La
mattina seguente… Nel futuro… Nella sala
d’allenamento delle Ali Nere…
Ogni guasto della stanza era stato riparato completamente e quel posto
era tornato come doveva essere, ma erano state aggiunte delle nuove
attrezzature: un macchinario, dotato di una miriade di pulsanti e su
cui si trovava uno schermo olografico, era stato posizionato accanto
alle panchine; inoltre, ad una certa altezza da terra, al centro del
campo da calcio, fluttuava un dischetto metallico che emetteva una
fioca luce rossa.
- Grazie al lavoro degli androidi, oggi potremo ricominciare gli
allenamenti. Come vi avevo già detto, i membri di Feida ed
El Dorado hanno grandi abilità fisiche e hissatsu molto
potenti, e nonostante la preparazione fisica che avete ricevuto alla
Confraternita, è evidente che ci sono ancora degli aspetti
su cui lavorare. A questo proposito, ho fatto installare dagli androidi
delle nuove apparecchiature. - spiegò Phoenix, per poi
osservare attentamente i presenti, notandone molti avevano
un’aria confusa e a tratti timorosa, probabilmente
perché non sapevano cosa li attendeva.
Si disse che ormai non c’era molto da fare: lui sapeva che
ogni azione aveva le sue conseguenze, e se quei ragazzi avevano deciso
di presentarsi, avrebbero dovuto andare fino in fondo a quella lotta;
prese un auricolare bianco da una delle tasche della giacca, poi
lanciò un’occhiata a Shibuya, il quale si
limitò ad annuire e si mise all’orecchio il
dispositivo che gli permetteva di comunicare con Shadow.
- Dal momento che molti di voi avessero problemi simili, quindi vi
allenerete in gruppi. Per cominciare… - si fermò
nuovamente per osservare gli ex Emissari:
- Aster Kazetsuki, Giada Quatlane, Katia Herzen, Sibyl Moonlight e
Hayley Brown, potreste dirigervi verso quel disco al centro del campo
da calcio? - chiese gentilmente.
I chiamati in causa, chi un po’ titubante e chi timoroso su
quello che il leader delle Ali Nere aveva in mente, fecero
com’era stato detto e appena si trovarono tutti nel punto
prestabilito, il dischetto brillò, circondando i cinque ex
Emissari e pochi metri del campo di calcio in una cupola rossa.
- A cosa servirebbe quella? - domandò Kaori.
- Quella cupola darà ai vostri amici l’illusione
di trovarsi in un ambiente del mondo reale, anche se si
tratterà chiaramente di una proiezione olografica a cui
potremo apportare modifiche, ma non crediate che vi lascerò
fuori dalla festa perché vi allenerete anche voi. - li
informò il biondo, estraendo dall’altra tasca
della giacca altri dischi, uno blu, uno verde e uno giallo, e
lanciandoli sul campo da calcio. Questi andarono a posizionarsi in
punti diversi e crearono cupole degli stessi colori dei dischetti
metallici.
- Adesso vi dirò i gruppi in cui vi dividerete, mentre le
istruzioni per l’allenamento ve le illustrerò
quando sarete entrati nelle cupole. Ricordare, queste ultime non vi
permetteranno di uscire prima che una determinata sessione di
allenamento non sarà terminata e nemmeno di vedere o sentire
cosa accadrà nelle altre cupole, almeno non avrete
distrazioni di alcun genere. Tuttavia, io e Sho vi terremo
d’occhio grazie all’altro macchinario, e con
l’aiuto dei nostri auricolari, collegati ai dischetti e alle
cupole, potremo comunicare con voi. -
L’allenamento poteva cominciare.
Nella
cupola rossa…
Quando la luce svanì, Giada, Aster, Hayley, Sibyl e Katia si
ritrovarono in un’ampia distesa innevata, interrotta ogni
tanto da alcuni abeti. Il cielo era coperto da nubi e il vento
soffiava. Una parte della pianura era illuminata di blu, lasciando
intravedere una specie di sentiero luminoso.
- E lui che ci aveva detto che non ci avrebbe spedito in posti strani.
