Una stanza d'albergo
fuori New Orleans. Katherine l'ha trovato su Tripadvisor. E'
stata stupida a recarsi fin lì, ma non così tanto da
alloggiare in città. Ha ancora gli sguardi affamati dei
vampiri addosso. Il Quartiere Francese è il posto peggiore per
parlare di affari privati. Bourbon Street, da dimenticare. Non
potevano conversare al parco, ne di fronte ad un caffè. Non
era sicuro.
“Che c'era di
tanto urgente da non poter attendere?”
Klaus non guarda la
donna ma il beauty case aperto, i gioielli sparsi sul ripiano,
la boccetta di profumo.
“Quando hai detto
'se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei', mentivi? Ti
fregava qualcosa di me o era solo per tenermi buona in vista del
sacrificio?”
Che va a tirare fuori?!
E' roba di mille anni fa! Una smorfia gli arriccia il viso. “Tu
cosa pensi?”
Katherine gira lo
sguardo tremolante sulla porta da cui filtra la luce del giorno.
L'aveva sempre saputo, ma non aveva voluto ascoltare quella voce.
“Perché
resti legata ai ricordi passati, invece di andare avanti?”
“Non lo so.”
Il vampiro si avvicina
alla finestra, strofinando una guancia. La guarda, lasciando ricadere
il braccio. “Che ti può succedere oltre quello che ti è
già successo?”
E' una buona
argomentazione. Katherine si sdraia sul letto, voltando sulla pancia.
“Sei stranamente saggio, oggi.”
“Le tue domande
sono terminate?”
“Sì. Ora
devo parlare con Elijah. Dove posso trovarlo?”
“Devi?”
“Fa parte della
terapia.”
“Odio il tuo
analista.”
Katherine punta il
mento sulle mani e dondola le gambe piegate. “Come va la vita
matrimoniale?”
Un'altra smorfia,
stavolta ironica. Klaus la raggiunge, assumendo la sua stessa posa. I
loro gomiti si sfiorano leggermente. “Ha preso sul serio il
ruolo di madre.”
“Non ti ho
chiesto se da la pappa al pupo...”
Civetta. Klaus
sogghigna, lusingato dalla sua gelosia. “Non dormiamo insieme.”
Katherine lo sbircia
curiosa, con un'altra domanda sulla punta della lingua.
Il suo sguardo è
un coltello acuminato che penetra lentamente nel fegato. Klaus si
volta, serio, serio. “Quando ci siamo incontrati mi hai
affascinato, ma non potevo permettermi di provare certi
sentimenti...”
“... ed io ho
sempre pensato che se tu avessi avuto un'immagine migliore di me,
forse saresti riuscito ad amarmi come ti amavo io...” Che
strana sensazione. E' come se il tempo si fosse fermato e le pareti
della stanza si fossero allontanate fino a scomparire all'orizzonte.
Katherine passa il dito sul ricamo della coperta, seguendo la voluta.
“Però non ha più importanza...”
“Mi hai
perdonato?”
Nessuna risposta va
bene. Katherine rotola sulla schiena e guarda il soffitto. “Io
voglio innamorarmi... voglio avere una famiglia e dei figli...”
“Nessuno te lo
impedirà, ma non restare a New Orleans per troppo tempo.”
Klaus si rimette a sedere, dandole la schiena. Troppo vulnerabile,
troppo esposta. Il suo cuore non batte più all'impazzata. E'
tranquilla, ora. Con Kath è sempre così. Ha bisogno di
tempo per fidarsi... per fidarsi di lui. “Marcel ha acquisito
potere durante la nostra assenza.”
“Chi è
Marcel?”
“L'hai visto al
bar.”
L'afroamericano?
Katherine si raddrizza a sua volta. “La strega al mercato aveva
paura dei vampiri. E' la prima volta che vedo succedere una cosa del
genere.”
“Hai portato la
verbena con te?”
“Parecchia.”
“Continua ad
assumerla, ma vattene alla svelta. Non restare qui, stanotte.”
Katherine non ha mai
visto Klaus così nervoso. Arrabbiato, frustrato, ma mai... “Se
vogliono uccidermi troveranno il modo” inizia accostandosi a
lui. “Hai paura che mi usino contro di te?”
“Ho paura che ti
usino per controllarmi.”
E' una frustata sulla
pelle nuda. Katherine trattiene il respiro ma il cuore fa una
capriola. “Nessuno controlla Klaus Mikealson...”
