«Ma,
Logan, ti pare il modo di entrare qui, nel mio, e sottolineo mio,
bagno? Potevo non avere nulla addosso!» scatto a dire
terribilmente
imbarazzata stringendo la morbida spugna all'altezza del seno.
Con
facilità, il mio amato
preside
entra nel bagno della mia camera e si pone davanti a me, non
smettendo di fissarmi, solo che stavolta, i suoi occhi sono giusto un
po' più dolci di prima. Mi guarda ancora, sorridendomi in
modo
bastardo.
«Se
è per quello ti ho già vista nuda, non
c'è bisogno che tu ti
nasconda e, per quanto tu appetibile possa essere, non mi permetterei
mai di importunare una mia studentessa, specie se si tratta di
te»
commenta avendo notato il mio rossore, ora più manifesto.
Dimentico
sempre che in una missione persi i sensi – e gli abiti
– e fui
soccorsa proprio da Wolverine, il quale si premurò di
portarmi
immediatamente al sicuro, ma ero nuda come un verme.
«Oh,
certo, per zia, dico bene? So che tra voi c'è stato qualcosa
tempo
fa...» ribatto, ben sapendo che quello che ho appena detto
risponde
al vero.
«Sì,
diciamo così. Però tu hai più curve di
lei, fattelo dire» dice lì
per lì indirizzando un'occhiata al mio
“balcone”, constatando
l'effetto che mi fa questa sottospecie di confessione.
«Maledetto
bastardo...» bofonchio a denti stretti. Non può
dirmi questo, in
virtù del fatto che per ben venti anni circa il solo
pensarlo mi
faceva inabissare spirito e cuore; non mi aspettavo questa cattiveria
gratuita, non da lui.
«Oh,
grazie, però dovresti chiamarmi preside, sai
com'è, siamo a
scuola...» il tono burbero questa volta è
malcelato dal suo fare
confidenziale che ha con me in tutta libertà.
«E
in una scuola normale
il preside si intrufola in camera delle allieve ignare e innocenti,
vero?» incalzo allo stesso modo.
«Ignara,
tu? Okay, posso concedertelo, ma innocente... no, decisamente no, non
lo sei. Per me non lo sei mai stata» non riesco a fare a meno
di
strabuzzare gli occhi, stupita per quanto ha appena detto. È
pur
vero che non mi sono mai tirata indietro nel fare battute salaci,
commenti maliziosi e quant'altro in sua presenza e con lui che, a suo
modo, ha sempre accompagnato i miei scherzi non proprio da brava
ragazza, atti a sedurlo, come mi sarebbe piaciuto fare.
Sì,
prima di incontrare lui...
«Paloma,
sei su questa Terra?» mi chiede Logan. Ero assorta nei miei
pensieri, come mio solito.
«Ehm,
sì, ora ci sono. Dimmi.»
«Sai
perché sono qui?» mi chiede con un cipiglio dedicato
tutto a me.
«Volevi
vedermi nuda di nuovo, vero?» ironizzo.
«No,
carina, passo. Rachel ha letto le tue intenzioni»
afferma, sicuro di quello che ha appena detto.
«E
così alla prof non passa il vizio di curiosare nelle menti
altrui...» ribatto sarcastica, dopo aver metabolizzato che
lui sa.
Logan sa.
«Gliel'ho
chiesto io in realtà» notando il mio stupore
prosegue «è da
alcuni giorni che sei strana, più pensierosa del solito,
sentivo che
non me la raccontavi giusta.»
Bene.
Colta in flagrante. Traggo un profondo sospiro.
Wolverine
mi conosce, mi conosce più di quanto lui non creda e forse
è per
questo che il mio ragazzo è geloso di lui.
Mi
sembra di sentirlo parlare proprio ora: «Sai, non sopporto
che Logan
possa starti vicino più di quanto non possa farlo io. Ogni
volta che
stai male e soffri, lui è come se fosse un porto in cui tu
dimori
sicura. Lo invidio non poco.»