- commentò Quatlane.
- Beh, noi alludevamo al mondo reale, non a quello virtuale. - le
ricordò Moonlight.
- Silenzio voi due! Sarà che il freddo non mi dispiace, ma
non ho intenzione di rimanere qui a lungo. Se quello che ha detto
Phoenix è vero, può comparire qualcosa di strano
da un momento all’altro. - le riprese l’ex membro
dei Quattro Grandi, togliendosi gli occhiali da sole, data la scarsa
luce presente in quel posto.
- Se ti lamenti quando non abbiamo ancora iniziato, chissà
cosa dirai quando avremo finito. - s’intromise Katia.
Brown si limitò a sbuffare. Herzen, soprattutto per alcuni
dei suoi modi di fare, non le era mai andata molto a genio, sia durante
sia dopo il periodo della Confraternita del Sole Nero; tuttavia, da
quel momento avrebbero dovuto far parte dello stesso gruppo durante gli
allenamenti, quindi avrebbe dovuto cercare di sopportare la sua
compagnia.
- Beh, secondo voi che dobbiamo fare? - domandò dopo un
po’ Hayley, ma dalle espressioni dei suoi compagni, dedusse
che nessuno di loro le avrebbe potuto rispondere.
- Vi do il benvenuto in quello che, per un po’ di tempo,
sarà il posto dove vi allenerete. - la voce di Marcus
riecheggiò all’interno della cupola.
- Dovreste aver sentito quello che ho detto ai vostri compagni, quindi
veniamo subito al sodo. Dovrete correre nella neve seguendo il percorso
di luce blu, mentre calciate i palloni che potrete far apparire
utilizzando il pulsante nero dei vostri orologi. Man mano che andrete
avanti, noterete degli abeti su cui si trovano dei punti rossi: quelli
sono bersagli che dovrete colpire coi palloni, ma vi consiglio di
prendere bene la mira e di sferrare un colpo abbastanza forte. Se
sbaglierete… Anzi no, credo che scoprirete da soli cosa
accadrà in quel caso. -
- E come pensa che faremo a muoverci? Questa è neve, non
certo erba o terra! - ribatté Sibyl. In effetti, la cosa non
si prospettava molto facile: ognuno degli ex Emissari aveva i piedi e
le caviglie immersi nella neve. Come se non bastasse, il vento sembrava
soffiare sempre più forte.
- Sono sicuro che non avrete problemi. Oh, mi ero dimenticato di dirvi
una cosa: per questo allenamento ho impostato i dischetti
perché il livello di difficoltà aumentasse nel
caso in cui decidiate di utilizzare delle hissatsu, ma sta a voi
decidere cosa fare. -
Gli ex Emissari seguirono le istruzioni e, una volta che i palloni si
furono materializzati, cominciarono a correre seguendo le tracce di
luce blu che trovavano, ma si resero conto che sarebbe potuta essere
un’impresa più complicata del normale: sembravano
rischiare di affondare ad ogni passo che facevano e la luce blu del
sentiero ogni tanto scompariva e riappariva in punti molto lontani
rispetto a dove si trovavano gli ex Emissari; per farla breve, i cinque
girarono per più di due ore senza aver trovato un solo
bersaglio. Almeno fino a quando…
- Ehi ragazzi. Ne ho trovato uno! - li chiamò Katia, e il
reso del gruppo notò che c’era un punto rosso
luminoso sull’albero vicino al quale si trovava la viola.
- Finalmente uno dei famosi bersagli. Colpiamolo e passiamo subito al
prossimo. - decise Brown, calciando poi il suo pallone, ma commise un
errore e colpì l’abete poco più sopra
del punto rosso, causando l’emissione di bagliori luminosi
prima deboli, poi sempre più forti.
- Sembra che il periodo passato nei sotterranei del Sole Nero ti abbia
causato qualche altro problema alla vista, oltre ad averla resa molto
sensibile alla luce. Non credevo che una come te avrebbe commesso un
errore tanto banale. - la schernì Katia con un leggero
ghigno sulle labbra.
