La lista dei desideri

di ChiaraLilianWinter
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Io e William abbiamo passato la notte fuori. Non potevamo semplicemente tornare a casa così, Alex sarebbe stato sicuramente lì ad aspettarci, quindi ci siamo seduti sulla spiaggia a guardare il mare e a baciarci. Alla fine io non sono riuscita a restare sveglia e mi sono addormentata stretta a lui. Pensavo che i miei sogni sarebbero stati tranquilli, ma non è stato così: c'erano confusione, rabbia e dolore nella mia mente, c'era William che si protendeva verso di me, cercando di afferrarmi, ma alla fine scivolavo via, troppo lontana perchè lui potesse prendermi. O era William quello che se ne andava? Fatto sta che sono stata svegliata alle sei di mattina dal mio bel vicino, pallida e sudata. Mi ha chiesto più volte cosa avessi visto, ma non gliel'ho detto: già è nervoso così, non serve che io infierisca. << Ti va un caffè? >>
La voce di William mi distoglie dai miei pensieri. Appena mi sono svegliata ci siamo dati una sistemata e abbiamo raggiunto il centro di New York, per fare colazione e riflettere sul da farsi. Annuisco, mentre sul mio volto si dipinge un sorriso: ci stiamo tenendo per mano, e la sua è morbida e calda, stretta alla mia. Ci infiliamo nel primo bar che vediamo e ci sediamo al tavolo davanti la vetrina. Un cameriere viene a prendere le nostre ordinazioni e appena se ne va William si china verso di me: siamo seduti l'uno di fronte all'altra.
<< Sei sicura che è tutto a posto? Tua madre... >>
<< Per la millesima volta, Will, sì, sono sicura. Mia madre dorme raramente a casa, e anche se ieri fosse ritornata, non vedendomi avrà pensato che ero da Lilian. >>
Gli rispondo, sicura. William era preoccupato di avermi messo nei guai, ma non è così; e poi, da una parte, anche io gli ho incasinato un pò le cose. Appena arrivano i nostri caffè li trangugiamo velocemente, e ci svegliamo un pò. Io abbasso lo sguardo su di me: indosso il vestito elegante di ieri, ormai spiegazzato e anche un pò insabbiato. William mi ha chiesto un sacco di volte scusa, gli ho spiegato che non è colpa sua, ma non ha voluto sentire ragioni. "Io sono entrato nella tua vita e te l'ho incasinata!" "Ma io ho voluto che tu me la incasinassi."
Quando gli ho detto così si è calmato un pò. Adesso ci osserviamo in silenzio, analizzando l'uno i particolari dell'altra. È così bello: i capelli neri gli si arricciano alle punte, ha le gote arrossate, gli occhi blu leggermenti cupi. Nel silenzio si sente il mio stomaco brontolare: accidenti!, alla fine ieri non ho cenato! William subito mi guarda un pò preoccupato, poi sembra capire e arrossisce abbassando lo sguardo.
<< Beh, William, questa non è colpa tua... >>
<< Seguimi. >>
<< Cosa? >>
Si alza e mi porge la mano, aiutandomi ad alzarmi. Usciamo dal locale e saliamo sulla moto - ormai è diventato un movimento automatico, quello di infilarmi il casco e stringermi a William. Il viaggio non è molto lungo, dura qualche minuto, e alla fine ci fermiamo davanti ad una casa che non ho mai visto prima. È una villetta, piccola e graziosa, di quelle con il giardinetto fiorito intorno, con le pareti di legno, con le tendine ricamate e i fiori alle finestre. È semplicemente deliziosa. William si avvicina al cancello e suona il campanello. Io mi avvicino a lui, guardando curiosa il nome sulla targhetta: Chocolate
<< Che nome buffo! >>
<< Nome buffo a chi, signorina? >>
Io sussulto e mi volto, verso la porta aperta della villetta. C'è una donna sulla soglia. È alta più o meno quanto me, ha capelli neri raccolti in uno chignon sulla cima della testa e vispi occhi verdi che mi analizzano. Deve avere cinquant'anni, più o meno. Ha un'espressione acida, che si addolcisce enormemente quando il suo sguardo si posa su William, che nel frattempo sta sorridendo.
<< Will! >>
<< Ciao, zia! >>
Zia?
La donna corre ad aprire il cancello e abbraccia forte William, con una risata soffocata.
<< Da quanto tempo! >>
<< Sì... Scusami... Sono stato impegnato, in questi giorni. >>
Sciolgono l'abbraccio e la donna rivolge a William un sorriso triste. Dopodichè, il suo sguardo vaga su di me.
<< E lei....? >>
William si schiarisce la gola, improvvisamente imbarazzato.
