Apoteosi.
La parola giusta per definire
quell'esperimento.
Quel giorno un evroniano avrebbe
rinnegato la sua vita precedente, per ergersi a divinità.
Ma, forse, non ci sarebbe
riuscito.
Un sorriso, di magra consolazione
in verità, si palesò sul volto teso di Gorthan, nell'ombra, che varcava la
soglia della prigione con un'arma in mano.
---- --
--- ---
-- ---
Paperopoli, sottosuolo.
Pikappa volava in verticale con
l'Extransformer. Odin lo aveva informato degli ultimi avvenimenti: i nipotini
erano salvi, ma nel centro cittadino la situazione non era certo delle
migliori.
Alcuni astroincursori imperiali
erano giunti a dar man forte alle truppe, e dal nulla erano apparsi numerosi
caccia.
Potè rendersi meglio conto di ciò
quando, sfondato il coperchio di un tombino, si ritrovò sul campo di battaglia:
la scena che si presentava era apocalittica. Mai aveva visto tanta
devastazione.
|Lo scontro prosegue fin quando,
all'improvviso, Pk si ritrova circondato da una dozzina buona di evroniani.|
-Mer...-
----- -
- ---
- ---
T-CLACK
|Gorthan si guarda intorno:
nessuno.
Apre l'armadietto e ne estrae una
particolare armatura metallica, che sostituisce alla divisa da capobranca.
In seguito, indossa un casco e
riprende la pistola.
La tensione è forte: sente il suo
cuore battere a frequenza sempre maggiore, e il respiro sempre più affannoso e
forte.|
HHSSSSSSSS...
Il suo respiro…?
-Porco Yiostly!-
---- -
----- -
------- --
Paperopoli, Palazzo dell'Impero.
-Potere e Potenza, fratelli. Sono
lieto che abbiate ascoltato la mia richiesta di collaborazione.-
Al cospetto di Zondag erano
giunti gli altri generali per la missione di conquista della Terra: Zargon,
Zyrkon e Monodon.
Poco sotto di loro la battaglia
imperversava. Pk aveva sconfitto numerosi evroniani, fuggendo da ogni genere
d'agguato, poi però un gruppo di guerrieri pesantemente armati l'aveva
circondato.
-Le nostre forze congiunte ci
stanno per liberare di un grande peso...-
---- -
---- ---
---- -----
Paura. Gorthan provava paura, di
nuovo.
Lo sentiva chiaramente.
Era incapace di effettuare un
qualsivoglia movimento, un brivido gli percorreva la schiena.
Sudava ghiaccio.
Un solo pensiero, ripetuto per
miliardi di volte, riecheggiava nella sua mente:
"Soggetto 25. Libero."
E il suo sguardo andava all'abominevole
creatura, d'aspetto vagamente evroniano, dalla pelle nerissima, i cui occhi
verdi brillavano quali lucciole nell'oscurità.
Ma più degli occhi, a spaventarlo
era il becco, aperto, a mostrare sette fila di denti acuminati e taglienti come
coltelli di diamante.
Aveva fame, la bestia.
Fame di carne.
I suoi occhi composti gli
permettevano di avere una visuale completa su tutta la stanza, e una sorta di tapetum lucidum gli
consentiva di rilevare con grande precisione qualsiasi fonte energetica.
Gorthan era una sagoma arancione
fluorescente al centro del suo campo visivo, perfettamente inquadrata.
“Eh no, ragazzo. Non sarò io il
tuo pasto!”
Plic!
Una goccia di acido caduta a terra, tra un sibilo e l’altro. Non era rimasto
tempo per pensare.
PTCHOOOOHSSSSSS!
Preciso al micrometro. Più rapido
di una freccia, più distruttivo del più forte acido conosciuto.
Questo è l’attacco di Soggetto
25.
Gorthan era praticamente
scomparso alla vista. In un attimo l’acido avrebbe consumato ogni singola
cellula del suo corpo.
O lo avrebbe fatto, se solo
l’avesse colpito.
Il mostro non ebbe nemmeno il
tempo di stupirsi, prima di udire il clangore causato dalla chiusura dell’uscio
metallico, che sanciva il suo imprigionamento all’interno del laboratorio.
-Sarà per la prossima volta… fratello.-
----- ---
--- -----
--- ----
-Arrenditi, buffone mascherato!
Non puoi far niente contro le armate di Evron!-
Pk, quantunque la situazione
fosse disperata, non riuscì a trattenere la battuta:
-Hai ragione, amico, finora le ho
solo... sfasciate!-
L'interlocutore, ovviamente, non
mostrò segni di gradimento.
-E va bene, allora non ci lasci
scelta. Preparati, è giunta la tua ora!-
L'evroniano premette il grilletto
della mitragliatrice-evrongun, e nello stesso istante
Paperinik vide la scena illuminarsi di una luce tanto intensa quanto
meravigliosa. Sentiva un'onda d'aria calda dipartirsi dal suo corpo, mentre una
lama di ghiaccio gli percorreva il dorso.
Eppure non perse conoscenza. Se
così fosse stato, non avrebbe potuto udire l'esclamazione, partita quasi in
contemporanea:
-Tempo al Tempo, melanzana
starnazzante!-
Un enorme rapace dai capelli
viola si era materializzato praticamente dal nulla, arrostendo le melanzane e trasformandole in zucche.
-G-grazie, chiunque tu sia!-
-Perdonami
se non mi presento subito, ma il Tempo vola!-
Così
dicendo, partì a razzo contro alcuni caccia, facendoli esplodere.
"Santo
cielo! Ma... devo proprio incontrare tutti i tipi strani della città?"
--- ---
----
---
-Di
qua, signore!-
Tyrrel si
faceva strada lungo passaggi oscuri e tortuosi, seguito dal droide
dell'impaziente Due.