Klaus sogghigna,
sarcastico. Le sfiora il viso, trattenendo una ciocca di capelli. “Le
streghe hanno posto una protezione su Mikeal, chiunque privi ad
avvicinarsi a lui con cattive intenzioni, subisce l'ira della
Sorellanza...” sussurra guardandola negli occhi. “Tu sei
vulnerabile.”
Le labbra di Katherine
si socchiudono piano piano. Quando afferma di amarla, non gli da
alcun peso. Ma ora... Katherine si avvicina al vampiro che a sua
volta gira il busto verso di lei. Gli crede. Gli crede per la prima
volta nella sua vita. La donna annuisce, consapevole del rischio.
“Non dovevi
venire qui, non dovevi esporti in prima persona! Sei umana, ora. Il
tuo sangue è come il richiamo delle sirene, non dovevi...”
Katherine chiude gli
occhi e lo bacia. Viene attraversata da un fremito piacevole che non
sente da troppo tempo. La sua presenza si fa vicina, la invade, la
inebria di profumo. Le dita di Klaus si infilano sotto i capelli, il
cuore ha un sussulto. Il corpo è caldo, saldo e robusto sotto
il suo. Il sole sta tramontando lentamente e dipinge la stanza di una
calda tonalità aranciata. E' languidamente abbracciata al
vampiro, quando riprende conoscenza. Klaus continua a deporle piccoli
baci sul viso ma il vestito è salito sulle gambe e la sua mano
sta accarezzando il fianco nudo. La lingua del vampiro scivola lungo
la vena del collo e a Katherine sembra che manchi l'ossigeno. “Non
mordermi... sono piena di verbena...” Il vestito si abbassa
sulle spalle e poi sul seno. La strada scelta da Klaus tocca tanti
punti sensibili. Le gira la testa. “Nik...”
“Ti voglio...”
Katherine prova per la
prima volta l'assurda vergogna della vergine concupita da un uomo. Ha
avuto così tanti amanti da aver perso il conto. Uno in più
cosa cambia?
“Fa l'amore con
me...”
Katherine stringe le
dita attorno ai suoi vestiti. Klaus le accarezza le mani fino a
sciogliere la presa. Intreccia le dita con le sue e le porta ai lati
della testa. “Fa l'amore con me...”
***
“Ma chi è
il più bello del mondo?! Chi è?!”
E' orribile da vedere e
ancora più da ascoltare, ma Elijah è contento che
Rebekah abbia deposto le armi e accettato di conoscere il nipote.
“Ti mangio, ti
mangio!”
Il piccoletto urla e
ride, mentre Rebekah gli fa il solletico.
“Cosa fa un
esserino così delizioso a essere figlio di Klaus?”
esclama mentre Mikeal scappa a prendere un giocattolo e lo mostra con
orgoglio. “E' già rubacuori! Il mio se l'è
preso... vero che sei un rubacuori, mh? Che tesoro sei, ma quanti
mesi hai?”
Elijah sogghigna ai
mugolii sconclusionati della sorella. Era quello che sperava quando
ha fatto il discorsetto a Klaus sulla famiglia. Ha sacrificato il
rapporto con Katherine per recuperare la sua umanità persa
nelle spire del tempo. Forse riesce a farsi perdonare. Magari col
tempo... a loro il tempo non manca di certo!
“E' adorabile.”
“Anche tu eri
adorabile. Poi sei cresciuta.” Elijah apre il giornale e lo
spiega di fronte a se. Un sorrisetto gli incurva le labbra.
“Mi viene voglia
di averne uno!”
“Come, prego?!”
“Papa!”
Mikeal trotterella oltre la zona di guardia e si ferma in mezzo al
salotto. Indica la porta e li guarda, in attesa.
Rebekah lo raggiunge in
due falcate. “Che c'è tesoro, che cosa hai visto?”
“Papa...”
“Papà è
uscito ma tornerà fra poco. Giochiamo un po' con
l'orsacchiotto, mh?”
Mikeal la guarda con i
suoi grandi occhioni azzurri e corre avanti.
“Ma ha
l'autorizzazione ad uscire?”
Quando arriverà
alla maniglia, forse.
***
Katherine fa la conta
delle persone indesiderate che dovrà rivedere e spera di
essere abbastanza forte da non mostrare fuori come si sente dentro:
felice, eccitata, su di giri. Avrebbe accettato la proposta di Klaus
se non l'avesse resa tanto nervosa da paralizzarla. E' solo
rimandato, pensa fermandosi dietro il vampiro che la sbircia con la
coda dell'occhio.
“Pronta?”
