Iniziò
a mancarmi l’aria, anche se non respiravo.
Chiusi forte
le narici anche la bocca; a confronto
un tappo di una bottiglia chiusa era attaccato in modo precario.
Sta di fatto
che non avevo mai fatto una cosa del
genere. Iniziai a gonfiare le guance come una bambina che gonfia un
palloncino
e gli occhi mi diventarono due fessure.
Cercavo di
guardare avanti, non dovevo concedermi
di guardare a lui. Cosa avrebbe pensato?
Già.
A cosa pensava? Per la prima volta me lo
chiesi incuriosita anche io.
Provai a
sforzarmi come non facevo mai, ma alla
mia mente non arrivava nessun segnale, quasi come se la sua testa fosse
vuota.
Forse ero
troppo sotto pressione perché mi tentava
troppo quel suo delizioso odore che adesso avevo a meno di 30cm di
distanza?
Non ne ho idea.
Mi piegai sul
banco, quasi fingendo di avere mal
di pancia che mi sentii chiamare.
Una voce
calda e sensuale, non troppo profonda,
attirò la mia attenzione.
- Ti senti
bene? -
- Ehm?
– Ero rimasta letteralmente senza fiato.
- Sicura di
star bene? –
- P-u-o-i
r-i-p-e-t-e-r-e, scusa? – Pronunciai ogni parola
con calma, misurando
ogni lettera che la componeva. Era impossibile che parlasse con me.
- Scusami.
Forse sei davvero un po’ stordita. –
disse, facendo un sorriso benevolo.
- No
è che oggi non ho mangiato… Mi sento spossata
– Ma che gli stai dicendo, Bella!
La
frase più appropriata da dirgli sarebbe: “Scusami,
ma sto facendo questa farsa
perché avrei davvero voglia di provare il tuo sangue. Ti va
bene come
giustificazione?”
- Ah. Non va
bene, sai. Se non mangi a pranzo puoi
rischiare di incorrere in disordini alimentari –
Ma ti si
è fuso il cervello? Mi fai ancora venire
più voglia di assalirti… Per piacere, non parlare
più…
Risposi con
un debole sorriso e appoggiai
nuovamente la testa sul banco, i capelli che facevano da scudo tra me e
lui.
- Dico sul
serio, sai? -
Mi rialzai
per rivederlo almeno un’ultima volta
quel giorno. L’inferno è indubbiamente migliore
del paradiso.
Aveva sul
volto un’espressione angelica, dolce. I
suoi tratti erano rilassati e si vedeva che tutto ciò che mi
stava dicendo lo
diceva in buona fede, solo per il mio bene.
- Ci credo.
Scommetto che da grande vorresti fare
il medico. -
- Sembra
quasi che tu mi legga nel pensiero. Hai
centrato in pieno. –
“Mi
sembra davvero che tu stia sbagliando”, direi.
E’
la semplice questione del ‘vorrei ma non posso
’.
Vorrei
leggerti del pensiero, ma non posso.
Vorrei
saltarti addosso, ma non posso.
Vorrei
parlare con te come una persona normale, ma
non posso.
Sarò
anche una vampira, ma non posso
fare tutto ciò che voglio.
Risposi con
falsa eccitazione. – Davvero? Mi fa
piacere – perché mi sto comportando
così? Non ti posso parlare, non devo!
Sempre calmo
e posato, ricambiò con un sorriso a
trentadue denti.
Ed io
affondai nel mio oblio personale. Mi
riproposi di non rivolgergli più la parola. Mai, mai
più.
Bella,
l’hai promesso a te stessa. Ignoralo.
Denigralo. Ma non ucciderlo.
Fallo per i
Cullen. Fallo per te stessa.
Iniziai a
fingere di nuovo di avere dolori alla
pancia, che il professor Banner se ne accorse e venne l nostro banco.
Finalmente! Il mio piano fin dall’inizio era fingere di star
male per uscire e
stare lontano da lui.