<< Lei è Camilla. È...ehm... >>
Oh. Giusto. Non abbiamo chiarito la nostra situazione. Cosa... Cosa siamo, adesso? Dopo ieri sera... Non possiamo definirci amici, certo. Siamo fidanzati? Oppure no...?
<< Ehm... Vedi zia... Lei è... >>
Io e William ci guardiamo imbarazzati, e la donna sposta confusa lo sguardo da me a lui. E poi sembra capire, perchè cambia improvvisamente espressione. Si volta verso di William, a metà tra lo scioccato e lo spaventato. Lui ricambia lo sguardo e rimangono in silenzio per un pò, come se stessero comunicando senza aver bisogno di parole. Poi, la donna parla.
<< Will... >>
<< Zia, non.. >>
Lei sospira e mi osserva, poi sposta lo sguardo sul nipote.
<< Spero che tu sappia cosa stai facendo, Will. >>
<< Lo so. Lo so benissimo. >>
La donna inarca un sorpacciglio e non dice nulla. Si limita a voltarsi e a dirigersi verso la porta, per poi bloccarsi sull'uscio girarsi verso di noi, perplessa.
<< Beh? Non entrate? >>
Sul volto di William si distende un grande sorriso, che mantiene quando si volta verso di me. Timidamente, allunga una mano e prende la mia, intrecciandole, e a quel punto sorrido anche io, e lo seguo sul vialetto di ingresso. L'interno della casa della donna è davvero grazioso: il pavimento e le pareti sono di legno, il salotto è spazioso, con delle poltrone disposte attorno ad un tavolino che sembra... Antico. Non vecchio, antico. La donna fa cenno di sederci e io e William ci mettiamo su due poltrone vicine, in silenzio. Lei rientra poco dopo, con in mano un vassoio su cui sono disposte tre tazze di tè.
<< Allora >> Mormora, mentre affonda in una delle altre poltrone, dopo aver appoggiato il vassoio sul tavolo << Cosa vi ha portati qui? Spero che non sia perchè vi state per sposare e quindi dovete fare il giro dei parenti. In questo caso, non aspettatevi la mia benedizione. >>
Io assumo il colore dei peperoni e quando guardo William di nascosto, scopro che anche lui è così.
<< Zia! Non essere sciocca! Noi.. Ecco... Noi.. >>
Decido di intervenire in suo aiuto, in fondo sono stata zitta tutto il tempo.
<< Vede, ehm... Ecco.. >>
<< Chiamami Signora. >>
Io mi volto verso William, confusa, e lui alza le spalle.
<< Nessuno sa il suo nome. La chiamiamo tutti Signora. >>
Annuisco e torno a concentrami sulla donna.
<< Vede, Signora, sono capitate molte cose, davvero troppe per poterle raccontare tutte... >>
<< Tu provaci, non ho fretta, intanto. >>
Guardo William per capire se devo dire tutto o no, e lui annuisce. Bene, allora. Racconto alla Signora tutto quello che è accaduto, la ladra, la scoperta su Alex, la fuga dal ristorante... Lei ascolta in silenzio, ad ogni parola si rabbuia sempre di più, e quando nomino i nomi di Alex e Victoria stringe i pugni. A fine racconto non dice nulla, si alza dalla poltrona e si volta, per dirigersi in cucina.
<< Vi vedo affamati. >>
È il suo unico commento.
<< Tua zia è davvero bizzarra, sai? >>
William mi guarda e mi sorride, poi si china su di me, sfiorandomi la fronte con la sua.
<< È l'unica persona della mia famiglia su cui posso contare. Le voglio un gran bene. >>
<< Questo l'ho notato. >>
Sono felice che William abbia almeno una persona della sua famiglia da cui è amato. Pensavo fosse completamente solo, ma fortunatamente mi sbagliavo. Lui mi guarda attentamente, poi mi stringe la mano e mi bacia delicatamente. La sua bocca è dolce come la sera precedente, anche se il bacio è meno famelico, meno disperato.
<< Mh.. Will... >>
<< Sì...? >>
Mi stacco con difficoltà da lui e appoggio il viso sulla sua spalla.
<< Riguardo a prima... Noi cosa siamo, adesso? >>
Lo sento irrigidirsi un pochino e so che è arrossito.
<< Non so... Non possiamo definirci amici, no? >>
<< E possiamo definirci fidanzati? >>
Lui mi bacia la guancia e mi scansa, facendomi aderire allo schienale della poltrona.
<< Se tu lo vuoi. >>
<< Io lo voglio. >>
<< Allora va bene. >>
Mi bacia di nuovo, ma in quel momento la Signora rientra nel salotto con due piatti su cui ci sono delle crêpe fumanti, che sbatte con forza sul tavolino.