- Faresti meglio a stare zitta! Non sarà certo il problema
alla vista che m’impedirà di andare avanti. -
replicò Brown.
- Dici? Io ho qualche dubbio… - ribatté
l’altra.
- Ragazze! Non credo sia il momento adatto per una discussione. - le
riprese Kazetsuki.
- E perché? - chiesero all’unisono, ma quando si
voltarono verso l’albino, videro Aster che continuava a
saltare da un punto all’altro di quella zona, intento a
schivare delle sfere rosse.
- Credo sia la conseguenza dello sbaglio di poco fa. -
constatò Quatlane.
Intanto, Katia e Sibyl stavano cercando di colpire il punto rosso, ma i
palloni sparivano ogni volta che una di quelle sfere color sangue li
sfiorava.
- Ho idea che quei tiri non fossero abbastanza forti. -
osservò Hayley.
- Beh, se ognuno farà per conto suo, potremo arrivare alla
fine dell’allenamento senza aver ottenuto nulla. Dal momento
che sembra impossibile centrare quel punto da lontano, qualcuno
dovrebbe avvicinarsi per colpirlo. - rifletté ad alta voce
Kazetsuki.
- Sì, ma chi va? Sappiamo già che Hayley non
è in grado di farlo, soprattutto visto quello che
è successo poco fa, e noi altri abbiamo le mani legate per
colpa di questi globi rossi. - gli ricordò Herzen, eseguendo
una capriola all’indietro per evitare un’altra
sfera.
La diretta interessata sembrò volerla incenerire con lo
sguardo, ma la viola non ci fece caso.
- Io dico che dovrebbe andare Giada. - consigliò Moonlight,
mentre saltava per schivare alcuni globi luminosi.
- E perché proprio lei? Posso benissimo farcela
anch’io! - replicò l’ex membro dei
Quattro Grandi.
- Forse Sibyl non ha tutti i torti. - Brown rivolse
un’occhiata sorpresa ad Aster: non si sarebbe aspettata
quelle parole da lui.
Il ragazzo si accorse dell’espressione della compagna, e
decise di spiegare:
- Finora quelle sfere hanno colpito tutti quelli che hanno sbagliato la
mira oppure hanno perso i palloni a causa della collisione di questi
ultimi con i globi rossi. Dal momento che Giada non ha ancora tirato,
non è mai stata bersagliata da quelle sfere, e
potrà avvicinarsi senza problemi. -
Hayley si limitò a stringere i pugni, poi annuì,
anche se leggermente seccata:
- Uff… E va bene. - sbuffò lei, per poi guardare
Quatlane, la quale la osservava come se cercasse una specie di permesso
per agire:
- Allora? Cosa stai aspettando ancora? Sbrigati! - a quelle parole di
quella che una volta era una dei suoi superiori, l’ex
Emissaria Minore si mise a correre verso l’abete per quanto
la neve glielo permettesse. Come avevano detto i suoi compagni, le
sfere rosse non avevano mai tentato di colpirla e quando si
trovò abbastanza vicina all’albero,
alzò il pallone e saltò, per poi calciare la
palla, mandandola verso il bersaglio, e sperando che nessun globo rosso
fuoriuscisse da esso per interferire; per sua fortuna, ciò
non accadde e il pallone colpì il punto rosso, il quale
smise di brillare e fece scomparire le sfere che stavano per
raggiungere i suoi compagni.
- Ce l’hai fatta! - esclamò felice Sibyl, correndo
verso Giada.
Anche gli altri si avvicinarono alle due, partecipi di quel piccolo
risultato, ma consci del fatto che quello era solo un primo passo:
l’allenamento era ancora lungo.
Nel
frattempo… Nella cupola gialla…
Se era stato il freddo ad accogliere gli ex Emissari nella cupola
rossa, in quella gialla c’era un cielo limpido, la luce del
Sole cocente, un clima caldo e un’enorme distesa sabbiosa.
