
Ucciso, ucciso, ucciso, ucciso, ucciso, ucciso, ucciso.
Eppure Kaworu era un angelo…meritava di morire…perché altrimenti saremmo stati noi tutti a morire al posto suo
Assassino
Eppure Kaworu gli aveva mentito…Aveva detto di volergli bene eppure gli aveva voltato le spalle. Meritava di morire
Assassino
Eppure Kaworu aveva chiesto di essere ucciso….e lui non aveva colpa…aveva solo esaudito quel suo desiderio
Assassino
Assassino, assassino, assassino, assassino, assassino, assassino.
Non importa quante scuse accampasse, quanti motivi cercasse.
Lui aveva ucciso
….e gli era piaciuto
Gli era piaciuto conficcare il prog knife nel nucleo pulsante di Shamshel
Gli era piaciuto perforare l’indistruttibile corazza di Ramiel
Gli era piaciuto scaricare ogni singolo colpo di fucile sul corpo di Matarael
Gli era piaciuto sventrare dall’interno la sferica figura di Leliel
Gli era piaciuto smembrare pezzo per pezzo la carcassa inerme di Bardiel
Gli era piaciuto divorare ogni piccolo brandello di carne di Zeruel
E infine….gli era piaciuto stringere ….stringere fino a….
….Kaworu…
Si era sentito potente….potente come un Dio….
…Kaworu
La sua vita…nel palmo della sua mano…
…Kaworu…
Era Kaworu a dover sopravvivere. Perché era una persona molto migliore di lui
Ma presto avrebbe corretto quell’imperdonabile errore.
Era Kaworu a dover sopravvivere. E infatti sarebbe morto lui. Com’era giusto che sia
La spiaggia. Dove lo aveva conosciuto la prima volta. Ancora ricolma di ruderi, macerie, edifici crollati. Abbastanza alti da permettergli di compiere l’ultimo salto.
Kaworu Nagisa….Kaworu della Spiaggia…e su quella spiaggia sarebbe tornato da lui…Avrebbe ripagato il suo debito
“E con questo il mio debito è saldato”
Asuka?
No…lui non era stato in grado di aiutare Asuka….quindi non era giusto che il pensiero di lei lo potesse salvare
Avrebbe saltato. E sarebbe finito tutto
Cercò di arrampicarsi il più in alto possibile su una sporgenza rocciosa che si stagliava come un coltello conficcato nella superficie marina, una ferita sanguinante sul volto del suo piccolo mondo
Arrancò…non era mai stato granchè come atleta…avrebbe proseguito a piccoli passi. Prima una mano che si infila in una piccola crepa…poi il piede che dal basso concede con le sue poche forze un’ultima spinta
Gli sembrò in quella salita di scalare la montagna dei suoi infiniti peccati
Tap
Mediocrità
Tap
Abbandono
Tap
Solitudine
Tap
Derisione
Tap
Fallimento
Un purgatorio…ecco cosa stava realmente scalando. Ma in cima non vi era alcuna redenzione ad attenderlo, nessun paradiso.
Solo la morte…e sperava lui, il nulla
Ecco, ci sei quasi. Un ultimo sforzo third Children.
Eccoti arrivato alla cima
Solo un attimo per riprendere fiato….per ammirare la luce del tramonto un ultima volta
Il colore rosso….
I capelli di Asuka….
Gli occhi di Ayanami…
Coloro alle quali non era stato in grado di dire parole tanto semplici
“cioè ti voglio bene”
Ancora Kaworu
Oramai aveva deciso.
Si avvicinò al limitare del baratro che dava sul mare sottostante
Abbastanza alto da ucciderlo se si fosse lanciato di testa
E si sarebbe lanciato. Perché il coraggio , almeno quello, era riuscito un po’ a trovarlo in se stesso
Ripensò ancora una volta ad Asuka e ad Ayanami…e che avrebbe tanto voluto fare l’amore con loro. Amarle ed essere amato da loro.