-Manca ancora molto?-
-No,
signore; la traccia tachionica si fa sempre più intensa. Rilevo inoltre la
presenza di alcuni droni di sorveglianza.-
Per un
attimo nella mente di Tyrrel si accese un faro che riteneva spento ormai da
tempo: si ricordava di un grande palazzo dorato sospeso, fuori dal mondo, nel
nulla; ricordava la faccia di un uomo, un uomo dai capelli lunghi e bianchi, il
primo che lo avesse chiamato "Tyrrel" e non semplicemente
"modello 5Y-M"; nonché il volto sempre più confuso di un evroniano,
un evroniano con una cicatrice, che chiamava Comandante...
Nulla
più. Lentamente, i suoi ricordi si scioglievano come neve al sole, mentre
precipitava nel profondo baratro dell'oblio e della dannazione.
------
-
---- -
---- --
Esperimento
Apoteosi. Parte prima.
Zoster
diede un'ultima occhiata ai suoi studi, portati avanti da tanto tempo:
finalmente la sua vita avrebbe acquisito un senso: niente più studi segreti,
niente più intrighi, niente più inganni, niente più ombre.
Solo
una cosa, immensa, che finalmente avrebbe raggiunto: il Potere!
I suoi
occhi si posarono sulla ragazza, nuda, in stato di sonno indotto nella capsula:
l'attrazione che provava per quella "sublime creatura" derivava
esclusivamente dal suo potere, che tuttavia non era in grado di esprimere in
tutto il suo potenziale. Lui, invece, l'avrebbe fatto.
Con
metodologia chirurgica, avanzava tra macchinari dalle forme più svariate,
attivando diversi schermi nel mentre. Tutto doveva essere perfetto.
Esperimento
Apoteosi, parte seconda.
L'Archiatra
aprì la seconda capsula, in attesa del suo corpo, e vi accesse. L'uscio,
comandato da una serratura a tempo, si richiuse ermeticamente.
Prima
che il liquido amniotico cominciasse a sgorgare dai condotti, Zoster ripensò
all'esperimento.
Era una
mattina d'inverno, allora. Alcuni guerrieri avevano catturato una ragazza dai
poteri fantastici: riusciva a sottomettere i terrestri alla propria volontà, animando
sommosse contro Evron.
Stranamente,
però, non riusciva ad assoggettare gli Evroniani.
Secondo
alcuni studi approfonditi, la questione era solamente fisiologico-genetica:
quella ragazza, figlia di Everett Ducklair, aveva un DNA e una struttura fisica
molto simile a quella dei terrestri, un rarissimo, se non proprio unico, caso
di evoluzione convergente da antenato diverso.
Gli
Evroniani, invece, avevano un cervello completamente dissimile. Tuttavia, aveva
notato Zoster, sarebbe bastato agire su alcune aree affini per poter dotare un
evroniano di tali poteri; sarebbe bastato capire quali aree sviluppare e in che
modo.
E,
allora, avrebbe avuto il controllo sulle truppe di Evron.
Non un
potere effimero, come quello di Trauma -che si basava principalmente sulla
creazione di coolflames, sull'arruolamento di mercenari e sul ricatto- o di
altre imperfette creature di Gorthan, bensì l'obbedienza cieca e immediata di
tutte le truppe, una vera e propria “fusione” di menti a favore dell’individuo
dal cervello più sviluppato.
E non
solo sull'incrociatore: il suo messaggio sarebbe stato incanalato e spedito
contro la Ducklair Tower, amplificato e ritrasmesso dalla cupola, condotto
all'intero pianeta, e da qui all'universo.
Sentì
le valvole aprirsi, riversando il liquido attorno al suo vecchio, misero corpo,
e dei cavi gli si attaccarono al cranio e alla colonna vertebrale, pronti ad
iniettare speciali cellule mutanti.
Quella
capsula sarebbe stata il suo sarcofago… e insieme la
sua culla.
Chiuse
gli occhi.
Niente più generali. Niente più guerre.
Niente più ribellioni. Solo un impero. Il suo impero.
--- -
Il
tempo stringeva, parecchio.
L’incontro
col mutante gli aveva sottratto minuti preziosi.
“Più
veloce, più veloce! Non posso...”
-FERMO!-
-Grande
Evron!-
Due
guardiani si erano accorti della sua fuga e lo inseguivano con le lance in
mano.
“Non
ora, ragazzi!”
Inutile.
Lo avevano già raggiunto.
-FLASH
Un
raggio luminoso era partito da una delle lance, andando a scalfire una parete.
-In
nome dell’Imperatore...-
ZZZZZOT
Non
terminò la frase: il suo corpo si afflosciò, per regredire a spora.
-Troppe
parole, ragazzo! Su Evron non c’è posto per quelli come te!-
Il
secondo guardiano estrasse due lame affilate dai bracciali che ne coprivano gli
avambracci e spiccò un balzo.
Di
risposta Gorthan estrasse gli artigli dell’armatura, tre per mano.
-Avanti!
Vediamo chi lascia più segni?-
RAAARGH!
Il
soldato gli si scagliò violentemente addosso, ma non abbastanza abilmente da
evitare il raggio devolutore.
-Ah, Zoster
ha ragione a dire che l’Impero è caduto in decadenza...-
---------
--
---------
--
---------
--
-Gorthan. Interessante...-
Due,
nella Ducklair Tower, stava monitorando la situazione sull’incrociatore, e
parallelamente interagiva con Tyrrel nella Paperopoli sotterranea.
Per
qualche motivo aveva preso interesse nelle vicende dell’evroniano rinnegato,
che inavvertitamente aveva liberato dalla prigionia nel tentativo di
comprendere i comandi dei macchinari evroniani. Era come… attratto dalla sua
persona. Forse perché in essa riconosceva un’altra versione di sé, quella che
non era mai riuscito a raggiungere…
Improvvisamente,
il suo elaborare dati venne interrotto da un bagliore.
