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CAPITOLO 2:
Il sole
era sorto già da molto tempo, illuminando con i suoi raggi una tetra stanza dove
stava dormendo Hermione.
La
ragazza aprì i suoi occhi dorati quando un luminoso raggio di sole colpì le sue
palpebre chiuse, anche se aveva dormito molte ore, aveva sognato per tutta la
notte la morte e la devastazione che avevano colpito il villaggio di Sunnyday,
così il suo corpo e la sua mente non erano affatto riposati, bensì più stanchi
di prima.
Sbadigliando si mise a sedere e diede una fugace occhiata alla sveglia sul
comodino d’ebano che era sulla sinistra del suo letto, poi si alzò in piedi
passandosi le mani tra i capelli ricci, che però a causa della pioggia del
giorno precedente erano diventati crespi e difficili da districare.
Una
forte ansia si impadronì di lei e credette di aver visto male, ma quando poggiò
nuovamente lo sguardo sulla sveglia impallidì, non poteva essere vero, lei non
poteva essere in ritardo, Hermione Granger non era mai in ritardo.
Erano le
10.30 e lei sarebbe dovuta essere a lavoro da ben due ore e mezza, invece per
tutto il tempo aveva dormito, la sera prima si era completamente dimenticata di
puntare la sveglia, quindi quest’ultima non aveva suonato.
Ma
Harry? Neanche si era preoccupato di svegliarla, oh si, gliene avrebbe dette
quattro.
Si
fiondò in bagno, dove sospirando decise che non c’era tempo per mettere a posto
i capelli, così decise di legarli in una coda alta, poi, siccome quando una
giornata è no, tutto va male, non riusciva a trovare la sua divisa da auror,
così si vestì con le prime cose che le capitarono davanti, un paio di jeans
scuri e una camicetta di cotone nera.
Scese al
piano di sotto dove trovò Ginny ai fornelli, che non appena la notò si girò e le
sorrise.
-Si può
sapere perché nessuno mi ha svegliata?!-
-Herm,
eri stanca e ho pensato di lasciarti dormire un po’-
Hermione
le scoccò un’occhiata di fuoco poi impugnata la propria bacchetta si
smaterializzò.
***
Il
quartiere generale degli auror non era mai stato così affollato come quella
mattina.
Gli
auror sembravano impazziti e correvano da tutte le parti, mentre spesso si
sentivano scoppiare dei pianti isterici o delle urla e questo non giovava
sicuramente a David Manson, che fumando una sigaretta dopo l’altra continuava a
rimproverare e dare ordini a chiunque gli capitasse a tiro, inoltre era
infuriato perché in una giornata come quella Hermione Granger non si era
presentata.
Quello
se lo sarebbe aspettato da Potter o da Malfoy, quest’ultimo non era ancora
arrivato infatti, ma mai da Hermione Granger.
Quest’ultima arrivò correndo dal “boss” e si scusò più volte per il suo ritardo.
-Dopo ne
parliamo, eh? Ora raggiungi quegli altri incapaci e aiutali a finire ciò che
devono fare!- urlò David, che la spinse malamente fuori dal suo ufficio e chiuse
la porta subito dopo.
Sempre
il solito, pensò Hermione entrando in una stanza dove trovò alcuni auror e delle
persone sconosciute, alcune di queste erano sedute su delle poltrone, altre
piangevano, altre ancora erano svenute.
Tra gli
auror vide il suo carissimo Harry, Blaise, Pansy e Ron.
Gli
ultimi due stavano parlando tra di loro sorridendosi, quella mattina il
mondo girava proprio al contrario!
Harry
stava parlando con un uomo e una donna entrambi sulla quarantina, che lo
ascoltavano molto attentamente e di tanto in tanto un gemito sfuggiva dalle
labbra della donna, mentre l’uomo le teneva un braccio sulle spalle ma aveva gli
occhi lucidi.
Blaise
stava leggendo un foglio di carta, così decise di avvicinarsi a lui.
-‘Giorno
Blaise-
Lui
spostò i suoi profondi occhi cobalto sulla sua figura e le sorrise.
