Cause
nobody wants to be the last one there.
Cause
everyone wants to feel like someone cares.
Someone
to love with my life in their hands”
Il pranzo domenicale
era uno di quei riti familiari ai quali Tony Stark, da vecchio lupo
solitario qual’era, non aveva mai amato
presenziare, a maggior ragione se il numero di bambini in preda ad un
overdose di zuccheri superava di gran lunga quello degli
adulti.
Non che essere
diventato nonno non gli avesse strappato più di
un sorriso bonario e qualche bizzarro pupazzo gigante
nascosto dietro un altrettanto gigante albero di natale, nel corso
degli anni , ma sottostare alle leggi di una nidiata di bambini urlanti
che pretendevano la sua attenzione imbrattandogli il viso con i propri
omogeneizzati non era l’agognata pace che si era augurato di
avere dopo aver salvato il mondo così tante volte.
Eppure, vi era sempre
una via di fuga, quella che iil lavoro aveva sempre rappresentato per
lui e per la sua sanità mentale e fisica.
Costruire aveva sempre
alleggerito pensieri che a tarda notte, quando la casa era silenziosa e
le luci erano spente, divenivano tanto gravosi da costringerlo a
fissare il vuoto per ore e ore nella speranza di svuotarsi da quella
sensazione di incompletezza.
Un’imperfezione
dovuta ad un sorriso mancato tra le foto di famiglia, ad una sedia
vuota durante le cene di natale, ad un letto freddo e perfettamente
ordinato al quale alle volte si ritrovava a cambiare le lenzuola per
dargli un'aria vissuta, una ferita al cuore e
nell’anima causata dall’assenza di un
componente che era andato perduto anni fa, quando il mondo aveva vinto,
ma sacrificando qualcosa di suo, ancora una volta.
Ed erano stata dura
confessare a Pepper di averla perduta ancora, di non essere riuscito a
proteggerla, di aver fallito come uomo e come padre, ed era stato
difficile non piangere sulla lapide di Estela, spirata dopo la tragica
notizia che l’aveva resa incapace di accettare
quella privazione, quella perdita.
"Cause
nobody wants to go it on their own
And
everyone wants to know they're not alone"
Eppure la vita era
andata avanti, loro, avevano provato ad andare avanti, ma crescere non
voleva dire dimenticare, e Tony Stark, sulla soglia dei suoi
ottant’anni non aveva dimenticato nulla.
Non quel viso
sorridente che si era ripromesso di continuare a cercare.
Non quegli occhi che
aveva giurato di incrociare ancora una volta, anche se ci
fossero voluti anni per trovare il modo di colmare il divario dei due
mondi, e di conseguenza il vuoto nel suo cuore.
Ed eccolo
lì, ciò che la sua mente aveva partorito.
Aveva impiegato mesi
per trovare i pezzi giusti, anni per avere le coordinate adatte, minuti
per stabilizzare il sistema di controllo e renderlo attivo,
ma aveva avuto pazienza, se l’era imposta quando il pensiero
di rivederla, di poter regalare a sua moglie uno di quei sorrisi che
con la perdita di Astrid si erano affievoliti e fatti più
meccanici, lo aveva spronato a continuare, a non perdersi
d’animo.
Perchè Tony
Stark non era mai stato un uomo che si arrende facilmente, e con sua
figlia, specialmente con sua figlia, per quanto tempo fosse potuto
passare, per quanto a lungo avesse dovuto lavorare per riaverla con
sè, non si sarebbe mai arreso.
Mai con lei.
"Is
there somebody else that feels the same somewhere? "
Quando gli ingranaggi
cominciarono a grattare tra loro e il monitor si azionò con
un sospetto ma necessario ronzio Iron Man si allontanò dal
motore del suo proiettore stellare con la fronte madida di sudore e un
sorriso speranzoso a spiegazzarli il viso e la gola.
Vi
fu un ambiguo rumore di sottofondo a seguire
l’accensione del motore, uno scricchiolio che lo fece
irrigidire per l’ansia di aver sbagliato qualcosa, di dover
ricominciare tutto da capo, di dover tornare a cercare, un suono che
però non sembrava provenire dal monitor improvvisamente
occupato dal profilo sfocato di un pianeta azzurro, ma da dietro la
scrivania verso la quale lo scienziato torse il collo con aria inquieta.
