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Autore: ChiaraLilianWinter    15/09/2013    3 recensioni
Camilla Herstood ha quindici anni, un'amica fantastica che cambia fidanzato con la stessa velocità con cui si fa zapping in tv, una madre depressa che, dopo la fine di un matrimonio sbagliato, tenta di rifarsi con il primo che le capita sotto mano.
Camilla ama scrivere, ma, a forza di essere circondata da persone superficiali, ne ha assunto il carattere: non riesce a completare una storia, che già sta lavorando ad un'altra, e così di continuo.
Camilla ha un segreto, un segreto terribile che è costretta a trattenere all'interno del suo cuore.
Camilla incontra William, e da allora cambia tutto. Il ragazzo gli propone di esaudire dieci desideri, per superare la sua superficialità, e Camilla accetta. Tra i due nasce qualcosa che diventa sempre più profondo, ma il tempo a loro disposizione è poco, e ogni secondo che passa diminuisce.
Perchè anche William nasconde un segreto. E non solo lui.
I segreti, le bugie, i tradimenti, sono fili insidiosi che avvolgono tutto, in un intreccio terribile che Camilla dovrà districare. Ma ciò che rimarrà alla fine potrebbe non essere quello che lei e William hanno sperato.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Io e William abbiamo passato la notte fuori. Non potevamo semplicemente tornare a casa così, Alex sarebbe stato sicuramente lì ad aspettarci, quindi ci siamo seduti sulla spiaggia a guardare il mare e a baciarci. Alla fine io non sono riuscita a restare sveglia e mi sono addormentata stretta a lui. Pensavo che i miei sogni sarebbero stati tranquilli, ma non è stato così: c'erano confusione, rabbia e dolore nella mia mente, c'era William che si protendeva verso di me, cercando di afferrarmi, ma alla fine scivolavo via, troppo lontana perchè lui potesse prendermi. O era William quello che se ne andava? Fatto sta che sono stata svegliata alle sei di mattina dal mio bel vicino, pallida e sudata. Mi ha chiesto più volte cosa avessi visto, ma non gliel'ho detto: già è nervoso così, non serve che io infierisca. << Ti va un caffè? >>
La voce di William mi distoglie dai miei pensieri. Appena mi sono svegliata ci siamo dati una sistemata e abbiamo raggiunto il centro di New York, per fare colazione e riflettere sul da farsi. Annuisco, mentre sul mio volto si dipinge un sorriso: ci stiamo tenendo per mano, e la sua è morbida e calda, stretta alla mia. Ci infiliamo nel primo bar che vediamo e ci sediamo al tavolo davanti la vetrina. Un cameriere viene a prendere le nostre ordinazioni e appena se ne va William si china verso di me: siamo seduti l'uno di fronte all'altra.
<< Sei sicura che è tutto a posto? Tua madre... >>
<< Per la millesima volta, Will, sì, sono sicura. Mia madre dorme raramente a casa, e anche se ieri fosse ritornata, non vedendomi avrà pensato che ero da Lilian. >>
Gli rispondo, sicura. William era preoccupato di avermi messo nei guai, ma non è così; e poi, da una parte, anche io gli ho incasinato un pò le cose. Appena arrivano i nostri caffè li trangugiamo velocemente, e ci svegliamo un pò. Io abbasso lo sguardo su di me: indosso il vestito elegante di ieri, ormai spiegazzato e anche un pò insabbiato. William mi ha chiesto un sacco di volte scusa, gli ho spiegato che non è colpa sua, ma non ha voluto sentire ragioni. "Io sono entrato nella tua vita e te l'ho incasinata!" "Ma io ho voluto che tu me la incasinassi."
Quando gli ho detto così si è calmato un pò. Adesso ci osserviamo in silenzio, analizzando l'uno i particolari dell'altra. È così bello: i capelli neri gli si arricciano alle punte, ha le gote arrossate, gli occhi blu leggermenti cupi. Nel silenzio si sente il mio stomaco brontolare: accidenti!, alla fine ieri non ho cenato! William subito mi guarda un pò preoccupato, poi sembra capire e arrossisce abbassando lo sguardo.
<< Beh, William, questa non è colpa tua... >>
<< Seguimi. >>
<< Cosa? >>
Si alza e mi porge la mano, aiutandomi ad alzarmi. Usciamo dal locale e saliamo sulla moto - ormai è diventato un movimento automatico, quello di infilarmi il casco e stringermi a William. Il viaggio non è molto lungo, dura qualche minuto, e alla fine ci fermiamo davanti ad una casa che non ho mai visto prima. È una villetta, piccola e graziosa, di quelle con il giardinetto fiorito intorno, con le pareti di legno, con le tendine ricamate e i fiori alle finestre. È semplicemente deliziosa. William si avvicina al cancello e suona il campanello. Io mi avvicino a lui, guardando curiosa il nome sulla targhetta: Chocolate
<< Che nome buffo! >>
<< Nome buffo a chi, signorina? >>
Io sussulto e mi volto, verso la porta aperta della villetta. C'è una donna sulla soglia. È alta più o meno quanto me, ha capelli neri raccolti in uno chignon sulla cima della testa e vispi occhi verdi che mi analizzano. Deve avere cinquant'anni, più o meno. Ha un'espressione acida, che si addolcisce enormemente quando il suo sguardo si posa su William, che nel frattempo sta sorridendo.