Non
ha tutti i torti, alla fine.
«Oh,
ho capito» mormoro senza troppa convinzione.
Il
direttore della Jean Grey School cammina dritto per il piccolo
corridoio tra il bagno e il letto, prendendo la sedia accanto alla
scrivania e accomodandosi senza dir nulla, anzi, prendendo un libro
che non avevo più letto a partire da due giorni prima.
«Le
basi patologiche delle malattie, volume uno. Ce ne sono altri
quindi?» chiede, sfogliando un po' il pesante volume, notando
i
segni degli evidenziatori colorati che utilizzo per sottolineare
più
appunti vari e post-it inseriti a più non posso in un'unica
pagina.
«Sì,
ce n'è un altro, più grosso di
questo...» indico il secondo volume
e sento un inequivocabile fischio.
«Se
hai la pazienza di studiare tutta quella roba, buon per te, insomma.
Hai una certa predisposizione allo studio, perché non lasci
che lo
studio ti aiuti se questo è un momento difficile?»
«Ci
ho provato, quanto meno ho provato ad agire come hai detto tu, giuro.
Ma la situazione a casa è ingestibile. Non mi capiscono, non
lo
hanno mai fatto e quindi, se vuoi tutta la verità,
nient’altro che
la verità, mi sento in gabbia.»
«E
l'unica soluzione che vedi è tirare le cuoia? Ti facevo
più
intelligente!» mi aspettavo un rimprovero da lui, ma sentirlo
davvero, con quella voce più simile a un ringhio, mi ha
fatto più
male che bene.
«Tu...»
inizio «tu, non hai idea di come ci si senta! Non hai idea di
quello
che significa andare a tavola con gente che si pensi ti vogliano bene
e che desiderino il meglio per te e vedere che, quando sei felice, ti
affossano! Ti giudicano e non capiscono che ti sei innamorata e fanno
del male con delle semplici parole e con gesti ancor peggiori, volti
solo a separare chi, dopo tanto tempo, ha capito cosa voglia dire la
parola amore
o, se non altro, aspetta di scoprirlo con qualcuno che ora è
al
proprio fianco!» i suoi occhi azzurri saettano subito al mio
viso e
si specchiano nei miei, forse con quel sentimento che si può
chiamare... compassione? Con Logan non si può essere mai
sicuri,
visto che è imprevedibile.
Esattamente
come me.
«No,
hai ragione, non lo so, non ne ho idea, ma se posso fare qualcosa...
uhm, questo pomeriggio andiamo a trovare la strega e lo stregone, so
che li chiami così.
Magari,
chissà, sapendo che vi controllo, vi lasceranno in pace.
Tanto vale
tentare, no?» i miei occhi s'illuminano nel sentire questa
sua
proposta, inaspettatamente gentile e così tremendamente
angosciante.
«Grazie»
è tutto quello che riesco a mormorare, mentre la mia mente
pensa
tutt'altro.
“But
in this heart of darkness
Our
hope lies lost and torn;
All
flame like love is fleeting
When
there's no hope anymore”.
Se
Rachel ascolta anche questo mio pensiero in musica, allora
sì che
sono spacciata.
«Figurati.
Preparati che dopo la lezione andiamo dai tuoi, forza. Le cose
migliorano se si ha la volontà di agire e di mettercela
tutta.»
Beato
te, che ne sei così convinto.
Non
mi resta che annuire e il preside va via dalla mia camera, questa
volta utilizzando la porta.
E
io utilizzerò un'altra porta, sì, per sparire di
scena.
Non
andrà tutto bene, lo so.
Certe
cose le senti a pelle, come in preda a un istinto, quello di una
belva che sa di dover attaccare per non soccombere oppure...
Le
parole non servono più.
Credo
proprio che onorerò il mio nome e sarò coerente
fino alla fine.
Com'è giusto che sia.