E fu nel ritrovare gli
occhietti vispi di due minuscole e colorate bambine sorridenti.
Fu nel sentirle
gridare un ‘è
pronto al
quale seguirono numerosi tip tap di passi che Tony Stark
capì che la sua segretissima operazione “Trova
Astrid” non era mai stata veramente segreta, glielo avevano
solo lasciato credere.
Loro che lo
avevano sempre definito come un perfido e cinico
manipolatore, e forse lo era stato davvero, un tempo, prima
dell'arrivo di sua moglie probabilmente.
"Tonight
out on the street out in the moonlight
And
damn it this feels too right"
- Finalmente!
– lamentò un indaffarato Marcus Stark,
attento a non rovesciare i popcorn quando le figlie di undicianni lo
raggiunsero gongolanti, invitando la nonna e uno stuolo di persone che
Tony non ricordava di aver invitato al suo pranzo domenicale di
prendere posto sul pavimento del suo laboratorio, ora più
simile al ritrovo per anime sole che al covo di un supereroe
tecnologico.
Ma cacciarli via
sarebbe stato impossibile, credere di poter spostare lui da
lì senza trovarsi con una tonnellata di arrabbiati muscoli
verdi abbandonati pigramente sul suo stomaco,
sarebbe stato impensabile.
Bruce Barner si
accomodò in prima fila, gli occhi sgranati e un
po’ lucidi intenti a divorare ogni fotogramma, ed anche se
quello era il suo posto, quando Pepper gli
si sedette di fianco con il viso delicato un poco irrigidito
dalla tensione lo scienziato si arrese ad afferrare una manciata di
popcorn e raggiungere il pannello di controllo con un brontolio
sommesso.
"So I'll be holding my
breath
Could this be the
end?"
Pigiò un
paio di pulsanti, cadenzando con il ‘click della tastiera il
respiro che tutti nella sala si ritrovarono a trattenere mano a mano
che il proiettore zoomava il pianeta, rendendo visibile solo
il profilo di un enorme prato fiorito sul quale qualcosa di
piccolo e colorato sembrava essersi abbandonato, una figura sulla quale
Tony si affrettò a mettere a fuoco la lente, mordendosi le
labbra nel riconoscere il verde acceso di un mantello che diede a molti
la possibilità di sperare per il meglio.
Perché se
lui era lì, se Loki, che ora tutti fissavano con angoscia,
era lì, allora ci sarebbe stata anche lei, con lui.
Lei era sempre con lui.
- Ruota
l’immagine – bisbigliò Bruce
con il cuore stretto in gola mentre sulla sua spalla la presa di Maria
si faceva quasi dolorosa, ma ora c’era uno stralcio di
vestito a fare più male.
C’era il
profilo sfocato di una figura che il dio degli inganni, abbandonato su
un prato di fiori di ghiaccio, stringeva tra le braccia a bordare gli
occhi di lacrime.
"Cause nobody wants to
be the last one there
Cause everyone wants
to feel like someone cares.
Someone to love with
my life in their hands. "
- Vuoi cercare di
mettere a fuoco quella dannata lente! – esplose Marcus quando
l’immagine si fece improvvisamente distorta, come se qualcuno
si divertisse a strizzare i loro cuori assieme al fotogramma che
mostrava solo sagome indistinte, nulla che potesse davvero calmare
l’agitare frenetico delle loro pupille.
Il verso isterico del
padre lo avvisò però di non tentare la
fortuna, perché era lui ad essere il più isterico
tra loro.
In fondo era stato lui
a costruire quel dannato aggeggio, erano state le sue lacrime quelle
che avevano agito da lubrificante a quei dannati ingranaggi, era stato
il suo orgoglio di padre a cercare nell’universo
ciò che doveva essere trovato, e avrebbero dovuto
ringraziarlo, non gridargli contro con le loro stupide bocche piene di
pop corn mentre lui si affannava a manovrare il controller mantenendo
la presa salda nonostante la commozione.
