Sountrack: What hurts the most,
Rascal Flatts
Vagabonda: Cecil
“Watch
over me this night”
Siamo
state accusate di voler dar spettacolo, di volerci mettere in mostra
sfruttando la tua popolarità, il tuo successo.
Niente di più lontano da me.
Sai, mi sento a mio agio soltanto nella
massa, nascosta nell'ombra, con
le spalle
parate e protette dal gruppo, io che da sola non ci so stare, che mi
sento in colpa a isolarmi, a chiedere due secondi per me, solo per me,
sempre in prima linea per gli altri, una crocerossina assoluta che non
bada a sè, se ne infischia, finchè crolla,
stremata.
Se
solo sapessero, Orlando, se solo potessero davvero conoscermi. Il
guaio è che io non mi apro, sto trincerata dietro i miei
silenzi, coperta dalla peggior arma a doppio taglio che possa esistere,
l'ironia.
Io che vivo di sogni, di speranze coltivate
come pianticelle, di certezze mandate a puttane all'improvviso.
Permettimi
di tenerti con me, almeno un po'. Almeno quando tutto mi
sembrerà più buio, così oscuro da far
tremare le
ossa e battere i denti, permettimelo.
Ti terrò lì, senza
chiedere niente in cambio.
Appeso ad una parete, come sfondo sul
portatile, un sorriso stampato nella mente, la voce roca e profonda
nelle orecchie.
Fammi tenerti con me, al mio fianco.
Veglia tu su di me, adesso.
Oggi
che mi sento così stanca, così fiacca che avrei
voglia di
tirare i remi in barca e lasciarmi trasportare per un po' dalla
corrente, senza rimorsi, nè rimpianti.
Ma
non lo faccio, è più forte di me. Non so starmene
ferma
ad aspettare, non ho la pazienza di guardare il tempo passare senza
poter far qualcosa per fermarlo, per implorare che si arresti,
aspettandomi. Io che arranco, che combatto le mie paure, che stritolo
ogni mia forza, per andare avanti.
Guardami
tu nel sonno tormentato che scandisce le mie notti, osserva la
mia
fronte corrugarsi mentre salto da un
pensiero all'altro come un'ape nell'affannata ricerca del
miele,
sorridimi quando mi
vedi volar via quel dannato sorriso, sollevami dolcemente, con un tocco
d'angelo, il morale steso al suolo, abbracciami quando mi
sentirò sola e indifesa. Proteggimi.
No, non lo farai mai. Niente di tutto questo
avverà.
Ma a me sta bene così, sai?
Non
ho niente da chiederti, niente di quello che tu possa darmi. Quella
pace, quella stabilità e tranquillità interiore
che tanto
cerco, dovrei cercarle in me. Non pretenderle. Ma scoprirle.
Giulia qualche giorno fa mi ha detto che in
quello che scrivo metto l'anima, così
profondamente, con così tanta inconsapevolezza, che uno mi
sfiora davvero leggendo.
Mi ha paragonata a te, io che riesco a farmi
sfiorare come fai tu.
Che
tenera, dolce, magnifica fatina. Così meravigliosa da
volersi
portare a Londra tre pazze scalmanate, con così tanta
adorabile
incoscienza da far male, così grande da essere immensa.
Io che non merito tutti quei complimenti, se
sapessero. Se solo sapessero.
Tutti quì vedono un talento.
Dove? Ma dove? Illuminami ti prego, perché davvero non vedo
niente.
E
no, non è per farmelo ripetere. Potresti dirmelo anche tu,
sai,
ma non ci crederei. Vedo negli altri dei giganti talmente grandi,
qualcosa di insormontabile, che io a confronto mi sento piccola
piccola, minuscola, una formichina tascabile.
Perché, caro il mio piccolo Lord,
non ci fossi tu, molte cose sarebbero diverse da come in
realtà sono.
Potrei
fare un elenco infinito, ma non mi va di tediarti con queste cose. Quel
che conta non è che tu ne sia consapevole, di illuminare a
giorno paesaggi alquanto oscuri o di rendere la gioia a chi l'ha
perduta.
L'importante
è che continui a essere così, una certezza, una
stella
fissa nel cielo, piccolo punto luminoso che guida lo rotta di chi si
sperde nell'azzurro.
Sei
così importante, per Em, per Giulia, per Sara, per Michela.
Così tenere e indifese, che spaccherei il mondo per ogni
legnata
che continuamente gli propina.
E sai, vorrei chiederti un favore, un favore
personale.
Puoi
vegliarle tu, stanotte? Sono talmente stanca, stanca persino da non
aver voglia di dormire, così stanca che urlerei con tutto il
fiato che non ho, che mi vien strappato a forza dalla gola, senza via
d'uscita, nè possibilità d'appello.
Proteggile
tu, che ne hai la possibilità. Perchè sai,
leggere che
una di loro sta male, che ha paura, che soffre, è un pugno
nello
stomaco, ti sconquassa i reni togliendoti il respiro.
Ma tu, Orlando,
tu puoi dar loro quel sorriso che adesso io non posso donare, fallo tu
per me, solo per un po'.
Non
temere, non ti investirò mai più di compiti
così
gravosi, tornerò a prendermi il mio incarico.
Ogni
tanto pure io ho necessità di staccare, di chiudermi in me e
piangere un po', magari. Senza un motivo, così, solo
perché le lacrime escono da sole, senza senso, nè
spiegazione. Come questi pensieri sconnessi, alle una di notte.
Sai,
vorrei fare come Emy, errare per il mondo inseguendo un sogno, sapendo
che non lo si agguanterà che per brevi istanti ma continuare
a
farlo. Una piccola girovaga, una raminga dal cuore sognatore e la mente
viaggiatrice.
Emy,
che ha così tanta forza da poterla cedere a chiunque e
rimanerne
sazia. Emy che ti difende con le unghie e coi i denti, sai?
Tu, lo sai?
Lo sai che noi esistiamo?
Che siamo quà, per te, quando
vuoi, come vuoi?
Tu chiama, un fischio, un sibilo, un cenno.
Ovunque.
Lo
sai della forza che hanno questi donnini quà? Sempre in
prima
linea, pronte a marciare, a combattere, a non cedere.
Io non sono così, non adesso. Non
ce la faccio Orlando. Non ce la faccio.
Vorrei
solo ritrovare quel coraggio, quella forza che mi s'è
manifestata all'improvviso. Dov'è adesso, dove si
è
nascosta proprio adesso che ne ho bisogno?
Vegliami
tu, almeno stanotte, ora che ne ho un bisogno indispensabile, dammi il
respiro, conta le ore, muovi il tempo e dammi la forza.
So che puoi, angelo mio.
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