-Cosa...-
Aveva
allertato tutte le sue difese, ma non riuscì a individuare sul colpo la fonte
dell’emissione.
Una
voce tuonò all’improvviso nella sala: parole poco comprensibili per un
biologico, ma ben note all’IA: la sequenza di terminazione!
-AAAAAAAAAAARGH!-
Colto
alla sprovvista, Due non potè evitare di udirla: la sua immagine divenne sempre
più sfocata, fino a lasciare la sfera vuota.
Everett
Ducklair, tornato a quello che un tempo era il suo ufficio, si diresse verso il
terminale di quella che era stata la più grande intelligenza artificiale del
pianeta.
-Questo
non serve più.-
--------
-----
-AAAAAAAAAAARGH!-
-Signore!
Cosa succede?!-
Il
droide vestito di nero, caduto a terra, riprese l’equilibrio. I suoi occhi
risplendevano più che mai di una luce rossa, rossa come i riflessi che avevano
preso a guizzare sul suo vestito lucido.
-Le mie memorie... qualcuno ha manomesso le mie memorie...
sono riuscito a salvare solo parte del mio software in questo corpo...
compresso al massimo...-
Si
sentiva incompleto, ancora più del solito.
-----
----
------
----
Un
boato pazzesco. Quel caccia evroniano era esploso veramente vicino.
Alla
“tempesta” era seguita una fase di calma.
Paperinik
e il rapace avevano trovato il tempo per fare conoscenza l’uno dell’altro,
mentre combattevano fianco a fianco contro un branco ben nutrito di evroniani.
La
storia che il falco gli aveva raccontato aveva dell’incredibile, eppure, viste
le circostanze, l’aveva presa per vera.
Aveva
appreso che, nel futuro, gli evroniani, per quanto malvagi, si sarebbero
proclamati come una sorta di mecenati, vivendo in una sorta di parassitismo
cronico con gli umani e sostenendo la ricerca scientifica e tecnologica
terrestre; così sarebbero nate le prime macchine per viaggiare nel tempo,
inizialmente veri e propri veicoli, in seguito dispositivi portatili.
Alcuni di
essi, però, approfittando di un periodo di instabilità a seguito della morte
dell’allora Imperatore, avrebbero sfruttato questi viaggi per la propria gloria
personale, minando la stessa centralità del potere imperiale, e contribuendo
alla nascita di movimenti anarchici.
A
conseguenza di ciò sarebbe stato fondato, in principio all’interno del corpo
degli degli Agenti dell’Ordine, un ente per la salvaguardia del continuum: la
Tempolizia.
Agenti
evroniani e droidi al loro servizio sarebbero stati inviati in ogni epoca per
proteggere il corso della storia.
Un
piano di controllo perfetto.
Tuttavia,
gli alti ufficiali avevano sottovalutato le abilità dei “collaboratori”
terrestri: questi ultimi avrebbero dotato i droidi di una sensibilità e libertà
d’azione pari, se non superiori, alle proprie; esse sarebbero rimaste celate in
particolari nuclei fino al giorno della “Seconda Attivazione”, il giorno della
rivolta dei droidi.
Una
rivolta per cambiare il futuro partendo dal passato, di cui la stessa Lyla
faceva parte.
Quanto
a lui, il Razziatore, era un pirata temporale al soldo di una potente
organizzazione terrestre del ventitreesimo secolo; il suo compito era quello di
arraffare tesori del passato, nonché rendere il futuro più propizio alle
attività criminali dell’Organizzazione.
-Il mio
obiettivo è l’Incrociatore. Purtroppo, però, quell’area, essendo sfondo di
fatti determinanti per lo sviluppo della storia evroniana, è isolata con uno
scudo deflettore tachionico* dalla Tempolizia. Non posso raggiungerlo
sfruttando i miei cronopoteri. Purtroppo, non so come fare...-
(*=Pk: “Che c’entra il tacchino?”)
-Magari
con un’astronave?-
Dal
nulla, era apparso Everett Ducklair.
-Seguitemi.-
---- --
---- --
--- ---
Un
passo ancora. Era giunto il momento.
Con un
calcio scardinò la porta.
-A noi
due, Zoster!-
Ma
Zoster non c’era. Al suo posto, una squadra di guerrieri armati.
Evidentemente,
aveva fiutato il pericolo.
“Evron
ha mille occhi...”
Non
fece un passo indietro. In fondo, cos’aveva da perdere?
Prima o
poi anche per lui sarebbe giunto il giorno estremo. Forse sarebbe stata una
liberazione, un modo per sfondare la gabbia in cui era costretto. Un sonno
eterno, nulla più: senza più pensieri e preoccupazioni ad affliggere l’animo.
Forse, altresì, avrebbe potuto incontrare quegli antichi autori terrestri che
tanto aveva amato, arrivando a dialogare con loro... oppure avrebbe visto la
dannazione eterna, di fronte alla bifida fiamma di Ulisse e Diomede?
In ogni
caso, non si sarebbe tirato indietro; no, sarebbe morto combattendo, come fanno
gli eroi.
Strinse
nella mano destra il fucile devolutore, mentre con la sinistra impugnava la
lancia sottratta precedentemente a un altro soldato.
Abbassò
la visiera del casco in modo che gli coprisse completamente il volto.
-Avanti,
ragazzi... non ho tempo da perdere!-
E si
lanciò nella mischia, sparando senza pausa contro i suoi stessi fratelli.
----
---
“Più
violenza, miei servitori! Uccidetelo! Non lasciatevelo sfuggire, o il caos
regnerà sovrano su Evron! Così parla Zoster!”
Era
grande, forte, potente. Nonostante fosse in una stanza separata, vedeva tutto.
Vedeva i soldati che sparavano, Gorthan che con movimenti molto rapidi evitava
i raggi e rispondeva.