- Signorina
Swan? -
-
Eh… - Feci, con finta stonatura.
- Si sente
bene? –
- Non
tanto… -
- Va bene,
direi che per oggi puoi uscire per
riprenderti un po’. Poi ti farai dare gli appunti da
qualcuno. –
-
Grazie… - Che attrice.
Mentre mi
alzavo lentamente per uscire, fui
colpita dalle parole del professore.
- Isabella?
Sembra che non ce la fai a tenerti in
piedi. Masen, accompagnala tu fuori, tanto so che per te
sarà nulla non seguire
questa lezione -
No lui no,
per favore ho detto!
Mi si
ritorcono contro anche questi giochetti,
dannazione…
Il ragazzo si
alzò e mi offrì il braccio, che
rifiutai.
Cercai di
essere più veloce di lui nell’uscire
dall’aula, così che me ne sarei potuta andare con
passo celere fuori dalla
stessa scuola ma… presi una scivolata nel corridoio
poiché il pavimento era
bagnato.
- Merda!
– Gridai.
Lui mi fu
subito vicino.
- Stai bene?
– E’ la seconda volta che me lo
diceva, oggi.
- Si si sto
benissimo! – Mi rialzai in un lampo ma
ricaddi sullo stesso posto di prima.
- Sei un
mito, direi. – Sogghignava.
-
Perché? –
- Dici che
stai bene, e poi mi ricadi di nuovo? –
Continuava a prendermi in giro, sorridendo e ghignando. Poi mi
offrì la mano.
Riluttante,
l’accettai. Siamo nel gioco,
giochiamo!
Senza che me
l’aspettassi, mi prese agilmente in
braccio. Tutto, ma questo: no!
- Ehi, che
fai? Fammi scendere! -
- No. Ti sei
fatta male, anche se non vuoi
ammetterlo. Adesso ti porto in infermeria –
- No! Ti
prego è il mio primo giorno, voglio
uscire! Fammi andare in macchina e andrà tutto bene!
–
Si
fermò all’istante, il volto dubbioso. Poi
voltò
l’angolo in direzione del parcheggio.
Feci un
sospiro di sollievo e mi abbandonai tra le
sue braccia, chiudendo gli occhi. Era nello stesso tempo piacevole e
allucinante stare con lui.
Cercavo di
mantenere la calma e non esplodere,
altrimenti il peggio sarebbe arrivato per lui.
Mi
portò fuori.
- Qual
è la tua auto? – Mi chiese gentilmente.
Mi persi nel
suo odore che non lo risposi.
-
Vabbè, visto che non vuoi rispondermi tirerò ad
indovinare. Sarà mica quella Audi? Non l’ho mai
vista prima nel parcheggio. -
-
Chiavi… giacca… chiavi… - Farfugliavo
inconsciamente, persa nel “sogno” o meglio
“incubo” che stavo vivendo.
Non me ne
accorsi, ma mi poggiò sul sedile del
passeggero.
- Eh?
– Mi destai dal mio sonnambulismo. Che ci
facevo lì?
Bella, ma non
ti ricordi? Quel ragazzo ti ha
portata nella tua macchina… In braccio! Ehm… Che
mi stava succedendo? Era come
se la sua presenza allo stesso tempo mi facesse dimenticare quanto
fosse gustoso. Bella, non perdere
il senno, mi
raccomando; mi ripetevo.
Ti sta solo
tentando; resisti.
Fai finta che
accanto a te c’è solo una statua di
cera che gli assomiglia molto. Tanto. Troppo.
No! Io voglio
il tuo sangue, è un ordine!
Lo osservai
meravigliata.
Lui era al
posto di guida. Affascinante e
tenebroso abbastanza per farmi dimenticare per un po’ che non
riuscivo a
starmene ferma così davanti a lui senza morderlo.
- Posso
provarla? -
- Cosa?
