storia
Ragazze/i scusate
il ritardo ma ieri proprio non ce l'ho fatta a pubblicare.
Premetto che
questo capitolo è un po' corto e non molto entusiasmante
però serve alla storia quindi... mi dipiace per voi
chedovete sorbirvelo xD. Detto questo, mi scuso per gli errori che sicuramente
ci
saranno .
Ultima
cosa: grazie mille ha chi ha perso del tempo per recensire e darmi
consigli. Appena trovo i giusto tempo correggerò gli errori
che mi hanno fatto notatre
Baci e a presto,
Dami =)
Amor vincit
omnia
Capitolo sei.
Ospiti.
La sera stessa in cui vide ridere Adam Thomas Tunner, Helen
cenò al tavolo dei Grifondoro , quasi soffocata
dall'affetto di
Kevin. Come suo migliore amico, aveva saputo quasi immediatamente del
suo furioso litigio con Peter e non voleva vederla contrita. Non
sarebbe successo, Helen stessa aveva deciso di lasciarlo. Si era
rassegnata da
tempo che per loro potesse esserci un futuro ma quegli insulti senza
motivo e una realtà ,fin troppo evidente, sbattuta in
faccia,
facevano male.
Era inutile piangere sul latte versato, si disse per consolarsi.
Si fermò un attimo a parlare con Rebecca e Sophie, mentre
Kevin,
Annabethe e Alex salivano in Sala Comune. Non aveva granchè
voglia di fermarsi e parlare davanti al camino
scoppiettante con i suoi compagni di casa; l'unica cosa di cui avesse
bisogno era dormire, dormire
tanto.
Salutate le due ragazze, si diresse in Sala Comune, decisa a
nascondersi sotto le coperte il più velocemente possibile.
Passato il dipinto, che la fissò
dubbiosa ricordando Tunner, si ritrovò davanti una
spiacevole
sorpresa. Harper si stava crogiolando beatamente davanti alla fiamma
calda del camino. Cercò di fare il più piano
possibile,
ma nell'esatto momento in cui imboccò le scale lui la
richiamò, facendole gelare il sangue.
<< Helen, fermati! Dobbiamo parlare... >>
disse con tono
cordiale. Lei, scocciata e intimorita, fece qualche passo indietro.
<< Benomale che non avevi un altro. >>
ringhiò poi
il ragazzo appena gli si avvicinò, cancellando dalla sua
voce la
calma di pochi attimi prima. Le
bastò quello per capire chi, in quei mesi, le era stato
accanto:
un ragazzino viziato, pieno di sè, che non sapeva accettare
di
aver perso.
<< Te l'ho già detto e te lo ripeto: io non ho nessuno!
>> ribadì calma. Da lì il discorso
proseguì
fino a degenerare; Helen dimostrò di aver un autocontrollo
da
far saltare i nervi a chiunque, Peter invece era rosso per le urla e
avrebbe rischiato di svegliare tutto il castello se avesse continuato
così.
Da quello che si era capito dalle su parole, con quegli
strilli
di presunzione e orgoglio maschile ferito, Helen ebbe la conferma di
tutto ciò che aveva congetturato in quei mesi: non era
più lo stesso Peter.
Come al solito, quando non sapeva cosa dire, si mise ad insultarla.
Pesantemente.
Helen non si preoccupò di dare peso alle sue parole fin
quando il nome di Adam le fece accendere il cervello.
<< ... e non provare a dirmi che non sei stata tu a
chiedere a
Tunner di cruciarmi! >> urlò il Grifondoro,
afferrandole
il polso.
<< E non negare... >>
sibillò minaccioso, avvicinandosi al suo viso.
<< Peter, lo sai, io non farei mai niente del genere.
>>
piagnucolò spaventata, cercando di divincolarsi dalla sua
stretta.
Le faceva un male del diavolo; sicuramente le sarebbero
rimasti i segni.
<< Non mentire, cagna. >> sputò
velenoso e arrabbiato.
<< Sei un stronza, Foster, e una traditrice. Non accetto
di
essere lasciato da una puttana che si fa sbattere da chiunque.
>>
sibillò cattivo; voleva farle male. Si allontanò
dal suo
viso, guardandola con occhi sprezzanti, mostrando tutto il disgusto per
quella ragazza innocente la cui unica colpa era stata essere la
compagna di ricerche di Adam Tunner.
Non aveva il coraggio di ribattere; nonostante non provasse
più
amore per lui, quelle parole facevano esattamente lo stesso effetto:
facevano male.
<< Stupeficium! >> urlò una voce
dietro di lei. Un
lampo rosso le spettinò i capelli lunghi, Peter non
potè
difendersi e venne sbalzato contro il muro,accasciandosi svenuto. Helen
si voltò verso il punto da cui proveniva la voce.
<< Non si può insulatre la mia Helen e
passarla liscia.
>>, Kevin le sorrise con la sua espressione sorniona che
le fece
venire voglia di correre ad abbracciare quell'enorme orso buono.