E sarebbe dovuto
essere lui quello a sbraitare, non loro, ma Tony Stark aveva preso
coscienza, col passare del tempo, di essere divenuto oramai il capro
espiatorio preferito per l’isteria comune, meno che per la
propria.
- Credi sia semplice ?
– si ritrovò infatti a sibilare, afferrando una
penna laser per modificare un filo saltato – invece di
lamentarti e ingozzarti perché non vieni qui ad aiutarmi? Io
ho salvato il mondo sai? Perciò cerca di
–
-Eccola!
Pepper lo aveva
gridato, urlato come si urla di fronte a qualcosa di tanto terribile,
di tanto potente da togliere il fiato e rendere incapaci di fare altro
se non boccheggiare in cerca d’aria, e quella visione fu da
togliere il fiato.
"There's
gotta be somebody for me like that.
Cause
nobody wants to go it on their own "
Era
identica a come l’aveva lasciata, lo pensò Bruce
con il magone mentre osservava con il viso rigato di lacrime quello
sorridente di sua figlia, una figlia che ora, dopo tanti anni, dopo
tutto quel tempo passato a domandarsi come stesse, cosa stesse facendo,
sapeva salva, e felice.
Lo era Astrid.
Astrid che sorrideva
al mondo, a loro, e all’uomo contro il quale era abbandonata,
avvolta nel mantello verde col quale Loki la riparava dal freddo
pungente, una premura per la quale Tony Stark grugnì,
tirando su col naso, sperando di non aver attirato
l’attenzione di nessuno.
Ma Pepper lo
notò, perché c’era così
tanta luce nello sguardo di suo marito, così tanta
felicità, e orgoglio, da far male solo guardarlo.
- È lei?
– chiese una delle due gemelle, affascinata dalla giovane
donna che suo padre aveva detto essere loro zia perduta, quella che il
nonno non aveva mai smesso di cercare dacché
l’aveva smarrita – è lei,
papà?
- Si – le
rispose dolce Marcus, lo sguardo rotto dall’emozione di
ritrovare la creatura che in gioventù avrebbe voluto
sposare, una sorella che non aveva avuto modo di amare a lungo, ma una
donna alla quale doveva la vita sua e quella della famiglia che si era
creato col tempo.
Maggie e Valery
continuarono a fissare lo schermo con gli occhietti sgranati, attirate
dallo sguardo strano ma magico che la loro zia puntava in
giù, verso qualcosa che il mantello copriva parzialmente ma
che entrambe, uniche a non essere distratte dalle lacrime,
riuscirono a scorgere torcendo un po’ il collo mentre attorno
a loro il pianto silenzioso dei grandi portava via il loro respiro
sorpreso.
-
Cos’è quello?
Ignorare quel ditino
paffuto puntato con foga contro lo schermo sarebbe stato
impossibile, ma Bruce Barner e Tony Stark ebbero lo strano e
comune istinto di ignorarlo, di far finta di nulla, perché
la parola “quello” unito alla loro piccola e dolce
Astrid non aveva nulla di confortante.
Eppure Maggie, offesa
dal mancato interesse da parte dei suoi nonni si incaponì, e
correndo via dalle braccia del padre si gettò contro il
monitor, schiaffando la mano sull’ombra verso la quale Astrid
apriva il sorriso più dolce che mai avessero avuto modo di
vedere sul suo viso, un sorriso che Pepper riconobbe
all’istante, perché ogni donna, prima o poi, si
sarebbe trovata a tendere la stessa curva.
Una curva dolce per la
quale nuove lacrime le rigarono il viso mentre sotto la mano di sua
nipote si mostrava il viso paffuto di un bambino dagli occhi verdi e i
capelli color ghiaccio.
- È un
bambino – strillò la piccola saccente, colpendo
l’immagine per attirare l’attenzione dei due uomini
che si erano scoperti a guardarsi l’un l’altro con
l’identico e profondo orrore – avete capito? Lui
è un bam.bi.no.