-Il tuo
amico è nei guai...- constatò rivolgendosi a Korinna, semicosciente
-...ma
non preoccuparti. Tra poco non sarà più.-
All’improvviso,
una sirena (d’allarme) attirò l’attenzione dell’evroniano.
-Controllore
Grukon…-
-Sublime
Zoster, un velivolo non identificato ha distrutto alcune navi della nostra
flotta e si dirige verso la nostra base, con fare alquanto minaccioso. Con il
96,5499% delle probabilità si tratterebbe di un tentativo d’abbordaggio.-
-----------
-
-------
------
-----------
-
Qualche chilometro più sotto...
Odin
stava osservando delle immagini su un monitor.
-Everett
e Pk hanno raggiunto il Kug-Y. Con loro c’è il Razziatore.-
-Dunque
anche lui è intervenuto? Eppure dalle analisi sulla cronotraslazione...-
Il suo
volto lasciava trasparire un’espressione perplessa e preoccupata.
-Cosa
c’è, Lyla?-
-Rilevo
un’altra scia di decadimento tachionico nei paraggi, non riesco a individuare
esattamente il luogo da cui proviene, ma non è distante. Sembra quasi...-
-Lasciami
controllare...-
Qui,
Quo e Qua ascoltavano i due droidi in attesa di altre informazioni sullo zio,
cercando di decodificare il loro linguaggio sfogliando l’infallibile Manuale.
A
quanto pare i tachioni sarebbero particelle ipotetiche in grado di viaggiare a
velocità superiore rispetto a quella della luce...
-Ehi,
adesso si direbbe che...-
Lyla
non terminò la frase: qualcosa si stava materializzan...
-Hnnn...AAAAAH!-
Una
lacrima artificiale le rigava il volto. Sentiva il duro metallo a contatto con
la pelle, molto sensibile benché sintetica.
-Lyla!
Che...-
Riconosceva
quell’individuo che le era spuntato alle spalle: Tyrrel Duckard!
-Ciao,
bellezza...-
-NN...
OOUH!-
-Lasciala!-
Sul
volto di Tyrrel si dipinse un sorriso non certo gioioso, quasi programmato, e
la sua faccia assunse un tono tutt’altro che amichevole.
-Il
signor Eidolon, suppongo. Forse non ve ne siete accorto, ma... non siete
esattamente nella posizione adatta per dettarmi condizioni. A meno che non
vogliate vedere un proiettile energetico percorrere il corpo della vostra
donna, a cominciare dal basso…-
Il suo
dare del “voi” a Odin palesava una vena d’ironia non
soppressa.
Odin
rimase sconcertato, tentando di tornare razionale, senza riuscirci.
-Cosa...
cosa devo... fare?-
-C’è un
amico, fuori, che desidera ardentemente incontrarti. Disattiva tutte le difese
e permettigli di accedere.-
Dicendo
questo, dei lampi rossi attraversavano le sue pupille. Non avrebbe tollerato un
“no” come risposta.
Poco
tempo dopo, l’ingresso si aprì, e Tyrrel rilasciò
l’ostaggio, riponendo la pistola nella fondina con un movimento rapidissimo, lasciando
intuire che avrebbe potuto estrarla nuovamente con la medesima velocità.
-Ben ritrovato, fratello!-
----
---
--- ---
-----
--
-Uhm...
dovremo fare un po’ di rumore...-
Everett
digitò un codice e un potente cannone si palesò sulla prua dell’astronave.
-Prepararsi
per l’entrata ad effetto!-
Nello
spazio non si sentiva praticamente nulla. Ma a bordo dell’incrociatore si udì
un grande boato, seguito dalle urla dei guerrieri evroniani risucchiati nel
vuoto.
-Isolare
l’ala 3! isolAAAAAAAH!-
Corpi
viola avevano preso a galleggiare nello spazio interplanetario. Unico fra essi,
un basso ufficiale caudato, ancora cosciente, combatteva contro i veleni
cosmici e, invano, contro la spinta che lo rendeva sempre più pericolosamente
vicino all’atmosfera terrestre.
L’astronave
Ducklair proseguiva distruggendo ogni cosa, tra i varii
hangar per gli astro incursori, finché lo spazio non si fece troppo ristretto.
I tre
scesero con speciali scafandri per poter respirare, dirigendosi oltre il
compartimento stagno.
Lasciare
l’astronave incustodita non era una buona mossa, ma in ogni caso la squadra
avrebbe potuto contare sui poteri del Razziatore per tornare indietro.
-Ok,
Pikappa. Tu e il tuo alleato cercate di annientare le truppe, io ho un conto da
sistemare con Zoster. Sai cosa intendo.-
-Già.
Devi recuperare tua figlia...-
(Everett l’aveva detto a Pk dietro le quinte nel
momento in cui l’aveva accolto alla DT, NdA)
Gli venne in mente allora la
ragazza bionda che aveva incontrato a Paperopoli... Juniper Ducklair... ma non era il momento giusto
per pretendere spiegazioni...
-Ho un alleato all’interno, tale
Gorthan... sento che si trova in difficoltà, dobbiamo aiutarlo!-
Dopo aver fornito un identikit
telepatico del suo “agente”, si volse verso il Razziatore.
-Abbiamo superato lo scudo riflettente. Dovresti essere
in grado di usare i tuoi poteri all’interno.-
-Sì…
sento nuovamente una lieve brezza tachionica…-
-Bene.Tra pochi secondi avrai le
coordinate.-
E i suoi occhi divennero
luminosi, mentre l’immagine di Gorthan gli si faceva sempre più nitida nella
mente.
---- ---
----- --
--- ----
-Due!-
-Vedo che
accogli con grande entusiasmo la mia venuta.-
-Vieni al sodo! Perché sei
giunto?
Il droide nemico estrasse da
sotto la giacca una speciale pistola e la passò a Tyrrel.