Katherine annuisce e
quando il portone si spalanca, conta fino a tre, inspira e si getta
nella tana del drago. La prima personcina che non gradisce vedere è
appena corsa ad abbracciare le ginocchia del padre. Mikeal è
genuinamente contento di vederla e continua a strillare e a tenderle
le braccine per farsi prendere. O forse vuole tirarle i capelli, non
ne ha la certezza. La seconda persona che ha il dispiacere di
incontrare è Rebekah. A quanto pare, neppure Klaus sapeva
della sua visita. Lui non commenta e Katherine si riserva di fare
altrettanto. L'ultima è la più difficile da salutare.
Katherine inghiotte il ciao e muove solo le labbra. Elijah è
più stupito e pallido di lei.
“Bekah, prendi la
giacca e andiamo a fare una passeggiata. Ho promesso a Mikeal un
gelato.”
Alla vampira non piace
che la donna sia di nuovo lì, a stretto contatto con i suoi
fratelli. Non ha mai scelto e ha sempre giocato con entrambi. “Allora
è vero quel che si dice in giro. Sei tornata umana.”
C'è troppa
violenza nelle sue parole. Certe cose non andrebbero dette a voce
così alta. “Invidiosa?”
Klaus è lesto a
porsi fra le due. Tiene in braccio il figlio che continua ad agitarsi
per farsi notare da Katherine che, a sua volta, lo sta
deliberatamente ignorando. “Parlate, noi andiamo a fare un
giro.”
Katherine occhieggia il
piccolo che insiste a chiamarla 'mamma' e non capisce perché
lei non voglia ricambiare il suo amore. Sospira e bisbiglia il nome
bel vampiro. “Nik, aspetta...”
Gli ha messo i brividi
addosso. Klaus si volta, seguito da un disperato Mikeal sull'orlo
delle lacrime.
Rebekah è
rimasta senza parole.
Quando le si aggrappa
addosso, Katherine ha un cedimento interno. I punti di sutura che ha
messo al cuore saltano uno ad uno, lasciandolo sanguinare. Katherine
lo stringe contro di se, bisbigliando cose sciocche che il bimbo non
può capire e lo culla un po', come avrebbe fatto se fosse
stato davvero suo. Lo nota, il silenzio opprimente che è
calato nella stanza. Non ha modo di evitarlo. La testina riccioluta
le accarezza la guancia. Si è calmato, ma i pugnetti stringono
le ciocche di capelli con forza. Katherine gli accarezza la schiena.
“Possiamo portarlo io ed Elijah a prendere il gelato...”
Klaus è
paralizzato. Impiega parecchio tempo a rispondere e quasi non
riconosce la propria voce. “Se... è d'accordo...”
Elijah è bianco
come un cencio. Annuisce, muovendo rigidamente la testa. Rebekah
saetta lo sguardo sue due fratelli e alza gli occhi al cielo. Umana o
vampira, quella sciacquetta li imbambola sempre! “Io me ne
vado!”
Klaus trasale quando la
porta d'ingresso sbatte fragorosamente. Lancia uno sguardo disperato
al fratello e di seguito al bambino, per giungere negli occhi di
Katherine colmo di un sentimento che non ha mai visto. Non nei suoi
occhi. Indica la porta e in due falcate è fuori.
La tensione si allenta
quando un refolo d'aria fresca le accarezza le gambe. Katherine siede
goffamente sulla poltrona tenendo il bimbo sulle gambe. Ne ammira i
riccioli dorati e sorride tenera quando incontra gli occhioni del
piccolo. Mikeal si divincola e scivola a terra, sul tappeto, nel suo
regno fatto di giocattoli. Katherine risistema l'orlo del vestitino.
“Allora? Come diavolo stai?”
Elijah apre bocca e la
richiude. Sposta un giocattolo e si siede davanti a lei, sulla
poltrona del fratello. “Quando...”
“Alla consegna
dei diplomi. Elena ha usato tutte le armi a sua disposizione. E'
stata scaltra. E veloce.”
“E' successo mesi
fa!”
Katherine fa spallucce.
“Perché
non me l'hai detto?”
L'abbandona per
dedicarsi ad un'altra donna e pretende di essere messo al
corrente di ciò che succede nella sua vita?! Lo sguardo di
Katherine si fa lugubre. “Eri indaffarato.”
“Un modo elegante
per dire che non ti ho prestato attenzione.”
Un modo come un altro
per non dire che l'aveva scaricata. “Ho sempre contato
su me stessa e sono sempre sopravvissuta. Cristo, sembra di stare in
una bomboniera...” bofonchia guardandosi attorno con una
smorfia. “Cos'è, uno shabby chic?”
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