-Buon
giorno anche a te, Herm, sei arrivata alla fine-
Lei
decise di sorvolare sull’argomento e sempre con una faccia imbronciata chiese
-Cosa
devo fare? Da quanto ho capito queste persone devono essere i parenti dei
deceduti, dammi pure la lista-
-Ma cosa
devo fare per farti sorridere almeno un po’? E’ da ieri che hai una faccia
sempre imbronciata-
-Non
devi fare assolutamente niente, ora potresti darmi i nomi?-
Blaise
assunse un’espressione scettica mentre le lasciò tra le mani un foglio con
alcuni nomi e poi le disse
-Beh
buona fortuna-
Si,
fortuna…quella mattina si era proprio dileguata e borbottando qualcosa cominciò
a leggere la lista.
Nonostante la ex grifondoro avesse una pazienza invidiabile, quella mattina si
era già esaurita e si chiese come avrebbe fatto per parlare con quei genitori
disperati, non era un compito facile ed era richiesta una buona dose di pazienza
e delicatezza e in quel momento le mancavano sia la prima che la seconda, ma
dopo aver tirato un sospiro chiese ad alta voce
-I
signori McKent?-
Una
piccola donna pallida, dai grandi occhi cerulei e dai lunghi capelli neri si
avvicinò a lei titubante poi con una voce melodiosa rispose
-Ci sono
solamente io, non si preoccupi, sono consapevole di quello che mi dirà-
Poi i
suoi occhi divennero lucidi.
-Signora
McKent, mi dispiace portarle questa brutta notizia e le prometto che faremo di
tutto per catturare coloro che hanno commesso un’azione così orrenda, però
abbiamo ritrovato il corpo di suo figlio, Jhonathan McKent-
Il viso
della donna si rigò di lacrime silenziose, poi chiese
-Posso
sapere…com’è morto?-
Hermione
non si aspettava una domanda del genere, ma cercando di mantenere un tono
distaccato le rispose.
-E’
stato arso dalle fiamme-
-Grazie
signorina…arrivederci-
La
signora le diede le spalle e aveva il corpo scosso dai singhiozzi, poi uscì
dalla stanza.
Poco
dopo fece il suo ingresso l’eleganza fatta a persona, Draco Malfoy, che sembrava
circondato da un’aura gelida ed impenetrabile e dopo aver salutato Blaise si
sedette su una poltrona cominciando a fumare una sigaretta.
Questo
irritò molto Hermione, perché anche per lei era una giornata storta, ma non per
questo si sedeva su una poltrona con l’intento di fare nulla, così si avvicinò
alla serpe e gli buttò addosso dei fogli.
Gli
occhi del biondo si assottigliarono e sembravano mandare lampi nella sua
direzione, poi le sibilò
-Sparisci Mezzosangue, non ti voglio avere davanti-
-Oh il
principino è nervosetto? Beh non me ne frega un cazzo, datti da fare, perché
tutti siamo nervosi ma non ci comportiamo come te-
-Neanche
se ti impegnassi potresti comportarti come me- ghignò lui.
-Hai
ragione, perché io non sono una viscida serpe stronza come te e ora principino
datti da fare-
Il
ghigno di Draco si allargò ancora di più e poi avvicinandosi le sussurrò
-L’hai
voluto tu-
Draco si
alzò dalla poltrona e dopo essersi posto al centro della stanza stracciò il
foglio che gli aveva dato la moretta e cominciò a parlare ad alta voce.
-Signori, finiamo questa sceneggiata, ora pretendo silenzio e poi potrete andare
a frignare, ad urlare o a suicidarvi fuori di qui. Tutti i presenti in questa
sala sappiano che i vostri parenti che abitavano a Sunnyday sono morti, ora
potete tornarvene a casa e fare quello che vi pare-
Hermione
ed Harry erano impalliditi, Blaise scosse la testa con disapprovazione, mentre
Pansy e Ron guardavano il biondo con occhi sgranati.
-Malfoy
è il solito idiota- commentò Harry.
-Già, ma
non è il solo, dopo ne parliamo eh- disse Hermione rivolta all’amico che la
guardò con uno sguardo di pentimento.
Draco le
rivolse uno sguardo sarcastico e poi accendendosi un’altra sigaretta si rimise
comodo, mentre i maghi uscivano dalla stanza.
-Hai la
delicatezza di un ippogrifo, Draco- gli disse Blaise avvicinandosi.
-E’ la
cosa che avrei detto ad ognuno di loro, per risparmiare tempo l’ho detto una
sola volta-
Blaise
lo guardò scettico.
-Sei
senza speranze-
-Che
facciano storie o meno non li aiuterà di certo a riavere indietro i morti e poi
ho mal di testa, non ho voglia di sentire strilli vari- replicò con sufficienza
il biondo.