<< Will! >>
<< Ciao, zia! >>
Zia?
La donna corre ad aprire il cancello e abbraccia forte William, con una risata soffocata.
<< Da quanto tempo! >>
<< Sì... Scusami... Sono stato impegnato, in questi giorni. >>
Sciolgono l'abbraccio e la donna rivolge a William un sorriso triste. Dopodichè, il suo sguardo vaga su di me.
<< E lei....? >>
William si schiarisce la gola, improvvisamente imbarazzato.
<< Lei è Camilla. È...ehm... >>
Oh. Giusto. Non abbiamo chiarito la nostra situazione. Cosa... Cosa siamo, adesso? Dopo ieri sera... Non possiamo definirci amici, certo. Siamo fidanzati? Oppure no...?
<< Ehm... Vedi zia... Lei è... >>
Io e William ci guardiamo imbarazzati, e la donna sposta confusa lo sguardo da me a lui. E poi sembra capire, perchè cambia improvvisamente espressione. Si volta verso di William, a metà tra lo scioccato e lo spaventato. Lui ricambia lo sguardo e rimangono in silenzio per un pò, come se stessero comunicando senza aver bisogno di parole. Poi, la donna parla.
<< Will... >>
<< Zia, non.. >>
Lei sospira e mi osserva, poi sposta lo sguardo sul nipote.
<< Spero che tu sappia cosa stai facendo, Will. >>
<< Lo so. Lo so benissimo. >>
La donna inarca un sorpacciglio e non dice nulla. Si limita a voltarsi e a dirigersi verso la porta, per poi bloccarsi sull'uscio girarsi verso di noi, perplessa.
<< Beh? Non entrate? >>
Sul volto di William si distende un grande sorriso, che mantiene quando si volta verso di me. Timidamente, allunga una mano e prende la mia, intrecciandole, e a quel punto sorrido anche io, e lo seguo sul vialetto di ingresso. L'interno della casa della donna è davvero grazioso: il pavimento e le pareti sono di legno, il salotto è spazioso, con delle poltrone disposte attorno ad un tavolino che sembra... Antico. Non vecchio, antico. La donna fa cenno di sederci e io e William ci mettiamo su due poltrone vicine, in silenzio. Lei rientra poco dopo, con in mano un vassoio su cui sono disposte tre tazze di tè.
<< Allora >> Mormora, mentre affonda in una delle altre poltrone, dopo aver appoggiato il vassoio sul tavolo << Cosa vi ha portati qui? Spero che non sia perchè vi state per sposare e quindi dovete fare il giro dei parenti. In questo caso, non aspettatevi la mia benedizione. >>
Io assumo il colore dei peperoni e quando guardo William di nascosto, scopro che anche lui è così.
<< Zia! Non essere sciocca! Noi.. Ecco... Noi.. >>
Decido di intervenire in suo aiuto, in fondo sono stata zitta tutto il tempo.
<< Vede, ehm... Ecco.. >>
<< Chiamami Signora. >>
Io mi volto verso William, confusa, e lui alza le spalle.
<< Nessuno sa il suo nome. La chiamiamo tutti Signora. >>
Annuisco e torno a concentrami sulla donna.
<< Vede, Signora, sono capitate molte cose, davvero troppe per poterle raccontare tutte... >>
<< Tu provaci, non ho fretta, intanto. >>
Guardo William per capire se devo dire tutto o no, e lui annuisce. Bene, allora. Racconto alla Signora tutto quello che è accaduto, la ladra, la scoperta su Alex, la fuga dal ristorante... Lei ascolta in silenzio, ad ogni parola si rabbuia sempre di più, e quando nomino i nomi di Alex e Victoria stringe i pugni. A fine racconto non dice nulla, si alza dalla poltrona e si volta, per dirigersi in cucina.
<< Vi vedo affamati. >>
È il suo unico commento.
<< Tua zia è davvero bizzarra, sai? >>
William mi guarda e mi sorride, poi si china su di me, sfiorandomi la fronte con la sua.
<< È l'unica persona della mia famiglia su cui posso contare. Le voglio un gran bene. >>
<< Questo l'ho notato. >>
Sono felice che William abbia almeno una persona della sua famiglia da cui è amato. Pensavo fosse completamente solo, ma fortunatamente mi sbagliavo. Lui mi guarda attentamente, poi mi stringe la mano e mi bacia delicatamente. La sua bocca è dolce come la sera precedente, anche se il bacio è meno famelico, meno disperato.
<< Mh.. Will... >>
<< Sì...? >>
Mi stacco con difficoltà da lui e appoggio il viso sulla sua spalla.
<< Riguardo a prima... Noi cosa siamo, adesso? >>
Lo sento irrigidirsi un pochino e so che è arrossito.