Ripensò a Toji e Kensuke e che, in fondo, se aveva combattuto aveva combattuto per proteggerli…
Ripensò alla signorina Misato e la ringraziò per avergli dato un valore. Per averlo fatto sentire il primo in qualcosa. E per averlo trattato come un figlio che non era mai stato
Ripensò al signor Kaji…di come lo avesse spronato, di come lo avesse consigliato. Da una parte lo odiava. Per ciò che faceva con la signorina Misato…perché nella sua testa il sesso fatto dagli altri era “sporco” mentre se lo avesse fatto lui sarebbe stato “amore”. Lo odiava per ciò che aveva fatto ad Asuka. Per averla lasciata sola. E per le attenzioni che lei gli rivolgeva. Ma un’altra parte di lui lo ammirava. Perché forse era stato l’unico ad averlo trattato come un uomo, piuttosto che come un bambino.
Ripensò a suo padre…e che nonostante tutto era stato bello sentirsi lodato da lui
L’ultimo pensiero andò infine a sua madre…e una lunga lacrima gli scese sul volto.
Era pronto ormai. Aveva salutato tutti
Aprì le braccia, immaginandosi come un angelo che dispiega le sue grandi ali. Un angelo vero, non come quelli che aveva combattuto…non come Kaworu che era fin troppo umano
Un angelo dalle bianche piume e dal sorriso sul volto
Si sporse in avanti allora, quasi fino a perdere l’equilibrio….
“Ciao!”
Rapida, improvvisa, incisiva.Una voce. Qualcuno era li. Qualcuno lo stava chiamando
“Che fai quassù tutto da solo?”
Shinji Hikari si voltò di scatto
“Allora?”
Una ragazzina gli stava adesso di fronte e non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto scivolargli alle spalle senza che lui se ne accorgesse. Avrà avuto più o meno la sua stessa età.
Capelli scuri del colore delle prugne d’estate, piccola ed esile, la cui figura ricordava in qualche modo quella di Ayanami.
Teneva gli occhi semichiusi, per via del sole che le illuminava il viso.
“io…insomma…..si io….” La bocca gli si impastò biascicando parole incomprensibili. Tutta l’apparente sicurezza di poco fa sembrava come svanita
“Come dici? Non riesco a sentirti”
La ragazza provò a farglisi più vicino
Fu allora che Shinji li notò.
Occhi. Occhi rossi.
Fece qualche passo indietro, quasi d’istinto. E sentì la terra mancare sotto i suoi piedi
Volò giù per qualche breve istante per poi cadere rovinosamente seduto col sedere per terra, facendosi schizzare tutta l’acqua salina su per la faccia e inzuppandosi tutti i vestiti.
Tossì rumorosamente per via della salsedine che gli si era infilata su per il naso mentre l’osso sacro gli faceva un male terribile per la caduta
Fece appena in tempo a riaprire gli occhi, irritati dal sale, per vedere quella strana ragazzina ridere di gusto a quel pietoso spettacolo
“Tutto bene?” disse lei trattenendosi a stento dal continuare a ridere
“Sì…credo di sì” rispose lui a voce forte
“Aspettami li allora, che scendo subito. Comunque non ti sembra un po’ troppo bassa l’acqua per fare un tuffo da quassù?”
Una vampata di rossore si impadronì di lui. Era un gesto estremo quello che stava per compiere. Troppo estremo per poter essere deriso
“IO NON STAVO…” ma quelle parole, così come la sua irritazione dovuta la fatto di essersi reso ridicolo anche in quella circostanza svanirono quasi all’istante. Solo ora Shinji poteva notare che di fianco la sporgenza su cui si era arrampicato con tanto fatica, i vari detriti aveva costituito come una specie di scala che permetteva di salire con relativa facilità
La ragazzina, muovendosi agilemente da blocco in blocco fu a terra nel giro di pochi secondi
Baldanzosa comincò a saltellare verso di lui, ancora con quel radioso sorriso sulle labbra. Appena gli fu abbastanza vicina gli porse la mano
Shinji guardò nuovamente i suoi occhi.
Non erano affatto rossi, anzi. Erano di un verde smeraldo, resi rossi dal riflesso del sole
“Comunque io sono Hikari Nokibo…molto piacere!”