Finisco
di scrivere queste piccole righe sulle quali stavo meditando a lungo
e prendo le altre compresse, sono stata attenta e ho fatto i dovuti
calcoli.
E
raggiungerò la
me stessa felice,
quella che ha capito che la serenità in questo mondo non le
appartiene e mai le apparterà.
La
Paloma testarda e fiera sarà se stessa in questo ultimo
tentativo di
chiedere di essere ascoltata e forse capita per davvero.
Prendo
dal cassetto della scrivania il wakizashi, prendo la piccola lettera
scritta con una bella grafia e mi siedo sulla poltrona.
Sono
pronta, magari un po' teatrale come Yukio Mishima, ma va bene
così.
Un
colpo solo, secco deciso.
Seppuku,
e sia.
Aspetto
che un corvo mi venga a prendere e che nell'aldilà, almeno
qualcosa
mi appartenga.
“Let
the wind carry you home,
Blackbird
fly away
May
you never be broken again.
Beyond
the suffering you've known
I
hope you find your way
May
you never be broken again
May
you never be broken again”.
Caro
Logan,
avevi
ragione, spesso l'amore è l'illusione che noi costruiamo su
di esso
e lo trasferiamo a persone che o non ci capiscono oppure che non sono
quelle che alla fine amiamo davvero.
Nel
mio caso, però, sappi che ti ho amato davvero e una piccola
parte di
me continua a farlo ancora, con tutto che il mio cuore appartenga a
Jimmy.
Il
nonno, Jimmy e tu siete gli unici uomini per me insostituibili, ma,
credo che questa volta sarà l'altra mia forma di coraggio a
parlare
e quindi tornerò tra le braccia di chi mi ha visto crescere.
Non
vedere la mia come una debolezza.
Credo
che solo compiendo le mie scelte possa essere davvero libera.
Libera
di pensare, di agire, di amare.
Per
me non è una fine, semplicemente un nuovo inizio.
Chissà, magari,
in una nuova vita, in un altro mondo, potrò davvero essere
felice
come voglio, con chi voglio e come credo.
In
questa, purtroppo, non è stato così, ma non ho
rimpianti.
Sono
soddisfatta, se posso permettermi di dire tanto, sono Paloma di nome
e di fatto, mi sa.
C'è
un'altra lettera a parte la tua, l'avrai vista di sicuro, per favore,
consegnala al destinatario.
Digli
che l'amo.
Grazie
di tutto,
Paloma.
L'angolo di Layla.
Salve, come promesso,
sono riuscita a postare nella settimana.
La canzone che fa da
colonna sonora è "Blackbird" degli Alter Bridge, parla della
morte e beh, è una delle mie canzoni preferite.
Quella che canta la
protagonista invece è "Hope vol.2" suonata dagli
Apocalyptica e cantata da Matthias Sayer.
Mi spiace molto di
avervi propinato una storia che parla di un suicidio e che nemmeno
l'eroe di tutta una vita della ragazza (il cui nome è preso da "L'eleganza del riccio" e se conoscete Paloma capirete subito i riferimenti) sia riuscito a far qualcosa.
Ma l'avevo scritta a
marzo e ora mi sono sentita pronta per farvela leggere.
Cosa posso dire?
Spero che non
giudichiate negativamente quanto dica il contenuto della storia, posso
accettare che sia scritta in un pessimo italiano, coi piedi, con orrori
vari ed eventuali, ma avevo bisogno di esternare ciò che
sentivo, affinché io possa rinascere ancora una volta.
Scriverla ai tempi fu
terapeutico. Rileggerla e correggerla altrettanto.
L'ho fatto solo per
questo, perché, sapete, anche a me piacciono le storie a
lieto fine, ma nella vita non è tutto bello o allegro, anzi,
spesso è esattamente il contrario.
Mi auguro che
capirete e se non è così non esitate a chiedere.
Grazie per
l'attenzione,
Barbara.
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