<< Niente oscenità in questa casa! >>
William si stacca velocemente da me, ma fa in tempo a mostrarmi un sorrisetto malzioso e divertito. Io e lui ci concentriamo sui dolci, che divoriamo subito. Cavolo, quanto sono buone! La Signora ci osserva in silenzio, sorseggiando il tè.
<< Sa cucinare davvero bene, Signora. >>
<< Grazie cara, lo so. Altrimenti non avrei vinto tutti quei premi. >>
Indica una cristalleria in cui sono contenute decine di trofei di concorsi culinari, e io arrossisco un pò: non l'avevo notato.
<< Allora... Camilla. Camilla Herstood... Mai sentito. >>
La Signora sembra pensierosa.
<< Dimmi... Cosa fanno i tuoi genitori? >>
Io sento un brivido attraversarmi, e William mi lancia un'occhiata strana.
<< Beh... Mia madre.. Fa la cameriera. Mio padre lavora in una multinazionale. >>
<< Oh.. Occupa un posto importante? >>
<< È il vicepresidente. >>
Lei alza un sopracciglio.
<< E non ha trovato un lavoro migliore per tua madre? >>
<< Sono separati. Da sette anni, ormai. >>
Non avrei dovuto dirlo. La Signora mi guarda, a metà tra il sopreso e il dispiaciuto, mentre William non stacca gli occhi dalla tazza di te, decisamente imbarazzato.
<< Oh... Mi spiace. >>
<< Non importa. >>
Restiamo un pò in silenzio, poi William si alza e rivolge un sorriso alla zia.
<< Adesso andiamo. Credo sia ora. Grazie di tutto, zia. >>
Lei ricambia il sorriso e si alza per dargli un bacio sulla guancia, con affetto. La scena mi fa stringere il cuore.
<< Arrivederci, Signora. Grazie per le crêpe, erano molto buone. >>
Anche io mi alzo, mentre William già è sulla porta e sta uscendo. Faccio per seguirlo, ma sento una mano sul braccio che mi trattiene. Mi volto e mi ritrovo il volto della Signora poco distante dal mio.
<< Sei sicura di essere pronta? >>
Un brivido mi sale su per la schiena.
<< Pronta a cosa? >>
<< Ad amare mio nipote. William è un ragazzo adorabile, ma la sua vita, il suo passato... La sua famiglia, sono cose difficili e pericolose da affrontare. Soffrirai molto. >>
Io alzo il mento, con il petto in fuori.
<< Non mi interessa, con tutto rispetto. >>
Lei mi guarda per un attimo, poi fa un sorriso sbilenco.
<< Sarà come saltare da un precipizio: potrai volare o cadere. Se volerai sarà bello, ma ci sono poche possibilità, tutto tende alla caduta. Tu salterai dal precipizio, correrai il rischio? >>
Io ricambio il suo sorriso, scostandomi.
<< Sono già saltata, Signora. >>

Quando Camilla e William oltrepassarono il cancello, rivolgendo alla Signora un ultimo saluto, questa gli sorrise e rientrò velocemente in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Si diresse in cucina, per preparare altro tè, mentre sul suo volto, come succedeva ben raramente, si distendeva un'espressione di tranquillità: quella Camilla le piaceva non poco.
<< Millicent? Chi era? >>
La Signora alzò lo sguardo e incontrò quello di una donna, che la osservava sull'uscio della cucina. Doveva avere quarantacinque anni, ma le rughe profonde che le solcavano il viso e le occhiaie la facevano apparire ben più vecchia. Aveva lunghi capelli neri e occhi di un blu violetto.
<< Anne. Pensavo stessi dormendo. >>
La donna scosse la testa.
<< Ho sentito delle voci.. Chi erano quei ragazzi? >>
Millicent, la Signora Chocolate, che mai e poi mai si era fatta trascinare troppo dai sentimenti, rischiò di scoppiare a piangere davanti alla sorella.
<< Nessuno, Anne. >>
Sentì una lacrima, una soltanto, solcarle il volto.
<< Non erano nessuno. >>

Nell'antro della strega
Sì, sono crudele. Il capitolo finisce qui.
Abbiamo fatto la conoscenza della Signora Chocolate (che, come dovreste aver capito, di nome fa Millicent) e nell'ultima parte è entrata in scena una certa Anne. Chi ha letto tutti i capitoli precedenti, dovrebbe sapere chi è. In caso contrario, andate subito a rileggerli, altrimenti non ci capirete un'acca dei prossimi!
Beh, detto questo, vi ringrazio tutti per le vostre recensioni, mi fanno andare avanti, e mi scuso per la momentanea pausa che mi sono presa prima di pubblicare questo capitolo.
A presto!
Chiara.




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