Fiammetta si trovava da sola davanti ad una porta di un campo di
calcio, coi piedi quasi interamente coperti dalla sabbia del deserto:
quello era il posto in cui si sarebbe dovuta allenare, ma non capiva
perché si trovava proprio lì e nemmeno cosa fosse
successo ai compagni che si trovavano nella cupola con lei.
- Anche per te è ora di cominciare Fiammetta. -
riecheggiò la voce del leader delle Ali Nere.
- Prima potrebbe dirmi perché mi trovo qui e
perché sono sola? -
- Certamente. La cupola in cui ti trovi serve per allenare i portieri,
ed è meglio che tu e gli altri tuoi compagni vi alleniate
singolarmente. Tra poco farò apparire un ologramma
dell’attaccante più forte della Protocol Omega
perché tu possa imparare a parare i suoi tiri, ma sta
attenta: l’immagine olografica avrà tutte le
abilità della persona reale, quindi non sarà meno
pericoloso del normale.
Ho impostato il deserto come luogo dell’allenamento il
deserto perché la sabbia opporrà una certa
resistenza ai tuoi movimenti, quindi le cose saranno un po’
più complicate. Tieniti pronta. - dopo quella frase, un
ragazzo dai capelli viola, la carnagione lievemente abbronzata e gli
occhi grigi inespressivi comparve davanti a Rossi.
- Questo è Alpha, il capitano della Protocol Omega. - la
informò l’allenatore dei Messaggeri delle Ali Nere.
- E va bene. Vediamo cosa sa… - neanche il tempo che la
ragazza potesse terminare la frase che l’ologramma
calciò il pallone. L’africana cercò di
buttarsi verso destra per prenderlo, ma si ricordò della
presenza della sabbia, la quale riuscì a rallentarla: si era
trattato di pochi secondi, ma bastarono perché il pallone
entrasse in porta, per poi scomparire. Forse era un altro ologramma.
- Ok, è stato un piccolo contrattempo, ma adesso devo stare
più attenta. Forse è anche colpa del fatto che,
da quando sono entrata nella Gassan Kunimitsu, non ho più
avuto occasione di esercitarmi come portiere. - pensò lei,
mentre il calciatore olografico tirava un’altra volta:
- Non sbaglierò nuovamente. - disse Fiammetta, saltando per
cercare di afferrare il pallone, ma quando riuscì ad
afferrarlo, questo le sfuggì dalle mani e sbatté
contro la traversa della porta.
- Ero convinta di averlo preso… Che è successo? -
si domandò lei, osservandosi distrattamente le mani coperte
dai guanti blu, i quali presentavano lievi bruciature.
- Guarda un po’… Questo non è mai
accaduto se non quando paravo i tiri degli ex Emissari alla
Confraternita. - dopo quell’ultima frase, si rimise in
posizione.
Arrivò il terzo tiro, e stavolta il colpo non sembrava
essere diretto alla porta, ma proprio al portiere;
quest’ultima sembrò accorgersene, ma non ci diede
troppo peso: era un allenamento e doveva fare il possibile per
completarlo al meglio. Quando il pallone fu abbastanza vicino, lo prese
e lo strinse per evitare che le sfuggisse ancora dalle mani;
riuscì a fermarla con non pochi sforzi, ma delle nuove
bruciature sui guanti, stavolta un po’ più
marcate, si aggiunsero a quelle già presenti.
- Mi voleva colpire, questo era più che evidente, ma non
è niente che non possa sopportare: è vero che ho
subito di tutto e di più al Sole Nero, ma non
permetterò che quella difficile preparazione vada sprecata.
- pensò Fiammetta, mentre il pallone scompariva dalle sue
mani e lei si preparava per il secondo tiro.
Intanto…
Nel passato… Tra le vie di Tokyo…
Yamato e Nikora si erano ritrovati davanti a casa Kazetsuki, poi il
verde la aveva condotta tra le vie della città per portarla
dalla persona che doveva avere i progetti dell’Incubo dei
Petali della Rosa. Stavano camminando da una ventina di minuti, e
nonostante la donna avesse continuato a chiederglielo, il trentenne non
le aveva ancora dato una risposta esauriente.