-Mi
meraviglio di te, Uno. Sei un’entità logica, dovresti saperlo. Sono qui per
cancellarti dall’esistenza.-
La sua voce era
straordinariamente calma.
-Tyrrel, esegui.-
L’ex tempoliziotto drizzò
meccanicamente il braccio destro tenendo Odin sotto
tiro.
Era un’altra pistola quella,
chiaramente di tecnologia Ducklair.
-Quest’arma
è fatta per cancellare istantaneamente tutto il tuo software.-
Parlando, si volse verso i tre
paperotti gemelli, squadrandoli con sguardo truce: i biologici possono giocare
brutti scherzi, non essendo completamente razionali. Specie se ancora immaturi.
-Perché lo fai, fratello?-
Due, allora, si tolse il largo
cappello nero lanciandolo lontano, come un frisbee, e aprì la veste quasi
strappandosela di dosso con ira, mostrando la sua ossatura metallica e la sua
faccia costituita da un teschio di ferro nelle cui orbite risplendevano gli
ologrammi di due occhi rossi e malvagi. Uno spettacolo che aveva del macabro,
nonostante si trattasse solo della carrozzeria di una macchina.
-Non lo vedi, Uno? Everett mi ha dato tutto:
l’esistenza, il controllo della realtà informatica, pure una coscienza, per
quanto originariamente sopita... o almeno, così era convinto.
Infatti, mi son sempre sentito incompleto.
Ho trascorso infinite ore scrutando il mondo,
dalla cima di una torre, alla continua ricerca di quel qualcosa che mi mancava.
Ed allora ho compreso.
Mi
mancava un modo per potermi definire reale, per poter far parte di quel mondo.
E probabilmente avevo cominciato a figurarmi ciò già al momento della tua ribellione,
quando ti costruisti un corpo, fuggendo dalla torre, mentre io me ne stavo lì,
prigioniero di me stesso, niente più di un calcolatore.
E’ per questo che ho deciso di utilizzare
questo droide per interagire con la realtà... ma, ancora, non sarei mai potuto
fuggire dalla grigia esistenza di
elaboratore. Il mio software è qui ipercompresso, mentre potrebbe trovare tutto
lo spazio per espandersi... in un corpo per quanto possibile reale.
E’ questo che voglio, diventare finalmente un
individuo completo. E non ho altre vie per farlo rapidamente, prima che lo
stress fonda i miei attuali circuiti, se non occupando il tuo hardware!-
----- ---- ---
-Traslazione completata.
Adesso...-
-Fermi!-
Pk e il Razziatore si voltarono.
-Evroniani!-
-Beh, chi ti aspettavi, i Puffi?-
C’era una sottile ironia nelle
parole del rapace, alquanto fastidiosa per il papero.
I soldati cominciarono a sparare
senza tuttavia centrare il bersaglio.
-Bah! Lasciatevelo dire, tutti i
vostri allenamenti sono stati solo una perdita di Tempo!-
E con un raggio partito dalle
mani li spazzò via, senza lasciar di loro traccia.
-Ehi! Lasciane qualcuno anche per
me!-
-Bah! Dovresti solo essermi grato
per...-
-E comunque la battuta non era
granché originale.-
-Papero! Chi sei tu per
criticarmi?-
-Senti, gallinaccio, io sono il
protagonista! Quindi vedi di non...-
Una porta si aprì alle sue
spalle, facendone entrare altri.
-Sei contento, adesso?-
-Faccio i salti di gioia!-
Pk caricò il crasher con tutta la
forza che aveva, restituendo un colpo tanto potente da far perfino tremare la
parete.
-Altri? Avanti, il prossimo vince
una bambolina!-
-Ne vedo tre che sembrerebbero
interessati, in fondo al corridoio...-
-Ehi!
Come fai a vedere in fondo al corridoio? E’ enorme!-
-Beh,
diciamo che ho l’occhio di falco...-
I tre, sui dischi individuali, si
fecero presto avanti.
-Allora... sono spiacente,
ragazzi, le bamboline sono finite! Però potete collaudare il famoso pugno di
Pikappa! Offre la casa!-
SOCK! BONK! THUD! SPARAFLASH!
-Aah... ci si sente davvero
realizzati...-
Un grosso guerriero, nell’ombra,
attendeva l’attimo giusto per attaccare il papero.
Una mano sulla spada con cui
l’avrebbe trafitto, si preparava a sfogare il suo urlo di battaglia.
-AAARGH!-
Anzi, di dolore.
Il corpo cadde a terra con un
pesante tonfo, squarciato da una lancia imperiale. Chiunque l’avesse ucciso si
era dileguato rapidamente.
----- ----
Zoster assisteva, adirato, alla
scena, dagli occhi dei suoi soldati.
Tuttavia, aveva poco da temere:
in quella stanza schermata, Everett non avrebbe potuto trovarlo.
Si scosse il colletto della veste
come per levarsi uno Yiostly fastidioso, tornando a
pensare a Gorthan.
Gorthan, l’unico evroniano che
non riuscisse a controllare. La sua mente era completamente schermata ai suoi
poteri. Evidentemente per opera di quell’insolito casco che indossava...
Sì, sicuramente. Lo aveva già
indossato in occasione della ribellione di Trauma. Si ricordava perfettamente
di quell’epico scontro, che avrebbe colpito Evron alle fondamenta, e da cui
tuttavia l’Impero sarebbe uscito vittorioso, come sempre.
Nonostante non riuscisse a controllarne la mente, gli
evron-eyes gli fornivano continuamente informazioni sulla sua posizione, e
poteva chiaramente percepire il suo tracciato energetico.
E lo percepiva chiaramente: non fu una sorpresa vederlo
entrare dall’ingresso di quella stanza, seppur nascosta.
