Ich bin die fesche
Lola
Guardatemi,
guardatemi tutti.
Il riflesso
dei miei capelli biondi, l’agilità dei miei piedi
dentro le scarpe col tacco a spillo (me le ha regalate il mio ormai ex
amante… non farò parola sulla moneta di scambio),
le gambe lunghe avvolte nei collant di seta, il reggicalze a vista
sotto la guepiére luccicante di paillettes, che ondeggia
come una pelle di serpente ad ogni movimento.
Guardate i
miei occhi verdi, liquidi, sensuali, velenosi, illuminati dalla luce
artificiale della ribalta.
Sentite la
mia voce, roca per l’alcool e per le troppe sigarette; vi
chiama, vi chiama…
Männer,
männer!
E voi
accorrete, tutti intorno a me, come sciocche falene volano verso la
luce: mortali, uomini senza scopo e senza futuro; non sapete che le
farfalle notturne si bruciano le ali sulle torce e sulle candele?
Ma io sono
divina, io sono l’Angelo Azzurro di questo locale.
È
un buco minuscolo, l’Angelo
Azzurro, una bettola ristagnante di fumo e dell'odore di
birra scadente. Il piano è sempre scordato, la tromba stona,
ma io mi elevo sopra tutto questo.
Il mio
cilindro frusto si proietta verso l’alto, poggiato sui ricci
biondi, le mie gambe (in mostra, sempre in mostra) sembrano colonne
bianche sul palco di legno scalcagnato, mentre i miei movimenti vi
sfidano, la mia voce vi penetra come voi desiderereste fare con me (ma
con tutt’altro organo).
Venite forse
per Magda, la nuova ballerinetta polacca, con i suoi occhi scuri e i
capelli tinti di rosso?
O per Hilda,
con la sua pelle appassita e le guance imbellettate?
No, venite
per me, per la divina, la bellissima, la frizzante Lola Lola.
Del resto,
perché dovreste volere glutei cadenti e seni avvizziti?
Perché
dovreste desiderare di avere sotto gli occhi iridi appannate dalla
cataratta, avviluppate da zampe di gallina, pelle rinsecchita che
avvolge labbra sottili e rientranti sugli incisivi marci e caduti?
Chi dovrebbe
bramare questo, quando può avere l’essenza della
gioventù, con la sua pelle morbida e luminosa, le carni
sode, la voce squillante?
Chi
può ambire alla decadenza, alla fine, alla morte, quando
può avere me, la stupenda Lola Lola, con le sue calze a rete
e i seni che sporgono sfrontati, prepotenti, dal bustier scintillante
sotto l’occhio di bue del palcoscenico?
Sì,
forse anche per me arriverà il giorno in cui la fiamma verde
sotto la mia fronte si spegnerà, le mie gambe si faranno
flaccide, i miei seni cascanti.
Ma quel
tempo non è ancora giunto. E ora, qui sul palco, tra gli
apprezzamenti, i fischi, la mia voce si innalza sul piano scordato.
Mi volete,
sì?
È
ovvio.
Perché
io sono Lola, la frizzante Lola.
Ich
bin die fesche Lola, der Liebling der Saison!
Ich hab' ein
Pianola zu Haus' in mein' Salon
Ich bin die
fesche Lola, mich liebt ein jeder Mann
doch an mein
Pianola, da laß ich keinen ran!
Ich bin die
fesche Lola, der Liebling der Saison!
Ich hab' ein
Pianola zu Haus' in mein' Salon.
Und will
mich wer begleiten da unten aus dem Saal,
dem hau' ich
in die Seiten und tret' ihm aufs Pedal!
Lola, Lola
– jeder weiß, wer ich bin
Sieht man
nur mach mir hin,
Schon
verwirrt sich der Sinn.
Männer,
Männer - keinen küß ich hier
Und allein
am Klavier,sing die Zeilen mit mir.
Ich bin die
fesche Lola, der Liebling der Saison!
Ich hab' ein
Pianola zu Haus' in mein' Salon
Ich bin die
fesche Lola, mich liebt ein jeder Mann
doch an mein
Pianola, da laß ich keinen ran!
Ich bin die
fesche Lola, der Liebling der Saison!
Ich hab' ein
Pianola zu Haus' in mein' Salon.
Und [Doch]
will mich wer begleiten da unten aus dem Saal,
dem hau' ich
in die Seiten und tret' ihm aufs Pedal!
Ich bin die
fesche Lola, der Liebling der Saison!
Ich hab' ein
Pianola zu Haus' in mein' Salon
Ich bin die
fesche Lola, mich liebt ein jeder Mann
doch an mein
Pianola, da laß ich keinen ran!
***
Questa breve storia
(poco più di una pagina, volendo quasi una drabble) mi
è stata ispirata dalla visione del – bellissimo
– film di Josef von Sternberg L’Angelo Azzurro,
con Marlene Dietrich nella parte della protagonista, Lola Lola,
immediatamente seguito dalla lettura (anzi, divoratura) del libro da
cui il film è stato tratto, ossia Il professor Unrath,
di Klaus Mann.
La storia
è ambientata nell’ambiente decadente della Berlino
nella Repubblica di Weimar.
Il professor
Unrath, recatosi nel locale “L’angelo
azzurro”, si innamora perdutamente della spudorata vedette Lola Lola,
la quale lo seduce e lo induce a sposarla.
In un
crescendo di corruzione fisica e mentale, il professore è
costretto ad abbandonare l’insegnamento e si riduce a fare il
clown nella bettola di qui sopra, di cui Lola Lola è sempre
la star.
Però
la donna non è un modello di fedeltà: e, dopo
aver avvinto a sé il consorte tanto da asservirlo
totalmente, lo ingelosce fin quasi alla follia.
Sinché
questi, avendola colta in flagrante adulterio con Mazeppa, un altro
artista che lavora all’Angelo Azzurro, la strangola ed
è poi condannato all’ergastolo.
Questo film
è in assoluto tra i miei preferiti, poiché amo
molto Marlene Dietrich come artista, e qui il suo mito è
nato.
Le mie
riflessioni sul personaggio di Lola Lola potranno non essere pienamente
condivisibili da tutti, ma questa è l’opinione che
di lei ho avuta sin da quando lo vidi per la prima volta, a circa dieci
anni.
In
particolare, mi piacciono moltissimo le canzoni di questo film (ma in
quasi ogni film con Marlene ci sono delle parti cantate), soprattutto
quella che canta Lola Lola di fronte ai suoi ammiratori: “Ich bin die fesche Lola”
(letteralmente “Io
sono la frizzante Lola”), che è molto
carina e vi consiglio di scaricare da qualche parte.
Sia il testo
che la musica sono © di Friederich Holländer, e li ho
utilizzati senza alcuno scopo di lucro.
Alla
prossima storia!
Un bacio
Rodelinda.
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