Quella stessa sera, non molto lontano dal castello di Hogwarts , un
uomo percorreva a lunghi passi il corridoio principale del
suo
enorme maniero. La villa era un'imponente struttura, di
antica
edificazione che apperteneva alla famiglia dell'uomo ormai da secoli.
La facciata principale era occupata per lo più da grandi
vetrate
da cui si scorgeva all'esterno un giardino ben curato e dalle
dimensione che sembravano non avere una fine.
Thomas Edgar Tunner, ormai vicino ai cinquant'anni, portava i capelli
grigi pettinati ordinatamente all'indietro. Aveva un naso
piccolo
e aquilino , dalla linea sottile e occhi blu dal taglio elegante.
Passeggiava con estrema eleganza e alterigia, come suo padre gli aveva
insaganto quand'era poco più che un bambino e ancora i
Purosangue dovevano mostrare la loro superiorità.
Alto e dal fisico asciutto, sembrava girovagare senza meta
tra i
vari corridoio della villa. Come perfetto Purosangue Serpeverde, Thomas
sapeva nascondere la sua agitazione come nessuno.
Aspettava una visita importante della quale avrebbe fatto a meno;
odiava quell'essere più di ogni cosa esistente al mondo.
Odiava
dover sottostare a persone come Klaus, che pretendevano di
poter impadronirsi della vita altrui.
Era nel suo studio a meditare, seduto su una poltrona con un bicchiere
di wiskey Incendiario, quando un'elfo lo avvertì che erano
arrivati ''ospiti''.
Puah, ma quali ospiti...
Raggiunse la sala adibita alle loro conferenze private e dovette
perfino bussare. In casa sua.
A uno svogliato '' avanti'' prese fiato e si fece coraggio , poi
entrò.
Klaus era seduto su di una poltrona , l'unica nella stanza, e dietro di
lui, due losche figure stavano in piedi diritte e rigide come due
guardie del corpo.
Come se a quell'essere fossero
servite delle guardie del corpo...
<< Buonasera, signore. >>
Il signore
era un vampiro
vecchio almeno quanto l'universo. Da quello che si andava dicendo sul
suo conto, prima di diventare una creatura della notte, era un potente
mago
proveniente dal nord Europa.
Era stato uno dei primi appartenenti alla setta e secondo
Tunner sr, doveva essere stato lui a eliminare tutti i membri anziani.
<< Caro Thomas, sono contento di vederti.
>> la sua voce
strascicata e falsamente amica era a dir poco irritante.
<< Come
sta la tua splendida moglie, Elaine? E tuo figlio? >>
Thomas mantenne un'espressione neutra senza far trapelare nulla,
nonostante gli venisse da vomitare per quel tono viscido.
<< Stanno entrambi molto bene, signore. Grazie per
l'interessamento. >> rispose con falsa sottomissione.
Appena
ne avesse avuta l'occasione...
Klaus aveva le mani davanti al viso, con le dita
incastarte tra
loro e si divertiva a giocherellarci mentre l'educato ed elagante
Thomas Tunner sembrava stesse per perdere la sua, di solito poca,
pazienza.
<< Se posso chiederlo, mio signore... cosa la porta qui?
>>
Klaus lasciò l'aria da bambino immerso in fantasiosi giochi
e riacquistò quella di folle sanguinario.
<< Caro Thomas, tuo figlio sta per compiere diciasette
anni...>>
<< Sì, mio signore. Il 6 Febbraio.
>>
<< Dicevo, credo sia giunto il momento di ammetterlo
nella nostra
setta. Magari, un giorno, potrebbe diventare uno dei membri onorari
>> sibillò il vampiro con occhi luccicanti.
Chiunque
conoscesse bene gli Immortali sapeva ciò che volesse dire
diventare un membro onorario. Per esserlo non bastava semplicemente
chiedere; erano gli anziani a deciderlo, membri poco meno vecchi di
Klaus. Se quel piccolo gruppo di uomini avesse stabilito che quello era
il destino di suo fuglio, nessuno sulla faccia della terra avrebbe
potuto ribellarsi a tale decisione.
Tutti i membri minori che Thomas conosceva avrebbero venduto l'anima al
diavolo perchè ciò accadesse ai loro figli, lui
invece lo
avrebbe fatto solo perchè accadesse l'incontrario.
Suo figlio Adam non sarebbe mai diventato un vampiro pazzo e
assetato di sangue.
Per il momento finse di essere pienamente d'accordo, sperando
segretamente di riuscire a tenere all'oscuro di tutto il suo amato
primogenito. Porse i suoi saluti al vampiro prima che se ne andasse,
poi corse nel suo studio.
Il camino era acceso e c'era un piacevole tepore; prese dal solito
mobiletto un fine calice di cristallo e si versò da bere
per poi andare ad accomodarsi sulla poltrona davanti al
caminetto
per gustarsi in santa pace del buon vino elfico.
