Note: Per chi non la
ricordasse, Sabé è
l’ancella che, in “La minaccia fantasma”,
veste i panni della Regina Amidala per proteggere Padmé (la
sua interprete è Keira Knightely, nel caso voleste
visualizzarla mentalmente).
A quel che pare, il destino deciso per lei dallo zio George
è di mettersi al servizio di Bail Organa, diventando
l’ancella/istruttrice di Leia e partecipando alla ribellione,
e non potevo non ricamarci sopra…
Nessun
perdono
La stanza di Sabé era
adiacente a quella della Principessa
Leia.
Era
scarsamente arredata, poiché la donna non aveva mai
amato molto lo sfarzo, e dei pesanti tendaggi verdi coprivano le ampie
vetrate.
Sabé
non vi trascorreva molto tempo.
Durante
il giorno, infatti, si occupava dell’istruzione della
giovane Leia, oppure si allenava nel giardino di palazzo, o svolgeva
alcune commissioni per Bail Organa – commissioni che,
talvolta,
contemplavano l’organizzazione di una ribellione galattica
ancora neonata.
Fermarsi,
infatti, era pericoloso. Quando nulla la distraeva dal
passato, ecco che tutto tornava ad affacciarsi alla sua
mente… Padmé – la sua Regina, la sua
migliore amica – era morta, la Repubblica era stata
distrutta, i Jedi sterminati…
Qualche
sera prima, Sabé aveva sentito un paio di persone
parlare dell’Ordine come di una setta di maghi
crudeli… Il suo viso era rimasto di pietra, ma una parte di
lei avrebbe voluto urlare.
Aveva
pensato a Qui-Gon Jinn e ad Obi-Wan Kenobi, i due Jedi che
avevano aiutato a liberare Naboo. Aveva pensato alla
serenità del primo, allo sguardo ironico del
secondo…
Strappandosi
a quel rimuginare, Sabé scosse la testa, e i
suoi capelli scuri ed appena ondulati frusciarono contro le sue spalle.
Non aveva senso indugiare sul passato.
Proprio
mentre formulava quel pensiero, qualcosa attirò la
sua attenzione: una delle tende si era mossa appena.
La
mano di Sabé sfiorò la vibrolama nascosta tra
le sue vesti, e la donna si avvicinò silenziosamente alla
finestra.
Giunta
lì davanti, allungò un braccio e diede uno
strattone fulmineo alla tenda, svelando… gli occhi scuri e
sorpresi di Leia.
Sabé
sbatté le palpebre. Poi, senza mostrare
nessun altro segno di sorpresa, si voltò e si
allontanò di qualche passo.
Sentì
che la Principessa, dopo qualche istante, usciva dal
suo nascondiglio e le andava dietro.
«Cosa
ci fate qui, Vostra Altezza?»
domandò quindi, girandosi verso la bambina.
Quest’ultima
la guardò quasi con
caparbietà, tenendo il mento alto. «Non credo che
sia una stanza proibita» obiettò.
«Certo
che no» concordò facilmente
Sabé. «Ma ritengo anche che sia una delle stanze
meno interessanti del palazzo».
Con
fare tranquillo, andò a sedersi sul letto, e si tolse i
propri stivali.
Leia
la osservò in silenzio. «Mi sto nascondendo
dalle mie zie» confessò alla fine.
Sabé
alzò lo sguardo su di lei, per nulla
sorpresa dalla notizia. Bail Organa era un buon uomo e un padre
esemplare, ma aveva delle sorelle a dir poco agghiaccianti.
«Oh,
be’» disse Sabé,
«in tal caso… direi che potete rimanere».
Leia
fece un sorriso smagliante, e corse ad arrampicarsi sul letto,
accanto alla donna. «Sabé?»
domandò poi.
Lei
girò la testa, inarcando un sopracciglio scuro.
«Sì, Vostra Altezza?»
«Tu
hai mai avuto delle zie come le mie?» chiese
Leia, incuriosita.
Sabé
scosse la testa. «No».
«Oh».
La bambina parve un po’ delusa.
Chinò la testa, e la luce si rifletté sui suoi
capelli scuri, raccolti in una treccia lucida che era stata poi
arrotolata attorno alla sua testa. «Perché ho
pensato che, visto che mi capisci, potevi avere avuto
un’esperienza simile».
La
donna annuì. «Un buon ragionamento, Vostra
Altezza… ma io non ho mai conosciuto i miei
parenti».
Gli
occhi scuri di Leia la fissarono. «E tu… tu
non ti ricordi niente… di tua madre?»
domandò la Principessa, in un sussurro.
«Nulla»
confermò Sabé, senza
batter ciglio.
La
bambina esitò un momento – cosa che
stupì Sabé: Leia era sempre stata molto sicura di
sé – e poi si avvicinò un po’
di più alla sua ancella. «Io, invece»
disse, col tono di chi sta confidando un gran segreto, «mi
ricordo qualcosa, della mia».
La
donna la fissò. «Davvero?»
Leia
annuì. «Davvero».
«Capisco».
Sabé distolse lo sguardo,
aggrottando la fronte.
«Sabé?»
chiamò nuovamente la
bambina.
La
donna tornò a guardarla. «Sì, Vostra
Altezza?»
«Tu
conoscevi la mia madre naturale, vero?» chiese Leia.
«I miei genitori mi hanno detto che sei la mia ancella
perché un tempo eri la sua».
Sabé
si lasciò sfuggire un respiro.
«È vero, Vostra Altezza» ammise.
«La conoscevo».
