Il mistero della camera 213

di Alexis Cage
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Mi risvegliai il giorno dopo, ma a differenza della mattina precedente mi ricordai ogni singolo dettaglio di quell'incubo terribile.

Ovviamente appena aprii gli occhi mi voltai verso il letto di Jake, o meglio, di quella bestia, ma quasi non mi sorpresi quando lo vidi vuoto e pulito come se non fosse mai stato occupato.

Thomas si mostrò sorpreso quando vide che il nostro simpatico compagno di camera non c'era più , e appena ne ebbe l'occasione chiese spiegazioni al caro dottor Smith. Ancora più ovviamente, lui si mostrò sorpreso e disse che non avevano mai ospitato Jake Chambers in quella stanza, come se gli fosse stato cancellato il ricordo di lui, come se gli fosse stata lanciata una maledizione.

Thomas si mostrò incredulo per quell'affermazione, e il suo stupore si accrebbe quando io diedi ragione al medico, dicendo a quello che in pochi giorni era divenuto un amico che probabilmente aveva solo fatto un brutto giorno.

Lui decise di credermi, ma intuii che, nel profondo, sapeva che Jake Chambers non era stato un sogno, e neanche l'ospite misterioso della camera 213. Perchè, come scoprimmo presto, anche lui era scomparso, sia dalla sua stanza che dalla memoria delle persone. Ma non di noi due.

Dopo una settimana potei tornare a casa. Causa l'ambiente familiare o la compagnia della mia cara sorella maggiore, sia gli strani fatti accaduti nel mio soggiorno all'ospedale sia il mio presunto incubo vennero accantonati in un posto recondito nella mia mente.

Ma non vennero mai cancellati.

Durante le notti segnate da giornate pesanti o sofferenti, mi capitò ancora di sognare tutto quello che era accaduto. In altre notti sognai solo Jake, quel bambino innocente, quella bestia, che mi diceva di aspettarlo perchè sarebbe venuto a trovarmi, solo una volta, la mia ultima volta...

Due anni dopo quei funesti avvenimenti, ricevetti un dono da un mittente misterioso. Un disegno che riconobbi subito.

Il tratto, i colori, le ombreggiature, la luce...la teca della tomba di Biancaneve... e quell'ombra nascosta dietro a un albero dello sfondo. Pareva la figura di un uomo, ma io compresi subito ciò che era per il luccichio d'oro all'altezza degli occhi.

Bruciai il disegno la notte stessa, e stranamente dormii saporitamente. Solo il giorno dopo pensai che dovevo confidarmi con qualcuno, qualcuno che mi credesse, ma non c'era nessuno. Thomas si era ricongiunto alla sua amata l'inverno precedente, la mia famiglia mi avrebbe rimandata all'ospedale.

E io, dopo essere guarita dalla malattia, non volevo di certo tornarci.

Perchè sapevo che, se fossi stata ricoverata ancora, sarei stata la nuova ospite di una stanza che popolava i miei incubi.

E nessuno può salvarsi dal mostro che abita la camera 213.






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