–
- La
macchina, s’intende. E’ che io ho un modello
non troppo veloce come questo… Ho una Volvo ma è
vecchia. E’ di madre. –
- Fai come
vuoi. –
Non ci mise
molto a partire. Mi sorrise e ingranò
la prima.
Anche se ero
una vampira e poi tanto non m’interessava,
non amavo andare troppo veloce perché solitamente per andare
veloce andava che
mi schiantavo contro qualcosa con la mia fortuna sfacciata. Il ragazzo
sfrecciava veloce sulla strada a 180Km/h.
-
Ehi… Scusami, eh, ma non ti piace essere cauto? -
- Mi piace
andare veloce perché si fa prima, è un
problema? –
- Affatto.
–
E come se lo
era. Aveva aperto il finestrino del
suo lato e a causa della vento che gli scompigliava ancora di
più i capelli
arrivava alle mie narici il suo sapore fantastico…
Richiusi la
bocca e il naso come in classe,
fingendo nuovamente di star male.
Lui mi
guardò, senza dare un’occhiata alla strada.
- Ci sei? Non
stai bene? – Era come minimo la
quarta volta che me lo diceva.
-
No… - Mimai una finta nausea.
Come se non
bastasse, fermò l’auto in modo impercettibile,
quasi con finezza.
- Va meglio?
– Mi chiese.
-
Si… - Risposi con un finto filo di voce.
- Ah, in ogni
modo…. Io mi chiamo Edward Masen –
- Isabella
Swan –
-
Isabella… Nome inglese da libro classico. Ricordo
dell’Isabella di Cime Tempestose…
Gran bel personaggio. –
- Preferisco
che mi si chiami Bella. – Ma che,
adesso gli dai pure confidenza più del necessario?
Bella,
sveglia! Non devi familiarizzare con il
nemico… ricordati che vorresti ucciderlo!
Me lo
ricordo, me lo ricordo.
Però
preferisco rischiare e starci ancora assieme
per portarmi a casa il suo dolce odore…
-
Edward… il nome di molti principi inglesi. Mi
dispiace ma devo andare, devo lasciarti qui. Per casa mia sono solo due
passi -
- E la
macchina? –
- Portala a
scuola e dai le chiavi ad Alice. Lei
me la riporterà. –
Annuì.
Quando si
allontanò con la macchina, presi una via
diretta per casa Cullen attraversando la foresta della regione Olimpica.
Un’ora
dopo il mio ritorno, Jasper e Alice
tornarono con la mia Audi e con in mano un biglietto per me da parte
di…
Edward.
Notina
finale: Un ringraziamento speciale a chi ha commentato:
Giuggiolina:
Bhè, sono molto lusingata che speri in questa storia e che
ti riesce anche a strappare un sorriso XD. Non sono una persona a cui
piace la roba piatta - anche se spesso mi piacciono le cose tristi -
quindi cerco di inserire sempre di qualcosa di simpatico nelle mie
storie. Grazie anche per le altre storie XD
kanon16:
Grazie anche a te, come vedi appena son tornata ho postato
^^
Only_a_Illusion:
Accontentata anche te, oggi mi sono messa al lavoro per fare un
capitolo più sostanzioso! :)
Gea_Kristh:
Grazie per l'appoggio, mi fa davvero piacere che ti piaccia questa
inversione.
gold
eyes: Ti ringrazio molto, come puoi leggere in questo
capitolo i due si sono parlati. Bhè, non posso dire che a
Edward non sia indifferente Bella, però la tratta ancora
come una compagna. Al più presto però stai sicura
che scriverò un chap in cui entrambi saranno coinvolti... Si
spera al più presto XD
Un grazie anche a chi l'ha aggiunta ai preferiti:
gold
eyes
Kagome84
Locke
Pepsi
Princesselisil
yuko_chan
Un bacio a tutte... Al prossimo capitolo ^^
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