Poteva davvero condannare suo figlio, Adam, a un'eternità
dannata? Solo per un bene comune?
Si soffermò molto su tal pensiero perchè
più ci
pensava, meno riusciva a stabilire quale fosse la decisione migliore.
Quella sera, chiuso nel suo accogliente studio, capì quanti
sbagli avesse commesso nei sedici anni della vita di suo figlio.Si
pentì di non avergli mai trasmesso tutto l'amore che provava
nei
suoi confronti; come padre, avrebbe solo desiderato il meglio per lui.
Doveva crescere forte, non una donnicciola. Doveva capire che la vita
non guarda in faccia e che non bisogna mai piangersi addosso e
lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
Alla fine c'era riuscito; suo figlio, a soli sedici anni, era
già un uomo, forte e determinato nelle sue scelte, sicuro.
Come se qualcuno lo volesse aiutare, bussarono alla porta proprio in
quel momento.
Aveva riconosciuto il tocco leggiadro appena le nocche si erano
adagiate sul legno. Sua moglie entrò liberamente senza che
lui
la invitasse.
Elanie Corinne Blanchet era la perfetta personificazione di
un
fiore delicato. Thomas l'aveva conosciuta a scuola poco prima che
finisse gli studi. Lei era qualche anno più giovane di lui
ma
l'aveva fatto capitolare ad uno sguardo.
Era stata una fortuna per entrambi quando scoprire che i loro
genitori già si conoscevano e il loro contratto di
matrimonio
era stato stipulato da anni. Erano già una coppia
senza l'accordo dei loro genitori; questo aveva reso tutto
più
facile.
La donna che ora lo guardava aspettando che iniziasse a parlare
ricordava ancora tantissimo la dolce ragazzina che a scuola gli dava
filo da torcere. Portava ancora i lunghissimi capelli neri e boccoluti
liberi, che le accarezzavano le spalle. Gli occhi chiari, un misto tra
verde e azzurro, non avevano mai smesso di guardarlo con tutto l'amore
possibile, nonostante qualche volta fossero in disaccordo. Ovviamente i
suo genitori non si sarebbero mai sognati che loro figlio sposasse una
Mezzosangue o una Nata Babbana ed infatti Elaine aveva sangue puro che
le scorreva nelle vene, tuttavia, per quanto i suoi suoceri si
attenessero a vecchie regole, la loro bambina era stata cresciuta con
un'educazione totalemte diversa da quella di Thomas; molto
più
aperta, molto più... umana.
Forse era questo uno dei motivi per cui si amassero così
tanto: si completavano a vicenda.
<< Allora, cosa ti ha detto, Thomas? >> gli
domandò
la sua amata sposa, vedendo che lui non accennava a parlare. Era una
donna dal corpo minuto ma quando ci si metteva, sapeva come far tremare
le gambe a suo marito. Gli faceva quasi più paura lei di
Klaus.
Prese un grosso respiro, pensando a come spiegarle la situazione.
<< Mi ha chiesto se nostro figlio sta per compiere
diciassette
anni. >> mormorò con tono stanco, passandosi
una mano sul
viso.
Elaine inarcò un sopracciglio; aveva un'aria mista tra
rabbia e paura.
<< E? >> lo incalzò, prendendo
la mano libera del
marito. Thomas alzò lo sguardo verso di lei, quasi come se
la
pregasse di non prendersela con lui, che non aveva colpa.
<< E vuole iniziarlo agli Immortali. >>
confessò, contrito, tornando a distogliere lo sguardo.
<< Questo? Solo ammetterlo alla setta? >>
domandò
stupita la donna come se di tutto ciò che aveva
pensato quello
fosse il meno male, ma alla vista dello sguardo sfuggevole del marito,
improvvisamente si fece seria e spaventata.
<< Thomas... solo ammetterlo, non è
vero? >>
domandò incerta, allontandosi lentamente dal marito. Questi
si
mise a guardarla di nuovo, scosse la testa e Elaine scoppiò
a
piangere. Fece qualche passo indietro finchè non
trovò
un'altra poltrona su cui sedersi a piangere; si ranicchiò
come
una bambina, scossa dai singhiozzi con gli occhi rossi e le guancie
inondate di lacrime.
<< Non oserà... >>
mormorò a un tratto dopo
aver calmato i singiozzi. Guardò il marito con gli occhi
ancora
gonfi ma luccicanti di ira.
<< Quella bestia non oserà anche solo sfiorare
Adam,
dovessi ucciderlo io stessa. >> sibillò
decisa, guardando
suo marito.
Elaine era sempre stata, fin da ragazza, orgogliosa e decisa. Al
contrario di Thomas, lei esternava i suoi sentimenti con
semplicità; amava suo figlio, quasi lo venerava, esattamente
come faceva con suo l'uomo davanti a lei. Era come una leonessa; a
qualsiasi costo
avrebbe protetto la prole, qualsiasi fosse il pericolo.
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