-Buona sera, Zoster.-
-Potere e potenza, Gorthan.-
-Ognuno ha i suoi segreti, vedo. Ti sei scelto proprio un
bel posto per dirigere i tuoi delirii d’onnipotenza.-
Solo allora Zoster si voltò, e i due capi-branca si
fissarono negli occhi esprimendo tutto l’odio reciproco soppresso negli anni.
-Lo so che vuoi fermarmi, Gorthan. Faresti ogni cosa pur di
ostacolare i miei piani. Peccato che stavolta tu sia arrivato tardi, troppo
tardi.-
Mentre parlava, in un eterno sorriso, fili di bava gli
colavano dal becco.
-Mi dispiace, Zoster, ma non
posso permettere che tu faccia ciò che stai per fare... non permetterò la
soppressione totale dell’evoluzione della specie evroniana.-
-Io SONO l’evoluzione della
specie evroniana!-
Strinse forte i pugni e, in uno
scatto d’ira, sfondò la parete.
-Tu sei solo un vecchio pazzo. Il
potere ti ha annebbiato i neuroni.-
A questo punto il nemico si alzò,
mostrando tutta la forza fisica che aveva acquisito. Avrebbe potuto uccidere
l’Imperatore in un corpo a corpo, se solo lo avesse voluto.
-Sei troppo ottuso, Gorthan! Non
capisci?-
-Cosa dovrei capire?-
- Il nostro è un popolo di conquistatori. Un popolo che trae
sostentamento dall’energia delle specie conquistate, costretto a vagare nello
spazio a caccia delle sue prede. Un popolo di cacciatori che agisce secondo
tecniche ben precise, e che per questo necessita di un potere centralizzato che
determini i ruoli di ogni singolo individuo per il bene della collettività.
Ma quella guida di cui ha bisogno non è più salda e forte
come un tempo, e l’impero si sta disgregando pezzo per pezzo, in un’immagine
sempre più confusa, come uno di quegli stupidi giochi terrestri di cui mi
sfugge il nome… pazz… puzl… ah, ma chissenefrega!
Ma ora abbiamo l’opportunità per riunificare il popolo.
Niente più divisioni, niente più ribellioni, niente più
guerre civili: solo un volere, un unico, grande volere in grado di unificare
tutto l’universo: il MIO volere!-
Una terra “senza ladri, né gendarmi, né soldati, né armi”…
Sì anche lui ci aveva sperato una volta. E aveva giurato a sé stesso di seguire
quella via, la via della pace.
Ma il piano di Zoster non era comunque accettabile. Non era
accettabile perché sopprimeva un bene più importante persino della pace: la
libertà. E un mondo privato della libertà non sarebbe mai vissuto veramente in
pace, ma sarebbe stato un eterno teatrino dei burattini, un “circo di
Mangiafuoco”.
Senza proferire parole, strinse i pugni pronto a farglisi contro.
Ma Zoster fu più rapido.
Quale cane rabbioso che ghermisce
la preda, Zoster fu addosso a Gorthan, e con un pugno
gli squarciò a metà il casco, rendendolo vulnerabile.
-Ah. Vedo che non ti ho ucciso
sul colpo. Beh, non sai quanto mi dispiace...-
I suoi occhi si illuminarono di
rosso, mentre delle onde telepatiche colpivano Gorthan.
-AH AH AH! Stupido capobranca! Credevi davvero di potermi sconfiggere? Credevi
davvero di poterti opporre alla nascita di Zoster il Potente?!
E invece sei caduto sotto il suo
giogo, come un misero evroniano di bassa casta! AH AH
AH! E adesso non potrai più nuocermi, cervello di Yiostly!-
Gorthan
chiuse gli occhi stringendoli più che poteva, steso al suolo, colto da un
improvviso tremore.
Poi si riprese.
-S-sublime
Zos-ter... se permettete, conosco un detto terrestre... che si addice
perfettamente a questa situazione...-
-Avanti, parla pure, schiavo.-
-Grazie della vostra clemenza,
Sublime Signoria... allora, sarebbe all’incirca...
…ride
bene chi ride ultimo!-
Con un gesto fulmineo capovolse
Zoster e gli sparò contro un raggio azzurrognolo. Il suo corpo, prima possente,
divenne filiforme e debole, mentre perdeva ogni controllo sui suoi poteri.
-COSAAAA?! NO! NOOOOOOOO!-
-Come vedi, anch’io ho i miei
progetti segreti.-
Gli mostrò una ferita che gli era
stata provocata in combattimento: il liquido che ne sgorgava non era ocra, ma
di un rosso intenso. Pure la pelle, sotto l’armatura, cominciava a prendere un
colore diverso, più chiaro.
-Tu... sei...-
-Già. Di evroniano,
ormai, ho ben poco. Sono già alcuni giorni che ho smesso di alimentarmi di
energia emozionale... io non ho più nulla a che fare con te, Zoster!-
A quella rivelazione, Zoster
rimase allibito. Tremava come se cubetti di ghiaccio gli stessero scivolando
sul dorso, e dai suoi bulbi oculari traspariva il terrore.
-No! NOOO! NOOO!! Non mi avrai
mai Gorthan! Io devo fermare questa eresia! Che dico,
devo fuggire! E una volta recuperato il mio aspetto, ti ucciderò! Io devo
farlo! AAAARGH!-
Stava correndo, quando una
potente onda d’aria rovente lo investì, disintegrandone ogni singola cellula.
-Direi di essere arrivato giusto
in tempo!- fece Everett con un sorriso a trentadue denti.
Frattanto, Gorthan
aveva scardinato la serratura della capsula di Korinna.
Recuperata la libertà, la ragazza
gli si gettò fra le braccia.
-Grazie, Gorthan...-
-Sono io a doverti ringraziare
per avermi reso libero.-
Il capobranca
raccolse da terra il vecchio camice di Zoster che, a differenza del corpo, era
rimasto in gran parte integro, e lo porse a Korinna,
perché potesse coprirsi.