«E…?»
incalzò Leia.
La
donna la indagò con lo sguardo.
«Cosa?»
La
Principessa le gettò un’occhiata impaziente.
«Non puoi parlarmi di lei? Com’era?»
Quella
domanda sembrò riecheggiare in modo strano nella
mente di Sabé. Com’era?
Già.
Com’era Padmé?
Un
tempo, Sabé l’aveva conosciuta meglio di
chiunque altro… o almeno, così aveva creduto.
Perché
non avrebbe mai, mai e poi mai, pensato che
Padmé potesse arrendersi.
«Tua
madre» cominciò
l’ancella, lentamente, «era una persona
straordinaria. Era molto intelligente, e non lasciava mai che i
preconcetti annebbiassero il suo giudizio».
«Io
le assomiglio?» domandò Leia.
Sabé
esitò. In realtà,
l’impazienza e l’intraprendenza della bambina non
le ricordavano Padmé… le ricordavano Anakin.
Le
ricordavano il ragazzino biondo che aveva conosciuto ai tempi del
blocco di Naboo, curioso e scalpitante. Le ricordavano il giovane Jedi
che si era sposato in segreto con Padmé.
«Sì»
rispose tuttavia, cercando di non
pensare alle volte in cui aveva fornito una copertura alla sua
più grande amica, permettendole di sgusciare via ad
incontrare il marito, «lei aveva gli occhi e i capelli scuri,
come voi. E come voi, aveva un grande spirito».
“Uno
spirito che però, alla fine, si è
spezzato”.
Fortunatamente,
Leia sembrava soddisfatta… e una ruga sulla
sua fronte dimostrava che era immersa in chissà quali
pensieri.
«Sabé?»
chiese, dopo un po’.
«Penso che andrò dalle mie zie».
La
donna la guardò. «Se
volete…» disse, accigliandosi un poco.
Leia
annuì. «Se ho un grande spirito»
annunciò, «posso tenere testa a tutte
loro».
Sabé
fece uno dei suoi soliti sorrisi, brevi e malinconici.
Non era più abituata a sorridere. «Sono sicura che
potete farlo, Vostra Altezza».
La
Principessa le rivolse un sorriso luminoso, e scese dal letto,
dirigendosi verso l’uscita della stanza.
Quando
fu uscita, Sabé si portò cautamente una
mano alla fronte… Qualche giorno dopo il funerale di
Padmé, Bail Organa le aveva raccontato la verità
sulla morte della Senatrice. E quando le aveva detto di Leia,
Sabé non aveva esitato, prima di mettersi al suo servizio.
Come
in passato avrebbe dato la vita per Padmé, ora
l’avrebbe dato per la carne della sua carne.
La
sua fedeltà per la sua Regina, in un certo senso, non
sembrava essere mai tramontata… In fondo, non
c’era persona che fosse stata più importante,
nella sua vita.
Eppure,
quando Leia le aveva detto di ricordarsi sua madre,
Sabé aveva desiderato di poter cambiare argomento.
La
donna si alzò di scatto dal letto, avvicinandosi alle
finestre. Scostò una tenda, e guardò oltre il
vetro, ma i suoi occhi non registrarono nulla del paesaggio montuoso e
verdeggiante di Alderaan.
Invece,
le parve di vedere un giovane apprendista Jedi, con una vena
ramata nei capelli castano dorato e una treccia abbandonata sulla
spalla destra.
Tu sei incapace di perdonare,
le aveva detto Obi-Wan Kenobi, in uno di
quei giorni lontani, quando lui aveva venticinque anni e lei soltanto
sedici.
Sabé
si morse a sangue il labbro inferiore. Obi-Wan Kenobi
la conosceva da così poco tempo, quando le aveva detto
quelle parole, eppure aveva avuto ragione.
Erano
passati quasi otto anni, dalla morte di
Padmé… E lei non riusciva a pensare né
all’amica né ad Anakin. Erano sentimenti confusi,
quelli che serbava nei loro confronti: nostalgia per sua sorella e il
bambino di Tatooine… ma anche risentimento,
perché lui era diventato un traditore e lei si era arresa.
Faceva
male.
Sabé
avrebbe voluto potersi liberare di tutto il rancore,
poter rimanere solo con sapore dolceamaro della nostalgia…
Ma non ci riusciva. Non ne era capace.
Non
c’era stato perdono. Non per Padmé, tantomeno
per Anakin.
Sabé
non aveva perdonato nemmeno se stessa, per il fatto di
non essersi accorta di nulla.
Tu sei incapace di perdonare.
Il
viso della donna rimase chiuso e impassibile, ma i suoi occhi erano
lucidi e arrossati, ed una lacrima rabbiosa le rigò in
silenzio la guancia destra.
Sabé
respirò a fondo, e pensò agli
occhi vividi della Principessa.
“Non
diventare come me, Leia” si augurò
in silenzio, pensando che le avrebbe detto quelle parole quando sarebbe
stata un po’ più grande, e avrebbe potuto capire.
“Non diventare mai come me”.
Note (2):
In questo periodo sono eternamente impegnata, ma visto che oggi
è il quinto anniversario della mia iscrizione su EFP, volevo
pubblicare qualcosa…
Così, eccomi tornata alla carica con Sabé, e
intanto ne ho approfittato per scrivere qualcosa su Leia bambina (e per
farmi venire il magone da post-ROTS… Padmé ;_;).
Oh be’, non mi dilungo oltre perché devo
scappare… Spero che l’one-shot vi sia piaciuta!
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