Hermione
portò gli indici ai lati della testa, sulle tempie e prese a massaggiare,
avrebbe fatto meglio ad ignorare il biondastro, perché non faceva altro che
innervosirla sempre di più, poi si sedette stancamente su una poltrona bordeaux.
***
In una
stanza rettangolare, le cui pareti un tempo dovevano essere state di un colore
verde scuro, ma che ora erano oramai sbiadite, si trovava una donna, che sedeva
su una poltroncina di velluto argentato, con le lunghe e snelle gambe
accavallate.
Attorno
a lei aleggiava un’aurea magica molto potente, una delle più potenti in
assoluto, un puro concentrato di magia nera ai massimi livelli.
Nella
mano destra teneva un bicchiere di cristallo, colmo di uno dei vini rossi
italiani più pregiati, perché lei non beveva come la maggior parte degli stolti,
per dimenticare od ubriacarsi, bensì aveva una passione per il vino, ma non vini
qualunque, pretendeva sempre i migliori.
La mano
sinistra passò tra le sue mosse chiome corvine, per poi appoggiarsi
elegantemente al bracciolo.
La donna
era in preda ad un’eccitazione ed una gioia particolare, finalmente si era
scoperta, finalmente avrebbe cominciato a divertirsi con gli esseri umani, così
deboli, così indifesi di fronte alla sua grandezza, anche se non aveva
recuperato pienamente i suoi poteri, senza alcuno sforzo avrebbe potuto spegnere
una vita con uno schiocco di dita.
Un
flebile suono provenne dall’altra parte della porta, segno che qualcuno stava
bussando. I suoi occhi maligni si puntarono su di essa e senza muoversi spalancò
la porta, invitando ad entrare colui che l’aveva disturbata.
La
soglia venne varcata immediatamente da un uomo magrolino, che timoroso teneva il
suo sguardo celeste puntato sul pavimento e si inginocchiò davanti alla donna.
-Parla,
James, non ho tempo da perdere-
-Signora, sono venuto ad avvisarla che i preparativi per il prossimo attacco
procedono a rilento, temo che… toccherà… rimandarlo-
L’uomo
tremò impercettibilmente, colmo di terrore per ciò che era stato obbligato a
riferire e non osò alzare lo sguardo, verso la sua Signora.
La donna
dalla chioma corvina ghignò e poi si alzò dalla poltroncina, annullando la
distanza tra se stessa e l’uomo, piantò malamente uno dei tacchi molto alti dei
suoi stivali nel centro della mano dell’uomo, spingendo con forza fino a
trapassarla.
Egli
aveva il viso contratto dal dolore, mentre sentiva il rosso sangue caldo
fuoriuscire dalla ferita, e dei gemiti sfuggirono dalle sue labbra livide.
Lei poi
velocemente ritirò il piede e puntando gli occhi sulla figura maschile vide il
corpo di quest’ultimo cominciare a ricoprirsi di pustole e bruciature, che
aumentavano continuamente rendendo insopportabile la pena e facendo sì che
l’uomo cominciasse ad urlare per il forte dolore.
Con le
grida di dolore si sparsero anche le risate sadiche della donna, la pena cessò
solo quando il corpo era interamente ricoperto di bruciature più o meno gravi e
una puzza di bruciato aleggiava nella stanza.
L’uomo
continuava a contorcersi e a gemere sul terreno, ma poco prima che perdesse
conoscenza la donna si chinò sul suo orecchio sibilando gelidamente.
-L’attacco
non verrà posticipato, oppure tutti avrete una punizione esemplare, vedrai,
quella che ti ho inflitto oggi non sembrerà nulla-
Poi la
donna dalla chioma corvina si sedette nuovamente sorseggiando il vino e
guardando l’uomo praticamente irriconoscibile che giaceva oramai incosciente ai
suoi piedi.
-Non
cambierai mai, Danielle…- un sussurro appena accennato provenne dalle sue
spalle, poi sorrise maliziosamente.
-Non ho
intenzione di farlo e poi per quanto mi risulta il mio comportamento non ti ha
mai dato fastidio, anzi…-
-Io non
ho detto che questo mi da fastidio, ho solo fatto una semplice constatazione-
Due mani
maschili, perfettamente curate, si posarono sulle spalle di Danielle,
scostandole delicatamente le lunghe ciocche corvine e scoprendo in questo modo
il suo candido collo, che l’uomo accarezzò sensualmente.