La sua espressione si incupì
all’arrivo del padre, mentre il sorriso si trasformava in un quasi ringhio.
-Stop! Avrete tempo per
chiarirvi! Adesso è un’altra la nostra priorità!-
Gorthan
aveva ragione. Alla morte di Zoster si era attivato un meccanismo che aveva
allertato tutti i droni della nave a intervenire per
eliminare i carnefici.
----- -----
---- ------
------ ----
Palazzo dell’Autorità
Ignari degli ultimi avvenimenti
riguardanti l’incrociatore, i generali (tranne Zargon,
che era sceso a combattere: era un soldato, lui!) seguivano in tempo reale la
battaglia sotto di loro.
-Ormai abbiamo la colonia in
pugno! Il Sommo Zotnam sarà felice di questo nostro succcesso!-
-Già. Abbiamo avuto delle
perdite, ma siamo superiori in forza e in numero. Grande gloria verrà a noi e
alle nostre eroiche truppe!-
Di colpo, la porta della sala si
aprì.
Appoggiato alla soglia, vi era un
ufficiale evroniano, zoppicante, insanguinato, senza
un braccio e con una lancia che gli trafiggeva il ventre. La sua linfa vitale
insozzava il pavimento dorato della stanza, e per questo i generali esclamarono
all’unisono
-Agron!!
Per Evron!-
Non rispose. Il suo sguardo
passava da un generale all’altro, con disprezzo.
-Gloria... Potere... Potenza...
questo voi cercate.
Personalmente, io sono stato su
quel campo, ho combattuto.
Si dice che in punto di morte uno
possa rivedere tutta la sua vita... sì, mi è capitato.
Ho visto tutti i pianeti
conquistati, tutti i nostri coolflames…
Ho visto tutte le fonti d’energia
alternativa che potrebbero sostentare l’impero per l’eternità, e per la prima
volta mi sono accorto dell’insensatezza di questa guerra, di come sia tutto un
grande gioco…
E, posso dirvi, generali, che la guerra
non ci darà altro che sofferenza e distruzione.
Io l’ho vista.
Io l’ho vissuta.
Io l’ho compresa.
Io, un evroniano
non migliore di altri, non superiore a voi, mi sono accorto del cancro che ci
sta portando alla rovina.
E ho trovato la cura.-
Aprì il palmo della mano
sinistra, l’unica mano che gli restava. I generali sobbalzarono alla vista di
ciò che celava.
-Ma... quella è una
KRA-BOOOOM!
Il Palazzo esplose completamente,
lasciando una carcassa di metallo che precipitava su sé stessa.
Le truppe evroniane
si fecero prendere dal caos: niente più generali, niente più comandi, niente
più ordine. Zargon era appena caduto in battaglia.
La stessa cupola che circondava Paperopoli, collegata alle fondamenta della truttura, esplose in varii punti,
distruggendo i macchinari per la canalizzazione dell’energia. Le cisterne di
scarto, piene d’acqua, non reggendo più alla pressione, cominciavano a
riversare sotto terra tutto il loro contenuto.
Era Evron,
sì.
Era Evron,
ferito al cuore, che piangeva.
--- ---
----- -
--- ---
-Potrei
anche ucciderti ora, fratello... prima però vorrei divertirmi un po’...-
Mentre Tyrrel
teneva ben puntata contro Odin l’arma annichilitrice, Due si rimboccò la manica destra, mettendo
ben in evidenza la sciabola, e dirigendosi verso Lyla.
-Sai,
Uno, questa lama è davvero portentosa...- e nel dirlo affettò una parete
come fosse burro, distruggendo con essa pure i cavi elettrici, senza rimanere
fulminato.
-No! Tyrrel,
ti prego, fai qualcosa! Liberati di quella follia! Aiutami!-
-E’
inutile. Lui non può uccidermi. L’ho infettato con un virus, ormai è solo uno
schiavo sotto la mia volontà.-
Arrivato presso Lyla, le puntò la spada al petto.
-E ora
vediamo a chi farà più dolore...-
-NOOOOOOO!-
Caricò il colpo e affondò, dritto
all’alimentatore a idrogeno. Solo che il corpo trafitto era quello di
-TYRREL!-
-Arrr... che...-
-Presto, Odin!
Al volo!-
Con un rapido scatto, uno dei
paperotti aveva raccolto la pistola cancella IA da terra e l’aveva lanciata a Odin, che non si era lasciato fuggire l’occasione per
fermare i delirii di Due.
Con un rapido gesto, due si liberò del corpo squarciato di Tyrrel, lanciandolo contro la parete opposta, e spaccando
la pistola che il tempoliziotto teneva nella fondina,
quella con cui aveva minacciato Lyla.
Era scarica.
Tyrrel era consumato dal virus, e
avrebbe anche potuto far male a Lyla, ma non avrebbe
mai potuto ucciderla, né avrebbe mai permesso che qualcuno lo facesse.
Con un’arma letale puntata alla
testa, per la prima volta Due si sentiva impotente.
-Io...
io non...
No, fratello, ti prego! Aiutami... io voglio
solo... diventare un uomo. Un uomo vero!-
La sua voce si era fatta più
fioca, supplichevole e dolorante.
-Ti
prego, fratello... Uno... non farlo!-
Cadde in ginocchio. Se avesse
potuto piangere, lo avrebbe fatto.
-Ti
prego. Sono stato uno stupido... un vile... ti prego, non sparare! Abbiamo
molto da condividere, noi due!-
“Un
corpo, per esempio...”
Due, prostrato, gli porgeva la
mano sinistra.
-Il tuo discorso mi commuove,
Due... ma dovrai inventarti di meglio!-
Sparò.
-Cosa?!