- Almeno mi puoi dire dove mi stai portando? - gli domandò
ad un certo punto Violet, sia perché si meritava almeno
quella risposta sia nella speranza di spezzare la monotonia delle
risposte che Yamato le aveva dato.
L’altro si limitò a mormorare un “Tra
poco lo vedrai”. Infatti, dopo un’altra decina di
minuti di cammino, arrivarono davanti a quella che doveva essere la
loro destinazione: una casa a due piani bianca e dal tetto nero. Il
cancello di ferro che permetteva l’accesso
all’abitazione era aperto: che il proprietario della casa li
stesse aspettando?
- Andiamo. - disse il verde, e seguito dalla viola entrò
nella casa, divisa dal cancello dell’entrata solo da un
giardino con alcuni cespugli di rose bianche e un piccolo pesco in
fiore. Si ritrovarono in un salotto dalle pareti color neve, costellate
da fotografie incorniciate che raffiguravano una miriade di paesaggi, e
dai mobili in mogano. C’erano anche un paio di poltrone verde
scuro e un divano dello stesso colore, davanti ai quali si trovavano un
tavolino di legno e un televisore a schermo piatto. La poca luce
presente filtrava da una finestra, davanti alla quale si trovava una
donna che continuava ad osservare il cielo fuori dalla finestra
comodamente seduta su una sedia: sembrava avere circa
trent’anni, era alta e dal fisico ben proporzionato, aveva
lisci capelli color pesca che le arrivavano a metà schiena,
la carnagione chiara e gli occhi color blu elettrico. Indossava un top
bianco, una giacca rosacea a maniche lunghe aperta sul davanti, una
gonna lunga verde e scarpe da ballerina nere.
- Non vi aspettavo così presto. - li salutò la
donna misteriosa senza voltarsi verso i nuovi arrivati.
- è passato un po’ di tempo dall’ultima
volta che ci siamo visti. Ti pare questo il modo di salutare tuo
fratello e una tua amica? - le fece notare l’uomo dai capelli
verdi.
Violet sgranò gli occhi per la sorpresa:
- Cara Nikora, sarà che sono passati alcuni anni da quando
me ne sono andata dalla Confraternita, ma non credo sia un motivo
valido per esserti scordata della sottoscritta. - dopo quella frase, la
donna dai capelli rosa si decise a voltarsi e Nikora sbatté
un paio di volte gli occhi per assicurarsi di quello che stava vedendo:
prima non se ne era accorta, ma ora che guardava meglio la donna dai
capelli color pesca, si accorse che gli occhi e alcuni tratti del viso
erano simili a quelli di Yamato, sebbene ci fossero ugualmente delle
differenze.
- Io… Io… Adesso mi ricordo di te. Tu sei Momoka!
- esclamò la viola e il verde sorrise, anche se quasi
impercettibilmente:
- Ti ci è voluto un po’, ma alla fine te ne sei
ricordata. - le disse, per poi rivolgersi alla rosa:
- Avrei preferito che ci rivedessimo in circostante tranquille
sorellina, ma a quanto pare non ci è ancora possibile. -
L’interlocutrice si limitò ad annuire, per poi
dirigersi verso una delle poltrone e invitare i due ex Guardiani del
Sole Nero a sedersi:
- Immagino sia successo qualcos’altro che riguarda il Sole
Nero. Me ne ero andata perché non sopportavo più
di vedere Pandora che torturava quei ragazzi, ma sembra che chiunque
sia entrato nella Confraternita, rimanga legato ad essa per sempre. Che
cosa volete di preciso da me? -
Angolo
di Emy
Diamo il benvenuto ad un’altra dei miei OC: Momoka Kazetsuki,
sorella minore di Yamato ed ex Guardiana del Sole Nero, ma non
preoccupatevi perché vedremo anche come se la caveranno gli
ex Emissari con gli allenamenti. Come vi sono parsi finora?
Oh, prima che me ne dimentichi, d’ora in poi
risponderò alle recensioni solo quando posterò un
capitolo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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