Lo strano caso del cane che abbaiava a mezzanotte

di lady hawke
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Note: Scrivo in piccolo giusto per non dare noia al prossimo con le mie quisquiglie. Piccola premessa: io, in genere, ho una profonda aberrazione per la stragrande maggioranza di storie romantiche, sentimentali, mielose e dir si voglia. Naturalmente ci sono meravigliose eccezioni, ma tant'è. La mia cura autoprescrittami, quindi, è stata quella di scriverne una. Stanca di vedere persone che si amano subito alla follia, ho tentato, magari male, ma questo sta a voi dirmelo, di descrivere l'imbarazzo di non saper cosa fare davanti all'altro sesso con un po' di ironia.
Devo però ringraziare chi ha letto questa storia in anteprima, dandomi dei consigli, ridendo al momento giusto e sopportandomi quando piombavo su msn passando capitoli da leggere: un grazie milla quindi ad Alektos, Rowena e Fleartacasi, a cui devo, inoltre, consigli e ispirazioni geniali. Il titolo della storia fa il verso al romanzo di Mark Haddon "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte". Non so dire se ci sia ispirazione, il libro non l'ho mai letto. E ora basta ciance XD

Prologo: L’insopportabile

Sirius Black odiava James Potter, strano ma vero. Affermazione un po’ insolita a vedersi: così lapidaria, così forte. Sicuri di aver letto bene? Coraggio, tornate alla prima riga e rileggete. Pauroso, vero?
Ebbene sì, lo è, ma ciò non toglie che questa sia la più pura e innegabile verità. James Potter era stato da sempre il suo migliore amico, eppure Sirius aveva cominciato ad odiarlo. E ne aveva ben donde, sia chiaro: da un po’ di tempo a questa parte Ramoso era diventato insopportabile; lo si sarebbe anche potuto definire odioso. “Disgustoso” e “Irrecuperabile” erano gli aggettivi che si ritrovava ad usare con maggior frequenza. Tutta colpa di quella Evans, esatto. La bella, buona, brava, simpatica Lily Evans: la piattola. Non che lui la detestasse per davvero, intendiamoci. James Potter aveva frequentato ragazze ben peggiori nel corso della sua carriera di ragazzo popolare, considerò, ma non aveva mai avuto la pretesa di portarsele appresso in ogni momento della giornata.
Che fine avevano fatto i Malandrini?
Lui non aveva mai fatto una cosa del genere, e di frequentazioni, non tanto quanto si vociferava, ad esser sinceri, ne aveva avute. E nemmeno Remus e Peter, anche se, be’… non che avessero poi una grande dimestichezza con le ragazze.
A lui quell’atteggiamento dava molto fastidio, ecco. La cosa peggiore era che gli altri due sembravano non dare segni di insofferenza, come se tutto fosse normale. Non lo era nemmeno un po’! Probabilmente si erano messi d’accordo per fargli fare la figura del cretino isterico, della fidanzata gelosa. Le questioni di cuore di Ramoso non lo interessavano affatto, lui voleva solo che tutto tornasse come prima.
- Che hai Felpato? – chiese Remus, uscendo dalla serra numero cinque di Erbologia.
- Niente. – grugnì lui, desiderando ardentemente di essere lasciato nel suo brodo.
- Ancora la solita storia? Sono due mesi che vai avanti così, non c’è proprio verso che tu riesca a rassegnarti?
- Non sono due mesi. – ribatté, risentito. Lui non rimuginava, e, soprattutto, non si rassegnava.
- Spiacente di dover dissentire. Si sono messi insieme poco prima di Natale, non dirmi che hai dimenticato gli scherzi con le renne, e noi siamo a metà febbraio. Direi che sono quasi due mesi. – convenne l’altro pacatamente, avvolgendosi la sciarpa rosso-oro intorno al collo.
Possibile che non lo rammentasse? La carnevalata che aveva organizzato per indispettire il suo migliore amico era stata piuttosto appariscente. Lui ne aveva un ricordo terribile.
- Già, Signor Precisino, meraviglioso! – Sirius guardò davanti a sé, torvo. Tra la piccola folla di studenti che camminava davanti a loro poteva vedere senza difficoltà i due giovani innamorati mano nella mano: che schifo.
- Guardalo, è schizzato via senza nemmeno salutare!
- Veramente ha salutato. – disse Peter aprendo la bocca per la prima volta. – Ha detto che ci saremmo visti a pranzo.
- Io non l’ ho sentito.
- Per forza, hai tenuto il muso per tutto il tempo. Chissà dove avevi la testa. Ad ogni modo, io rimango il Signor Lunastorta. – disse Remus.
- Sirius, non vorrei che fosse solo una mia impressione, ma stai diventando verde. Non è che sei invidioso? – domandò Peter, quasi preoccupato.
- Io non sto affatto diventando verde. Devi avere le visioni, Codaliscia.
- No, ma di certo stai schiumando di rabbia. Credo che dovresti smetterla di aggirarti da solo per il parco, è evidente che hai delle frequentazioni ben strane. – rise Remus, accelerando il passo e cominciando ad allontanarsi dagli altri due.
- Dove stai andando adesso? Non puoi offendermi e poi andartene come se niente fosse!
- Mi tocca andare dalla Chips, Sirius. Vedi di ricordarti di non prendere impegni, stasera.
- E’ oggi? – domandò, piuttosto sorpreso.
- Già… - mormorò Remus alzando le spalle, prima di andarsene.
- Oggi è il diciassette? – chiese poi rivolto a Peter, per fugare ogni dubbio.
- A meno che il calendario non sia impazzito proprio oggi sì. – mormorò il ragazzo con aria di rimprovero. – Mi sorprende che tu l’abbia dimenticato. – E se ne andò anche lui, stanco di stare fuori, con i piedi ancora in mezzo a rimasugli di neve, a prendere freddo.
Fu in quel preciso istante che Black si rese conto che quella tutta storia cominciava ad avere brutti risvolti: si stava comportando come un vero e proprio imbecille.


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