Successivamente le mani furono sostituite dalle sue labbra fredde, ma che
lasciavano una traccia rovente sulla pelle della donna, che socchiuse gli occhi
a quel tocco.
Quell’uomo sapeva perfettamente come farla impazzire, conosceva tutti i suoi più
profondi desideri, tutti i suoi piaceri, sapeva soddisfarla come nessuno
riusciva, era potente, molto, persino più di lei e da una parte questa cosa la
caricava di desiderio, perché a lei piaceva sentirsi in balia di quell’uomo, che
se avesse voluto avrebbe potuto porre fine alla sua esistenza molto facilmente,
soprattutto in quel momento, visto che non aveva ancora recuperato pienamente i
poteri.
Danielle
si alzò in piedi ponendosi di fronte a quel Dio e lo osservò
attentamente, facendo vagare lo sguardo su tutto il suo corpo perfetto.
Egli
aveva una carnagione lattea, che sembrava impalpabile, il volto era composto da
un paio di occhi color del ghiaccio, le iridi erano grigie ma con una sfumatura
azzurra, le ciglia nere lunghe, le sopracciglia perfettamente curate in due
sottili linee, le labbra erano pallide e sottili.
Legati
con un laccio di cuoio ricadevano i suoi corvini capelli sulle spalle. Era alto,
magro ma con dei muscoli sviluppati e vestiva con un abito elegante di colore
nero.
La
giovane donna gli passò attorno al collo le sue braccia, unendo immediatamente
dopo le sue labbra carminio con quelle dell’uomo. Quest’ultimo poggiò le mani
sui fianchi snelli della sua amante, spingendola con forza verso di sé e facendo
quindi aderire i loro corpi infiammati dalla passione.
Ad un
certo punto però bussarono nuovamente alla porta e così dovettero dividersi, con
molta irritazione.
Poco
dopo entrò una donna, che aveva il volto celato dal cappuccio del mantello e la
schiena curva, una voce gracchiante fendette l’aria.
-Sono
davvero dispiaciuta di avervi interrotta, mia Padrona, ma credo di aver trovato
ciò che mi avevate chiesto-
Danielle
posò i suoi occhi colmi di disgusto e di attesa su quella figura, poi chiese:
-Credi
oppure hai trovato qualcosa?-
L’incappucciata ebbe un fremito che non passò inosservato, poi con voce sicura
rispose.
-Ho
trovato qualcosa, che potrebbe interessarvi-
-Bene
Lysandra, ti seguirò nel tuo studio dove mi spiegherai tutto-
La
donna, Lysandra, solo allora si accorse del corpo irriconoscibile riverso a
terra e lo osservò con occhi colmi di terrore, quando una voce suadente la
distolse dai suoi pensieri.
-Non
subirai la sua stessa fine, se servirai a dovere la tua Padrona, prima di
incontrarla vai a cercare qualcuno che venga a curarsi di quest’uomo-
A
parlare era stato l’amante di Danielle, che nel frattempo si era seduto.
Lysandra
annuì e uscì dalla lussuosa stanza, la donna dai capelli corvini prima di
seguirla si avvicinò all’amante e gli sussurrò nell’orecchio:
-Più
tardi continueremo la conversazione che abbiamo interrotto-
Lui
ghignò e sussurrò rocamente
-Non
aspetto altro-
Poi
Danielle uscì dalla porta e per un po’ si sentì il ticchettio dei suoi tacchi
sul pavimento, poi ogni rumore cessò.
***
Cari
lettori e lettrici, mi scuso per avervi fatto attendere prima di aggiornare e
per la brevità del capitolo.
Questo
capitolo non ha convinto molto neanche me stessa, o meglio, la prima parte,
spero comunque che la storia vi stia piacendo e che vi interessi.
Ringrazio tutti coloro che hanno speso del tempo per leggerla, coloro che
l’hanno aggiunta tra i preferiti e coloro che hanno recensito.
debby12: Grazie
per i complimenti ^__^ beh diciamo che con questo capitolo avrai sicuramente
capito che non è Bellatrix ad aver assunto il potere, anche se più avanti darò
sicuramente spazio anche a lei, perché mi piace moltissimo come personaggio. Per
quanto riguarda i pairing… beh sarà tutto da scoprire e ti posso anticipare che
Herm penerà parecchio prima di trovare l’uomo giusto. Baci!
MooN
89: Grazie mille!
Mi scuso anche con te per il ritardo, spero di riuscire ad aggiornare più in
fretta d’ora in avanti, anche se sarà difficile. Baci!
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