<< Non so... Non possiamo definirci amici, no? >>
<< E possiamo definirci fidanzati? >>
Lui mi bacia la guancia e mi scansa, facendomi aderire allo schienale della poltrona.
<< Se tu lo vuoi. >>
<< Io lo voglio. >>
<< Allora va bene. >>
Mi bacia di nuovo, ma in quel momento la Signora rientra nel salotto con due piatti su cui ci sono delle crêpe fumanti, che sbatte con forza sul tavolino.
<< Niente oscenità in questa casa! >>
William si stacca velocemente da me, ma fa in tempo a mostrarmi un sorrisetto malzioso e divertito. Io e lui ci concentriamo sui dolci, che divoriamo subito. Cavolo, quanto sono buone! La Signora ci osserva in silenzio, sorseggiando il tè.
<< Sa cucinare davvero bene, Signora. >>
<< Grazie cara, lo so. Altrimenti non avrei vinto tutti quei premi. >>
Indica una cristalleria in cui sono contenute decine di trofei di concorsi culinari, e io arrossisco un pò: non l'avevo notato.
<< Allora... Camilla. Camilla Herstood... Mai sentito. >>
La Signora sembra pensierosa.
<< Dimmi... Cosa fanno i tuoi genitori? >>
Io sento un brivido attraversarmi, e William mi lancia un'occhiata strana.
<< Beh... Mia madre.. Fa la cameriera. Mio padre lavora in una multinazionale. >>
<< Oh.. Occupa un posto importante? >>
<< È il vicepresidente. >>
Lei alza un sopracciglio.
<< E non ha trovato un lavoro migliore per tua madre? >>
<< Sono separati. Da sette anni, ormai. >>
Non avrei dovuto dirlo. La Signora mi guarda, a metà tra il sopreso e il dispiaciuto, mentre William non stacca gli occhi dalla tazza di te, decisamente imbarazzato.
<< Oh... Mi spiace. >>
<< Non importa. >>
Restiamo un pò in silenzio, poi William si alza e rivolge un sorriso alla zia.
<< Adesso andiamo. Credo sia ora. Grazie di tutto, zia. >>
Lei ricambia il sorriso e si alza per dargli un bacio sulla guancia, con affetto. La scena mi fa stringere il cuore.
<< Arrivederci, Signora. Grazie per le crêpe, erano molto buone. >>
Anche io mi alzo, mentre William già è sulla porta e sta uscendo. Faccio per seguirlo, ma sento una mano sul braccio che mi trattiene. Mi volto e mi ritrovo il volto della Signora poco distante dal mio.
<< Sei sicura di essere pronta? >>
Un brivido mi sale su per la schiena.
<< Pronta a cosa? >>
<< Ad amare mio nipote. William è un ragazzo adorabile, ma la sua vita, il suo passato... La sua famiglia, sono cose difficili e pericolose da affrontare. Soffrirai molto. >>
Io alzo il mento, con il petto in fuori.
<< Non mi interessa, con tutto rispetto. >>
Lei mi guarda per un attimo, poi fa un sorriso sbilenco.
<< Sarà come saltare da un precipizio: potrai volare o cadere. Se volerai sarà bello, ma ci sono poche possibilità, tutto tende alla caduta. Tu salterai dal precipizio, correrai il rischio? >>
Io ricambio il suo sorriso, scostandomi.
<< Sono già saltata, Signora. >>

Quando Camilla e William oltrepassarono il cancello, rivolgendo alla Signora un ultimo saluto, questa gli sorrise e rientrò velocemente in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Si diresse in cucina, per preparare altro tè, mentre sul suo volto, come succedeva ben raramente, si distendeva un'espressione di tranquillità: quella Camilla le piaceva non poco.
<< Millicent? Chi era? >>
La Signora alzò lo sguardo e incontrò quello di una donna, che la osservava sull'uscio della cucina. Doveva avere quarantacinque anni, ma le rughe profonde che le solcavano il viso e le occhiaie la facevano apparire ben più vecchia. Aveva lunghi capelli neri e occhi di un blu violetto.
<< Anne. Pensavo stessi dormendo. >>
La donna scosse la testa.
<< Ho sentito delle voci.. Chi erano quei ragazzi? >>
Millicent, la Signora Chocolate, che mai e poi mai si era fatta trascinare troppo dai sentimenti, rischiò di scoppiare a piangere davanti alla sorella.
<< Nessuno, Anne. >>
Sentì una lacrima, una soltanto, solcarle il volto.
<< Non erano nessuno. >>

Nell'antro della strega
Sì, sono crudele. Il capitolo finisce qui.
Abbiamo fatto la conoscenza della Signora Chocolate (che, come dovreste aver capito, di nome fa Millicent) e nell'ultima parte è entrata in scena una certa Anne. Chi ha letto tutti i capitoli precedenti, dovrebbe sapere chi è. In caso contrario, andate subito a rileggerli, altrimenti non ci capirete un'acca dei prossimi!
Beh, detto questo, vi ringrazio tutti per le vostre recensioni, mi fanno andare avanti, e mi scuso per la momentanea pausa che mi sono presa prima di pubblicare questo capitolo.
A presto!
Chiara.
  
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