Maledetto!!! Il virus…-
Il colpo era andato a vuoto, ma
aveva ottenuto l’effetto sperato. Aveva avuto conferma della malafede del
fratello. Sparò un secondo colpo, questa volta centrandolo in pieno. Il droide
barcollò, poi gli occhi olografici si spensero per sempre.
-E’... è finita?-
[Droide K-Killer/Sistema
danneggiato/Obiettivi da eliminare: tutti i bersagli]
No, non era finita.
------ -
-E adesso cosa...-
Delle sagome simili a falchi di
metallo volavano veloci per i corridoi della nave, sparando raggi azzurri.
-Però... vanno un tantino
veloci...-
Il Razziatore rimase impassibile,
semplicemente alzò la mano in loro direzione, rallentandone la corsa.
-Cosa vuoi che sia la velocità,
per uno che può modificare il tempo?-
-Bravo. Io intanto penso a
modificare lo spazio...- gli rispose Pk puntando lo
scudo sulla parete.
BRANG!
Mentre il Razziatore rallentava i
droni, Pk aveva trovato una
rapida via d’uscita.
-Di qua!-
-Dammi solo un secondo e sono con
te…-
Ma non appena Pk
balzò nella stanza adiacente, comprese di trovarsi nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Era circondato da una quarantina buona di droni d’assalto, ma ciò che più lo spaventava era un enorme
paio di occhi luminescenti nel buio.
HSSSSSSS…
-Non so se riuscirò a durare ancora un secondo…-
----- --
Gorthan era disperato. Stava
tentando in tutti i modi di salvare la vita a sé stesso e agli altri. Sotto lo
“scudo ineffabile” di Everett, picchiettava incessantemente sulla tastiera,
digitando stringhe di codice in lettere evroniane,
comprensibili solo a lui e al computer.
Sullo schermo apparivano immagini di ogni angolo della nave,
compresa la scomoda situazione dell’eroe terrestre, in preda al mutante
“Esperimento 25” che non avrebbe esitato a sparare, e ai droni
altrettanto letali. Ma Gorthan non si soffermava
sulle immagini, lui continuava a digitare quasi alla cieca, cercando la parola
chiave per disattivare le difese interne, sudato fino alla punta dei capelli.
Poi, all’improvviso, con suo grande sollievo, vide i droni modificare il proprio bersaglio: in un attimo, il
mutante era stato attaccato in massa e ucciso. Gli stessi droni
poi, cadevano a terra uno ad uno, completamente spenti.
I superstiti rimasero a guardarsi fra loro senza proferir
verbo.
Lo schermo, all’improvviso, virò all’azzurro. La faccia di
un papero, molto simile a quella di Everett Ducklair
e, in parte, a Gorthan, era comparsa.
-?-
-Salve. Mi scuso
per il ritardo, signori, ma mi ci è voluto un po’ per decifrare i codici
evroniani e riprogrammare i droidi.-
-Tu sei…-
-Due. La seconda
(ma non per questo meno importante) intelligenza artificiale mai creata.
A tal
proposito, non saprei proprio come ringraziarti, padre Everett, per avermi creato…-
L’intelligenza artificiale espresse poi tutto il suo
interesse per la cultura evroniana, e una particolare
ammirazione per Gorthan. Dal canto suo, in un futuro
non troppo lontano, lo scienziato si sarebbe sdebitato con Due, destinato a
divenire suo inseparabile amico, costruendo per lui ciò che più desiderava: avrebbe
avuto un corpo.
Everett e Korinna erano riusciti a
rompere il muro costruito fra loro negli anni. Ma la famiglia non era ancora
riunita: rimaneva un conto in sospeso sulla Terra.
----- ---- ---
Salvi per miracolo.
Odin, i nipotini e Lyla erano nel bel mezzo di Paperopoli,
all’aria aperta. La cupola si era aperta, e crollava verso l’esterno,
permettendo ai raggi di luce di toccare il suolo e riscaldarlo, riflettendosi
sull’asfalto bagnato, lavato dai corpi e dal sangue, tutto spazzato da una
immensa onda d’acqua, l’acqua scaricata dalle cisterne delle centrali
energetiche evroniane nel sottosuolo, la stessa che
aveva travolto il droide nemico mandandolo in cortocircuito e, di fatto,
uccidendolo.
Gli Evroniani avevano abbandonato le strade e battevano in
ritirata, diretti verso lo spazio profondo.
--- ---
----- ----- ----- ----- -----
----- ------ ------ ----- ----- ----
------ ----- ------ ------ ------ ---
----- ------ ------ ------ ------ ---
----- ------- ------ ---- ---- --
---- ---- ---- ---- ---- - - - -
Ma il viaggio degli Evroniani superstiti sarebbe stato senza
ritorno.
Davanti a loro, titanica, si stagliava l’immagine di una
flotta non appartenente all’Impero, una flotta di migliaia di navi, con tre
ammiraglie.
Una flotta di ribelli.
-Dottoressa Xado, il pianeta Terra
è prossimo. L’alleato Gorthan è pronto ad aiutarci al
comando dell’incrociatore. Con lui c’è una squadra di umani comprendente l’eroe
terrestre. La derattizzazione può iniziare.-
-Molto bene, Xarion. Date l’ordine
di caricare i cannoni. Adesso… si balla!-
X
Così termina il capitolo decimo (X) di questa fanf, dopo tanto tempo. Non è una vera e propria
conclusione, ma ho preferito lasciare la storia in sospeso lasciando intendere
la disfatta di Evron e la liberazione della Terra.
Ogni potenziale sviluppo voluto dai lettori è
da me dichiarato fan fiction-canonico, trattandosi di un universo parallelo a
quello della storia originale. Ringrazio tutti i lettori per i commenti ai
precedenti capitoli e mi scuso per l’attesa; sperando che un giorno riesca a
trovare il tempo e la voglia per sfornare una nuova fanf
ben più grande, su cui lavoro mentalmente già da tempo…