- Tesoro, non credo
abbiano bisogno di uno spelling – tentò di
ammansirla Pepper, divertita dal frenetico ‘click con il
quale il proiettore aveva inquadrato solo il viso di Loki, zoomando sul
sorriso sottile di fronte al quale Tony Stark mosse
nervosamente una palpebra prima che il fischio della sua armatura e il
ruggito di Hulk franasse loro addosso assieme ai resti del monitor
verso il quale i due Avengers si trovarono presto a sfogare la propria
indignazione.
- Io ti
troverò! – sbraitò lo scienziato mentre
un altro pezzo di intonaco veniva giù assieme
all’ululato dell'altro eroe– e quando ti
troverò vorrai non aver mai deflorato la figlia di Tony
Stark e Hulk - si affrettò ad
aggiungere quando il dottore diede segno di non aver gradito la
mancanza dell'uomo nei suoi confronti- Ci hai sentito
Udinì?
"Is
there somebody else that feels the same somewhere?"
- Loki?
Il dio
sbatté le palpebre un paio di volte prima di riuscire a
scrollarsi di dosso quell’insolito pizzicore dietro
l’orecchio, come se qualcuno avesse provato a urlargli
qualcosa, ma ora c’era Astrid che aveva sollevato su di lui
uno sguardo preoccupato, e avanzare ipotesi sul perché
avesse avuto la sensazione di essere stato maledetto da qualcuno non
era fra le sue priorità.
Non quando
c’era sua moglie tra le sue braccia, abbandonata contro di
lui con il viso che accarezzò dolcemente,
guidando la testa contro il petto sul quale Astrid si
ritrovò a ruotare lo sguardo, osservando il piccolo fagotto
stretto tra le braccia.
Sorrise dolce quando
lo sentì gorgogliare qualcosa di incomprensibile ma tenero,
e strofinargli il naso contro la guancia fu necessario per ricordarle
che era tutto vero, che Draco era vero.
La pelle morbida che
baciava, la risata dolce che le abbracciava l’udito era vera,
suo figlio, era vero, e non c’era nulla di più
bello di quello.
Aveva gli occhi di
Loki, occhi che aveva visto aprirsi e guardarla con innocente
curiosità prima di sentirlo ridere e tendere le
braccine verso di lei.
E in lui aveva visto
la vita, quella vera, quella che le era stata negata, quella
che era riuscita a dargli in quanto nuova Yssgradrill, in quanto unica
via tra gli spiriti della terra.
Una via che ora, per
la prima volta, era stata lei ad imboccare per raggiungere quel pezzo
di cuore che stringeva tra le braccia.
- Va tutto bene
– le sussurrò Loki tra i capelli con voce morbida,
sfilando una mano per raggiungere la guancia di Draco e sfiorarla
debolmente, in un gesto quasi distratto ma presente come
Loki si era ripromesso di essere, una volta tornato alla sua
vita, una vita che avevano riconquistato con fatica, e
sangue, e lacrime, ma ne era valsa la pena.
Ne era sempre valsa la
pena.
Lottare contro se
stesso per lasciarla entrare.
Soffrire e morire pur
di renderla felice.
Accettarsi per
riaverla indietro.
Amarsi,
amarla, ne era sempre valsa la pena.
Perché
aveva trovato il suo posto nel mondo, un mondo che la risata
di suo figlio gli ricordò essere pieno di gioia e
felicità, quella che con lei era riuscito a trovare dopo
tanto vagare, dopo tanto cercare, assieme a ciò
che gli era sempre stato negato ma che con lei aveva infine
avuto.
Un lieto fine.
Un eterno lieto fine.
"So
I'll be holdin my breath
Right up to the end
Until that moment when
I find the one that I
spend forever with "
* La canzone
è dei Nickelback- Gotta Be Somebody
Piccolo Extra per
concludere la storia, sono emozionata per questa fine,
perchè volevo davvero dare un "felice e contenti" a Loki ed
Astrid, finalmente.
Ringrazio chi
è riuscito a giungere fin qui, davvero, grazie per avermi
seguito in quest'avventura.
Un saluto, Gold Eyes
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